Ogni scrittura cerca il punto: lo va a cercare, lo insegue, alla fine lo
trova. Punto. È il ritmo del proprio spirito, ed è la promessa di un ordine. Punto. Le scritture sono respiri ordinati di linguaggio. Punto.
Nella scrittura letteraria c' è qualcosa di più. Mi chiedo se la scrittura letteraria non tramandi, accanto all' istinto atavico per il
respiro, una sorta di libidinosa attrazione per l' asfissia, o meglio, per un nonrespiro.
Così si potrebbe immaginare tutta la scrittura letteraria come un arco teso tra due punti:
1) trovare il punto; 2) evadere dal punto.
Detto in altro modo:
1) creare un ordine; 2) evadere dall' ordine.
Oppure, raccogliendo tutto in un unico principio:
1) creare un ordine e poi sfasciarlo.
Si potrebbe anche dire: imparare a respirare così bene da rimanere, per la meraviglia, senza fiato. Una
prodezza è respirare. Una prodezza è andare oltre al respiro. Annoto due
esempi, per utilità.
Il primo, proustiano, dimostra il livello raggiunto dalla scrittura letteraria nella ricerca del respiro. L' acrobazia
consiste nell' allontanarsi sempre di più dal punto di partenza, collezionando dettagli di mondo, e poi riportare indietro il lettore al
saldo appiglio del punto (la chiusura del respiro) dimostrandogli che, sotto la guida del linguaggio, non c' è squarcio di mondo che alla fine
non possa essere suturato, e dunque risanato, dalla perizia tecnica e dalla lungimiranza spirituale dello scrittore.
Il secondo esempio, da Dos Passos, mostra dove si finisce se si sospende l' uso del punto,
suggerendo che nessuno squarcio di mondo resta autentico se raccolto nell' artificialità del respiro e ricostruito dalla artificiale protesi
della sintassi. Il mondo non respira: agonizza l' esempio dice.
Forse una cosa utile sarebbe avere a disposizione un segno che indicasse
la rottura di una frase, e non, come il punto, semplicemente la sua fine. Ci sono frasi che finiscono ma non sono affatto finite. Ci sono
sequenze di frasi non finite. Ci dovrebbe essere la possibilità di lavorare su mozziconi di frasi. Una soluzione attualmente è il tre
puntini céliniano.
Io ho provato a usare lo slash (/) e quando non c' erano ancora gli indirizzi web suonava un po' misterioso. Adesso che
si è fatto l' occhio, sembra che con i lettori funzioni. Graficamente non è una meraviglia, ma dà bene il senso dell' interruzione e della
ripresa rapida. So che non è elegante, ma per dare un' idea devo citare
un pezzo di City.
Mi spiace: non c' è in nessuna donna tutta la donna
che c' è in un tacco a spillo perso per strada / lì c' è a portata di
mano qualcosa che assomiglia / qualcosa che è il nocciolo ultimo dell' immane collettiva esperienza e storia giacente sotto il nome di donna /
diciamo la verità cangiante / più precisamente ciò che nel reale corrisponde a quanto nel nostro orizzonte percettivo accade in quanto
emozione e sensazione riportabile all' espressione linguistica donna.
Più o meno così. O lo slash o qualcosa di meglio. Ma a me quel segno manca.
La
Repubblica, 5 maggio 2001