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Intervista di Alfredo De Pietra

Un ponte tra Emilia e Irlanda

Lo stato di salute dell’Irish traditional music in Italia? Ottimo, a giudicare dalla prima prova discografica dei Cormac, che presentiamo questo mese sulla nostra compilation insieme a un brano inedito, registrato appositamente per il nostro magazine.

Certo, molti sono i gruppi musicali italiani che propongono un repertorio basato sulla musica tradizionale irlandese, ma non è comunque facile trovare una preparazione tecnica e una conoscenza approfondita del linguaggio musicale proprio dell’isola di smeraldo pari a quelle dimostrate da questi quattro musicisti dell’area reggiano-modenese. Va per inciso sottolineato che si tratta di una regione d’Italia tra le più fertili in campo musicale, anche per quel che riguarda la musica celtica: non va infatti dimenticato che uno dei gruppi storici italiani in tal senso, i Modena City Ramblers, hanno la stessa origine geografica dei Cormac, che hanno deciso di indirizzarsi in maniera decisa verso il recupero della tradizione musicale irlandese, con un’attento studio dei gruppi classici (Planxty, Chieftains), pur non disdegnando le più recenti tendenze (emblematica in questo senso l’eccellente versione di “Chronos Reel/Reel Around The Sun”, tratta dal celeberrimo Riverdance, che chiude splendidamente il loro disco di esordio).

Il gruppo dei Cormac è composto da Filippo Chieli (viola e violino), Luca Giacometti (chitarra, mandolino, mandola, banjo e voce), Christian Rebecchi (chitarra, tin whistle e bodhrán) e Matteo Ferrari (flauto). I quattro suonano insieme già da alcuni anni, e provengono da diverse esperienze musicali: mentre Filippo Chieli, Matteo Ferrari e Christian Rebecchi hanno alle spalle approfonditi studi classici (nettamente avvertibili in termini di sicurezza e preparazione tecnica sui rispettivi strumenti), Luca Giacometti, pur se autodidatta, rappresenta l’anima “popolare” dei Cormac, essendosi occupato di musica tradizionale da oltre quindici anni. Va inoltre sottolineato che lo stesso Luca ha vissuto per molto tempo in Irlanda, ove ha partecipato a svariate session, approfondendo in questo modo la particolare espressività e la naturale essenza di questa splendida musica. Filippo Chieli ha fatto con noi il punto sull’attuale situazione artistica del gruppo:

Come è nata in voi la passione per questa musica?

“È in gran parte una passione di vecchia data: già a metà anni Ottanta alcuni di noi avevano avuto i primi contatti con la musica folk, per lo più anglo-irlandese e americana. Anche in Italia cominciavano ad arrivare gruppi e artisti già affermati in patria. Ma è con l'esplosione di fenomeni quali Pogues e Waterboys che la nostra passione per il folk irlandese è andata via via crescendo. A questo vanno aggiunti i viaggi, i libri, lo studio della storia e gli incontri fatti in Irlanda. Un insieme di fattori e circostanze che ha visto crescere anche in noi la voglia di suonare, di “giocare” con la musica, di mettersi alla prova. Cosa che negli anni Novanta abbiamo iniziato a fare.”

Come e quando nascono i Cormac?

“Christian e Luca hanno iniziato nei Mocogno Rovers, folk-rock band di Sassuolo, io ero presente nei primi Modena City Ramblers e nell'Irish Trio, gruppo stile Dubliners di Reggio Emilia. Nel 1998 però i primi due pensano ad un progetto di musica irlandese tout-court, musica tradizionale, libera per il momento da contaminazioni più rockeggianti. Ai due si uniscono da subito Matteo, già ospite nel disco dei Mocogno, e io al fiddle: nascono così i Cormac, una band che ancora oggi continua a suonare nella stessa formazione inizale. L'idea del gruppo nasce dalla voglia di tornare alle sonorità più tradizionali della musica irlandese creando una formazione che, al di là di mode, tendenze o gusti passeggeri, si pone l'obiettivo di raccogliere e proporre l’essenza della musica celtica.”

