Dopo l’addio del commissario
Giovanna Scalise e la morte improvvisa della psicologa Angela, il vero colpo di
scena della seconda serie, cosa ci riserverà “Distretto
di polizia 3”? Sono in molti a
chiederselo, anche perché il serial prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi e
Camilla Nesbitt è stato il vero successo della stagione televisiva di Mediaset,
con un primato di audience da far impallidire persino “Cuore” e “Le ali
della vita 2”: l’ultima puntata, andata in onda a metà dicembre, ha
registrato infatti il 30,4% di share con un ascolto medio di 8.160.000
spettattori.
Niente male, insomma, per non parlare dell’ascolto medio delle 12 puntate
trasmesse da Canale 5: 7.800.000 persone per uno share del 29,5%. Calici in
altro, dunque, sia a Cologno Monzese che a Roma, dove ha sede la società di
produzione Taodue. E pensare che, come ci racconta lo stesso Valsecchi, dopo i
risultati deludenti ai botteghini per “Testimone a rischio” con Fabrizio
Bentivoglio, il produttore aveva pensato di cambiare attività. Già, perché
prima di diventare il re Mida delle fiction, il “papà” di “Distretto di
polizia” aveva prodotto per il cinema fior di film come “La condanna” di
Marco Bellocchio (Orso d’argento al Festival di Berlino) e “Un eroe
borghese” di Michele Placido, portandosi a casa il David di Donatello e il
Premio Sacher come migliore produttore. Ad interrompere la catena di successi
arriva “Testimone a rischio” di Pasquale Pozzessere, un “mezzo flop”
come ammette lo stesso Valsecchi. Invitato ad un convegno dell’Agis su
“Cinema e Scuola”, il produttore ha infatti rivelato: “Fu allora che
iniziai a pensare di cambiare attività, anche se nel frattempo avevo acquistato
i diritti di alcuni libri, tra cui “Ultimo”, da realizzare per il cinema. A
convincermi che il progetto era valido soprattutto per la televisione fu Camilla
Nesbitt, l’altra metà della Taodue. Da lì è partita la nostra avventura”.
Queste, dunque, le premesse di un successo che dal 1997 ad oggi si è
consolidato con fiction attente alla qualità e all’impegno: “Ultimo”,
“La Uno bianca”, “Il testimone” e, naturalmente il serial “Distretto
di polizia”. Un format firmato dallo stesso Valsecchi insieme a Simone De Rita
che ha conquistato primati di ascolto anche nella seconda serie diretta non più
da Renato De Maria ma da Antonello Grimaldi. Ma cosa succederà, dunque, dopo
l’addio del commissario Scalise?
Per i fan di Isabella Ferrari sarà un duro colpo, in compenso faranno salti di
gioia gli ammiratori di Claudia Pandolfi, già confermata come protagonista
della nuova serie le cui riprese inizieranno a gennaio 2002. Una notizia resa già
nota dallo stesso Valsecchi lo scorso settembre, ma noi possiamo anticiparvi
altre novità. Vittorio Fois, editor di “Distretto di polizia” – nella
terza serie sarà affiancato da Daniele Cesarano, nuovo coeditor - ha un sorriso
enigmatico nell’alludere alle new entries della prossima stagione. Oltre alla
Ferrari, infatti, lascerà il set anche il bel Lorenzo Flaherty (che ritroveremo
invece in “Incantesimo 5” su Raiuno), ma in compenso arriveranno nuovi
personaggi femminili tra cui la nuova fidanzata di Mauro Belli (Ricky Memphis),
destinata a prendere il posto di Paula. E non è tutto. “Non posso dire di più
– afferma Fois – ma preparatevi al ritorno di qualche personaggio della
prima serie...” A questo punto non resta che confrontare i cast delle due
edizioni: gli unici interpreti della prima serie soppressi per motivi di
sceneggiatura sono Serena Bonanno (era l’agente Nina Moretti) e Raoul Bova (il
marito della Scalise ucciso dalla mafia), apparso in una partecipazione
straordinaria nella prima puntata. E considerato che la Bonanno è ora
protagonista della soap “Centovetrine” e che Raoul Bova ha finito di girare
un’altra miniserie della Taodue, “San Francesco”, ci sarebbe da restare
sbalorditi, ancor più se si pensa che entrambi i personaggi erano morti.
Impossibile strappare a Fois qualcosa di più, da qui il nostro sospetto: tornerà
la Bonanni, magari come nei panni della sorella gemella di Nina? Oppure
rivedremo Bova, magari tornato in vita dopo una morte presunta? Le scommesse per
la terza serie sono appena iniziate.
"DISTRETTO"
VOLA, LA POLIZIA RINGRAZIA
Come nasce
un serial di successo? Cosa c’è dietro il record d’ascolti di “Distretto
di polizia”? Quali sono le tecniche
di sceneggiatura vincenti?
A rispondere sono direttamente il produttore Pietro Valsecchi e gli attori del
cast intervenuti ad un convegno dell’Agis su Cinema
e scuola.
Niente trionfalismi, semmai il racconto sincero del lavoro alla base di una
delle fiction più seguite dal pubblico. Un bel risultato per la Taodue di
Valsecchi che dopo “Ultimo”, “La Uno bianca” e “Il testimone”
prosegue una linea premiata dagli ascolti, come dimostrano ampiamente i numeri
di “Distretto di polizia 2”.
