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Questo breve articolo è nato con l’intento di ricordare la figura di Michael Karoli scomparso nel dicembre del 2001 a soli 53 anni; per tutta una serie di questioni si è trasformato in uno scritto che parla del suo gruppo; uno dei più importanti gruppi di rock “evoluto” della storia i CAN.

Il gruppo si forma nel 1968 attorno a Holger Czukay (bassista) e Irmin Schmidt (tastierista); provengono dalla  musica classica e si erano conosciuti precedentemente ad alcuni seminari sull’avanguardia musicale tenuti dal compositore classico Karlheinz Stockhausen.

Irmin Schmidt dirigeva prestigiose orchestre sinfoniche, nel 1966 si reca a new York per partecipare ad un importante concorso per direttori d’orchestra, dopo avere superato la prima fase di selezione  si ritira perché durante la sua permanenza conosce La Monte Young, Steve Reich, John Cage e Terry Riley maestri dell’avanguardia e resta folgorato dall’idea di una musica libera da schemi che desse maggior spazio all’istinto. Tornato in Germania riprende contatto con Holger Czucay e dalla loro intesa nasce l’idea di formare un gruppo di musicisti di diversa formazione ma fra loro complementari.

Inizialmente il progetto ha il nome di “Inner Space” e prevede anche un flautista, prende poi forma definitiva quando viene completato da Jaki Liebezeit, batterista di talento proveniente dal free jazz, e da Michael Karoli chitarrista e assume definitivamente il nome CAN.

Liebezeit, Czukay e Schmidt sono musicisti maturi che viaggiano verso i trenta anni con un esperienza quindicennale alle spalle. Michael Karoli è di circa dieci anni più giovane ed è un allievo di Czukay; è proprio lui ad introdurre Czukay e gli altri al rock, proponendogli l’ascolto degli allora recenti album di Hendrix, Zappa e Velvet Underground. Nel corso degli anni Karoli si dimostra essere un valido polistrumentista, cimentandosi anche con violino, organo e basso.

Il primo materiale viene registrato dai CAN nel giugno del 1968 direttamente durante la prima esibizione pubblica del gruppo che ha luogo in una mostra di arte moderna denominata “Schloss Nvrvenich” organizzata presso Colonia. Questa session prenderà poi il nome di “Preistoric Future” e verrà stampata nel 1984 in un edizione limitata in cassetta. In questo concerto vengono usati anche dei nastri su cui sono stati registrati suoni catturati durante la rivolta studentesca di Parigi del 1968.

Il primo vero album è “Monster movie” realizzato nel 1969; nella formazione è nel frattempo entrato come vocalist Malcom Mooney, un americano di colore che non aveva mai avuto esperienze nel campo musicale e in precedenza si occupava di insegnamento e di scultura. Mooney sul palco soffriva spesso di collassi nervosi e di attacchi di panico, per tale motivo abbandonerà presto il gruppo. Il disco viene registrato in un loro studio di registrazione da poco realizzato e battezzato “Schloss Nvrvenich” che contiene un registratore stereo a due piste e 4 microfoni; in altre parole la registrazione viene eseguita con un assoluta povertà di mezzi tecnici.

Il disco risente molto delle influenze dei Velvet Underground ed è strutturato su quattro tracce: Father cannot yell; Mary Mary so contrary; OUtside my door e Yoo doo Rigth, quest’ultimo brano è costruito attorno ad un semplice riff, ma si espande fino a raggiungere la durata di venti minuti, il brano sarà tra l’altro ripresa in modo magistrale dai Thin White Rope in “Sack Full of Silver” nel 1989. Il suono, nonostante il background dei musicisti, è decisamente crudo e ritmato, anche grazie al cantato molto istintivo di Mooney, molta evidenza viene data alle chitarre elettriche, spesso in saturazione sul modello dei Velvet.

Su impulso di Czukay il gruppo allestisce uno studio di registrazione in un castello nei pressi di Colonia, l’"Inner Space", in cui verranno realizzate gran parte delle loro produzioni.

