Alla data dell'attacco di Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 l'esercito
aveva in linea 2.846 aerei, di cui meno della metà di pronto impiego
con 354.000 uomini. La marina (che nel 1927 aveva 442 velivoli e nel 1940
2.145 aerei) ne possedeva oltre 5.000 (compresi gli aerei dei marines
e della Coast Guard).
L'industria americana appoggiò con tutto il suo
potenziale lo sforzo bellico per creare un'aviazione moderna e colmare
così il distacco quantitativo e qualitativo accumulato negli anni
precedenti rispetto alle altre aviazioni. Nel corso del conflitto,
negli Stati Uniti furono costruiti 298.000 velivoli, di cui 158.000
furono consegnati all'AAF, circa 70.000 alla marina e gli altri ai
paesi alleati. L'aviazione americana fu impegnata inizialmente nel
Pacifico e a partire dall'estate 1942 anche in Europa. L'entrata in
linea dei bombardieri quadrimotori B- 17, B-24 e B-29 diede agli Alleati
la supremazia nel bombardamento strategico, che tanta parte ebbe nella
vittoria finale. Ma anche nel settore degli aerei da caccia e
dei bombardieri medi fornì velivoli con ottime caratteristiche come
il P-38, il P-47 e il P-51, il B-25 e il B-26. Nell'agosto
1945 l'USAAF aveva in linea oltre 63.700 aerei, di cui la metà
da combattimento con oltre 2.250.000 uomini; la marina 41.200
velivoli con 438.000 effettivi.
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