Il Faro dell'Islam
Nel
Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso
Non considerate morti
quelli che sono stati uccisi sul sentiero di Allah. Sono vivi invece e
ben provvisti dal loro Signore. (Sacro Corano 169:3)
La
persona di Hussayn bin Ali (as) è un simbolo, una scuola ed un
movimento rivoluzionario politico, religioso unico nella storia
dell’Islam. La sua fu una gloriosa azione che ancora oggi riverbera
attraverso le nazioni musulmane.
Egli rappresenta una forza propellente ed un influsso autorevole negli
eventi della storia dell’Islam, particolarmente nella sfera del Jihad
(la lotta sacra sul sentiero di Dio).
L’esempio di Hussayn è rimasto nitido e vivo in tutte le
generazioni ed i secoli. L’aspetto miracoloso di questo evento è
rappresentato dalla sua perenne commemorazione sviluppatasi
qualche settimana o giorno dopo il suo martirio a Karbala in quel
lontano ma spiritualmente vicino decimo giorno del mese di muharram del
61° anno del calendario islamico. Anno dopo anno le commemorazioni di
questo evento diventano sempre più numerose anche in quei paesi non
musulmani dove oggi esiste una presenza islamica sciita. Anche noi in
Italia siamo stati testimoni di questo sorprendente svilupparsi della
commemorazione del martirio del Signore dei Martiri Hussayn ibni Ali
(as) nipote del Sonno Profeta abu al-Qassem Mohammad (saw). Ogni anno
moschee e luoghi di commemorazione devono far fronte ad un aumento
costante di partecipanti. Il ricordo dell’Imam Hussayn attrae come un
magnete anche i meno osservanti della religione e l’impatto che spesso
ha non è quantificabile. La preservazione del messaggio divino è una
promessa che Dio ha fatto all’umanità nell’ Santo Corano.
Esistono degli individui a cui è stato dato il compito di preservare
questo messaggio, cioè l’Islam, l’ultima forma di religione
mandataci da Dio attraverso l’ultimo ed allo stesso tempo il primo dei
suoi profeti, il sigillo della profezia, la creatura più amata da Dio
per il quale l’intero universo è stato creato, Seyyedena wa nabiyena
abul Qassem Mohammad(saw). Coloro a cui è stato dato questo
compito di preservare l’Islam Mohammadiano sono gli Imam dell’Ahlal
Bait discendenti da Fatima ed Ali (as):
Imam Ali
ibni Abu Talib
Imam Hassan ibni Ali
Imam Hussayn ibni Ali
Imam Ali ibni Hussayn
Imam Mohammad ibni Ali al- Bagher
Imam Jafar ibni Mohammad al- Sadeq
Imam Musa ibni Jafar al-Kazim
Imam Ali ibni Musa al-Redha
Imam Mohammad ibni Ali al-Taqi
Imam Ali ibni Mohammad an-Naqi
Imam Hassan ibni Ali al-Askari
Imam Mohammad inbi Hassan al-Mahdi
Essi non si
separeranno mai dal Corano ne il Corano da loro. Detengono la conoscenza
esteriore ed interiore del messaggio Divino, eredità spirituale e
temporale trasmessa dal Profeta per volere di Dio.
E cosi come
viene preservato il messaggio divino anche la loro memoria è preservata
nonostante non tutti i musulmani sono consapevoli di ciò.
Per quanto riguarda l’Imam Hussayn in particolare la giustizia divina
richiede che venga a lui attribuito un valore particolare in virtù del
suo sacrificio e della suo decisivo contributo nel preservare il
messaggio divino.
Il suo ricordo è come un faro della notte oscura che attrae a se i
viaggiatori che cercano il giusto sentiero. Il dono che Dio a fatto a
lui è quello di portarlo in vita, metaforicamente parlando, ogni anno
e con lui vivificare la linfa dell’Islam come una continua
riaffermazione per coloro che come Muawiya ed Yazid hanno tentato
distruggere il messaggio divino, che, più violenta è la loro reazione
verso l’Islam, più gloriosa eccelsa sarà la posizione che
Allah darà a coloro che come l’Imam Hussayn sono stati come salde
montagne d’avanti all’ingiustizia l’oppressione e la tirannia.
