LA FRODE DEL FLUORO

Robert Sterling

 

Nel gennaio 2000, il deputato all'Assemblea della California Audie Bock presentò all'or­gano legislativo del Golden State il disegno di legge AB 1729. Apparentemente si tratta­va di una modesta proposta: si richiedeva che gli acquedotti pubblici in cui viene aggiunto fluoruro all'acqua garantissero di non utilizzare sostanze classificate come pesticidi o rifiuti pericolosi, e che le sostan­ze in questione fossero approvate come sicure ed efficaci allo scopo previsto dalla Food and Drug Administration1. Di nuovo, in apparenza, non si poteva che essere d'ac­cordo con tale proposta. Nessuno approva che si scarichino pesticidi o rifiuti tossici nelle acque potabili pubbliche, e sicura­mente la FDA potrebbe fissare degli stan­dard per garantire che le sostanze chimiche utilizzate siano non nocive alla salute pub­blica. Il che, in fin dei conti, è quanto ci si ripropone con la fluorizzazione dell'acqua, giusto?

La proposta di legge incontrò una scarsa opposizione. Ma del resto, forse, fu così proprio perché il disegno di legge non riu­scì, per primo, a guadagnarsi grande soste­gno e interesse. Bock, un'indipendente proveniente dalle liste dei Verdi, non era riuscita a trovare alleati in nessuno dei due partiti controllati dalle multinazionali.

Ciononostante, un gruppo di notevole influenza politica trovò il tempo di opporsi alla proposta di legge: la League of California Cities {Lega delle città california­ne, NdT), un'associazione di funzionari municipali fondata nel 1898. Questi dichia­rarono la propria opposizione all'AB 1729 senza mezzi termini: "Dal momento che non esistono prodotti o tecnologie in grado di soddisfare i requisiti posti dal disegno di legge, alle città che attualmen­te aggiungono fluoruro all'acqua verrebbe richiesto di smettere e quelle che proget­tano la fluorizzazione in futuro non sareb­bero in grado di farla. È chiaro che l'AB 1729 è un subdolo tentativo di proibire la fluorizzazione dell'acqua potabile".

Occorre riconoscere, a onore della Lega, che la loro argomentazione contro il dise­gno di legge era ineccepibile: attualmente, non esiste nulla sul mercato che soddisfi i requisiti posti dalla Bock. E mentre si pos­sono solo avanzare supposizioni sulle motivazioni del deputato, è piuttosto improbabile che la Bock abbia avanzato la proposta di legge senza comprenderne tutte le ampie implicazioni (per la cronaca, la Bock aveva accompagnato la presenta­zione del disegno di legge con queste parole: "Dobbiamo ovviamente garantire l'igiene dentale dei bambini californiani, ma dobbiamo anche garantire che le sostanze chimiche utilizzate a tale scopo non rappresentino a loro volta un grave rischio per la salute"). Dal canto suo, l'op­posizione aveva sottaciuto le diverse implicazioni dei fatti su cui essa stessa si era trovata d'accordo: la Lega dichiarò che la proposta di legge "avrebbe imposto agli acquedotti pubblici che aggiungono fluo­ruro di soddisfare diversi criteri tecnici e operativi", senza però elencare i requisiti specifici in questione, per evitare di tocca­re un tasto dolente.

Jeff Green, direttore dell'associazione California Citizens for Safe Drinking Water

{Cittadini della California per l'Acqua potabi­le sicura, NdT), pronunciò le seguenti paro­le riguardo alla proposta di legge: "I pochi argomenti avanzati dall'opposizione si contraddicono tra loro: non è necessario effettuare test, perché i test sono già stati effettuati. Se si rendono obbligatori i test si blocca la fluorizzazione, perché nessuno dei fluoruri supererebbe tutte le prove... Stando a una voce di corridoio a Capitol Hill, la proposta di legge sarebbe buona ma sono in molti a volerla eliminare".

E infatti ci sono riusciti. Il disegno di legge fu bocciato prima che si potesse procedere ad analisi congiunte o indagini conoscitive al riguardo. Non è certo una novità, visto che da tempo le forze a favore del fluoruro dominano il dibattito sulla fluorizzazione. Persino una delle più grandi commedie della storia del cinema dà loro manforte: nella mente di molti, infatti, gli attivisti anti­fluoruro sono associati ai vaneggiamenti paranoici del generale Jack D. Ripper, il per­sonaggio del "Dottor Stranamore" inter­pretato da Sterling Hayden.

Eppure, per quanto comica possa essere l'immagine che le varie John Birch Society2 danno del fenomeno della fluorizzazione - un complotto di comunisti decisi a impa­dronirsi del mondo, che usano il fluoruro per prosciugare gli amanti della libertà dei loro preziosi liquidi corporei - l'immagine fornita dalle forze a favore del fluoruro è altrettanto assurda. Se dobbiamo credere alla versione ufficiale, 60 anni fa (in un paese in cui ancora non esisteva un siste­ma sanitario nazionale) i funzionari della sanità presero talmente a cuore il problema della prevenzione della carie nei bam­bini che la lotta senza quartiere a tale nemico divenne la missione della loro vita.

La vera storia della fluorizzazione dell'ac­qua ha inizio negli anni '30. All'epoca, il maggiore produttore di fluoruro in America era l'Aluminum Company of America (Alcoa); non certo per sua volontà, ma solo perché il fluoruro è il principale prodotto di scarto nella produzione dell'al­luminio. L'Alcoa non era certo l'unica impresa, visto che fin dai tempi della rivoluzione industriale il fluoruro era una forma diffusa di residuo di fabbricazione. Già nel 1850 era risaputo che l'inquina­mento industriale legato alle emissioni di fluoruro danneggiava i raccolti, il bestiame e le persone, e il fluoruro (come amano sottolineare gli oppositori della fluorizza­zione) era meglio noto presso il grande pubblico come veleno per topi. Le preoc­cupazioni per la salute pubblica aumenta­rono, soprattutto dopo che i rifiuti tossici si fecero strada fino alla rete idrica.

