Daniela
Morozzi: "Sono la pettegola di Distretto"
"Sono un'eroina
positiva, un po' pettegola, ma tanto tanto generosa", la travolgente Daniela
Morozzi, l'esperta in identikit di Distretto di Polizia 3 parla
con entusiasmo di Vittoria Guerra, il suo personaggio. Una donna solare e
positiva che nella terza serie della fiction si trova a dover fronteggiare anche
una difficile situazione familiare. La simpatica attrice toscana racconta a
Mediasetonline il suo rapporto con una delle fiction più amate della
tv, senza dimenticare il teatro... Tutto il cast di Distretto è d'accordo nel dire che
siete ormai una famiglia. E' vero anche per te? Qual è il tuo rapporto con la popolarità? Sei l'insegnante di improvvisazione di Operazione
Trionfo, quali sono i tuoi consigli per i giovani che si vogliono
inserire nel mondo dello spettacolo? Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Daniela Morozzi, quali sono gli ingredienti vincenti di Distretto?
La forza di Distretto sta nel cast: siamo un
gruppo unito e ci divertiamo molto. E poi non ci sono volti patinati: la gente
si identifica immediatamente. C'è molta collaborazione e per questo riusciamo
ad improvvisare molto. Al pubblico questo piace. La gente che mi ferma per la
strada mi dice che siamo veri!
Sul set di Distretto si lavora molto bene: i
tecnici delle altre fiction vogliono venire a lavorare con noi perché
sentono dire in giro che ci si trova bene. Io mio trovo bene soprattutto con Giuseppe
Ingargiola con cui condivido addirittura
la casa di Roma: dovreste vedere quanto è bello in pigiama!!!
Amo questo mestiere da sempre, anche quando non
mi conosceva nessuno: ho fatto tanta fatica, ma ho scelto questo cammino
perché è formativo. Vengo dalla gavetta dura e non ho scelto Distretto perché
volevo diventare famosa, anzi devo dire che mi fa anche un po' paura...
Non ami essere riconosciuta dal pubblico?
L'affetto del pubblico è bellissimo, e la
popolarità fa parte del lavoro, però a volta è un'invasione: non riesco
più a camminare per la strada, la gente ti dà più valore di quello che
realmente fai, la tv è una scatola che ti fa uscire dall'anonimato.
Questo mestiere è tanta fatica, e bisogna
sceglierlo non per essere riconosciuti, ma perché sei libero di raccontare
storie, di esprimerti.
La preparazione è indispensabile: può capitare di avere un bel volto
"cinematografico", ma è importante studiare a teatro, con
l'esperienza di palcoscenico non si fanno mai scelte banali. Io credo molto
nella progettualità: mi fanno paura gli attori che stanno ad aspettare che
qualcuno li chiami: devi proporre progetti tuoi e poi collaborare con gli altri,
senza competizione: dagli altri puoi imparare moltissimo.
A febbraio con la Lega italiana Improvvisazione
teatrale saremo in scena alla sala 1 in San Giovanni a Roma. Distretto mi offre
la possibilità di continuare a lavorare in teatro e a crescere
professionalmente.