L’ingiustizia
più grande è quella di ostacolare la diffusione del messaggio di Dio.
Noi diciamo
grazie all’Imam Hussayn per il suo sacrifico anche se ogni anno questo
ricordo ci porta un enorme dolore. Grazie per aver risposto alla
chiamata di Dio come un servo eccellente cosi come il Profeta Abramo si
dimostro pronto al sacrificio di suo figlio Ismaele.
Le commemorazioni del tuo martirio oh Imam! Anche se non parte diretta
delle radici della religione certamente rappresentano il profumo o fiori
di quest’albero i cui rami guardano al cielo.
E a coloro che non vogliono comprendere il significato di tutto questo
gli diciamo di non farsi illusioni poiché abbiamo la certezza assoluta
che queste nostra espressione umana d’amore e di dolore nei confronti
delle vere guide dell’Islam conduce all’affermazione di un
solo principio quello di la elaha ella Allah. Non vi è altro dio
che Allah. Le commemorazioni di questo evento sono un dovere sancito
dalla ragione e scolpito nella pietra dalle tradizioni profetiche ed
imamiche.
Ma qual è
la lezione principale?
Qualsiasi
rivoluzione si voglia condurre qualsiasi lotta sia essa grande o piccola
affinché possa avere successo deve rispondere ad dei principi ben
precisi che sono riflessi della rivoluzione dell’Imam Hussayn.
Primo tra
questi e che qualsiasi azione si intraprenda qualsiasi movimento si
inizi deve avere come obbiettivo di base il piacere di Dio. La chiarezza
e la certezza che quello che si fa lo si fa per Dio spesso viene dal
sacrificio a cui siamo sottoposti il più delle volte non comporta
nessun beneficio o vantaggio materiale anzi al contrario. Se si guarda
la vita dei profeti, imam e fedeli servitori di Dio ci si accorge che il
prestigio della loro posizione sta appunto nella sofferenza.
Allora la domanda che viene naturale porsi è cos’è che ci
spinge questi persone ad intraprendere un tale cammino? La risposta è
nella loro capacità di vedere oltre i veli dell’esistenza temporale
di avere assaporato la felicità sublime della vicinanza a Dio,
l’Unica Vera Realtà.
Un altro aspetto importante di chi vuole seguire l’esempio dell’Imam
Hussayn sta nel comprendere quello che si fa deve essere a beneficio
delle creature di Dio.
Il Jihad
fisico, morale, intellettuale, spirituale ecc.. deve condurre a
migliorare la condizione dell’essere umano dei nostri fratelli e delle
nostre sorelle siano essi fratelli e sorelle in fede o in umanità. La
lotta fisica che conduce ad un indiscriminato terrorismo non può
che essere opposto ai valori islamici. Non abbiamo niente da
vergognarci del fatto che la nostra religione includa la lotta sacra
anzi ne siamo fieri. Essa è parte dei fondamenti della nostra
religione. Sia essa grande o piccola quando necessaria la lotta diventa
un obbligo. Ma la condotta di tale azione è determinata solo dagli
insegnamenti profetici e degli imam ed oggi più direttamente dalle
direttive delle nostre autorevoli guide religiose e non da pseudo-imam
che si attribuiscono l’autorità di condurre il Jihad a nome di tutti
i musulmani. Lo stesso tipo di musulmani che al tempo dell’Imam
Hussayn non esitarono ad alzare la spada contro questa creatura di Dio
la cui posizione d’avanti ha Dio fu espressa ampiamente nei detti del
Profeta (S).
Ci viene alla mente la storia di quell’ambasciatore del re di Bisanzio
narrataci dal quarto Imam Ali ibn Hussayn (as) superstite del
massacro di Karbala. Egli ci dice che quando la sacra testa dell’Imam
Hussayn fu portata da Yazid, il maledetto inizio a organizzare una serie
di feste del vino nelle quali metteva davanti a se la sacra testa di
Hussayn e beveva la bevanda proibita. In una di quelle occasioni giunse
l’ambasciatore del re Bizantino. Egli disse: “O re d’Arabia, di
chi è questa testa?” Il perfido rispose: “Cosa ti interessa?”
