Il 7 aprile, nell'ambito de
I lunedì del teatro - Incontri fra Attori, Scrittori e Pubblico
al Teatro Argentina di Roma, Baricco legge e spiega 3 racconti, di
Hemingway, Fenoglio e Leskov.
In particolare verranno letti:
:: Un posto tranquillo illuminato
bene, uno dei Quarantanove racconti di Ernest Hemingway;
:: ll
Gorgo, brevissimo racconto di Beppe Fenoglio
:: L’angelo
sigillato, racconto lungo – quasi un romanzo breve – di Nikolaj
Leskov.
Tre racconti, tre storie diverse, scritte da autori che vengono da mondi apparentemente molto distanti tra loro: l’America della prima metà del Novecento, l’Italia durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Russia dell’Ottocento. Alessandro Baricco li
legge e prova a spiegare “come funzionano”: quali sono i meccanismi, i procedimenti, i riti che stanno dietro all’arte del raccontare.
Ecco quanto ci ha
riportato Giovanna, una gentilissima frequentatrice del sito che
ha assistito alla serata:
Ciao a tutti,
e a Vito in particolare che voleva commenti sulle letture di Alessandro all'Argentina: il "Prof. Baricco" e' stato bravo, come al solito... si vede che gli piace condividere le letture e i brani cha ama di piu' con il resto del mondo e quindi, quando lo fa, ci mette tantissimo entusiasmo e carisma.
Ha iniziato con un racconto breve di Hemingway, spiegando cosa ci aveva trovato di incredibilmente bello: il linguaggio scarno, il ritmo oscillante tra il dialogo, diretto e senza l'intercalare dei "disse" e i rispose", completamente privo dello sguardo interpretativo dello scrittore, e i flash del "fuori", piccoli sguardi sul mondo circostante, immagini che non entrano mai come storia, rimangono nella retina dei due protagonisti, ma che spostano l'attenzione, per un istante, del lettore, per poi ritornare al dialogo. Uno stile secco e, per quell'epoca, innovativo, che Alessandro attribuisce ad una trovata geniale di Hemingway ma che, secondo il mio modestissimo parere, e' un naturale processo di avvicinamento dal linguaggio
letterario classico a quello parlato che, nel caso di Hemingway, risente della tipica sintesi di pensiero della lingua inglese e del pragmatismo americano.
Il secondo e' stato un bellissimo racconto di Beppe Fenoglio intitolato "Il gorgo": anche questo piuttosto essenziale, scarno, ma ricco di emozione per lo sguardo bambino con cui viene raccontata la storia di un uomo che ha, probabilmente, intenzione di suicidarsi buttandosi in una parte del fiume chiamata, appunto, il gorgo: viene salvato dalla presenza insistente di suo figlio che intuisce il suo pensiero e non lo lascia solo un istante fino a riportarlo a casa.
La terza lettura era tratta da un libro di Leskov, la parte iniziale prima di entrare nel vivo del racconto. Alessandro individua uno schema classico in cui quello che racconta la storia, il narratore, si delinea all'improvviso tra un gruppo di persone riunite, in una notte fredda e tempestosa, in una isba (l'isba e' una tipica abitazione russa: ha forma quadrata, un piano unico e spesso stanza unica. Vi ho copiato la definizione perche' Alessandro rideva e faceva facce strane ogni volta che la nominava...).
Il narratore appare, in quanto tale, quando, in una discussione sui viaggiatori, qualcuno dice qualcosa come:" I viaggiatori, in una notte cosi', li porta il diavolo" e quest'uomo risponde: "No, li porta l'angelo, io lo so, io ho visto".
L'attenzione si sposta sull'uomo a cui viene chiesto, con interesse, di raccontare, e l'uomo risponde "Se volete...". Alessandro parte da questo "Se volete..." per spiegare la sua visione del ruolo del narratore: un narratore, uno scrittore, e' tale in quanto racconta delle storie alla gente, ma soltanto se la gente le/lo vuole ascoltare, senza nessun tipo di obbligo morale alla lettura. Il suo ruolo dipende da quel "se volete..." , frase che nel libro viene seguita da un invito al narratore, da parte delle persone che vogliono ascoltare il racconto, ad avvicinarsi e a prendere una posizione piu' comoda. Il narratore, che si trovava in ginocchio, gentilmente rifiuta e comincia a raccontare.
Anche il rifiuto di mettersi in una posizione piu' comoda viene incorporata nel "manifesto" del narratore secondo Alessandro: raccontare non significa mettersi comodi ed avvicinarsi, una distanza va mantenuta ed e' giusto che sia cosi', e la posizione scomoda e' la posizione in cui il narratore si trova sempre, perche' non e' facile fare questo mestiere, e devi soffrire, star male per essere in grado, ed avere voglia e necessita', di raccontare... ne sembrava veramente convinto, cosi' convinto che non riusciva piu' a smettere di raccontarsi: e' stato simpatico, e interessante ascoltarlo.
Fine del report: non avevo mai scritto al vostro gruppo, ma stavolta mi sembrava utile e doveroso dare un contributo, visto che ero la'.
Gio |
|