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IL CONTRABBANDO IN OSSOLA |
Contrabbandieri 1946.
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Il contrabbando è stato da sempre un’attività tipica delle zone di frontiera, l’Ossola non fa eccezione e in vari tempi e in varie modalità i valligiani si sono sempre dedicati a trasportare merci di vario genere attraverso il confine con la Svizzera. Bisogna ricordare che
storicamente le popolazioni dei confini hanno condiviso le stesse
necessità e gli stessi problemi, quindi per i montanari ossolani e
svizzeri è stato naturale avere degli scambi commerciali e dei rapporti
umani. Le vicissitudini
economiche e storiche hanno modificato nel corso del tempo la natura dei
commerci fra Italiani e Svizzeri. Nei primi anni del 900 il contrabbando
era essenzialmente di sigari e di tabacco da pipa dalla Svizzera verso
l’Italia. Dopo la prima guerra mondiale il traffico si sposta verso
caffè zucchero, spezie e a volte sale. Con il fascismo
arrivano anche le sanzioni e con queste vengono a scarseggiare le
cosiddette “merci coloniali”; questo porta ad un considerevole
aumento del volume dei traffici. Con il fascismo nasce anche la Milizia
Confinaria che aveva l’ordine di sparare a vista sui contrabbandieri.
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La bricolla. Il sacco usato per il trasporto in montagna.
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Allo
scoppio della seconda guerra mondiale anche gli Svizzeri chiudono e
sorvegliano il confine e di conseguenza i traffici vengono bloccati. Nei
primi mesi dopo la fine della guerra le merci ricominciano a circolare,
stavolta si tratta principalmente di riso e altri generi alimentari che
venivano portati dall’Italia verso la Svizzera. A
partire dal 1948 comincia il contrabbando delle sigarette dalla Svizzera
all’Italia che dura fino ai primi anni 60. Dopo questo periodo il
contrabbando si sposta su altri canali e sparisce così in Ossola la
figura dello spallone o “sfrusin”, ossia della persona che valicava
le montagne a piedi con un carico di sigarette che arrivava a volte fino
a quaranta chili. Questa figura è stata molto presente
nell’immaginario collettivo locale tanto da ispirare racconti e
canzoni popolari e tutt’oggi è ancora una parte importante della
tradizione culturale locale.
Negli ultimi tempi sono state molte le iniziative che ricordano il
fenomeno: si va dai romanzi di ambientazione fino alla proposta di
realizzare a Masera un monumento agli “sfrusitt” morti. |
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La
vita per uno “sfrusin” non era sicuramente semplice. Si viaggiava in
alta montagna con pesanti carichi, spesso di notte e con qualsiasi
situazione meteorologica. Ogni
valle aveva i suoi percorsi. Per un abitante dei paesi all’imbocco
della Valle Antigorio, (Oira, Pontemaglio, Veglio, Montecrestese, Crodo
etc.) un viaggio estivo poteva prevedere ad esempio la partenza a piedi
verso il Canton Ticino attorno a mezzogiorno e l’arrivo dopo circa
otto ore di cammino a Campo Valmaggia o a Cimalmotto (Canton Ticino).
Dopo il pernottamento i contrabbandieri preparavano il carico e
ritornavano verso il confine che però veniva attraversato solo dopo il
tramonto per evitare di essere visti dalla guardia di finanza. Questo
implicava che la maggior parte del percorso di ritorno venisse compiuto
di notte e senza lampade. L’attività
non si fermava nemmeno d’inverno con la caduta della neve. L’unica
differenza era che d’inverno gli spalloni viaggiavano sempre in gruppi
e con le racchette da neve. Ovviamente cresceva molto il pericolo e
bisognava conoscere molto bene le condizioni climatiche e sapere
studiare le neve. Gli
incidenti erano comunque numerosi. Il 9 febbraio del 1933 otto uomini di
età compresa fra i 17 e i 32 anni furono travolti da una valanga nel
vallone di Forno. I loro corpi furono recuperati solo il 25 di aprile
dello stesso anno. Erano tutti abitanti di Maglioggio (frazione di Crodo)
tranne uno di Crego (frazione di Premia). Le autorità fasciste
dell’epoca impedirono che i corpi fossero tumulati nel cimitero di
Crodo e i parenti dovettero seppellire i loro cari nel cimitero di Crego.
In
conclusione bisogna ricordare che il contrabbando via montagna nasceva
soprattutto dallo stato di necessità delle popolazioni che attraverso
questa attività, sicuramente non lecita, riuscivano ad integrare i
magri profitti di un economia che era ancora molto povera e
prevalentemente agricola. Durante la guerra i contrabbandieri ossolani hanno spesso guidato intere famiglie di ebrei verso la Svizzera per sfuggire alle leggi razziali. Importante è stato anche il loro contributo alla formazione delle prime brigate partigiane e alla guerra di resistenza. |
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