Aes Dana
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Aes Dana – Frontiera 

Un ponte tra due isole

Intervista di Alfredo De Pietra

Musica celtica ma non solo, in Frontiera, recentissima produzione discografica di altissimo livello dei palermitani Aes Dana. Musica personale e originale, che riesce ad attraversare con gusto e sensibilità qualsiasi barriera stilistica. Due suoi brani tra i più significativi sulla nostra compilation mensile.

 

Probabilmente pochi, anche tra gli addetti ai lavori, sanno che i primi musicisti “Celtic-oriented” italiani a essere invitati a suonare in Irlanda, all’O’Carolan Harp Festival, furono i siciliani Aes Dana: era l’ormai lontano 1985, e da allora la formazione palermitana, da sempre capitanata dal chitarrista-compositore Giuseppe Leopizzi, ha attraversato una serie di vicende artistiche il cui ultimo atto, in ordine di tempo, è la pubblicazione di Frontiera, album di pregevolissima fattura che presentiamo questo mese ai lettori della nostra testata.

Il già citato sbarco in Irlanda degli Aes Dana arrivava in realtà dopo tre anni di attività della band, nata nel 1982 con lo scopo di coniugare le sonorità celtiche con i colori e gli umori della musica mediterranea.

Il primo disco del gruppo palermitano arriverà nel 1987: The Far Coasts Of Sicily, album ormai di difficilissima reperibilità, di cui si spera in una ristampa su CD, e che porrà gli Aes Dana all’attenzione della critica specializzata. Anche grazie a esso iniziano le collaborazioni internazionali di prestigio: Leopizzi & Co. sono ospiti in un concerto di Robin Williamson (1987) e in tre esibizioni dei Chieftains (1996 – 98). Sempre nel 1998 suonano insieme a Jacqui McShee e Jerry Conway; nel 2000 partecipano a una delle manifestazioni del WOMAD, e l’anno successivo vedrà la cruciale collaborazione con due “mostri sacri” della musica irlandese, Paddy Keenan, già piper della Bothy Band, e Máirtín O’Connor, accordionist ex “Riverdance”.

Collaborazioni che del resto impreziosiscono anche diverse track di Frontiera, album incentrato sull’omonimo brano, composto da Leopizzi, che si è aggiudicato ben due premi oltreoceano (…e sappiamo bene quanto sia difficile per un musicista europeo “convincere” la critica musicale americana…): il “John Lennon Songwriting Contest” per la categoria world music (New York, 1999-2000), e il primo premio alla “2002 USA Songwriting Competition”.

È tuttavia l’intero “progetto Frontiera” che si dimostra ambizioso e ben orchestrato sin nei minimi dettagli: basti ad esempio pensare che alcune delle foto di copertina sono opera del grande Seán Laffey, direttore del prestigioso “Irish Music Magazine” di Dublino, e che la masterizzazione finale è stata effettuata presso i Mid Atlantic Studios, in Irlanda, sotto la supervisione di un maestro della sala d’incisione del livello di Robyn Robins.

Tutto ciò, comunque, rimane a fare da contorno alla musica di Frontiera, un continuo, affascinante oscillare tra Irlanda e Mediterraneo, un acquerello ricco di tenui sfumature e di colori intensissimi.  

Aes Dana: un nome gaelico per un gruppo siciliano. Ci spiega come nasce questo strano connubio musicale?

La passione per la musica irlandese era il comune denominatore del nucleo iniziale del gruppo, così Licia Consoli propose questo nome, tratto dal libro di Stuart Piggott “Il mistero dei Druidi”. Scrive il professor Piggott che, nell’Irlanda dei Celti, fra i re e i popolani liberi c’erano gli aes dana, o “uomini d’arte”, artigiani esperti di oggetti, parole e pensieri… genealogisti, poeti e musicisti. Il connubio non è più strano di altri (ad esempio di quello fra musica celtica ed africana): fra Sicilia e Irlanda ci sono non poche affinità elettive, noi cerchiamo di metterle in musica, gettando un ponte tra le due isole.”

