VIAREGGIO - Dopo Shakespeare, Baricco.
John Madden, il
regista che ha
portato sullo schermo il bardo innamorato con il volto nobile di Joseph
Fiennes, trasformerà in film la leggerezza, l'erotismo, il mistero di
"Seta" di Alessandro Baricco.
Il primo ciak potrebbe essere battuto nella primavera 2001. Dopo
"La leggenda del pianista sull'oceano", che Giuseppe Tornatore
ha tratto dal suo monologo "Novecento", "Seta"
sarà il secondo film tratto dalle pagine di Baricco. Che ieri a
Viareggio, ospite del festival Europacinema, ha raccontato i particolari
del suo impatto con il cinema. Quello con la C maiuscola. Quello di
Hollywood. "Da "Seta" può venir fuori un film ignobile,
di una bruttezza abnorme: per questo avevo molte resistenze a cederne i
diritti. Ho lavorato per un po' su "Seta" insieme a Mike
Figgis, poi il progetto non è andato avanti.
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Mi
si è presentato John Madden, il regista di "Shakespeare in
Love", e ho capito che poteva essere il tipo giusto per non fare un
film brutto. Ho dato il mio ok, e
insieme a un allievo e a due insegnanti della scuola Holden abbiamo
scritto una prima sceneggiatura, che adesso è terminata".
Per i non baricchiani, la Holden è la scuola-laboratorio di scrittura
che Baricco dirige a Torino. Non è stata tutta rose e fiori
l'esperienza di Baricco come sceneggiatore. Dietro c'era la Miramax, la
stessa casa di produzione di "Shakespeare in Love", quella che
distribuisce negli Usa "La vita è bella", a
controllare.
"Scrivendo il film, ho imparato molte cose. Sul cinema, e sugli
americani. Mi sono accorto che abbiamo due concezioni opposte del
cinema. Ogni tanto veniva da noi un analyst: doveva vedere che cosa
stavamo scrivendo e suggerire soluzioni. Beh, ho capito che per gli
americani quella storia lì, la storia di un uomo normale che vive una
storia pazzesca, che gli incrina ogni certezza, gli sconvolge la vita,
doveva avere per forza un finale, con 'l'insegnamento'. Quello che il
protagonista trae da tutto questo. Ma il fatto è che il protagonista
non ne trae nessun insegnamento. Capisce solo che l'esperienza umana è
inspiegabile". "Per gli americani", spiega Baricco,
"la vita è come un negozio. Entri, e devi per forza uscirne con
qualcosa. Un insegnamento, un pistolotto finale. Quanti film sono
rovinati dal discorso finale? Se il protagonista di "Seta" fa
un discorsino finale su quello che ha imparato, il mio libro lo puoi
buttare nel…".
Però si vede anche che, in fondo, il gioco del cinema gli piace.
"Ma sì, ho anche scritto una sceneggiatura da "Castelli di
rabbia", per il produttore Domenico Procacci. Ma sarebbe un film in
costume costosissimo, non lo faranno mai".
Conclude: "In ogni caso, non pretendo che un film sia il mio libro.
So perfettamente che saranno due cose diverse. Vedrò solo, al cinema,
una storia di cui conosco perfettamente la trama. E' come quando vedi,
su una rivista per uomini, una tua vecchia fidanzata. E' quella, ma non
è quella, è più liscia, più irreale: e poi, che cosa ci fa addosso a
lei quel serpente?…".
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