Si direbbe che la vostra regione sia attualmente uno dei principali poli di interesse nei confronti di questa musica. Quali le ragioni, secondo voi?
“La zona di Modena e Reggio è ricchissima di gruppi che suonano di tutto, ogni garage è una probabile sala prove: questo humus musicale consente di sviluppare generi nuovi e sperimentazioni. Anche il folk, non solo Irish, è entrato a far parte di questo circolo virtuoso, anche grazie al fenomeno M.C.R., che proprio dalla provincia di Modena ha diffuso, a partire dalla metà degli anni Novanta, la passione per la musica e le tradizioni dell'isola di smeraldo. Soprattutto per quanto riguarda la musica celtica, comunque, ci sono regioni altrettanto fertili, come la Lombardia e la Toscana.”

Il vostro album di esordio risale alla fine del 2001. Cosa è cambiato nella vostra musica da allora?

“Si è andato sempre più definendo e consolidando il progetto musicale iniziale, che dall’O’Neill (la bibbia del bravo suonatore di musica Irish) e dai gruppi storici, quali Chieftains e Planxty, ci ha portato sulle strade di Dervish, Altan, Lunasa. È cambiato anche l'atteggiamento verso la musica e verso la vita del gruppo stesso, affrontati in maniera del tutto professionale, pur considerando il fatto, innegabile, che siamo comunque un gruppo italiano che fa della musica irlandese. Sono quindi aumentati gli ascolti e gli scambi musicali interni, le prove, le date, le mini-tournée (Irlanda compresa). In questi ultimi anni è infine aumentata la voglia di sperimentare, mettere in pratica gli insegnamenti di vecchi e nuovi maestri, riarrangiando brani tradizionali e anche inserendo nei nuovi set composizioni nostre: abbiamo scritto e stiamo lavorando, infatti, a brani in stile che abbiano però una impronta tutta nostra, personale. Attualmente, musicalmente parlando, sono molto prolifico…”

Progetti futuri?

“Entro la fine dell'anno, inizi del prossimo, dovrebbe esserci materiale sufficiente e tempo per lavorare alla realizzazione del secondo album, così da poter registrare e uscire intorno alla primavera del 2005. Naturalmente, mentre nel primo disco abbiamo voluto raccogliere i migliori brani del nostro repertorio, per il nostro secondo lavoro la fase della registrazione si prospetta molto più impegnativa. Vorremmo che questo secondo disco fosse testimone della nostra evoluzione e del cammino fino ad ora percorso. Inoltre intendiamo continuare le collaborazioni già avviate con musicisti attivi nel mondo della musica tradizionale: in questi mesi infatti si sono uniti a noi (per speciali occasioni) il polistrumentista Luciano Gaetani e la cantante Betty Vezzani. Un altro progetto in atto è lo spettacolo “L’Irlanda in Emilia”,un percorso che attraverso musica, parole ed immagini racconta i forti legami che uniscono la cultura celtica con la storia del nostro Appennino. Questo progetto si avvale della collaborazione dell’archeologa Tiziana Tagliazucchi.”

Qualche parola sui due vostri brani che i lettori di Keltika troveranno questo mese nella compilation…
““Breton Set” si compone di due brani raccolti da Christian in Bretagna a una Fes de noz, in cui il clarinetto e l'organetto diatonico hanno trovato degna sostituzione nel flauto di Matteo e nel violino suonato da me. Il secondo set è “Victor Polka” ed è stato registrato appositamente per Keltika; si compone di tre polche: le prime due provengono dal repertorio dei Sliabh Notes, la terza, che dà il titolo all'intero set, è una composizione in stile scritta da me, in omaggio a mio figlio Vittorio.”

Questa prima fatica discografica dei Cormac (http://www.irishcormac.it/) colpisce per freschezza e competenza. I brani che compongono il disco sono stati registrati praticamente in presa diretta ed in una sola serata, e ciò si riflette nel piacevole senso di rilassatezza che pervade queste registrazioni. L’approccio al materiale sonoro si mostra invece del tutto sicuro e maturo, evidente frutto di una ottima conoscenza dei brani proposti e di un notevole affiatamento fra i quattro musicisti che compongono il gruppo.

Un’ottimo esordio discografico, e una solida base di partenza ricca di promesse per il futuro artistico dei Cormac.