Nel Nome di
Dio, il Clemente il Misericordioso
L’Imamato
La
dottrina dell’Imamato, per quanto si identifichi con l'Islam shiita,
è in realtà uno dei cardini dell’Islam, senza del quale questa
religione è incompleta. Ben lungi dal ridursi ad una teoria a sé
stante, essa è strettamente legata non soltanto con gli altri quattro
principi fondamentali (Unicità e Giustizia Divina, Profezia,
Risurrezione), ma anche ad alcune questioni sussidiarie (quali ad
esempio quelle dell’intercessione e della vita del barzak),
anch’esse della massima importanza.
Possiamo
osservare come alla persona del Profeta Muhammad (S), cosى
come stabilito in più luoghi del Sacro Corano, competa una dignità
spirituale suprema, incomparabile con quella degli uomini ordinari.
Questa sua stazione, al sommo dell’intimità divina, è in stretta
connessione con la sua funzione di latore e depositario della
Rivelazione nella sua perfezione definitiva. Questa procede da un
archetipo posto presso Dio, che include la scienza divina (XI, 14), ed
al quale hanno accesso soltanto i Puri (LVI, 77-79), ed in primo luogo,
“il Messaggero di cui Egli si compiace”, a cui l’Altissimo
manifesta i misteri dell’“invisibile” (LXXXI, 26-27).
Tutti
quei versetti che sembrano invece sminuire la persona di Muhammad (S)
(VI, 50; VII, 186), vanno letti alla luce, e non in contrasto, dei
precedenti punti fermi stabiliti, ovvero l’intima connessione che
sussiste tra la stazione della servitù e quella della prossimità
divina. Muhammad (S) è in primo luogo “il servo di Dio”, e poi
“il Suo Inviato”. Dalla sua completa sottomissione all’Altissimo,
dalla sua servitù perfetta, deriva la sua esaltazione alla prossimità
divina, cosى
come l’Islam stesso, da sottomissione, rinunzia e abbandono
all’Onnipotente, si fa compiutezza nell’Uomo Integrale, che altri
non è che l’Uomo Muhammadico, apice delle possibilità umane e
dell'elevazione alle altezze dell’intimità divina. Nulla a che vedere
con l’assurda pretesa di certuni di magnificare Iddio sminuendo
Muhammad (S), quasi che invece non fosse l’esaltazione di
quest’ultimo a far risaltare ancor di più l’infinita trascendenza
della Santa Essenza dell’Altissimo. La Rivelazione che procede dalla
Divina Sapienza, fissandosi nel cuore immacolato di Muhammad (S) (II,
97), si fa una sola cosa con la sua stessa sostanza.
Nella
profezia legiferante vanno distinti due aspetti: in primo luogo la
discesa, la manifestazione terrena propria al Rasulu-llahi,
l’Inviato d’Iddio, ed in secondo luogo il taw’il,
l’ascesa, il ritorno all’origine, ovvero i gradi del batin,
dell’interiore, dell’esoterico, momenti presenti entrambi nella
persona del Profeta (S). Cosى
come recita un celebre hadith, 'conosce il Corano soltanto colui al
quale esso è rivelato'.
Risulta
allora evidente che una volta conclusasi e sigillatasi la missione
profetica con la vita terrena di Muhammad (S), il suo aspetto interiore
comunque non si esaurisce. La Sapienza Rivelata, che è una cosa sola
con l’Approssimato, l’Uomo Perfetto, anche nei suoi sensi più
immediati, avrà bisogno di un’esegesi che proceda dai livelli più
elevati dell’intimità divina. L’uomo comune è tale che il Sacro
Corano non gli è sufficiente, come hanno preteso e pretenderebbero
taluni. Sarà allora il successore del Profeta (S) il cui rango
spirituale sarà dello stesso ordine, a farsi carico della guida della
comunità dei credenti, mediante l’interpretazione dello stesso senso
esteriore ed immediato del Libro Rilevato; questo a procedere dalla sua
funzione interiore, esoterica, per cui egli, penetrando l’intimo senso
della Rivelazione, inizia ai suoi segreti la cerchia ristretta delle
genti della gnosi, degli amici di Dio, posti anch’essi sotto la sua
giurisdizione e tutela.
Questa
è la natura della funzione imamica. Non è una funzione meramente
interiore, ma ad essa competono dei correlati esteriori, quali la
funzione giurisprudenziale, per cui l’Imam è interprete della Legge e
giudice, e quella dell’esercizio del legittimo potere temporale, per
cui l’Imam è l’unico erede e legittimo successore del Profeta (S).