Per uno strano scherzo del destino, nel 1931, fu proprio un dentista, H. Trendley Dean, a individuare i danni arrecati dall'ac­qua sottoposta a fluorizzazione, mentre lavorava in zone isolate dove l'acqua pota­bile presentava alte concentrazioni di fluo­ruro naturale. Ecco la conclusione a cui giunse: in queste città i denti avevano lo smalto macchiato, perdevano colore e si corrodevano (i primi sintomi della fluorosi, cioè l'intossicazione da fluoruro).

Fin qui il resoconto parrebbe un atto di accusa contro l'acqua sottoposta a fluoriz­zazione. Ma a questo punto Dean, con un clamoroso voltafaccia, dichiarò che gli abi­tanti di queste zone sembravano avere anche meno carie, e quindi consigliava di studiare più a fondo la possibilità che un livello minore di fluoruro nell'acqua (il cosiddetto "ottimale") potesse invece gio­vare alla salute dentale.

Perché mai Dean volle imprimere una tale svolta ottimistica alla sua ricerca? All'epoca lavorava per il Servizio Sanitario Pubblico statunitense, alle dipendenze del Dipartimento del Tesoro. Nel 1931 il Segretario al Tesoro era Andrew Mellon, tra i fondatori e i principali azionisti dell'Alcoa.

 

La ciliegina sulla torta della questione fluo­rosi dentale arrivò nel 1939, quando il bio­chimico Gerald J. Cox somministrò fluoru­ro a dei topi di laboratorio e concluse affrettatamente che il fluoruro diminuiva le carie. Secondo Cox, "l'ipotesi doveva considerarsi dimostrata" e, aggiungendo che "forse bisognava rivedere l'attuale ten­denza a rimuovere completamente il fluo­ruro dall'acqua e dal cibo", sulla scorta dei risultati della sua ricerca, proponeva di aggiungere fluoruro all'acqua, come misu­ra preventiva di sanità pubblica.

 

 

 

All'epoca, il maggiore produttore di fluoruro in America era l'Aluminum Company of America (Alcoa); non certo per sua volontà, ma solo perché il fluoruro è il principale prodotto di scarto nella produzione dell'alluminio

 

 

Per una strana coincidenza, a quel tempo Cox lavo­rava per il Mellon Institute, il laboratorio di ricerca dell'Alcoa. In altre parole, il primo parere favorevole alla fluorizzazione del­l'acqua venne da un imbonitore al servizio dell'industria che produceva grandi quan­tità di fluoruro come residuo industriale, senza spendere nulla.

Non è facile battere la famiglia Mellon e l'Alcoa in fatto di sfruttamento dell'influen­za politica, ma nel caso della fluorizzazione dell'acqua qualcuno ci è riuscito. Durante la seconda guerra mondiale, infatti, un'altra organizzazione fu implicata nella promozio­ne della fluorizzazione: il Pentagono. Oltre alla produzione intensificata di alluminio dell'Alcoa per i caccia e i bombardieri, i mili­tari avevano un altro progetto strettamente legato al fluoruro: il Progetto Manhattan. Questo fu tenuto segreto per oltre 50 anni e venne scoperto solo nel 1997 dai reporter Joel Griffiths e Chris Bryson, mentre stavano lavorando a documenti desecretati (i due giornalisti hanno ricevuto il Project Censored Award3 per il lavoro svolto). Griffiths e Bryson affermarono:

Stando ai documenti, il fluoruro era la sostanza chimica fondamentale neces­saria alla fabbricazione della bomba atomica. Durante tutta la guerra fredda se ne ebbe bisogno in quantità massicce milioni di tonnellate - durante il pro­cesso di produzione di uranio e plutonio adatti alle armi nucleari. I documenti rivelano che il fluoruro, una delle sostanze più tossiche che si conoscano, divenne il principale pericolo chimico del programma atomico statunitense, sia per la salute degli operai sia per quella degli abitanti dei centri vicini.

Gran parte della preoccupazione relativa al fluoruro sorse in seguito a un grave inci­dente verificatosi nell'ambito del Progetto Manhattan nel 1943, quando uno stabili­mento della DuPont a Deepwater, nel New Jersey, riversò fluoruro nell'aria e nell'ac­qua della cittadina: mucche, cavalli e polla­me si ammalarono e morirono, interi rac­colti furono distrutti, gli operai delle azien­de agricole e della DuPont si ammalarono. Si scoprì che il tasso di fluoruro presente nel sangue degli abitanti del posto era abnormemente alto. In seguito a questo incidente venne avviata la prima causa civile contro il programma atomico, e non per radiazioni, ma per intossicazione da fluoruro. Il Pentagono ottenne, chiamando in causa la sicurezza nazionale, che non venisse rivelata la quantità esatta di fluoru­ro emesso, e, dopo un incessante ostruzio­nismo, la causa fu infine archiviata, dietro pagamento di una somma irrisoria.