Nel 1969 Mooney è sostituito da un vocalist giapponese Kenji “Damo” Suzuki che viene scoperto mentre fa il musicista ambulante in una strada di Monaco di Baviera; Suzuki viene definitivamente ingaggiato dal gruppo dopo uno sconvolgente concerto in cui, come ricorda Czukay, "Se ne andarono tutti mentre Damo si aggirava sul palco alla stregua di un samurai”.

Nel 1970 viene pubblicato l’album “Soundtrack”; dei sette brani presenti due sono ancora interpretati da Mooney. E’ un lavoro particolare perché si tratta di una raccolta di brani pensati come colonna sonora per una serie di film di giovani registi tedeschi.

Pur essendo, ovviamente, un lavoro piuttosto eterogeneo contiene alcuni brani assolutamente degni di nota. La delicata Tango whiskeyman; l’incedere ossessivo dei quattordici minuti di Mother Sky e il Jazz di She bring the rain, quest’ultimo brano sarà in seguito riproposto da Kendra Smith degli Opal.

Dopo “Soundtrack” i Can incideranno altri tre album con Suzuki: “Tago Mago” ( 1971); “Ege Bamyasi” (1972 ) e “Future days” (1973). La ritmica incalzante, il timbro particolare di Suzuki e il suo modo poco convenzionale di cantare, a volte ipnotico  e a volte isterico, rendono inconfondibile il sound.

Tutti concordano che l’album in doppio vinile, "Tago Mago" del '71, sia assolutamente il capolavoro del gruppo e uno dei più importanti dischi della storia del rock.  Si divide su soli sette pezzi, ovviamente di durata piuttosto elevata.

I primi tre brani sono registrati senza interruzione di continuità. La prima facciata si apre con PAPERHOUSE che viene introdotta da effetti elettronici; entra poi un ritmo in ¾ su cui galleggia la voce di Suzuki, dettano tastiere e chitarre elettriche, poi il ritmo diventa incalzante con un sussurro che si trasforma in un urlo che si staglia sugli assolo di chitarra elettrica. Sul finale il ritmo rallenta e il pezzo sfuma nella seconda traccia MUSHROOM; condotta da un ritmo spezzato e da una voce recitante fra numerosi effetti in sottofondo. La terza traccia è O YEAH, si introduce con rumori di tuono e lo scosciare della pioggia; nel sottofondo si inseriscono basso, batteria e organo con un ritmo incalzante con la voce che prima recita e poi canta in giapponese.

Seguono poi  i diciotto minuti di HALLELUHWAH, una sorta di funky dalla struttura ripetitiva, e AUMGN di diciassette minuti che contiene sonorità sperimentali. La sesta traccia è PEKING O , in cui si ascolta anche una drum machine. Chiude BRING ME COFFEE OR TEA; introduzione soffusa con il consueto crescendo con delle chitarre acustiche in evidenza.

L’album è stato registrato con pochi mezzi e spesso si è dovuta cambiare la predisposizione dei microfoni e dei registratori; in questi casi il gruppo continuava a suonare anche durante le modifiche nell’impianto e non sapeva cosa veniva registrato e cosa invece era escluso.

Nel dicembre del 1971 viene pubblicato il singolo SPOON; questo brano è il tema di una fortunata serie televisiva poliziesca tedesca e venderà oltre 200.000 copie proiettando il gruppo in cima alle classifiche di vendita in Germania, aprendo così la strada al primo tour britannico dei CAN che si tiene nella primavera dello stesso anno. Sempre nel 1972 esce anche l’album che contiene il citato singolo, il titolo è “Ege Bamyasi”.

Si apre con un delirio di percussioni con un basso accennato e inserimenti mirati di tastiera e chitarre dal titolo PINCH. Il secondo brano è un ¾ introdotto da un rumore d’acqua con una voce sussurrata (SING SWAN SONG). Menzione d’onore anche per ONE MORE NIGHT e VITAMIN C, ma anche gli altri brani sono meravigliosi esempi di musica totale; probabilmente i giapponesi Boredoms e i Naked City di John Zorn devono molto all’improvvisazione caotica di brani come SOUP.

