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OSSOLA

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I DA RODIS

 

Il castello di Rencio

 

La torre di Veglio

Nel 1215 circa l’Imperatore del Sacro Romano Impero Ottone IV concesse in feudo alla famiglia DaRodis la Valle Antigorio, la Valle Formazza, Agaro e Salecchio. I Da Rodis Portavano anche il titolo di Da Cristo, il che  fa presupporre che fossero di provenienza dell’omonima frazione (Cristo) del comune di Premia.

Il Fuedo in seguito passo nelle mani di una famiglia collaterale i De Bacenis, il cui dominio durò incontrastato fino alla fine del XV secolo. Durante la tutto questo periodo il feudo si mantenne piuttosto isolato e non partecipò alle lotte fra Spelorzi e Ferrari (l’equivalente di guelfi e ghibellini) e nemmeno ebbe particolari problemi con i vallesani che periodicamente saccheggiavano l'Ossola.

Per rafforzare il proprio dominio i feudatari eseguirono nella valle una serie di fortificazioni: il castello di Rencio; una torre a Baceno (non più esistente); delle  case forti a Veglio, Premia e Mozzio.

Il punto più importante di questo sistema difensivo era il castello di Rencio; la sua collocazione è molto particolare; come si può vedere è collocato sopra un grosso masso, il che lo rendeva molto sicuro. Ormai è ridotto ad una rovina e nelle vicinanze sono state aperte molte cave per l’estrazione del Sarizzo, il che rende ancora più problematica la sua conservazione. In origine doveva essere formato da un alto recinto al cui interno si erano realizzati due ambienti, uno scoperto e uno coperto da un tetto a falda.


Nel 1480 circa l’alta Ossola entra a far parte del Ducato di Milano governato da Ludovico il Moro.

Il 1487 è l’anno della battaglia di Crevola contro i vallesani. Per evitare che si ripetesse l’invasione degli svizzeri attraverso la Valle del Devero; il Duca decise di fare fortificare la valle facendo realizzare uno sbarramento in un punto strategico posizionato in una strozzatura della valle; parte di questo sbarramento si può ancora vedere lungo la strada carrozzabile a metà strada fra Croveo e Goglio.

Sono ancora visibili i resti di una torre a pianta quadrata che conteneva un grande portale che poteva essere sbarrato con delle saracinesche in legno chiodato per bloccare il passaggio. A partire dalle torre era anche stato realizzato un muro di cortina (ormai non più visibile) che risaliva la cresta fino ad arrivare ad una parete rocciosa a picco. In questo modo si impediva completamente il transito nella valle.

Lo sbarramento di Croveo

 


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