Nondimeno il Pentagono, di fronte alla pro­spettiva di vedersi piovere da ogni parte denunce per intossicazione da fluoruro (che minacciavano di compromettere il progetto delle armi nucleari), fece l'unica cosa logica da fare: insabbiò l'intera faccen­da. Molte delle presunte dimostrazioni secondo le quali il fluoruro era innocuo, se somministrato in piccole dosi, provenivano da scienziati cui era stato segretamente ordinato di fornire "prove utili in vertenze" riguardanti esposizione a fluoruro. Forse l'e­sempio più sinistramente ironico (e impor­tante) di questa manipolazione fu la pubblicazione di uno studio sugli effetti del fluo­ruro sul Journal of the American Dentai Association (Periodico dell'Associazione Dentistica Americana, NdT) dell'agosto del 1948. In questo articolo-chiave nella storia della fluorizzazione dell'acqua, Peter P. Dale e H. B. McCauley, entrambi coinvolti nel Progetto Manhattan, sostenevano che gli operai di una fabbrica in cui si produceva fluoruro per armi nucleari avessero meno carie del normale. La cosa era effettivamen­te vera, ma ciò che il resoconto pubblicato omise di dire era che la maggior parte di quegli uomini non aveva più denti, ed ecco spiegata l'assenza di carie... Questo piccolo particolare fu debitamente riportato da Dale e McCauley nella relazione segreta.

L'influenza del Pentagono si fece ben pre­sto sentire. Il primo programma di fluoriz­zazione dell'acqua negli Usa fu inaugurato nel 1945 (prima di Hiroshima e Nagasaki) a Grand Rapids, nel Michigan. Ufficialmente venne presentato come un esperimento per testare la sicurezza e i benefici della fluorizzazione dell'acqua mettendo a con­fronto la città con la vicina Muskegon (in altre parole, tutti gli abitanti divennero altrettante cavie). L'esperimento, che avrebbe dovuto durare quindici anni, stra­namente finì nel 1947, quando la stessa Muskegon diventò una delle prime città fluorizzate, secondo una violazione piutto­sto inusuale del protocollo. I più cinici potrebbero pensare che l'esperimento avesse già dato risultati negativi inequivo­cabili e che la fluorizzazione di Muskegon dovesse servire a insabbiare le prove...

A Grand Rapids seguì Newburgh (stato di New York), nel maggio 1945, con un pro­gramma strettamente legato al Progetto Manhattan (benché avviato poco dopo Grand Rapids, la pianificazione era iniziata già nel 1943, facendone il modello di tutti i programmi di fluorizzazione, incluso quello di Grand Rapids). Il presidente del comitato che caldeggiò il programma era il dottor Harold C. Hodge. Questi, che all'interno del Progetto Manhattan era il responsabile degli studi sulla tossicità del fluoruro, tenne nascosti i suoi legami con l'esercito, come fecero anche altri tre uomini implicati nel progetto.

Nel 1947 Oscar Ewing fu nominato capo della Federai Security Agency {Ente di Sicurezza Federale, NdT), a quel tempo responsabile del Servizio Sanitario Pubblico. Ewing era un avvocato dell'Alcoa che riceveva dalla società un salario annuo di 750.000 dollari, e che quindi era probabil­mente al corrente della vertenza della società sul fluoruro. Ewing promosse un programma di fluorizzazione dell'acqua a livello nazionale, avvalendosi dell'aiuto fon­damentale di Edward L. Bernays. Quest'ultimo, nipote di Sigmund Freud, era noto come "il padre delle pubbliche relazio­ni" per i suoi studi pioneristici sulla manipo­lazione delle masse. Nel 1928 Bernays pub­blicò un libro dal titolo "Propaganda", in cui scrisse: "Coloro che manovrano questo meccanismo nascosto della società costitui­scono un governo invisibile, il vero potere che guida il nostro paese...".

Con Bernays venne intensificata la propa­ganda volta a promuovere la fluorizzazio­ne dell'acqua. Per una curiosa coincidenza, all'improvviso, di fronte all'opinione pub­blica, la John Birch Society diventò il prin­cipale oppositore della fluorizzazione, e con essa altri gruppi di destra che denun­ciavano il fenomeno come un malvagio complotto comunista (fornendo così l'ar­chetipo per il generale Ripper). La John Birch Society, un gruppo sorto per iniziati­va di industriali e ufficiali di destra, nel sostenere la sua idea di cospirazione comunista, scelse stranamente di non dare risalto al fatto che, dietro alla spinta alla fluorizzazione, ci fossero le grandi società affaristiche e il Pentagono (ma per essere giusti nei confronti dei membri di questa associazione, bisogna riconoscere che negli ultimi anni hanno sottolineato que­sto aspetto).

Naturalmente, potrebbe anche esserci una spiegazione non cospiratoria per l'improv­visa opposizione della destra alla fluorizza­zione. Ewing, un liberal dichiarato, associa­va la fluorizzazione alla creazione di un sistema sanitario nazionale, da lui forte­mente auspicato. Qualunque fosse il moti­vo dell'improvvisa opposizione della destra, l'effetto si fa ancora sentire: nono­stante gli inquietanti retroscena, la spinta alla fluorizzazione viene ancora considera­ta, del tutto irrazionalmente, una proposta "liberal". Come ebbe a dire una volta il filo­sofo del liberismo Murray Rothbard: Per me resta un mistero il perché gli ambientalisti di sinistra, che stridano inorriditi per un po' di pesticida Alar sulle mele, che gridano al cancro1 con ancor meno fondamento del bambino che gridava al lupo, che odiano tutti gli additivi chimici noti all'uomo, si dimo­strino così benevoli verso il fluoruro, una sostanza altamente tossica e proba­bilmente cancerogena. E non solo per­mettono che le emissioni di fluoruro passino inosservate, ma accettano anche incondizionatamente l'incessan­te e massiccio scarico di fluoruro nelle riserve idriche nazionali,

 

 

 

 

La dottoressa Phyllis Mullenix, ex primario di tossicologia al Forsyth Dentai Center di Boston, pubblicò uno studio sui ratti nel quale giungeva alla conclusione che il fluoruro è un potente agente tossico per il sistema nervoso centrale

 

Pur non essendo d'accordo su tutto quan­to affermato da Rothbard, chi scrive ritiene tuttavia ineccepibile il suo argomento principale.

