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di Simone Bagnacani
Data di pubblicazione: 06/02/03

SCANDIANO. Tutto esaurito l'altra sera al Boiardo per accogliere Arnoldo Foà, interprete di «Novecento» di Alessandro Baricco. Il maestro è accompagnato in questa avventura da Gabriele Vacis, che aveva già diretto sullo stesso testo Eugenio Allegri, anni fa. Come ha detto il protagonista «Allegri era "Novecento»" mentre questa nuova edizione cerca un'altra anima per lo spettacolo».

Foà infatti in questo spettacolo è il narratore per eccellenza, racconta e evoca scene, immagini, colori e particolari scorrendo sulla scrittura espressiva di Baricco. Con il piglio del maestro scivola sulle battute ad effetto, senza enfatizzarle e puntando sul tono e il ritmo del racconto.
Sono i cambi di velocità e tono a mutare le maschere ai tanti personaggi che si avvicendano sulla faccia dell'unico attore in scena.
Con l'intento di aiutare la capacità evocativa delle parole di Foà, Vacis, introduce artifizi scenici che risultano però, a volte, troppo pesanti. Il pianoforte, su cui è costruita la scena, che oscilla su di un palco meccanico distrae il pubblico dal fiume di parole che prosegue incessante, in un effetto non del tutto convincente e, forse, troppo artefatto per il tipo di spettacolo.
A questo si aggiunge la tastiera, illuminata al neon, che suona da sola: non aggiunge niente allo spessore della narrazione ma anzi colpisce per la mancanza di gusto, tinta forte su uno sfondo pastello.
Ma è al di sopra di queste soluzioni sperimentali, buone come idea ma da rivedere nell'attuazione, che si svolge lo spettacolo: sopra il finto pianoforte due piccole pareti racchiudono un letto e una sedia tra i quali oscilla l'anziano attore. Alle pareti foto d'epoca e quadri di Van Gogh che ben si sposano con la teiera e la pipa che vengono in aiuto a Foà nella narrazione.
Le strane avventure del pianista Novecento, prendono forma per scomparire subito, in due ore di musica e parole, come un bel sogno che si conclude in un lungo applauso.