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di Emilia Costantini |
Alessandro Baricco, in scena al Teatro Valle con il suo «City Reading |
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Se poi si cimenta
in un testo teatrale, non solo trova subito ospitalità in palcoscenico (del
suo «Davila Roa», Luca Ronconi ne fece cinque anni fa una rappresentazione
faraonica, spendendo quasi un miliardo di vecchie lire), ma in altri casi
viene portato anche sul grande schermo da un regista famoso («Novecento»,
diventato «La leggenda del pianista sull' oceano» con la regia di Giuseppe
Tornatore). Insomma, Baricco è un fenomeno, una macchina multimediatica
(libri, tv, cinema, radio e anche forum internettiani) che è garanzia di
trionfi popolari. Spesso divide la critica e divide anche il pubblico (alla
prima del «Davila Roa» al Teatro Argentina, furono fischi solenni) ma è
certamente un idolo delle platee femminili. Perché Baricco, oltre a essere
bravo è anche considerato bello: piace alle donne quella sua aria svagata da
eterno ragazzo, quegli occhiali da intellettuale, quelle camicie aperte sul
collo, quei blue jeans négligé. E allora, in un consesso femminile, basta
citarne il nome, per provocare sospiri, evocando fantasie non sempre soltanto letterarie. Tant' è. L' altra sera, al Teatro Valle per il Festival
RomaEuropa, lo scrittore è stato protagonista di un nuovo evento. |
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