Qual'è il senso di fare musica di ispirazione irlandese in un Paese mediterraneo?

“Lo stesso che suonare musica di ispirazione italiana in Irlanda! Non era forse quello che faceva O’Carolan? Puoi suonare ciò che ti piace in qualsiasi parte del mondo, l’importante è il gusto con cui lo fai. La musica viaggia senza passaporto, ma attraversa lo stesso le… frontiere!”

L'album Frontiera arriva a 16 anni di distanza da The Far Coasts of Sicily. Ciò, se da un lato testimonia la longevità degli Aes Dana, dall'altro ci fa chiedere quali siano stati i cambiamenti nella musica di questo gruppo in un periodo tanto lungo.

“Innanzitutto Frontiera contiene solo composizioni originali, che spesso ospitano evidenti richiami alla tradizione celtica, ma sempre inseriti in un contesto contemporaneo. Poi, ci siamo avvicinati al Mediterraneo. Pur nella libertà di attingere a culture lontane dalla nostra, quando si subisce il fascino della propria terra e delle proprie tradizioni, si finisce col cercare delle vie di sintesi, col creare degli accostamenti: tanto nella musica – alcuni brani iniziano con atmosfere irlandesi, per poi virare spudoratamente verso il Mediterraneo – che nei testi, alcuni in inglese, altri in siciliano. Dal vivo suoniamo anche un brano in cui la musica è Irish traditional e il testo è Sicilian traditional! Ancora, l’approccio ai brani è più dinamico e ritmico, anche se sempre acustico. C’è una maggiore varietà di strumenti etnici, come il bansuri di Roberto Pitruzzella, o il clarinetto turco e lo chalumeau di Giuseppe Viola: mi piacciono perché hanno dei suoni assai poco… temperati. Cerchiamo anche di usare in maniera non convenzionale l’arpa celtica di Rosellina Guzzo, e – per quanto riguarda le percussioni – Giovanni Apprendi suona spesso strumenti arabi, come darabukka e bendhir. C’è una nuova voce, Valeria Milazzo; Nino Macaluso, oltre al violino, suona anche il bouzouki in qualche brano, e nel 1996 abbiamo aggiunto il sax di Giuseppe Viola per eseguire una suite che avevo trascritto da Riverdance (considero l’opera di Bill Whelan il massimo vertice raggiunto dalla musica celtica negli ultimi anni). Infine, in vari brani, c’è spazio per l’improvvisazione, generalmente assai negletta nella musica tradizionale”.

L’album Frontiera vede in qualità di ospiti un paio di musicisti irlandesi che hanno fatto la storia dell'Irish traditional music degli ultimi decenni, Paddy Keenan e Máirtín O'Connor. Ci parli dell'esperienza musicale con questi due grandi personaggi.

“Avevamo già collaborato con i Chieftains in tre loro concerti dal ’96 al ’98 in Sicilia. Paddy Moloney, come suo costume, ci teneva assolutamente a suonare qualcosa di autoctono, oltre che di irlandese, ed è stato molto emozionante per me sentire una nostra versione di “Vitti ‘na crozza” intonata dal suo tin whistle. Così abbiamo pensato di ripetere l’esperienza invitando Jacqui McShee e Jerry Conway nella bellissima cornice dello “Spasimo” di Palermo (abbiamo proposto a Jacqui di cantare “Lord Franklin”, che nei Pentangle era invece eseguita da John Renbourn!); Paddy Keenan e il grande chitarrista Tommy O’Sullivan nella deliziosa località di Santa Flavia; e a Villa Giulia, di nuovo a Palermo, per la Festa della Provincia 2001, Máirtín O’Connor. Non ringrazierò mai abbastanza Paddy e Máirtín, che in occasione dei loro concerti, hanno voluto partecipare alle registrazioni del nostro disco. Paddy è stato un martire, accettando di chiudersi in studio nella prima settimana di agosto, quando a Palermo c’erano circa 40 gradi all’ombra… E Máirtín, che è innanzitutto una persona affabile, ha dato prova di grande eclettismo e di squisita sensibilità musicale, suonando non solo brani da Riverdance, ma adattandosi al volo a suonare musica sicula e mediterranea, integrandosi alla perfezione nel gruppo. Due grandi virtuosi…a loro abbiamo dedicato “Etna’s Reel” (la prima cosa che entrambi ci hanno chiesto, appena giunti in Sicilia, è stato di vedere l’Etna in eruzione), e “Zingaro”, perché Paddy è di famiglia zingara, e Máirtín non ha resistito alla tentazione di fare un bagno nelle splendide acque della Riserva Naturale dello Zingaro, anche se…non aveva il costume!”