“Le nostre storie –dice Valsecchi– sono importanti anche perché aiutano a
non dimenticare in un Paese che spesso dimentica il giorno dopo”.
Valsecchi, però, non nasconde le difficoltà iniziali del progetto ambientato
nell’ormai celebre commissariato del Tuscolano. “Con il nuovo percorso delle
fiction a low budget –racconta il produttore– inizialmente avevo pensato ad
una serie di sceneggiatori in grado di scrivere il più possibile in un tempo
minimo. Alla fine, quindi, ho preferito chiamare dei giovani scrittori al posto
degli sceneggiatori e, dopo aver lavorato tutta l’estate del 2000, alla fine
non c’era ancora il personaggio della Scalise”. Ma non solo. “Molti attori
avevano rifiutato il ruolo oppure avevano chiesto compensi altissimi –
continua Valsecchi – perciò 20 giorni prima della chiusura ho pensato ad una
donna come protagonista: così è nato il commissario Giovanna Scalise”.Quanto
alla forza della sceneggiatura, il produttore aggiunge: “La nostra factory
viene elaborata quotidianamente, è importante avere un rapporto diretto con gli
scrittori per poi riuscire ad arrivare ad una semplicità del racconto, che è
la cosa più difficile. In caso contrario risulterebbe una storia falsa”.
Una scelta vincente, visto il primato di audience registrato da Canale 5, per
non parlare delle lettere arrivate a Valsecchi “L’unica cosa che mi
preoccupa un po’ – commenta scherzando – è la serie impressionante di
mail inviatemi da ragazzi che vogliono fare i poliziotti. Anche mio figlio, che
ha 5 anni, crede che io sia un grande amico della polizia”.Riportando la
discussione su toni più seri, l’editor Vittorio Fois afferma: “Al di là
del successo della fiction, a Valsecchi va riconosciuto il merito di aver dato
fiducia a sceneggiatori molto giovani, anche alla loro prima esperienza. Il
nostro, poi, è un lavoro che non finisce mai, neanche a ridosso delle
riprese”. Quanto ai motivi del gradimento di “Distretto di Polizia”, Fois
dichiara: “Il successo è arrivato perché è una serie che ha sfruttato al
massimo lo specifico televisivo. Inoltre è una storia italiana ambientata in
Italia, senza genufletterci a modelli che non ci appartengono come quelli
americani. E poi abbiamo cercato di riprodurre la naturalità dei rapporti
umani: in un certo senso il nostro commissariato di polizia è una metafora del
mondo”.
PARLANO I PROTAGONISTI
Per comprendere meglio i motivi alla base del
successo di “Distretto di polizia”, non ci resta che ascoltare il parere di
alcuni degli attori protagonisti.
Daniela Morozzi (interpreta Vittoria Guerra, la biondina dalla battuta sempre
pronta) dice: “Va detto che Valsecchi ha scelto di lavorare con attori non
patinati, inoltre le storie sono molto realistiche, senza forzature. Secondo me
“Distretto” ci ha reso tutti non visibili ma credibili, che è molto più
difficile”.
Un altro punto di forza della storia è senz’altro il realismo dei dialoghi,
molto naturali e con poche, se non nulle, concessioni alla retorica.
“All’inizio non sentivamo molto il complesso della fiction – afferma
Giorgio Tirabassi, alias ispettore Roberto Ardenzi - ecco perché siamo stati
contenti dell’arrivo di Isabella Ferrari, che ha rotto lo stereotipo del
commissario maschile”. Prosegue l’attore: “Per noi l’importante era
rendere agili i dialoghi, evitando le ripetizioni e le battute replicate decine
di volte. In questo, per quanto riguarda almeno il mio ruolo, è stata di grande
aiuto Carlotta Natoli, nel ruolo di mia moglie. Già dalla prima serie,
comunque, c’è stata una grande collaborazione con tutti, dagli attori agli
operatori, un’autentica esperienza di stimolo e di crescita. Ognuno di noi,
ormai, ha il personaggio dentro, quindi è tutto molto più facile”.
Tirabassi, che fra un ciak e l’altro ha girato anche il suo primo
cortometraggio, “Non dire gatto”, vincitore di ben 14 premi, non nasconde il
suo entusiasmo in vista della terza serie, ma aggiunge “Siamo tutti molto
contenti di tornare sul set, forse anche un po’ stanchi: chissà, lo
chiameremo “Distrutto di polizia”". Nel viavai di personaggi vecchi e
nuovi, quel che è certo è che mancherà Carlotta Natoli, che nel serial era
Angela la moglie di Ardenzi. Alla fine della seconda serie l’abbiamo vista
cadere da una terrazza, una morte violenta che ha decisamente spiazzato il
pubblico. “All’inizio avevo paura di fare una serie lunga - dice la Natoli
– ed ero quasi spaventata. Avendo l’idea di partire con qualcosa di
coraggioso, abbiamo anche fatto scelte rischiose che a volte pagano e a volte
no. Far morire un personaggio positivo è in fondo una scelta molto coraggiosa:
simbolicamente abbiamo sconvolto il pubblico”. A spiegare i motivi di questa
scelta è lo stesso produttore: "Abbiamo scelto di far morire Angela –
conclude Valsecchi – non certo per avere più audience, ma perché la vita è
fatta di questi momenti. Essendo una serie altamente realistica, avevamo bisogno
noi stessi di un cazzotto nello stomaco". E l’ happy end, per questa
volta, è riservato solo all’Auditel.