A questo punto sembra quasi superfluo ricordare che oltre il 90% della fluorizzazio­ne dell'acqua viene oggi effettuata utiliz­zando acido idrofluosilicico e fluosilicato di sodio, provenienti prevalentemente dai prodotti di scarto dell'industria di fertiliz­zanti al fosfato. Come osserva Janet Alien su Whole Life Times: "Di fluoruro concentra­to ce n'è solo il 23%, mentre il resto è com­binato con altre sostanze in una miscela acida di scarti industriali comprendenti arsenico, cadmio, piombo, mercurio e uranio in quantità variabili, a seconda delle procedure di estrazione di fosfato effettua­te nel corso della giornata. C'è poi tutta una varietà di altre sostanze chimiche risultanti dai vari processi di fabbricazione: carburan­te diesel, cherosene, cloruri, solfuri, polime­ri, antischiumogeni e magari anche cromo esavalente {cromo-6)". Quest'ultimo nome forse farà drizzare le antenne agli appassio­nati di cinema: il cromo-6, infatti, un com­posto classificato come rifiuto tossico di classe I, era la sostanza chimica che avvele­nava la città di Hinkley in California, nella vicenda narrata dal film "Erin Brockovich".

Comunque, solo perché l'Alcoa, la DuPont, la famiglia Mellon, il Dipartimento della Difesa, i produttori di fertilizzanti e un esperto di propaganda si sono alleati per promuovere la discarica negli acquedotti pubblici di un rifiuto tossico dell'industria nucleare non significa che si tratti di una cattiva idea. Dopotutto, esistono numerosi studi che ne dimostrano i benefici per il pubblico, no?

Il problema riguardo a tali rivendicazioni dovrebbe ormai essere piuttosto evidente: le principali fonti di finanziamento della stragrande maggioranza degli studi erano il Pentagono e l'Atomic Energy Commission (AEC, Commissione per l'Energia Atomica, NdT), entrambi interessati a promuovere la fluorizzazione e a nascondere ogni prova che potesse rivelarsi avversa alla causa. Le implicazioni della vicenda sono più proble­matiche di quanto non sembri. Secondo Noam Chomsky, negli anni '40 e '50 il 90% di tutte le sovvenzioni federali destinate alla ricerca proveniva da queste due istituzioni, per cui non solo era diffìcile ottenere un finanziamento per studi riguardanti i peri­coli del fluoruro, ma si rischiava anche di finire sulla lista nera delle due maggiori fonti di denaro per la ricerca esistenti.

Ecco un caso che dimostra come tale cen­sura continui ancora oggi: nel 1995 la dot­toressa Phyllis Mullenix, ex primario di tos­sicologia al Forsyth Dentai Center di Boston, pubblicò uno studio sui ratti nel quale giungeva alla conclusione che il fluoruro è un potente agente tossico per il sistema nervoso centrale e che, anche se assunto in piccole dosi, può influire negati­vamente sul funzionamento del cervello umano. Fino a quel momento negli Usa non erano ancora stati pubblicati studi che documentassero gli effetti del fluoruro sul cervello. La dottoressa richiese una borsa di studio per poter proseguire la sua ricer­ca, ma questa le venne negata dall'Istituto Nazionale della Sanità Usa. Un comitato dell'ente dichiarò senza possibilità di repli­ca che "il fluoruro non ha alcun effetto sul sistema nervoso centrale", sbarrando così per sempre quella via di ricerca scientifica.

Tra i documenti segreti esaminati da Griffiths e Bryson figura questo memoran­dum del 29 aprile 1944, relativo al Progetto Manhattan:

Alcune prove cliniche sembrerebbero indicare che l'esafluoruro di uranio possa avere effetti piuttosto consistenti sul sistema nervoso centrale... Sembra molto probabile che il fattore scatenan­te sia il componente F [nome in codice del fluoruro] piuttosto che il T [nome incodice dell'uranio]... Dal momento che questi composti sono di fondamentale importanza per il nostro lavoro, sarà necessario conoscere in anticipo quali effetti a livello mentale potrebbero verificarsi dopo l'esposizione a queste sostanze.

Quello stesso giorno la ricerca ricevette il via libera. In altre parole, più di 50 anni prima che la dottoressa Mullenix si vedes­se negare il permesso di studiare questo argomento, il Pentagono lo aveva fatto studiare in segreto.

Quali furono i risultati della ricerca? Nei documenti non se ne è trovata traccia, il che farebbe pensare che siano ancora pro­tetti da segreto di stato. Inutile dire che, probabilmente, non sarebbero rimasti top secret se lo studio fosse giunto alla conclu­sione che il fluoruro non intacca le funzio­ni cerebrali.

Nei documenti mancava anche la proposta di ricerca allegata al memorandum del 1944, ma negli archivi viene indicato il nome dell'autore: il dottor Harold Hodge, l'ideatore del programma di fluorizzazione di Newburgh. Fatto curioso, anche il dottor Hodge era stato interpellato come consu­lente nell'ambito della ricerca della dotto­ressa Mullenix, eppure non nominò mai, neppure una volta, il suo lavoro condotto 50 anni prima sullo stesso argomento (gli studi di Hodge sul fluoruro furono compiu­ti all'Università di Rochester, dove dosi velenose di plutonio radioattivo vennero iniettate di nascosto in pazienti ricoverati in ospedale, eseguendo così uno degli esperimenti di radiazione umana più scon­volgenti del periodo della guerra fredda finora scoperti).

