ISABELLA FERRARI E RENATO DE MARIA
Tratta Dalla Rivista Glamour Settembre 2001

Isabella Ferrari: C'è sempre qualcosa di miracoloso in una storia d'amore, anche se finita. Quando penso alla mia prima relazione con lo stilista Massimo Osti, da cui è nata Teresa, mi accorgo che è stata fondamentale. All'inizio il peso del fallimento è atroce: sono arrivata perfino ad ammalarmi. Poi il destino mi ha regalato un altro incontro e a quel punto ho capito quanto ero cambiata. Meno insicura e possessiva, decisa a vivere questo rapporto con libertà. Il segreto? Per me è mantenere i propri spazi e smettere di avere paura. Ma non lo impari finchè non lo sperimenti sulla tua pelle. In Renato ho trovato un amico - complice: abbiamo alle spalle le stesse cicatrici ma anche lo stesso entusiasmo. Per questo ci capiamo fino in fondo. Ora mi guardo intorno e vedo una tribù felice, perchè dopo Teresa e arrivata Nina e anche Giovanni. Hanno due papà molto speciale, intelligenti e pieni di fantasia. Il capotribù ovviamente è mamma Isabella.

Renato De Maria: Nessuno ti prepara alla fine della passione. Molte relazioni si logorano per l'incapacità di affrontare la vita di tutti i giorni. E' successo così anche a me, ero immaturo e avevo paura di crescere. Con Isabella invece ho pensato fin dall'inizio che non era un semplice innamoramento, ma una scelta precisa: vivere con una donna e desiderare di avere dei figli, abbandonando tutti gli atteggiamenti tardo adolescenziali dei miei anni da single. Progettualità è la nostra parola magica. Non è stato un colpo di fulmine, anzi la nostra storia nasce dall'amicizia: due anni in cui ci siamo fiutati e conosciuti, finchè è scattata la scintilla. Ma era già scritto nel nostro primo incontro per un provino: questa donna mi ha capito subito ho pensato. Amo il suo passato, complesso e affascinante ma anche il suo presente. Il segreto del nostro equilibrio? Un profondo rispetto per Isabella e quello che io chiamo grande spirito di avventura.

MA LA NOSTRA FELICITA' DURERA' POCO
Tratta da Telepiù Ottobre 2001
 
Il grande amore tra il Commissario Giovanna Scalise e l'ispettore Walter Manrico si manifesta apertamente ed è proprio questa vicenda umana e sentimentale ad inchiodare davanti al televisore, curiosi ma soprattutto trepidanti e partecipi i tanti fan di Distretto Di Polizia.

Isabella, cosa ci trova la Scalise in Manrico?

E' bello e maledetto, è uno che soffre, è silenzioso, le nasconde delle cose. Tutte caratteristiche giuste per far innamorare un tipo come il commissario Scalise.

E tu come donna come vedi Lorenzo Flaherty?

Lorenzo è molto simile a Manrico, potrebbe far innamorare molte donne. E' sensibile, taciturno, molto buono. E' una gran bella persona.

Lorenzo perchè Manrico si innamora della Scalise, suo superiore?

Perchè sono simili, entrambi vedovi, sono segnati da esperienze forti. Giovanna sembra dura, ma in realtà è solo attenta al suo lavoro e agli altri. E' istintiva, parte ad affrontare le situazioni senza sapere dove andrà a parare. Ha una grande fede e una grande carica ideale.

E di Isabella come donna cosa dici?

Isabella l'ho sentita molto simile a me. Entrambi amiamo molto il nostro lavoro. Lei è una che non molla mai. Pensare che ha registrato tutta la seconda serie, con la pancia vera, in attesa del suo terzo figlio. Ci vuole sicuramente grande forza. E' sensibile e ha forte il senso della famiglia, dei valori semplici e duraturi. Felice e fortunato l'uomo che l'ha incontrata.

In TV, si sa bisogna essere veri naturali per arrivare al pubblico. Non hai forse dato troppo?

Certo che io fossi incinta è stata una coincidenza, una sorpresa. Ho accettato l'imprevisto, è stato faticoso ma alla fine in questa seconda serie era impensabile la scalise senza la sua gravidanza.