"Frontiera”: ci racconti la storia di questo brano. Come nasce, a cosa si ispira...

“Forse dovrei dire che è stato un momento di grande ispirazione, e che stavo guardando il tramonto sul mare…ma niente di tutto questo: stavo arrangiando tutt’altro pezzo degli Aes Dana, quando è spontaneamente saltata fuori questa nuova melodia, già abbastanza definita e completa. Probabilmente la sua fortuna è dovuta anche a questa genesi istintiva, forse si sente che il tema e il suo sviluppo (in termini di musica irlandese diremmo frase A + frase B) non sono stati faticosamente cercati, o costruiti a tavolino.”

Cosa si prova a vincere con lo stesso brano due importanti premi in America, Paese tra l'altro notoriamente "chiuso" nei confronti della musica proveniente da altre Nazioni?

“Sono sempre molto grato a chi presta attenzione alla musica degli Aes Dana. Quindi non vorrei apparire un emulo del Barone De Coubertain, ma la prospettiva che più mi attraeva quando ho iscritto “Frontiera” a questi concorsi non era il successo finale, ma la partecipazione. Mi divertiva l’idea che degli addetti ai lavori in luoghi lontanissimi dalla Sicilia, si fermassero ad ascoltare la musica scritta e prodotta a Palermo: già quella era una vittoria! La qualificazione nella Top Five del “John Lennon Songwriting Contest” di New York è stata una grande soddisfazione, ma avevo un dubbio recondito che fosse stata favorita da circostanze fortuite. Il 1° Premio in Florida ha confermato invece che il brano si distingue, anche fra tanti altri, e senza alcun supporto di manager, promoter, case discografiche, ecc.”

Tornando all'album, ci ha particolarmente colpito una versione del famosissimo brano irlandese "Mna na hEireann" con una voce che recita un testo in arabo...

“Ci diverte scompaginare gli schemi precostituiti. La nostra “Women of Ireland” presenta una modulazione non prevista nella partitura di Sean O’Riada, e nel disco è preceduta dalla lettura del narratore iracheno Youssif Latif Jaralla. Si tratta di passi del poema “Five Denials On Merlin Grave”, dello scozzese Robin Williamson (ricordate l’Incredible String Band?), che parlano degli scambi culturali tra i popoli prima che la torre di Babele precipitasse, e si spezzasse il linguaggio.”

Progetti futuri?

“Potremmo ristampare il nostro primo album su vinile, dopo l’uscita di Frontiera. Mi è sempre piaciuta la musica indiana, quindi prima o poi lo farei, qualche scellerato esperimento di fondere quest’altra influenza, con gli elementi irlandesi e siculi. E soprattutto, date le possibilità offerte dal premio in Florida… sfondare in America, of course!”

Naturalmente la scelta dei brani che presentassero l’ultimo album degli Aes Dana ai lettori di “Keltika” non poteva prescindere dal pluripremiato “Frontiera”, affiancato questa volta da “Caccia Alle Streghe” splendido esempio di quanto affascinante possa risultare questa musica, nata nel profondo Sud, ma che non conosce barriere di sorta.

Frontiera è pubblicato dalle Edizioni Musicali FolkClub EthnoSuoni di Casale Monferrato (www.folkclubethnosuoni.com; info@folkclubethnosuoni.com); Giuseppe Leopizzi, leader degli Aes Dana, è raggiungibile all’indirizzo email leopicks@tiscali.it