A.I.A.R.T. Gruppo territoriale di San Dona di
Piave
Gruppo d'ascolto delle socie Bertapelle, Boni, Brussolo, Campagna, Lauria, Manfredini, Rottigni, Segattini, Stradella.
Durante quest'anno
sociale abbiamo preso in esame una serie di lavori denominati
fiction (11 per l'esattezza), nove dei quali trasmessi dalle reti RAI,
che si sono mantenuti poco al di sotto di dieci
milioni di spettatori a puntata, il che ne decreta il grande
successo di pubblico e quindi l'ottima qualità, anche se le due cose in altri casi non sono consequenziali.
Difficile sarebbe stilare una
classifica del nostro gradimento, ma ricordiamo l'interesse
e la commozione suscitati dalle figure di Salvo d'Acquisto e di Madre Teresa:
gli ottimi registi si sono avvalsi di un intensissimo Beppe Fiorello per Pinterpretazione del valoroso
carabiniere e di una straordinaria Olivia Hussey che è arrivata ad assomigliare anche tisicamente
alla piccola eroica suora. In Luisa Sanfelice invece,
i fratelli Taviani hanno apertamente travisato la storia riducendo a macchiette il clero e la monarchia: i pur
bravissimi Giannini e Casta non sono
riusciti a sollevarne le sorti.
Per "La tassista",
"Soraya" e "Al di là
delle frontiere" vorremmo limitarci a mettere a confronto
le tre interpreti principali: apprezziamo Stefania Sandrelli
per la sua simpatia, fisicità e bravura di attrice
consumata che sa accettare e interpretare i ruoli adatti
alla sua età con intensità e leggerezza insieme. Il bellissimo viso di Anna Valle invece non ci trasmette emozioni, la sua
espressione è fissa e monocorde, ma, sia in "Soraya" che in "Le stagioni del cuore", ha
potuto, con innata eleganza, indossare vestiti da
sogno: è stata appunto una perfetta indossatrice. Sabrina Ferilli
invece, pur infagottata nei panni di una partigiana e nei poveri vestiti del tempo di guerra, ci è sembrata più matura e
convincente come attrice drammatica.
Prima di iniziare, a conclusione
del nostro lavoro, un discorso globale sui reality show, vogliamo parlare di "Bisturi".
Quando la chinirgia estetica riduce o cancella una imperfezione del corpo che influisce negativamente sul
carattere di una persona e crea penosi complessi, ben venga. Ma
che di questo si faccia spettacolo, esibendone gli aspetti più cruenti e
disgustosi, è oltremodo criticabile e non si capisce come il pubblico lo possa
gradire. E per quel che riguarda la conduzione di
siffatto programma,. Irene Pivetti, persona
presumibilmente intelligente pur nella sua nuova versione sado-maso, è apparsa spesso apertamente imbarazzata di fronte ai
commenti volgari della ributtante Platinette, anche
se si è dichiarata entusiasta sia dell'accoppiata che della trasmissione.
Abbiamo esaminato a campioni i
vari reality show dell'annata televisiva e ne vogliamo dare una valutazione complessiva che è
sostanzialmente negativa. Prima però desiderfvS'parlare
di Super Senior, l'unico reality che si presentava con una formula nuova perché non coinvolgeva personaggi più
o meno famosi, ma un gruppo di persone anziane di mente
vivace che, riunite nella cornice splendida di un palazzo
fuori Roma, dovevano realizzare uno spettacolo teatrale. La trasmissione è
passata via via dalla prima, alla seconda, alla terza
serata, abbandonata dai media per la scarsa audience.
Eppure era garbata, ironica, priva di volgarità, sottolineata
da musiche raffinate fino alla splendida sigla finale,
condotta dal giovane Sermenti, moderno, disinvolto e
coltivato. Fulgido esempio che la tv di qualità non paga. E noi che, senza
modestia, ci riteniamo pubblico di qualità, dichiariamo che tutti gli altri cosiddetti reality show
non ci piacciono, non ci incuriosiscono, non ci interessano,
spesso ci disturbano. Ciò premesso, rileviamo che il fiorire di tali
trasmissioni evidenzia, come già abbiamo sostenuto lo
scorso anno, la crisi di idee della nostra TV. Il Grande Fratello continua a
fare audience? E gli autori continuano su questo filone
riproponendolo in tutte le salse, foraggiando e coinvolgendo il pubblico
di massa. Li chiamano reality show e non c'è nulla di
più falso e virtuale nella vita fittizia di un gruppo
di persone consapevoli di essere spiate 24 ore su 24. Ma se li
segtìom*nWoni W. spettatori,
cosa vogliamo di più? Percorrere nuove strade, farsi venire delle idee
innovatrici, prendere in considerazione anche
l'intelligenza e il gusto dei telespettatori di qualità è evidentemente
troppo faticoso e soprattutto poco produttivo. E siccome, assieme al gradimento
del pubblico di massa c'è pure la convenienza perché i
reality show costano relativamente poco, è certo che
negli anni avvenire i loro cloni arriveranno numerosi.
Non ci resta che esclamare col
caro vecchio Mike: Allegria!
Giugno 2004