L'ESASPERAZIONE

DEL FANTASY E LA RIVOLTA

 

Con Gary Gygax (Dungeons & Dragons) si può dire che la situazione raggiunga l'esasperazione in senso fantasy, anzitutto si rifiuta di rappresentare giochi di ruolo che non rientrino nella sua linea d'interpretazione; inoltre esalta il valore mediatamente fantastico della scenografia per allontanarsi il più possibile dalla realtà. La sua idea (che rischia di diventare fissa) è che i soggetti sulla scena non devono essere quelli stessi della realtà. Il risultato, dato che il rispetto di tale principio lascia scarse possibilità di interpretare ruoli contemporanei, è in parecchi sensi limitativo. Con Gygax si giunge quindi a una forma di superstizione dell'oggetto fantastico e a un serio tentativo di soffocare il giocatore all'interno del congegno di un regolamento. Gygax, infatti, sogna uno spettacolo in cui le comparse, e non i giocatori, si assumano tutto il peso della seduta. L'influenza del suo Dungeons & Dragons è tuttavia benefica e positiva, se si considera che è stato il pioniere dei giochi di ruolo.

I primi lavori firmati dallo statunitense Mark Rein Hagen (Vampiri - La Masquerade, Ars Magica) puntano tutto sull'interpretazione dell'ambiente scenico, giudicando indispensabile una riforma dell'architettura role-playing. Riforma che dovrebbe liberare il role-playing sia dagli eccessi fantasy, sia dagli eccessi futuribili. Per Hagen, insomma, la cronaca dovrebbe trasformarsi in un insieme di pochissimi elementi geometrici, valorizzati il più possibile dal gioco delle luci. Una ambientazione simile pretende una interpretazione che si ponga sullo stesso piano; ecco Hagen spingersi verso un puro gioco di forme, musicalissimo, che però rischia di bloccare la situazione drammatica, cioè il motore stesso del congegno. Siamo, come si vede, all'opposto della polemica fantasy. Questa era troppo sanguigna e finiva per soffocare la storia sotto i soggetti della cronaca; l'astrattismo di Hagen pretende invece di ridurre tutto a un valore di puro ritmo, assai simile a quello della musica. Una musica visiva che si trova egualmente a trascendere ragioni storiche, sociali o di altro tipo.

Senza Gygax e Hagen non esisterebbe la posizione assunta dallo statunitense Erick Wujcik (Amber). Egli infatti si trova la via spianata dalle due precedenti esperienze e può bilanciare pregi e difetti in una nuova idea di quel che è il gioco di ruolo. Vi saranno molti ruoli scrive Wujcik prima che venga il gioco di ruolo. Ma a questo role-playing egli crede con tutte le sue forze. E il suo primo nemico è proprio il gioco di ruolo aderente alla realtà. Perchè Wujcik si mette contro la superstizione del vero a tutti i costi, e cerca di stabilire che cosa si debba intendere per role-playing: i suoi elementi, dice Wujcik, devono essere azione, scena, voce. In perenne ricerca di invenzioni da grande role-playing, Wujcik dà alla seduta di gioco un nuovo impulso, chiarendo e definendo soprattutto le funzioni del master: il quale, egli sostiene, non può agire se non ha libertà - fermo restando il rispetto della cronaca - di impiegare qualunque mezzo egli creda opportuno. Naturalmente, anche Wujcik ha incontrato molte resistenze, specie agli inizi; ma si può ben dire che le sue teorie e la sua concezione della masterizzazione ebbero un'eco eccezionale ed effetti di grossa portata, spesso indirettamente, su tutto l'ambiente ludico.

X. E. Affinati