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Quando Anna Ventura mi ha proposto di affiancare la presentazione alla sua raccolta di racconti Limite dì un pomeriggio d'inverno, con un argomento il cui contenuto fosse di ampio respiro, ho ritenuto che quello riguardante l'universo femminile potesse essere il più indicato ad accogliere parte dell'essenza del suo testo narrativo e, al contempo, a rendere omaggio ad una donna che ha riservato con esemplare dedizione anni ed anni alla letteratura senza mai perdere di vista o tralasciare le responsabilità che il ruolo di moglie, di madre e d'insegnante via via le imponevano.
Appena qualche granello verrà sollevato dalla brezza delle mie considerazioni, talvolta audaci e metaforiche, di tutto il dorato pulviscolo che avvolge la "ciclopica sfera", ovvero il divino pianeta donna. La mia attrazione per esso si paleserà nel corso del testo. Al termine della stesura, confesso che mi è rimasto il rammarico di non aver potuto, per le ragioni dovute all’occasione, addentrarmi più a fondo, con l'abilità di un virus, nel complesso organismo femminile; tutt'al più di averne appena intaccato, scalfito l'epidermide.
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