Il gruppo è in una fase di grande creatività e sforna musica a ripetizione, infatti nel 1973 esce un altro lavoro “Future days”; quattro brani appena: Future days, Spray, Moonshake e la consueta suite Bel Air di venti minuti. Il disco è un altro apice paragonabile senza problemi a Tago Mago.

L’album si apre su un sottofondo creato dai piatti della batteria con una serie di effetti elettronici e le registrazione di vari rumori d’acqua. MOONSHAKE è un brano quasi ballabile e negli inserimenti di rumori che la caratterizzano sembra di sentire alcune cose che i Matmos registreranno trenta anni più tardi.

Dilaga il drumming di Liebezeit e nel suono si possono riconoscere inserti di elettronica, frammenti di musica concreta, sperimentazione sonora, psichedelia, progressive e jazz-rock. Il risultato è un suono unico ed inconfondibile, anche se piuttosto impegnativo all’ascolto.

Appena dopo la pubblicazione del disco Damo Suzuki si lascia trasportare dalle sue crisi mistiche, abbandona il gruppo per diventare un testimone di Geova e in seguito rientra in Giappone. Non viene sostituito e il ruolo di cantante viene preso dai restanti componenti, principalmente da Karoli.

Nel 1974 viene stampato “Soon over Babaluma”, il primo dopo l’abbandono di Suzuki. Introduce il disco la canzone DIZZY DIZZY, in cui troviamo una melodia condotta principalmente dal violino, il cantato è affidato a Karoli che imposta uno stile vocale che si rifà indubbiamente a Suzuki. La seconda traccia è un bizzarro brano cantato da Schmidt che si chiama COME STA LA LUNA; ha il ritornello in italiano, si muove su un ritmo di tango con delle voci filtrate e ha il pianoforte come strumento portante.

Seguono altri tre brani: SPLASH; CHAIN REACTION e QUANTUM PHYSICS i primi due con il solito incidere incalzante di batteria su ritmi di sapore latino, il terzo con un’atmosfera più rarefatta e un abbondanza di manipolazioni elettroniche.

L’anno successivo il gruppo pubblica “Landed” che segna un ritorno verso atmosfere più rock e la forma canzone. C’è la presenza massiccia di chitarre elettriche e il consueto contributo di manipolazioni elettroniche ad opera di Czukay. Fa eccezione il finale strumentale di UNFINISHED che rimanda al lato “cosmico” del gruppo, contiene alcuni elementi di musica ambient e il suono è caratterizzato dell’uso di un vecchissimo (già allora) sintetizzatore, l’alpha 77.

E’ l’album in cui la tecnica e la qualità della registrazione diventano professionali; prima di allora i componenti del gruppo hanno sempre registrato e mixato i brani da soli direttamente nell’INNER SPACE STUDIO che non disponeva di grandi mezzi; ora gran parte della produzione viene realizzata in altri studi di registrazione con l’apporto di tecnici esterni. Landed è infatti il primo lavoro realizzato con un multi traccia; gli altri (sembra incredibile) furono registrati direttamente in stereo.

Queste ultime due pubblicazioni sono ancora molto valide e, in particolare “Landed”, riscuoteranno un discreto successo soprattutto in Inghilterra; il periodo d’oro del gruppo è comunque finito.

Per la band inizia la decadenza che porta addirittura alla sostituzione di Czukay al basso da parte di tale Rosko Gee. Di questo periodo sono: “Unlimited Edition” (1976); “Flowmotion” (1976), “Saw delight” (1977) e “CAN” (1979), poco dopo quest’ultima pubblicazione il gruppo sospende la sua attività.

