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di Alberto Papuzzi
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Ci sono scrittori che stabiliscono una complicità coi loro lettori, nel senso che ciò che narrano viene letto come qualcosa di esclusivo, scritto apposta per quei lettori, all´interno di un comune immaginario e attraverso una lingua condivisa. Alessandro Baricco è uno di questi scrittori, fin dal suo esordio, con Castelli di rabbia, quindi con Oceano Mare, ma soprattutto con Seta. Di questo rapporto speciale fra autore e privilegiati lettori, che richiede e propone sia straordinarie costruzioni fantastiche sia una lingua eccezionalmente plastica, è una conferma il nuovo libro in uscita oggi da Rizzoli: Senza sangue, sottile (105 pagine), economico (10,00 euro), nervoso e violento. Il soggetto è la guerra, rappresentata attraverso la vicenda di un piccolo gruppo di persone, capaci però di diventare simboli dei vari aspetti con cui al giorno d´oggi le guerre ci assediano di nuovo, dall´ex Jugoslavia all´Afghanistan, dalla Cecenia al Medio Oriente, fino ai conflitti tribali africani: ritroviamo, personificati, l´asprezza, il dolore, la ferocia, l´empietà di cui ogni guerra è carica, e soprattutto la vendetta come sentimento che le guerre lasciano in eredità per generazioni. Quella agitata in queste pagine è probabilmente la guerra civile spagnola, ma come sempre, nei romanzi di Baricco, non ci sono indicazioni di un luogo, né di un tempo preciso. Il libro è diviso in due capitoli, quasi dello stesso numero di pagine, minimalisticamente intitolati "Uno" e "Due", che costituiscono il prima e il dopo della storia. I due testi riescono ad essere del tutto diversi, e persino contrapposti, pur mostrandosi parti indissolubili di un unico prodotto. |
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