ALESSANDRO

TETI

TORRICELLA PELIGNA NEGLI ANNI 50 & 60

 

 

 

 

IL NATALE

I1 Natale è indubbiamente la Festa più amata dagli Italiani. Anche a Torricella era molto sentita, basti ricordare questi detti per capire come fosse intensa l'attesa: "Sanda Necole, Natale a diciannove" "Sanda Cungètt, Natale a diciassètt" "Sanda Lucia, Natale a tridìcine" "San Tumass, Natale a quattr pass". I1 presepe e l'albero, come tradizione consolidata, venivano preparati il giorno dell'Immacolata. Presso il negozio di Gerardo Porreca (dove oggi c'è la farmacia) venivano esposte le statuette di gesso (li pupièzz) e i bambini si assiepavano davanti alla vetrina per ammirare estasiati quei graziosi oggetti ai quali ogni anno si aggiungevano delle novità. Intanto cominciava la ricerca del muschio (muscill): la mattina a scuola ci si metteva d'accordo e il pomeriggio si partiva alla volta di qualche boschetto, ma spesso si ritornava a mani vuote. Per l'albero l'impresa era più ardua. Premesso che non si poteva comprare l'abete, né vero né finto, perché non era in commercio, bisognava ricorrere a "lu inibbele" (il ginepro) un arbusto dalla forma non molto aggraziata, che per di più ha la pessima abitudine di andare a spuntare in luoghi montuosi o poco accessibili, non solo, ma i suoi rami sono ricoperti di fastidiosissimi aghi, pronti a pungerti appena li sfiori. Ciò nonostante parecchi ragazzi torricellani si avventuravano alla ricerca di quelle piante per addobbarle in casa propria o più spesso, per ricavare qualche spicciolo dalla loro vendita. In chiesa una decina di giorni prima del 25, tutte le sere, si svolgeva la novena natalizia. Ai bambini era riservato il posto intorno all'altare, per loro il momento più bello era quando si eseguiva la canzoncina "Bambinello, bello, vieni vieni non tardar". Da un altoparlante si diffondevano le suggestive note dell'Ave Miaria di Gounod. Inoltre durante tutto il periodo delle feste era in funzione una megapesca di beneficenza, al cospetto di un grosso albero, con gli oggetti forniti gratuitamente dai negozianti del paese. I1 premio di maggior valore era un orologio da polso che, sebbene di dubbia qualità, era ambito da molti, non solo, ma si faceva desiderare tanto, infatti il numero ad esso corrispondente, strano ma vero non veniva estratto mai prima del 6 gennaio! Almeno così risulta dagli annali della storiografia torricellana.

Dolci e Pranzi
Nei giorni che precedevano immediatamente il Natale le mamme e le nonne si trasformavano in abili pasticciere. Tra le più assidue in queste piacevoli faccende meritano di essere ricordate zia Iole TETI e zia Rosina PORRECA, la cui abilità nel preparare fritti, celli pieni, calzoni, amaretti, pizzelle, ostie ripiene, (fiadoni a Pasqua), era nota a tutti. Molte giovani donne ricorrevano ad esse per apprendere l'arte di preparare i dolci.
I1 panettone fece la sua comparsa negli anni '60, ai tempi del cosiddetto "miracolo economico" ma per qualcuno l'opportunità di assaggiarlo per la prima volta fu offerta da Gilberto Porreca, il quale, in occasione delle festività, soleva regalarlo ai clienti più assidui del suo negozio. La Vigilia, chi poteva permetterselo, mangiava il capitone, altrimenti si ricoreva al baccalà. La mattina di Natale i bambini si recavano in casa dei parenti per formulare gli auguri, recitare la poesia e soprattutto per ricevere qualche dono in denaro. Prima del pranzo, sotto il piatto del capo famiglia, ponevano la letterina. "Cara mamma e caro papà, in questo lieto giorno di festa e di pace in cui è nato il Bambino Gesù, io vi voglio augurare con tutto il cuore di stare bene in salute, come pure ai cari nonni, agli zii, ai cugini e ai parenti tutti vicini e lontani. Prometto che da oggi in poi sarò più buono, più ubbidiente e più studioso.
Vi prometto che non dirò più le bugie e le parolacce. Tanti saluti e Buon Natale a voi tutti dal vostro affezionatissimo figlio Antonio".
Finalmente iniziava il pranzo con antipasto, brodo di tacchino, pasta alla chitarra, ragù e arrosto di agnello, frutta, dolci, vino a volontà. Dopo la grande abbuffata, tutti al cinema! Generalmente si proiettavano film comici che si confacevano al gusto di tutti: grandi e piccoli, uomini e donne. Dopo il cenone di San Silvestro, ecco infine l'Epifania "che tutte le feste si porta via". Comunque la tristezza per la fine delle vacanze era abbondantemente superata dalla gioia per la sorpresa della calza piena di tanti regali: torroni, cioccolatini, qualche giocattolo (pistole, bambole, cavallucci di cartone...). La chiusura ufficiale delle feste avveniva il pomeriggio del sei gennaio in chiesa mediante il bacio del Bambinello.