Disse: “Quando tornerò dal mio re mo chiederà riguardo a tutto
ciò che ho visto; mi farebbe dunque piacere raccontargli la
storia di questa terra e del suo padrone” affinché possa condividere
con te tanta gioia e allegria”. Yazid disse: “Questa è la testa di
Hussayn, figlio di Ali ibn Abi Taleb”. L’uomo chiese: “Chi è sua
madre?” Yazid rispose: “È Fatima la figlia dell’ inviato di
Dio”. L’ambasciatore del re di Bisanzio gli chiese allora che
religione fosse la sua che gli permette di fare una cosa del genere.
Aggiungendo che nel suo paese i cristiani lo stimano a tal punto da
raccogliere la terra sulla quale passa poiché egli è un discendente
del profeta Davide (as). “Mentre tu uccidi il figlio della
figlia del tuo Profeta”. In che religione credi disse l’ambasciatore
aggiungendo che il una chiesa del suo paese esiste uno ferro di cavallo
che secondo i cristiani appartiene all’asino che porto Gesù (as). Al
solo fatto che forse appartiene a Gesù lo custodiscono in questa chiesa
in una scatola d’oro e si recano in pellegrinaggio lo visitano lo
baciano e fanno le loro richieste a Dio. Mentre voi uccidete il nipote
del vostro Profeta. Possa Iddio non concedere nessuna benedizione a voi
ed alla vostra religione. Yazid diede allora ordine di uccidere il
cristiano per evitare che andasse a disonorarlo nel suo paese.
L’uomo che sentiva ormai la morte vicina, disse: “Sappi allora che
ieri sera ho sognato il vostro profeta che mi diceva: “O cristiano, tu
andrai in Paradiso”; questa novella mi ha stupito. Ora però
attesto che non v’è altra divinità all’infuaori d’Allah e
attesto che altresì Mohammad è il Suo messaggero”. Divento così
Musulmano. Prese poi la sacra testa di Hussayn la strinse al petto e
piangendo, inizio a baciarla. In questo punto fu spietatamente ucciso.
La lezione
che va tratta da questo breve intervento è che la legge divina ed i
principi sono al di sopra di ogni cosa. Essi sono la misura secondo la
quale chi governa viene giudicato. La legalità della sua posizione, e
del suo diritto ad esercitare il potere è espresso nel Corano quando
dice al profeta Davide (as) nella sura Sad (38:26) “……giudica
con equità tra gli uomini e non inclinare nelle tue passioni..”.
O ancora nel versetto 48 della sura al-Ma’ida (V): “Giudica
tra loro secondo quello che Allah ha fatto scendere, non conformarti
alle loro passioni allontanandoti dalla verità…”. Un'altra
misura e quella stabilita dal verso cranico nella sura 4: (an-Nisa)
versetto 58: “ Allah vi ordina di restituire i
depositi ai loro proprietari e di giudicare con equità tra gli uomini…”.
Qui si ordina di stabilire la giustizia e l’equità tra tutte le genti
senza tener conto dello stato sociale nell’ambito dei diritti ed
obblighi.
Citiamo in fine le parole dell’Imam Hussayn (as) lasciate in una
lettera al fratello Muhammad ibni Al-Hanafiya: “ ….Non
sto impugnando le armi per difendere quello che posseggo. Non intendo
creare discordia o qualsiasi forma d’oppressione. Ma sono pronto a
combattere per il solo motivo di riformare l’ummah di mio nonno
l’apostolo di Dio (saw). Io voglio promuovere il bene e interdire il
male e guidare la gente così come fecero mio padre e mio nonno
prima di me”. (Maqtal al-Hussayn di al-Khawarizmi vol.1
p.88).
Con il suo sacrificio l’Imam Hussayn (as) riaccese la fiamma
della rivolta contro il regime degli ommaidi fino alla loro distruzione.
Essi cercarono di distruggerlo ma persero il potere proprio a causa di
questo crimine.
Imam Hussayn (as) rimane per sempre uno slogan per i rivoluzionari di
tutte le epoche, un faro per gli uomini liberi ed una sorgente di forza
per la lotta e la liberazione dell’essere umano da tutti i tipi
d’oppressione.
La pace sia con te il giorno in qui nascesti, nel giorno in qui fosti
martirizzato, e nel giorno in qui sarai resurretto.
La lode appartiene ad Allah, Signore dei Mondi
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