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di Paolo Petroni
Data di pubblicazione: 14/11/2002
La Gazzetta del Sud

Si chiama "City reading project", tre diverse serate, ognuna con tre repliche, basate sulla lettura spettacolarizzata di alcune parti del libro "City" di Alessandro Baricco, ideate dallo stesso autore all'insegna del suono e della leggerezza per il festival RomaEuropa, da oggi al 24 novembre al teatro Valle.

"Bisogna essere leggeri come l'uccello e non come la piuma", replica secco Baricco, citando Paul Valéry, a chi gli chiede se lo spettacolo, oltre che leggero, sarà con o senza sangue. L'allusione è al suo ultimo romanzo, accusato da vari critici, appunto come dice il titolo, di essere "Senza sangue". 
I temi lasciano pensare che vita ce ne dovrebbe essere visto che le prime serate vertono su tre racconti western (senza pistole, avverte), le ultime su tre di boxe e quelle centrali su una sorta di saggio conferenza su "L'onestà intellettuale", che la sera del 20 leggerà lo stesso Baricco e le altre due Stefano Benni, "Che legge da Dio, perché conosce la logica di un testo, sa come tenere il pubblico e poi è anche bello da vedere, con quella sua aria da clown triste". Lo scrittore racconta di essere partito dal desiderio di leggere il libro per un'ora e mezzo. Certo che così è noioso! si è replicato da solo. Per questo ha pensato di metterci allora attori, scena, luci, "ma senza fare assolutamente nulla di più di quel che è necessario per far accadere il testo, che è la sostanza della serata, mentre non lo è lo spettacolo". 

E poi c'è la musica, con le sue incredibili potenzialità tutte da controllare ("è come guidare un Ferrari") che ha trovato la propria realizzazione grazie al duo parigino degli "Air", con la loro "velocità molto lenta: l'idea che loro hanno del tempo è la stessa che io ho della lettura", i quali hanno capito di non dover mai prevaricare il testo, anche se lo scrittore parla pure, per alcuni momenti, di "aggressione del pubblico a forza di watt". L'idea di Baricco è ancora quella delle parole che divengono suono, da cui erano già nate le serate tatral-televisive di "Totem", di "far suonare un libro e liberarne il testo in campo aperto", il che implica appunto una necessità di leggerezza così che lo scrittore ha chiesto che "tutti gli attori potessero stare in aria, non con i piedi a terra sul palcoscenico, e così saranno sparsi in alto, in posti anche precari, in cui si troveranno un po' indifesi, in bilico, il che mi piace molto, mi sembra abbia un senso". E gli attori sono giovani, scelti attraverso il circuito del cinema, perché quelli di teatro "sono incancreniti in certi loro modi e difetti che volevo evitare".