La
prossimità delle Genti della Casa a Dio ed al Profeta (S) è affermata
in diverse ayat del Corano. Questi versetti, cosى
come tutti i versetti coranici, nella loro natura sintetica di segni, ayat,
che effondono sul cuore dell’Uomo Perfetto la luce della divina
sapienza, hanno perٍ
bisogno, per l’uomo comune, di una esegesi che ne riguardi anche il
senso più immediato. E questa esegesi ci viene fornita dallo stesso
Profeta (S) e dalle Genti della sua Casa. Tra i molti, quattro sono a
nostro avviso i versetti che stabiliscono inequivocabilmente la Wilayat
muhammadica, ovvero la prossimità divina dell’Imam Alى
(as), la sua successione al Profeta (S), e la dignità spirituale delle
Genti della Casa.
In
primo luogo, il versetto della mubahala (III, 61) indica a chiare
lettere nell’Imam Alى
(as) l’alter ego di Muhammad (S), in un senso essenziale, e non certo
metaforico: il termine “anfusukum” che vi compare, riferito
dal Profeta (S) ad Alى
(as), ha in arabo valore di pronome riflessivo, nel senso di “noi
stessi”, indicando che il Waliyyau-llahi, che è anche il Waliyyu
Muhammad (S), trae il diritto della sua designazione dall’aspetto
intimo, sapienziale ed iniziatico, della funzione profetica.
Per
quel che concerne invece il celeberrimo versetto della Wilayat
(V, 55), è ben risaputa la sua spiegazione, nel senso che fu appunto
l’Imam Alى
(as) colui che fece l’elemosina ad un povero mentre si inchinava nel
corso della Preghiera Rituale.
Sono
da rigettare le interpretazioni capziose e riduttive che attribuiscono
al termine “Waly” un significato generico e limitativo (come
amico o alleato), e non piuttosto un senso stretto, proprio, univoco,
ineccepibile dal punto di vista letterale ed ineludibile. Lungi da noi
l’attribuire, Iddio ce ne scampi, al Sacro Corano, banalità, assurdità
o tautologie del tipo “gli amici della comunità dei credenti sono i
credenti”!
Detto
questo, svariate sono le tradizioni che confermano la preminenza
dell’Imam Alى
(as), secondo solo al Profeta (S) nella comunità dei credenti. Esse
vanno da quelle che ribadiscono l’intimità sostanziale dell’Imam
con il Profeta (S), a quella celeberrima che definisce Alى
(as) “la porta” della sapienza muhammadica, ("entrate dalla
porta e non dal retro" è detto del resto in Corano II,189!!)
dalla quale la sua sapienza deriva, a quelle che ribadiscono la sua
assoluta obbedienza e perfetta conformità alla volontà del Profeta
(S), e pertanto alla Volontà di Dio, a quella fondamentale di Ghadir
Khumm, che stabilisce la sua pubblica investitura ed il compimento della
Rivelazione (V,3).
Altri
due sono i versetti fondamentali a questo riguardo: quello della purità
dell’Ahlul-Bayt, delle Genti della Casa (XXXIII, 33), e quello in cui
Iddio rende obbligatorio l’amore per i parenti di Muhammad (S) (XLII,
23). Questi versetti sono incontrovertibili in primo luogo dal punto di
vista filologico e semantico (ad esempio, quella della purità non lo si
potrà riferire in nessun caso alle sole mogli del Profeta (S), come
pretenderebbero alcuni, per la presenza del pronome suffisso di 2°
persona al plurale maschile, invece che femminile); ed ancor di più dal
punto di vista delle tradizioni, che chiariscono a più riprese, a
procedere dal celebre hadith del Mantello, chi siano gli Ahlul-Bayt, e
che cosa significhi la loro purezza. Le tradizioni ci informano infatti
che tutto ciٍ
si riferisce in primo luogo ai cinque del versetto della Mubahala,
e quindi ai restanti nove discendenti di Alى
(as) e di Fatima (as), che costituiscono appunto la costellazione
suprema degli astri della luce muhammadica, il pleroma dei XIV Puri
scevri da errore e da peccato.
In
effetti il Profeta (S) parla inequivocabilmente dei suoi XII legittimi
successori e discendenti, a procedere da Alى (as), ed indica
a chiare lettere la funzione di restauratore propria al XII Imam (as),
con cui la luce della religione e della giustizia trionferà su ogni
avversità ed oscurità. Anche in questo caso sono rimarchevoli due
aspetti, quello pubblico ed esteriore, relativo alla legittimità della
successione del Profeta (S), e quello interiore, che concerne il rango
spirituale e l’intima natura luminosa dei Puri. A questo riguardo, va
rilevato come in relazione al versetto XXXIII, 56, che stabilisce
l’esaltazione di Muhammad (S) al di sopra dell’universo creato, le
tradizioni universalmente riconosciute chiariscono che la benedizione
d’obbligo nei confronti del Profeta (S) include anche la sua Famiglia,
gli Alu Muhammad (as).