La coppia Ferrari - Flaherty non ha un futuro. Non è un peccato?

Sì nella terza serie non ci sarà. Ma i telespettatori possono godersela per un bel pò, ancora quasi due mesi.

Lorenzo diventerai uno dei tanti belli di incantesimo...

Nella quinta serie sarò un avvocato dal passato ambiguo, ma con tanta umanità.

Non ti dispiace dire addio ad un telefilm che ti ha portato tanta popolarità?

Incredibile sicuramente la popolarità che mi ha dato. La gente mi ferma e mi chiede come andrà a finire la storia con la Scalise, preoccupata che possa succederci qualcosa. Questo è possibile solo se interpretano personaggi e storie credibili. Allora crea un filo diretto tra realtà e telespettatori. l'altra sera in un ristorante due ipettori di polizia mi osservavano per poi apostrofarmi: "strano, ti vediamo prorprio come è Manrico". Se ci sono valori giusti e rispetto dei telespettatori, questa identificazione tra realtà e fiction, ormai diventata un "credo" per la gente non risulterà pericolosa. Nè per la gente nè per l'attore.

Ricordi la tua prima interpretazione?

Il fascino della recitazione l'ho subito a vent'anni. La prima volta è stata davanti a una macchina da presa, facevo un giovane giornalista nel film "Il Distruttore" di Tonino Valeri sulla mafia.

Com'è Lorenzo Flaherty?

Uno che da ai suoi amici e ai suoi compagni di lavoro molta energia.

Bello ma single...

Sono troppo preso dal lavoro e non è possibile in questo momento curare un rapporto serio.

INTERVISTA A ISABELLA FERRARI

Oggi ho 35 anni, sono mamma, ho pagato i miei errori, a volte mi sono complicata la vita. Ma ho trovato la mia strada. Ripenso alla teenager che ero con grande tenerezza. Vengo dalla campagna, la mia è una famiglia semplice, e io ho voglia di cose solide, vere. Dopo Sospetti, ecco il nuovo Distretto di Polizia, serie diretta dal compagno della Ferrari, Renato De Maria, e in onda su Canale 5.

Com'è lavorare con il proprio partner?

Avevamo già fatto insieme Hotel Paura, quindi sapevamo cosa ci aspettava. In realtà l'aria di famiglia sul set fa bene. E il lavoro lo si deve lasciare fuori casa, soprattutto con quasi un anno di riprese e due bambini.

Cosa le è piaciuto del ruolo?

La verità. Il fatto che Giovanna, la protagonista, sia una donna autentica, come tante: non è un'eroina, ma sa quello che vuole. Non mi sentivo adatta ai panni di una poliziotta, invece ho capito quanto siamo vicine: anche io mi sono sempre fatta carico degli altri. E poi questa serie alterna momenti di tensione alla commedia, è stato divertente interpretarla.

Dal cinema alla tv...

Mi spaventava un pò l'idea di girare dodici puntate. La tv ti rende "visibile", ti cambia la vita. Mi ricordo ai tempi di Sapore di mare quando i ragazzini mi inseguivano a Piazza di Spagna! Oggi mi piace andare al supermercato con le mie figlie, difendo la mia vita privata. Ci ho pensato un pò anche per questo. Ma di ruoli così non ce ne sono in giro. Diciamolo: se dipendesse dal cinema italiano saremmo disoccupate.

Per fortuna che c'è la fiction...

Dopo "Provincia segreta" e "Sospetti" mi hanno offerto tanti copioni, ma ho detto tanti no. Bisogna amare quello che si fa. Sicresce anche quando si impara a scegliere bene per se stessi e per rispetto nei confronti del pubblico televisivo, che è migliore di come viene sempre dipinto.

E ora la domanda più originale di tutti i tempi: progetti per il futuro?

Vacanze, solo vacanze. Con le mie figlie.

LA PROTAGONISTA DI "DISTRETTO DI POLIZIA" PREMIATA A SAINT-VINCENT COME MIGLIORE ATTRICE PER LA FICTION
"Successo con un ruolo che rifiutai"

Isabella Ferrari: nell'umanità la chiave del mio "commissario", incinta come me.