Nonostante gli evidenti ostacoli che la ricerca ha dovuto affrontare, ecco un sem­plice campione di alcuni dei problemi che negli studi risultano collegati alla fluorizza­zione dell'acqua.

Fluorosi ossea, osteoporosi e artrite

Nel 1944 il Journal of the American Dentai Association pubblicò un altro articolo in cui si avvertiva che l'acqua fluorizzata causa osteoporosi, gozzo e malattie della spina dorsale. L'articolo affermava che "i danni potenziali superano di gran lunga i poten­ziali benefici ". Le ossa sono fatte di collage­ne, e il fluoruro impedisce la formazione degli enzimi necessari alla sua produzione. Al fluoruro si devono anche bassi contenu­ti di calcio nel sangue, nonché la formazio­ne di calcoli e cristalli nelle giunture e negli organi. Nel 1990, uno studio condotto dal Journal of the American Medicai Association su 541.000 casi di osteoporosi individuò un'indubbia correlazione tra le fratture all'anca in donne al di sopra dei 65 anni e i livelli di fluoruro. Uno studio del 1978 dell'Università di Yale scoprì che è suffi­ciente 1 ppm (parti per milione) di fluoruro (il livello "ottimale" da tempo auspicato dai promotori) per diminuire la resistenza e l'e­lasticità delle ossa, rendendo più probabili le fratture.

Il dottor Paul Connett, autore di "50 Reasons to Oppose Fluoridation" {50 moti­vi per opporsi alla fluorizzazione, NdT), osserva: "La frattura all'anca è un problema molto grave per le persone anziane, per­ché un quarto delle persone colpite muore entro un anno dall'operazione, mentre il 50% non recupera mai la completa auto­nomia". Non è un certo qualcosa che si può far finta di non vedere. Il 24 ottobre 2002 i Centers for Disease Control and Prevention {Centri per il controllo e la pre­venzione delle malattie, NdT) hanno comu­nicato che 69,9 milioni di americani adulti (uno su tre) soffrono di artrite, un fenome­no che è dilagato negli ultimi 50 anni. La fluorosi ossea ai primi stadi provoca dolore cronico alle giunture e può causare frattu­re all'anca e tumore osseo. Poiché i sintomi assomigliano all'artrite, le prime due fasi cliniche della fluorosi ossea potrebbero venire erroneamente diagnosticate con facilità. Attualmente negli Stati Uniti l'artri­te, le fratture all'anca e il tumore osseo si riscontrano a livelli epidemici.

 

Disfunzioni della tiroide

Come osservato da Mary Shomon, autrice di "Living Well With Hypothyroidism" {Vivere bene con l'ipotiroidismo, NdT; HarperCollins, 2000), "il fluoruro è stato usato per decenni come efficace medicina­le per la cura dell'ipertiroidismo [produzio­ne eccessiva di ormone da parte della tiroi­de], spesso somministrato a livelli al di sotto dell'attuale dose 'ottimale' di 1 mg al giorno. Questo perché il fluoruro è in grado di simulare l'azione della tireotropina (TSH). Si capisce allora come mai, di oltre 150 sintomi associati all'ipotiroidismo [produzione insufficiente di ormone da parte della tiroide], quasi tutti siano anche sintomi di avvelenamento da fluoruro". Anche le disfunzioni della tiroide negli Usa sono diffuse a livelli epidemici.

Danni ai reni

La nefropatia poliurica (una malattia dei reni caratterizzata da eccesso di umazio­ne) è una delle principali manifestazioni di intossicazione da fluoruro al primo stadio. Tre scienziati della Cornell University hanno somministrato a 86 cavie dell'acqua potabile con quantità variabili di fluoruro (0,1, 5 e 10 ppm) per 520 giorni (la durata media della vita di un ratto). In questi espe­rimenti con piccole quantità di fluoruro (corrispondenti a quanto normalmente ingerito dagli uomini) sono stati riscontrati cambiamenti nei tubuli simili a quelli generati da dosi più massicce negli esperi­menti di breve durata. I reni dei ratti sotto osservazione, che bevevano acqua non sottoposta a fluorizzazione, sono rimasti normali.

Danni derivanti da altre sostanze tossiche

Vale la pena ripetere l'elenco delle sostan­ze tossiche contenute nella comune miscela acida "al fluoruro": arsenico, cad­mio, piombo, mercurio e uranio. Persino senza cromo, non si può certo andare fieri di gettare sistematicamente nell'acqua una lista di sostanze chimiche come que­sta. Il fluoruro agisce in maniera congiunta con altri minerali tossici presenti nell'ac­qua potabile.

Effetti sul cervello

A parte i lavori dei dottori Mullenix e I-lodge (uno incompiuto e senza sovven­zioni, l'altro coperto da segreto), esistono altre prove che testimoniano i danni al cer­vello arrecati dal fluoruro. Nel 1992, una squadra di scienziati newyorkesi ha annunciato che studi compiuti sui ratti rivelano una correlazione tra cambiamenti comportamentali e danni alle cellule cere­brali da una parte e la presenza di allumi­nio e fluoruro nell'acqua dall'altra. Come riportato nel Wall Street Journal, "i ratti cui venivano somministrate le dosi più massic­ce sviluppavano un'andatura irregolare e a piccoli passi, tipica dei soggetti anziani, in contrasto con i passi lunghi e regolari degli esemplari nel fiore degli anni. Inoltre, i ratti perdevano la loro abituale capacità di distinguere l'odore della banana, il loro cibo preferito, da quello del limone".