Il percorso interrotto si riavvia con una reunion dell'89 che vede il ritorno di Mooney alla voce; il risultato è “Rite Time” (1989), il lavoro è bersagliato dalla critica e sicuramente, pur non essendo così assolutamente negativo, nulla aggiunge e nulla toglie all’opera del gruppo; si tratta in sostanza di un misto di jazz, rock, elettronica con il tocco blues della voce di Mooney.

La discografia dei Can prevede anche un album di remix “Sacrilege 1” del 1997; a questo lavoro di remixaggio dei vecchi pezzi hanno collaborato con i Can personaggi del calibro di Thurstone Moore dei Sonic Youth.

Per il  resto la loro discografia comprende anche delle compilation: “Cannibalism I” e “Cannibalism II” rispettivamente del 1978 e del 1992, “Antology 25 YEARS” del 1994 e un Box set dal titolo “Sold Out” del 1999. Da ricordare anche la pubblicazione di materiale inedito del primo periodo a titolo “Delay 1968” (1981) e una raccolta di brani tratti dai progetti solisti che si chiama “Cannibalism III” del 1994.

La musica dei CAN e il carisma di Damo Suzuki hanno influenzato nel corso degli anni moltissimi musicisti, per citarne qualcuno ricordiamo: i PIL di Johnny Rotten/Lydon, i Red Hot Chili Pepper che hanno voluto consegnare personalmente un premio alla carriera alla band; i Moonshake che mutuano il loro nome da un brano di “Future Days”; i Fall che hanno in repertorio una canzone dal titolo “I’m Damo Suzuki”; i Wire; i Primal Sceam che si sono più volte dichiarati loro ammiratori; gli Happy mondays di “Pills ‘n’thrills and bellyaches” (praticamente un plagio); tutto il Post Rock a partire dagli Slint e dai June of 44; gli LCD Soundsystem e molti altri.

Tutti i componenti continuano ad essere impegnati in diverse produzioni, collaborando spesso fra loro. Il più attivo è il bassista Holger Czukay, nel gruppo si è sempre occupato di gran parte della produzione e degli arrangiamenti elettronici dei brani, sopperendo con la sua creatività alle carenze tecniche con cui si è sempre trovato ad operare.

Nei CAN è sempre stato il più propenso alla sperimentazione sonora; infatti prima ancora che il gruppo realizzasse “Monster Movie” aveva prodotto un'opera fortemente sperimentale “Canaxis”, registrata nell'estate del 1968 a Colonia e pubblicata successivamente nel 1969. Il disco fu realizzato da Czukay in collaborazione con Rolf Dammers manipolando elettronicamente delle registrazioni di canti popolari; Canaxis è una delle opere fondamentali dell’elettronica, ma Czukay può essere considerato anche un  precursore e probabilmente il primo teorico della World Music. Ha anche al suo attivo un’interessante collaborazione con David Sylvian.

Jaki Liebezeit  è stato uno dei migliori batteristi della storia; è dotato di un tocco inconfondibile, la sua precisione è tale che spesso lo si è paragonato ad una drum machine vivente. Dopo l’esperienza con i CAN forma i Phantomband, con cui ha realizzato alcuni dischi negli anni ottanta. Nel corso degli anni ha realizzato diverse collaborazioni fra cui il progetto PLURAMON con il musicista di Colonia Marcus Schmickler, in cui spicca un amalgama di suoni elettroacustici molto valido ed intrigante.

Anche Irmin Schmidt ha pubblicato alcuni lavori solisti fra cui una collaborazione con l'artista drum'n'bass giapponese Kumo.

 

"We were never a normal rock group.

Can was an anarchist community." Irmin Schmidt

 

in italiano sul kraut rock  http://digilander.iol.it/krautprogrock/deutch.htm 

sito ufficiale della casa discografica spoon record  http://www.spoonrecords.com/ 

holger czukay homepage  http://www.czukay.de/ 

http://www.phinnweb.com/krautrock 

http://www.krautrock.co.uk/ 

http://www.furious.com/perfect/krautrock 

 

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