Non se l'aspettava proprio Isabella Ferrari. Quando le hanno proposto la parte del commissario Giovanna Scalise in "Distretto di polizia" disse no. Ora ha vinto la Grolle Tv d'oro - che le è stata consegnata ieri a Saint Vincent - come miglior attrice protagonista della fiction tv (la seconda serie è in onda su Canale 5, il martedì in prima serata).

Perchè inizialmente rifiutò quel ruolo?

Ho sempre pensato che la lunga serialità uccide un attore. Però il copione girava per casa: mio marito (il regista Renato De Maria che ha firmato la prima serie di "Distretto di polizia", ndr ) aveva accettato. I miei amici, invece, mi sconsigliavano. Insomma, alla fine, con grande terrore mi sono buttata. Il mio istinto mi diceva che Renato avrebbe svolto un buon lavoro. Molto più vicino al cinema che alla televisione. E così è stato.

Accettando di lavorare in tv cosa temeva?

I tempi sono molto stretti, si provano 10 scene al giorno per mesi e mesi. Mi dicevo: non può venir bene un lavoro fatto così. Invece mi sono ricreduta, anzi. Le distanze tra tv e cinema sono sempre più corte.

"Distretto di polizia", in queste settimane supera gli 8 milioni di telespettatori. Sembrerebbe aver toccato le corde giuste del pubblico. Quali?

L'umanità e la verità dei nostri personaggi. Non ci sono divise. La gente è attratta dalla dinamica familiare, sentimentale. Non si punta sull'apparato poliziesco, non c'è violenza. E' una fiction che si può vedere anche in famiglia. Uno psicologo mi ha detto che queste storie sono adatte ai bambini perchè sono anche delle favole".

Perchè allora ha detto no alla terza serie?

Perchè voglio allattare il mio piccolino che ha tre mesi, voglio dedicare più tempo a tutti i miei figli, voglio ritornare al cinema. E poi due serie sono faticose, è un impegno gigantesco.

Si dice che tra la Isabella reale e la Giovanna del piccolo schermo ci sia un'identificazione molto forte. Molto amate entrambe peraltro in questo momento. Davvero lei e il commissario Scalise siete tanto simili?

La gravidanza comune ci ha aiutato. Nella vita reale e nella finzione c'era di mezzo un pancione, le nausee, il parto. Per il resto, io non pensavo di essere in grado di fare un capo, un ruolo forte. Finora ho sempre interpretato ruoli da vittima. Invece l'ho sentito subito mio. Forse perchè ho preso lezioni da una vera commissaria: ho visto come dirigeva le indagini, cosa teneva sulla scrivania, come faceva le sue telefonate.

In queste settimane si rivede le puntate in tv?

"Di solito non amo farlo, ma questa volta sì. Ridiamo insieme, io e la mia figlia grande (sei anni). Del resto questo è stato il lavoro più importante della mia vita, quello che mi ha dato la popolarità dilagante".

Se ripensa ai suoi esordi di vent'anni fa con i film "Sapore di mare", che sentimenti prova?

"Molta tenerezza, ho cominciato che ero proprio una ragazzina. Ma certo sono film che non rivedo mai. Io non posseggo nulla dei miei lavori, non colleziono le mie videocassette".

Dopo quella fase leggera sul grande schermo, ne è cominciata una più drammatica: con Marco Tullio Giordana e il suo "Appuntamento a Liverpool". Un cambiamento radicale.

"E' vero, lì ho svoltato. E' stato solo uno dei numerosi cambiamenti della mia vita. Ho sempre paura dell'inflazione. Ora per esempio vorrei cimentarmi con una commedia al femminile, di quelle come si deve. Io ho un'immagine molto seria e vorrei venisse fuori quella più vera, allegra. A 20 anni soffrivo di più, avevo un'angoscia che mi paralizzava, mi scusavo di essere al mondo. Oggi sono serena".

Ma la Grolla di ieri sera cosa rappresenta nella sua carriera?

"Non ho avuto molti premi, solo la Coppa Volpi per "Romanzo di un giovane povero" di Scola (nel '94). I premi non cambiano la vita. Ma ritirarlo è stata una gratificazione importante".