Naturalmente, gli effetti sul cervello erano stati dimostrati persino prima della fine della seconda guerra mondiale: la prima fluorizzazione di massa dell'acqua venne infatti effettuata nei campi di concentra­mento nazisti, allo scopo di rendere i pri­gionieri docili e sottomessi. Oggi il fluoru­ro è l'ingrediente fondamentale del Prozac (fluoxetina cloridrato), della cosiddetta "droga date-rape" Rohypnol (flunitraze-pam), e del gas nervino Sarin (isopropil-metil-fosforil fluoruro).

 

'Nel caso di ingestione in dose superiore a quella necessaria per la pulizia dei denti, rivolgersi al medico o contattare subito un centro avvelena­menti" - avvertenza scritta su tutti i tubetti di dentrificio al fluoro

 

La grande C

Nel 1987 il National Cancer Institute (Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, NdT) fornì prove epidemiologiche dell'esi­stenza di una relazione tra incidenza del cancro e fluorizzazione dell'acqua. Uno studio condotto nel 1990 dal National Toxicology Program (Programma Nazionale di Tossicologia, NdT) scoprì che ratti maschi trattati col fluoruro sviluppava­no un osteosarcoma (una forma rara di tumore osseo). Le isole di Okinawa, nel sud del Giappone (rimaste sotto il controllo sta­tunitense dal 1945 al 1972), vennero sottoposte a fluorizzazione, e in 20 territori comunali venne studiato il legame tra concentrazione di fluoruro nell'acqua potabile e tasso di mortalità per cancro all'utero: fu individuata una decisa correlazione, anche dopo aver apportato le dovute correzioni per le potenziali variabili di disturbo.

Gli andamenti temporali del tasso di morta­lità per cancro all'utero appaiono legati a cambiamenti nelle pratiche di fluorizzazio­ne. Già nel 1976 il dottor Dean Burk, responsabile della sezione chimica al National Cancer Institute, dichiarò davanti al Congresso: "In realtà, il fluoruro provoca più morti per cancro di qualsiasi altra sostanza chimica, e le provoca più in fret­ta". Nel 1977 il dottor Burk e il dottor John Yiamouyiannis, biochimico redattore del Chemical Abstracts Service4 e direttore scientifico della National Health Federation,5 portarono a termine un colos­sale progetto di ricerca che mise a confron­to i tassi di mortalità per cancro registrati tra il 1940 e il 1970 in dieci città statuniten­si sottoposte a fluorizzazione e quelli riscontrati in dieci città non sottoposte allo stesso processo. Per i primi dieci anni, quando nessuna delle 20 città venne sotto­posta a fluorizzazione, il tasso medio di mortalità per cancro era praticamente identico; tuttavia, dopo il 1950, si registrò un notevole incremento delle morti per cancro in tutte le città sottoposte a fluoriz­zazione, mentre le altre rimasero concen­trate attorno a un livello di mortalità molto più basso.

William Marcus, consigliere scientifico e tossicologo deH'Environmental Protection Agency (Ente per la Protezione Ambientale, NdT) nel 1990 fornì un quadro sintetico ed efficace della situazione (venne licenziato subito dopo e dovette lottare in tribunale per riottenere il suo posto di lavoro): "Il fluoruro è un agente cancerogeno, qualunque sia lo standard adottato. A mio parere, l'EPA dovrebbe agire immediatamente per proteggere il pubblico, non solo sulla scorta dei dati sul cancro, ma anche in base alle prove fornite da fratture ossee, artriti, mutamenti gene­tici e altri effetti".

Ma insomma, dopo tutto fa bene ai denti, no?

Beh, forse. Non dimentichiamo che i primi segni di intossicazione da fluoruro com­paiono nell'apparato dentale, tanto che le prime ricerche dentistiche sul fluoruro riguardavano i pericoli che esso rappre­sentava per i denti, non i suoi benefici. Come osservava Nicholas W. Hether (responsabile di Purezza del prodotto e Scienze regolatorie presso la Gerber Products   Company)    nel    numero   di Pediatrie Basics dell'inverno 1998: "Nel 1993 il Board on Environmental Studies and Toxicology (Consiglio di Studi Ambientali e Tossicologia, NdT) del National Research Council (NRC; Consiglio Nazionale delle Ricerche, NdT) denunciò che, in assenza di assunzione di fluoruro da altre fonti, la fluorizzazione delle risorse idriche delle reti municipali nelle concen­trazioni consigliate può provocare una leggera o leggerissima fluorosi dentale in circa il 10% della popolazione".

