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Fra Storia & Leggenda...



Le origini di Marcellinara sono ancora avvolte nel mistero.
Secondo gli studi dell'archeologo e ricercatore Armin Wolf (Università di Francoforte sul Meno e Max Plank Institute), il territorio nel quale si trova, al centro fra il Golfo di S.Eufemia (mar Tirreno) e quello di Squillace (mar Ionio), rappresenterebbe la mitica Scheria, la Terra dei Feaci descritta da Omero, dove Ulisse approdò nella sua ultima tappa del lungo e faticoso viaggio di ritorno (il mitico nostos) verso Itaca.
Ed è proprio in un punto del tratto marcellinarese del fiume Amato (vicino all'attuale stazione ferroviaria) che l'eroe dovette incontrare la bella Nausicaa, che dopo averlo sfamato e rivestito lo accompagnò da suo padre, il re Alcinoo, che aveva sede nella splendida reggia di Tiriolo, la capitale dei Feaci.
Una tradizione vuole che a seguito della distruzione di una certa "Omelea" i sopravvissuti ricostruirono la città e la chiamarono"Marcellus in ara" ("Marcello sull'altare") in onore del martirio del loro vescovo.
Probabilmente ci si riferisce a una delle tante incursioni saracene sulle nostre coste, e in particolare a quella avvenuta nei primi anni del secondo millennio, allorquando gli invasori, salpati presso il Golfo di S.Eufemia, fecero razzia di una città posta in quel punto (l'odierna Nicastro, inglobata nell'attuale Lamezia Terme), e da lì presero a perseguitare la popolazione, che fuggì con il suo vescovo nella direzione opposta. Quindi Marcellinara sarebbe stato il luogo dell’uccisione del vescovo Marcello oppure quello in cui i suoi fedeli trovarono stabile rifugio dopo che questi era stato già martirizzato.
Ma stando a documenti più fedeli, il paese dovette nacquere durante la guerra dei Vespri Siciliani, quando il suo territorio era di pertinenza della Baronia di Tiriolo, facente a sua volta parte del Feudo dei Ruffo di Calabria, Conti di Catanzaro fino al 1445.
Fu allora che il Re di Napoli, Afonso I d'Aragona, proclamò Feudo la terra di Marcellinara - ora divenuta "Universitas Terrae Marcellinarae" - assegnandola a Niccolò Sanseverino, un nobile che lo aveva aiutato durante l'assedio di Catanzaro contro Antonio Centelles, rappresentante dell'antagonista potere angioino ormai esecrato di ogni autorità.
Da questo punto fino ai primi del '900 e oltre la storia di Marcellinara si lega indissolubilmente a quella della famiglia Sanseverino, che nei secoli ha regolato gran parte della vita, dell'economia e della società del paese.
L'arte della seta doveva essere sviluppata fin dai primi anni del nuovo feudo, quando Catanzaro era già famosa in tutta Europa, dove riusciva ad esportare i suoi preziosi damaschi presso nobili e aristocratici. Nel 1799 questo piccolo paese fu inglobato nel cantone di Monteleone, successivamente passò sotto il controllo amministrativo di Tiriolo e quindi nel 1811 fu dichiarato libero Comune.
Secondo la tradizione San Francesco di Paola, patrono della Calabria e di Marcellinara, avrebbe alloggiato nel palazzo dei Baroni al tempo del suo viaggio in Sicilia e durante il suo soggiorno avrebbe predetto che il ramo dei Sanseverino di Marcellinara sarebbe stato l'unico della casata a sopravvivere nei secoli. Il centro storico originario, che secondo i documenti dell'epoca doveva contare numerose chiese, fu distrutto dal terribile terremoto che nel 1783 sconvolse tutta la Calabria.

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