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autore n.d. 
Data di pubblicazione: 30/08/2002
L'Eco di Bergamo

Attesissimo, è uscito il romanzo dello scrittore di "Oceano Mare": una guerra civile lascia una traccia indelebile nella memoria e nella coscienza

Italia? Bosnia? Spagna? nessuno di questi posti in particolare, ma ovunque ci sia stata una guerra civile dove la vendetta o la presunta giustizia abbia lasciato una traccia indelebile di violenza. Questo l'ultimo romanzo di Alessandro Baricco "Senza sangue" (Rizzoli, 104 pagine; 10 Euro) uscito mercoledì nelle librerie. 
Una copertina quasi minimalista dove il bianco totale è interrotto solo dal nome dell'autore, dal titolo del libro e da una lunga, frastagliata, striscia rossa che simboleggia il sangue della storia. La storia non è collocabile né geograficamente né temporalmente e lo stesso Baricco avverte in una nota che la scelta frequente di nomi ispanici "è un fatto puramente musicale". 
Il libro si compone di due parti, l'una nel tempo distante dall'altra: la prima comincia quando una vecchia Mercedes, con a bordo quattro uomini, raggiunge una fattoria isolata. L'uomo che è nascosto in quella fattoria corre a nascondere la figlia in cantina, mentre il figlio, imbracciato un fucile, attende insieme a lui l'arrivo di quegli uomini. 
È appena finita la guerra civile, lui era dalla parte dei forti che ora hanno perso e, come medico, ha sulla coscienza le torture che ha inflitto ai deboli di un tempo. Sa benissimo perché lo cercano e quello che vogliono fargli. I quattro uomini sono mesi che attendono quel regolamento di conti e non hanno più remore: uccidono l'uomo e il figlio. La piccola si salverà pur assistendo al massacro: il più giovane dei quattro si accorgerà di lei, ma la lascerà sopravvivere. 
La seconda parte si svolge molti anni dopo: la bambina è oramai una "donna dai capelli bianchi", ma né il tempo - né la vita perigliosa che ha condotto - hanno lenito la violenza che ha segnato la sua infanzia. Ha un solo scopo: rintracciare l'uomo che, pur salvandola, ha ucciso il padre e il fratello e domandargli perché. 
Pedro Cantos - questo il nome di quel giovane oramai vecchio anche lui - quando se la trova davanti capisce che il passato è tornato a bussare alla sua porta. Si aspetta che la violenza di un tempo sia ripagata della stessa moneta: questo insegna la realtà. Ma succederà qualcosa di imprevedibile... 
Baricco traccia così una storia che è una sorta di apologo sulla violenza e sul dolore che provoca, ma soprattutto sul legame che unisce aguzzino e vittima. Alla donna, nel culmine della vicenda, affida questa riflessione: "Allora pensò che per quanto la vita sia incomprensibile, probabilmente noi l'attraversiamo con l'unico desiderio di ritornare nell'inferno che ci ha generati, e di abitarvi al fianco di chi, una volta, da quell'inferno, ci ha salvato. Provò a chiedersi da dove provenisse quella assurda fedeltà all'orrore, ma scoprì di non avere risposte". 
E più avanti: "Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni. Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa poi fare per sempre. In un lungo inferno identico a quello da cui veniamo. Ma d'improvviso clemente. E senza sangue". 
Nel pomeriggio di ieri Baricco - che come è sua abitudine ha scelto il web per il lancio dei suoi libri - ha dialogato direttamente con i lettori dalle 15 alle 18 sul sito della Rizzoli. 
"Senza sangue è un romanzo compatto, non ci sono strappi, è come il passo di uno che sale su una montagna", ha detto Alessandro Baricco. 
Ha stilato un'ideale classifica dei suoi libri , mettendo al primo posto "Castelli di rabbia": "Perché c'erano un'originalità e una forza lì dentro che continuano a sembrarmi speciali. Ma forse la storia migliore che mi è venuta in mente è Novecento". Stupirà molti sapere che il libro che ama di meno è "Oceano Mare", uno dei più apprezzati dal pubblico: "Oceano Mare è il libro che sta meglio in bilico fra complessità e ordine, tra generosità e rigore. Però è proprio per quello che io non riesco ad amarlo come certi miei lettori: mi sembra un po' troppo "giusto". I libri dovrebbero essere sempre delle avventatezze, dei gesti maleducati, degli errori".