Ciò detto, ecco di seguito una lista, conte­nente alcune delle prove stranamente messe a tacere, compilata da Gary Nuli, esperto di salute e oppositore della fluoriz­zazione:

•  "Nella Columbia Britannica solo l'11% della popolazione beve acqua con fluoruro aggiunto, a differenza del 40-70% delle altre regioni canadesi, eppure la Columbia Britannica ha le percentuali più basse di carie dentale nel Canada. Inoltre, all'inter­no di quello stesso stato, i tassi più bassi di carie si registrano in regioni che non fanno aggiungere fluoruro alle loro reti idriche".6

 

  "Nel 1986-87 venne eseguito il più ampio studio mai eseguito riguardo a fluorizza­zione e carie dentali. I soggetti erano 39.000 ragazzi tra i 5 e i 17 anni che viveva­no in 84 aree disseminate in tutto il paese. Un terzo dei luoghi in esame era sottopo­sto a fluorizzazione, un terzo lo era solo parzialmente e un terzo non lo era affatto. I risultati indicano che non vi sono diffe­renze statisticamente significative nell'in­cidenza della carie dentale tra le città con acqua fluorizzata e quelle con acqua senza fluoruro".7

 

"Un'indagine dell'Organizzazione Mondiale della Sanità rileva una diminuzione della carie dentale nell'Europa Occidentale, dove solo il 2% si serve della fluorizzazione. Nell'indagine si afferma che i tassi di diminu­zione di carie dentale nell'Europa Occidentale sono identici e a volte più alti di quelli negli Usa".8

 

"Uno studio condotto all'Università dell'Arizona diede risultati sorprendenti, poiché si scoprì che 'più fluoruro beve un bambino, più carie gli compaiono nei denti'".9

 

"Un controllo legato a uno studio condot­to nella città di Kuopio (in Finlandia), ed effettuato sei anni dopo aver cessato la fluorizzazione, non riscontrò aumenti nelle carie dentali. Gli autori concludono che la fluorizzazione era stata inutile fin dall'ini­zio".10

 

“Uno studio condotto nel 1999 dal Dipartimento sanitario dello Stato di New York, su 3.500 soggetti compresi tra i 7 e i 14 anni, mostra che a Newburgh, New York, dove l'acqua è sottoposta a fluorizzazione, i bambini non hanno meno carie ma hanno molta più fluorosi dentale dei bambini di Kingston (nello stesso stato), dove l'acqua non è mai stata fluorizzata. A partire dal 1945, i bambini delle due città sono stati visitati periodicamente per dimostrare che la fluorizzazione riduce le carie dentali. 'Questa nuova ricerca dimostra che l'esperi­mento è fallito', conclude la relazione".11

 

E se ciò non bastasse, un articolo del 2001 apparso sul Journal ofthe American Dentai Association ammette che il fluoruro, ingeri­to e incorporato nei denti, "non è sufficien­te per dare effetti misurabili" nella riduzio­ne della carie: una rivelazione sconcertan­te, considerando che proviene dalla massi­ma autorità della professione dentistica.12.

Il dottor Hardy Limeback, primario di Odontoiatria preventiva all'Università di Toronto, è stato a lungo sostenitore della fluorizzazione dell'acqua. Nel 1999 ha compiuto una ricerca bibliografica, con la quale giunse alla conclusione che se mai il fluoruro protegge dalla carie, ciò avviene applicandolo sui denti e non ingerendolo (anzi, a quanto pare qualsiasi effetto posi­tivo derivante dall'ingestione di fluoruro sarebbe provocato dai danni che arreca ai sistemi enzimatici, un aspetto che i soste­nitori della fluorizzazione preferiscono non pubblicizzare). In un'intervista rilasciata a Gary Nuli, il dottor Limeback ha dichiarato:

I tassì di carie dentali in Nord America sono così bassi che la fluorizzazione del­l'acqua oggigiorno fornisce un benefi­cio minimo o addirittura nullo. Anzi, gli studi dimostrano che quando sì cessa la fluorizzazione dell'acqua e si controlla­no i tassi di incidenza della carie, questi non si spostano minimamente: le carie non aumentano se si smette di aggiun­gere fluoruro all'acqua.

Naturalmente, se è il trattamento topico a base di fluoruro a dare benefici (e anche questo è altamente discutibile), ci sarebbe una soluzione più semplice, più sicura e forse più efficace per garantire la salute dentale dei bambini, e cioè incoraggiarli a lavarsi i denti con un dentifricio al fluoruro, oltre a organizzare corsi di educazione all'i­giene dentale e offrire risciacqui al fluoruro gratuiti nelle scuole pubbliche. E già che ci sono, mentre insegnano loro l'importanza di lavarsi i denti e i benefici dell'applicazio­ne locale del fluoruro, possono anche infor­mare quei monelli che, nonostante il suo gusto dolce, il dentifricio al fluoruro non va ingerito, facendo notare loro l'avvertenza scritta in piccolo sul retro dei tubetti di den­tifricio al fluoruro: "Nel caso di ingestione in dose superiore a quella necessaria per la pulizia dei denti, rivolgersi al medico o con­tattare subito un centro avvelenamenti" (l'etichetta sul dentifricio al fluoruro avver­te anche di tenere "fuori dalla portata dei bambini al di sotto dei 6 anni").

Un progetto del genere potrebbe venire realizzato senza spese eccessive e dareb­be, a chi è contrario, la possibilità di disso­ciarsi, che è in fondo l'aspetto più impor­tante dell'intera questione. Dopotutto, indipendentemente dalle conclusioni cui giungono i vari studi, uno studio non è altro che tale, è solo informazione, mentre nel frattempo le persone devono convive­re con le conseguenze di ciò che introdu­cono nel loro corpo. E non tutti gli indivi­dui reagiscono nello stesso modo allo stes­so stimolo. In particolare, nel caso di una sostanza chimica potente come il fluoruro, somministrarla indiscriminatamente a un'intera popolazione nella stessa dose, senza considerare la differenza di reazione, è incoscienza medica bella e buona. La fluorizzazione dell'acqua priva la gente del diritto fondamentale di scegliere cosa introdurre nel proprio corpo. Per coloro che sostengono il diritto all'aborto e la legalizzazione della droga per ragioni morali, l'argomento contro la fluorizzazio­ne dell'acqua è esattamente lo stesso.

