|
In
questa puntata si spia nell'officina della scrittura. Giovanna Zucconi
e Silvio Orlando parlano del libro di Nanni Balestrini I furiosi,
un'opera che non ha punteggiatura, e può essere, è il caso di dirlo,
letta tutta d’un fiato. È la storia di un gruppo ultrà milanista
che vive un'esistenza violenta e utilizza un linguaggio è basso e
volgare. Alessandro Baricco analizza accuratamente una frase tratta da
Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. È un
periodo lungo e costruito con una sapiente architettura che ha in sé
la grazia di un andamento musicale.
Nell'elaborazione di una frase così ricca e complessa, il tentativo
dello scrittore sembra essere quello di dare ordine al mondo, di
sfuggire al caos del reale, di ricucire le ferite che dal mondo
provengono.
Esempio
di segno opposto è un brano tratto da 42° parallelo di
John Dos Pasos: qui la punteggiatura è sparita, la musica è rotta,
spezzata, esplosa; lo scrittore non ricuce il mondo ma anzi apre le
ferite. È poi la volta di Thomas Bernhard che, invece, insieme apre e
cuce le ferite. Nel suo Un bambino oggetto
dell’attenzione è un’infanzia già spezzata. La puntata si chiude
con un'intervista di Baricco a Emilio Tadini.
“La letteratura nasce dal risentimento“, dice Sartre, quindi lo
scrittore può essere considerato un uomo contro? Pittori e scrittori
tendono a mettere ordine e armonia contro il disordine della realtà o
creano il disordine per contrastare la falsa armonia del reale. Forse
lo scrittore è la figura dell’eroe perdente, figura che nasce con i
greci e arriva fino ai protagonisti delle comiche del cinema muto.
L'idea dello scrittore come guida morale funziona nella fase di preparazione
della rivoluzione. Quando il potere rivoluzionario si insedia, come
accadde in Russia, la grande letteratura si esaurisce.
Fonte: RAI |