Anche in Italia si tende ormai ad anticipare i tempi della stagione letteraria, come avviene altrove. Così, quando siamo ancora ad agosto, già arriva in libreria il nuovo romanzo di Alessandro Baricco, con tanto di "chat in diretta", dalle 15 alle 18 di oggi, dello scrittore con i suoi lettori, sempre numerosissimi
(www.rcslibri.it). S'intitola Senza sangue, il quinto romanzo dell'autore torinese (Rizzoli, pagg. 110, 10 euro) e probabilmente incanterà i fans, come i precedenti: lungo all'incirca come un articolo di Citati, si legge in un'oretta; è, come sempre, pieno di strizzatine d'occhio a diverse categorie di lettori; lambisce territori oscuri guardandosi bene dell'addentrarvisi. Insomma, farà contenti sia i fans incondizionati, sia gli accaniti detrattori, dal momento che sia gli uni che gli altri vi troveranno in abbondanza argomenti per confermare i rispettivi punti di vista.
Il primo dei due capitoli sembra un film di Sergio Leone: in una fattoria isolata, in un paese e in un'epoca che non vengono indicati (potrebbe essere la Spagna all'epoca della guerra civile) un uomo vede arrivare, in lontananza, una vecchia auto e capisce subito di che si tratta. Nasconde una bambina, sua figlia, sotto una botola, il figlio in una legnaia e si dispone, armi in pugno, ad affrontare gli intrusi. C'è un violento scambio di colpi, poi uno degli assalitori riesce a prendere alle spalle l'assediato e fa entrare i suoi compagni. Scopriamo che l'uomo della fattoria è un medico, che forse ha compiuto delle efferatezze durante la guerra che si è da poco conclusa, alla fine lo ammazzano e incendiano la fattoria. Ma la bambina, chi sa come, si salva.
Cinquant'anni dopo, ritroviamo la stessa bambina, diventata un'anziana signora, che cerca e trova l'unico degli assalitori ancora sopravvissuto (quello che aveva aperto la botola e l'aveva vista, senza denunziarla ai suoi compagni ma anche senza fare nulla per salvarla dall'incendio). Sembrerebbe che, anche dopo tanto tempo, si tratti di consumare una tardiva vendetta. Ma in verità la situazione ha uno sviluppo del tutto imprevedibile e non poco paradossale, conforme del resto al seguente enunciato: "per quanto la vita sia incomprensibile, probabilmente noi la attraversiamo con l'unico desiderio di ritornare all'inferno che ci ha generati, e di abitarvi al fianco di chi, una volta, da quell'inferno, ci ha salvato".
Una delle chiavi del successo di Baricco (insieme ad altre più banali: è carino, viene bene in televisione, riesce a essere nei posti giusti nel momento opportuno) è sicuramente questa: sfiora gli Argomenti Importanti in modo accattivante, e questo dà al lettore l'impressione di affrontare senza fatica l'Alta Letteratura, che solitamente richiede sforzi ben più impegnativi. La formula funziona perfettamente anche in questo caso: il lettore si trova in ambiti narrativi che gli sono familiari, ma, se vuole, è indotto a porsi delle domande: chi sono i protagonisti? in nome di che cosa si battono? (certi accenni finali sembrano chiamare in causa il Comunismo). E ancora: chi sono i "buoni" e chi i "cattivi"? è giusto distruggere per costruire un mondo "migliore"? che cosa trasforma in assassini degli uomini "normali"? E si potrebbe continuare per un pezzo. Troppo, decisamente, per una storia così esile. Però, entro certi limiti, funziona. E, se si hanno ben presenti tali limiti, si può anche dire che Baricco ha vinto la sua scommessa.
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