Sergio Albelli: "Fiction? Si, grazie!"

Introverso e chiuso è uno dei carabinieri più rigorosi della caserma di Città della Pieve, ma Alessandro Gigante nasconde un lato vulnerabile che spesso lo porta ad aprirsi e a confidare i suoi timori. E' capace di grandi slanci, come dimostrerà anche nella seconda serie della fiction di Canale 5. Sergio Albelli si dice soddisfatto di questo ruolo e ripercorre i tratti salienti della sua carriera d'attore che lo ha portato anche al fianco di Nicholas Cage e Penelope Cruz.

Nella fiction interpreti Alessandro Gigante, uno dei carabinieri dal carattere un po' schivo e introverso: come ti sei trovato in questo ruolo?
Bene perchè Alessandro è un uomo che ha un'apparente durezza, ma nasconde una grossa fragilità. Mi piace molto cimentarmi in personaggi che si sviluppano a più livelli: Gigante ha un forte senso del dovere, ma al tempo stesso nasconde una situazione familiare molto particolare. E' un ruolo in cui ci ho messo del mio, perchè vulnerabilità e fragilità sono delle caratteristiche che mi appartengono.

Gigante si è sempre confidato con il maresciallo Palermo: ora che lui non c'è più, chi sarà il suo punto di riferimento nella caserma?
Necessariamente Gigante troverà qualcuno all'interno della caserma con cui confidarsi, perchè è quel genere di persona schiva che se non trova qualcuno con cui scambiare emotivamente delle sensazioni potrebbe anche andarsene: è uno capace di colpi di testa. Io credo che il maresciallo Ferri, anche se inizialmente gli starà un po' antipatico perchè ha preso il posto dell'amico Palermo, potrà diventare piano piano il suo confidente.

Nella seconda serie ci sarà il tuo personaggio? E come si evolverà la sua situazione familiare?
Alessandro Gigante è una persona irrequieta, che quando non ci sono i problemi se li va a cercare! La sua situazione familiare ad un certo punto si stabilizzerà e proprio quando le cose sembrano andar meglio troverà il modo di complicarsi la vita: avrà un altro figlio dalla moglie Elena, ma si innamorerà follemente di un'altra.

Hai recitato nel Mandolino del Capitano Corelli: che ricordo hai di quell'esperienza, di Nicholas Cage e di Penelope Cruz?
Molto bello. Sono persone semplici, dirette e abbiamo instaurato un rapporto basato sulla comprensione reciproca. Siamo stati tre mesi a Cefalonia, in un set enorme, hollywoodiano: gli attori erano dislocati in due paesi dell'isola, per cui tu uscivi la sera e incontravi Nicholas Cage sul lungomare con la moto, o John Hurt con la moglie...

Praticamente avete ridimensionato la vita di un'isola!
In un certo senso si, ma c'era questa costrizione piacevolissima per cui stavamo insieme, seduti a tavola come vecchi amici e parlavamo liberamente. Nonostante fossi in compagnia di vere star e premi Oscar, c'era paradossalmente meno divismo e più curiosità di quanta può essercene in Italia, dove molti sentono il bisogno di rappresentarsi, di vivere come personaggi.

E Fiorile dei fratelli Taviani, che ricordo ti ha lasciato?
Fiorile è stata la mia primissima esperienza e la cosa che mi colpì all'epoca fu la perfetta interscambiabilità tra i due fratelli. Mi ricordo che facevano un'inquadratura ciascuno, alternandosi continuamente con un'armonia totale, senza fratture.

Quali sono i tuoi progetti?
Ho smesso di fare teatro per dedicarmi al cinema e alla televisione. Prossimamente partirò per il Marocco per girare un film sulla battaglia di El Alamein, per la regia di Enzo Monteleone. L'esperienza televisiva, nonostante imponga dei ritmi alcune volte un po' mortificanti raggiunge il pubblico molto più direttamente. La fiction  è un tipo di linguaggio che ha successo e che si svilupperà ancora, ma forse ha bisogno di storie un po' più solide e di tempi di lavoro un po' meno concitati. Comunque....fiction? Si grazie!!!