Un’importanza
centrale ha, a questo stesso proposito, il celeberrimo hadith
al-Thaqalayn. Anch’esso, dal punto di vista filologico e
semantico, ribadisce inequivocabilmente i punti fondamentali della
dottrina dell’Imamato: gli Imam acquisiscono dal Profeta (S), oltre
alla legittimazione formale, la loro stessa sostanza intima, la stessa
della Rivelazione. Pertanto la loro Guida è imprescindibile per la
comunità dei credenti, e la loro intima natura scaturisce direttamente
dalla fonte paradisiaca dell’abbondanza Divina, a garanzia della loro
infallibilità.
Sono
svariati gli hadith relativi a questa luce sublime, al fatto che essa
proceda ab aeterno dalla Santa Essenza dell’Altissimo. I nomi
dei Puri sono incisi sul Trono stesso di Dio, essi sono i Suoi segni per
eccellenza, il Suo Volto, la cui luce rifulge sull’intero mondo
creato.
I
celeberrimi versetti della luce (XXIV, 35-38) ribadiscono questi
principi fondamentali, includendo sinteticamente quelli della Walayyat,
della purità e della Mubahala, e tutte le principali tradizioni
relative a questo argomento. Cos'altro sarebbe questa luce che procede
dalla luce della Santa Essenza, per rifulgere in quelle “case”
che Iddio ha concesso di esaltare, in cui il Suo Santo Nome è
menzionato e glorificato da coloro che fanno elemosina elevando a Dio la
Preghiera? Non saranno forse queste case la dimora profetica degli
Ahl-ul-Bayt, che sono poi gli Ahl-ul-Dhikr, le genti del ricordo
e della menzione, dell’incessante contemplazione di Dio, le genti
della Walayyat muhammadica, dell’unica luce che sgorga dalla
fonte dell’Altissimo, e si dà forma e figura nei XIV Puri, e per Suo
volere illumina l’universo creato?
E
la nicchia, il cristallo, la lampada, cos'altro sarebbero se non la
descrizione grandiosa e sintetica dei gradi esistenziali dei mondi
creati, del mondo corporeo e di quelli immaginali, delle gerarchie
angeliche e della luce superna posta subito al di sotto della Luce
sublime della Santa Essenza, che si effonde dalle Sue altezze
inaccessibili, ed alla quale l’Altissimo guida chi vuole? Puٍ
esservi alcunché di casuale o ingannevole nella parola di Dio?
Da
tutto questo si trae la conclusione che l’Imamato, aspetto intimo
della Profezia, ha un significato profondo non riducibile al solo ordine
politico, sociale, o giurisprudenziale, pur implicando questi aspetti, e
che la sua necessità, d’ordine cosmico e metafisico, trascende ogni
contingenza, e non rinvia se non alla Santa Essenza dell’Altissimo.
Alcuni
hadith delle Genti della Casa stabiliscono che i XIV Puri altro non sono
che i Nomi Stessi di Dio menzionati nel Sacro Corano (XX, 8; LIX, 24), i
Nomi più belli, nelle cui forme intellegibili si trasfonde
l’Effusione Santissima, a procedere dal primo Nome, che è l’intima
natura di Muhammad (S). Nel nostro mondo, questi Nomi si danno figura
nella sequela imamica che procede da Muhammad (S), il sigillo della
Profezia. A questa stregua, la funzione imamica permane immutata, a
dispetto del volgere degli umani eventi, anche dopo il compimento del
ciclo della Profezia. E’ in tal senso, più elevato e profondo che non
quello giuridico e sociale, che l’Imamato è una necessità
imprescindibile della comunità dei credenti e dell’intero mondo
creato.
E
nel periodo dell’occultamento del XII Imam, preconizzato dagli hadith
e dallo stesso Corano, secondo una delle possibilità semantiche della
fede nell’occulto (II, 3), la Guida ben Guidata, l’Imam Mahdi (che
Allah affretti la sua manifestazione), ultimo discendente e successore
di Alى
(as) e Fatima (as), permane anima e corpo a sovvenire ai bisogni dei
credenti, ed a garanzia dell’effusione della Misericordia Divina
sull’umanità intera e sull’intero creato.
In
maniera a noi impercettibile, l’Imam Mahdi (ag) è garante al cospetto
dell’Altissimo ed è la guida secondo giustizia della comunità,
essendo egli l’unico depositario e l’unica legittima fonte del
potere temporale, della corretta interpretazione ed applicazione della
Legge Rivelata, e soprattutto, l’unico autentico detentore della
funzione iniziatica, porta spalancata sulla via del pellegrinaggio
spirituale, via che conduce le genti del cuore e della gnosi alla
contemplazione dei misteri di Dio.