Non è una questione da poco. Dopotutto il fluoruro, una volta ingerito, è un medicina­le a tutti gli effetti e somministrare un medicinale a un gruppo di persone senza il loro consenso è una violazione dei diritti umani, in base al Codice di Norimberga.13 La fluorizzazione può quindi essere consi­derata a ragione un crimine contro l'uma­nità.

Alcuni potrebbero obiettare che si tratti di un'esagerazione, e che ci sono altre sostan­ze chimiche pericolose introdotte nella rete idrica, in particolare il cloro. Questo è vero, ma c'è una differenza fondamentale: quan­do si aggiungono cloro e altre sostanze chi­miche, lo si fa per disinfettare l'acqua e uccidere pericolosi agenti patogeni come i batteri del colera, del tifo e della dissente­ria. Certamente, anche le altre sostanze chi­miche comportano dei pericoli ed è giusto che tali pericoli vengano dibattuti, ma almeno si tratta di una motivazione onesta. Nel caso della fluorizzazione dell'acqua, invece, si assiste al fenomeno unico di un composto aggiunto all'acqua non per disinfettarla, ma in un certo senso per "accrescerne le potenzialità".

Almeno questa è la motivazione ufficiale riguardo alla fluorizzazione, sebbene le cifre dicano anche qualcos'altro. Come ha osservato Janet Alien su Whole Life Times, l'eliminazione dei rifiuti tossici di classe I costa almeno 36 centesimi al litro, il che genera l'irresistibile impulso a liberarsene di nascosto e illegalmente. Gettare rifiuti tossici nell'acqua può però portare a multe e a sanzioni penali: allora ecco la politica della "fluorizzazione", e come per incanto questo rifiuto si trasforma da costo in una potenziale fonte di profitto, e le imprese, invece di venire punite perché scaricano di nascosto nell'acqua rifiuti in quantità, ven­gono premiate perché li gettano in dosi ancora più massicce, facendone una que­stione di politica.

Nonostante tutti i miliardi risparmiati e guadagnati dall'esercito e dall'industria in seguito alla fluorizzazione dell'acqua, comunque, il dato più importante viene dai dottori Burk e Yiamouyiannis:

"Oggi da 30.000 a 50.000 morti all'anno per cause disparate possono essere attribuiti alla fluorizzazione. Questa cifra totale comprende da 10,000 a 20.000 decessi imputabili ogni anno a cancro causato dal fluoruro".

Vi sembra un'esagerazione? Pensate che il fluoruro è più velenoso del piombo, e non velenoso quanto l'arsenico. Nell'aprile 2001 negli Usa si sollevò una giusta indi­gnazione generale contro l'Amministra­zione Bush, quando questa decise di non inasprire i valori limite di arsenico nell'ac­qua: invece di abbassare il limite a 10 parti per miliardo, lo lasciò a 50 ppb. Il limite del piombo è di 15 ppb. Intanto, l'acqua fluo­rizzata contiene in media oltre 1 parte per milione, non per miliardo, o mille ppb, il che è venti volte il limite massimo stabilito per l'arsenico.

Tutto questo rende forse la campagna a favore della fluorizzazione l'imbroglio più stupefacente del ventesimo secolo. Non credo ci sia un esempio migliore di come un prodotto per sua natura pericoloso legato a veleni, inquinamento e armi di distruzione di massa possa venire trasfor­mato agli occhi del pubblico in un model­lo di misura esemplare per la salute. È il massimo del raggiro in termini di manipo­lazione di massa, emblema perfetto della mentalità secondo cui "i rifiuti tossici vi fanno bene", promossa dalle pubbliche relazioni dell'industria dei veleni. Lo zio Sigmund ne sarebbe orgoglioso.

Note:

1. Organo ufficiale statunitense per la valutazione dell'efficacia dei farmaci e la vigilanza. 2. Società ultraconservatrice america­na,^, più avanti nel testo.

3. Riconoscimento attribuito dall'omo­nima associazione che ha sede presso la Somoma State University, in California, e che mira a educare sul ruolo del gior­nalismo indipendente portando all'attenzione pubblica notizie e casi non trattati dai media. Vedi in italiano "Censura", Nuovi Mondi Media, Ozzano dell'Emilia (BO), 2003.

4. Una delle più importanti banche dati scientifiche che raccoglie moltissimi testi di chimica, biochimica e fisica.

5. Associazione non-profit ameri­cana che si occupa di tutela dei consumatori, soprattutto nel­l'ambito della salute.

6. A.S. Gray, Canadian Dentai Association Journal, ottobre 1987, pp. 76-83.

7. John Yiamouyiannis, Fluonde, Voi. 23,1990, pp. 55-67.

8. Center for Health Action, 30 marzo 1990).

9. Clinical Pediatrics, novembre 1991.

10. L Seppa, S. Karkkainen e H. Hausen. "Caries Trends 1992-1998 in Two Low-Fluoride Finnish Towns Formerly With and Without Fluoridation." Caries Res 34.6, novembre-dicembre 2000, pp. 462-468).

11. J.V. Kumar e P.A. Swango. Community Dent Orai Epidemiol 27.3, giugno 1999, pp. 171-180).

12. vedi 'The Science and Practice of Caries Prevention" di J.D.B. Featherstone in Journal of the American Dentai Association 131, 2001, pp. 887-899)

13. Codice del 1946 che regolamenta la sperimentazione medica sugli uomini, in cui viene in particolare sancita l'obbliga­torietà del consenso informato prima di un qualsiasi trattamen­to medico.

 

Siti web per ulteriori ricerche:

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Fluoride Action Network, <www.fluoridealert.org>

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NoFluoride.com

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