___ MENU ___ | Elogio di Paperone, un adorabile avaro | |
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Alessandro Baricco |
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Incredibile cosa siano riusciti a fare partendo da un elementare personaggio di Dickens. Un personaggio, oltretutto, sgradevole, perfino un po' pauroso, inquietante: invischiato in una storiella natalizia moraleggiante che lo costringe a una conversione un po' posticcia. E in effetti il primo Paperone era un personaggio sgradevole come lo Scrooge dickensiano: implacabilmente cattivo, solo da far paura, crudele sino all'eccesso; anche i tratti del disegno erano senza pietà, descrivevano un papero perso, decorato da un ghigno cinico che non aveva nessuna parentela con un sorriso. |
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Come siano riusciti da lì a generare il personaggio più simpatico della banda dei Paperi, è cosa che non riesco a spiegare. So però che è successo. Per quanto Paperino sia geniale, per quanto Paperoga resti il protagonista di memorabili storie, per quanto Archimede Pitagorico resti sempre nel mio cuore, il più divertente è lui: Paperone. Cioè, non è tanto questione di essere divertente o no: il fatto è che senza di lui non esisterebbe niente. Voglio dire, se ci si pensa bene, lui è come Don Giovanni o Amleto (bum, l'ho detta): personaggi che non abitano un mondo ma lo generano, e se loro scomparissero, tutto intorno a loro scomparirebbe, perché non avrebbe più una sua autonoma necessità. Per quanto Donna Anna sia un bellissimo personaggio, sarebbe mai esistita senza Don Giovanni? Sarebbero mai diventate memorabili le beghe della corte di Danimarca (pensa te, cosa c'è di più insignificante della politica danese?) senza la presenza di Amleto? Esisterebbe Paperopoli senza Paperone? No. Il suo Deposito troneggia simbolicamente in mezzo alla città rendendo chiaro anche a un bambino che lui, il vecchio papero miliardario, è l'origine e la fine di tutto. E per quanto esistano storie orfane in cui lui non compare, si può ben dire che non accade qualcosa, veramente, in quel mondo, prima che sia lui a volerlo. Se ne stanno lì, tutti, a fare la loro vita regolarmente che non finirebbe mai, quando all'improvviso arriva lui: il telefono di Paperino salta su come su una bomba, la porta del laboratorio di Archimede si spalanca, nella loro roulotte i Bassotti leggono una notizia che lo riguarda sul giornale: e lì inizia tutto. Accade tutto. Niente da fare: lui è il protagonista, gli altri gli ruotano intorno. Lui è il genio. Posso annotare sette cose che adoro di lui? 1. La
vocazione all'eccesso. 2. I
tentativi di suicidio. 3. La
violenza. 4. Le
frittelle. 5.
Cartelli. 6. I
conteggi. 7. I
nemici. Il fatto che ogni volta riesca a rompere l'assedio è una specie di rito liberatorio in cui il Paperone che è in noi festeggia una vittoria che, nella vita reale, è rarissima. In più lui vince, di solito, rimanendo avaro, egocentrico, iracondo, egoista, falso, cinico, cioè non perché si converte ma, al contrario, perché NON si converte: situazione in cui tutti sogniamo di trovarci. Voilà. Queste sono le sette cose che preferisco di Paperone. poi ce n'è a decine che sarebbero, comunque, da citare: il rapporto con la sua palandrana, il vezzo di nuotare nel denaro (ogni tanto ci va anche in barca), i profumi con cui lo fanno rinvenire (essenza di tallero, spremuta di doblone...), il rito della lettura a sbafo del giornale, il rapporto con Rockerduck, le donne della sua vita (le papere, va be'), ecc. ecc. Roba che non finisci più. E perciò mi fermo qui. |
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_____________________________________ Ultimo Aggiornamento_Last Update: 10 Nov. 2001 |