La
sua è una presenza concreta e non soltanto d’ordine immaginale o
spirituale. Come la Rivelazione è discesa di livello in livello sino a
farsi Ayat, segno, assumendo forma di parola, cosى la funzione
imamica, a partire da questa effusione, sussiste anche nella sua realtà
corporea fatta di carne e sangue. E’ questa la conseguenza ultima
dell’intima identità delle due sostanze, della duplice ed unica luce
della Profezia e della Rivelazione. Sicché il Libro Sacro altro non è
che l’aspetto manifesto dell’occultamento del XII Imam (ag), e
quest’ultimo è a sua volta, nella sua presenza corporale, la garanzia
della sua inalterata sussistenza nonché della sua retta
interpretazione. Egli è anche, come detto dianzi, l’unico autentico
iniziatore ai misteri celati dietro il velo della lettera, direttamente,
o per tramite di chi egli abbia prescelto, per Volontà di Dio, secondo
una catena iniziatica verticale. (Orizzontale è invece la catena
iniziatica del tassawuf; che prescindendo dalla presenza della
fonte dell’iniziazione, non garantisce il necessario rango spirituale
di colui che assume la funzione di iniziatore).
L’Imam
è dunque, per sua stessa natura, nella condizione di dare ragione delle
conseguenze interne di qualsiasi atto, di ogni efficacia occasionale, a
beneficio di colui che si avanzi sulla via della prossimità divina, e
debba dunque predisporre le condizioni particolari, le occasioni
concrete della sua ascesa. Da ultimo, egli è, assieme agli altri Puri,
colui che, ora e sempre, intercede per noi presso Iddio, intermediario e
garante della Misericordia e della Grazia dell’Altissimo.
Il
principio dell’intercessione è ribadito più volte nel Sacro Corano
(II, 256; XXI, 26-28; XIX, 87; XL, 7-18; X, 3; XXXIV, 23; XLIII, 86; XX,
109 ecc.) e dagli hadith. Essa è per noi una prescrizione rivelata e,
per l’intercessore una conseguenza necessaria della sua esaltazione e
della sua funzione di intermediario della Grazia, della Misericordia e
della Bontà Divina. La pretesa di certuni di prescindere da questa
esigenza intrinseca dell’ordine della natura creata, altro non è che
un gravissimo peccato d’orgoglio, che non soltanto appiattisce e
banalizza il processo di avvicinamento dell’uomo a Dio, nella pretesa
che al Suo cospetto i nostri atti e le nostre invocazioni abbiano il
medesimo valore di quelle dei Suoi approssimati, ma per di più finisce
col disconoscere la stessa Parola di Dio Rivelata, il Suo stesso ordine
espresso, rinnovando a questa stregua il peggiore dei peccati, quello di
Iblis: peccato d’orgoglio e di associazione idolatrica di quegli che
pretese d’anteporre il proprio ego all’ingiunzione divina di
prosternarsi dinnanzi ad Adamo, all’uomo primigenio, manifestazione
d’ordine inferiore della luce muhammadica, davanti alla quale si erano
prosternati gli angeli più approssimati. Rifiutare di rendere ai XIV
Puri, cosى
come allo stesso Profeta (S), gli onori e l’obbedienza loro dovuta per
Volontà dell’Altissimo equivarrà a respingere la Rivelazione e la
Guida, e rifiutare Dio Stesso.
Essi
sono i “Servi Onorati” (XXI, 26-28), “coloro che hanno
testimoniato la verità con piena conoscenza” (XLIII, 86), e della
cui intercessione Iddio si compiace. A questo riguardo, la persona
dell’Imam Mahdi (ag) ha un valore particolare, per via della sua
funzione che raggiunge anche il nostro tempo. Nei nostri confronti, la
sua investitura è concreta e diretta; ed alla sua intercessione noi ci
affidiamo, invocando da Dio l'Altissimo la grazia della sua parusia, la
manifestazione gloriosa che porrà fine al suo occultamento.
Egli
dissiperà il disordine e condurrà al trionfo della giustizia e
dell’armonia, nella luce della Divina Sapienza di cui egli ci svelerà
i misteri. Paleserà il senso interiore della Rivelazione e ne ribadirà
quello esteriore, a partire da quella dottrina dell’Imamato che in
troppi, all’interno della Umma Islamica, hanno preteso di
disconoscere, rifiutando cosى
il compimento della religione, e quella guida, quella misericordia di
cui Iddio ci ha fatto dono per il tramite del Sacro Corano e della
Profezia di Muhammad (S).
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