I Nel Nome di Dio, il Clemente, il
Misericordioso Il Sacro Corano Messaggio
rivelato da Dio “Questo è un Libro benedetto che abbiamo fatto
scendere su di te, affinché gli uomini meditino sui suoi versetti e ne
traggano un monito i savi.” (1) Il Sacro Corano è il Libro rivelato
al Nobile Profeta dell’Islam (su di lui e sulla sua famiglia la pace e
la benedizione di Dio) durante i ventitré anni della sua missione
profetica. Esso comprende 114 capitoli e migliaia di versetti ed è il
fondamento del pensiero e degli insegnamenti islamici tramandato da
milioni di musulmani attraverso i secoli, dal tempo del Nobile Profeta
fino ad oggi. Genesi e derivazione del Corano Il Sacro Corano è l’unico fra i
Libri rivelati ad essere stato tramandato, dal tempo del fondatore della
religione fino ai nostri giorni, in forma chiara e certa. Durante la
vita del Nobile Profeta (S) centinaia di migliaia di persone aderirono
alla religione islamica e fu fondato un governo che comprese l’intera
penisola arabica e penetrò nelle regioni limitrofe. I musulmani di quel
tempo erano risoluti e seri nell’impegno relativo all’apprendimento,
alla recitazione, alla comprensione, alla memorizzazione e alla
trascrizione del Corano. Dalla conoscenza del Libro Sacro dipendeva il
grado di considerazione e di importanza delle singole persone. Perciò
al momento della scomparsa del Nobile Profeta (S) tutti i musulmani
conoscevano a memoria alcune parti del Corano, mentre alcuni di essi ne
avevano memorizzato l’intero testo. Inoltre circolavano fra i
musulmani varie copie manoscritte del Libro che furono poi trasmesse di
generazione in generazione fino ai nostri giorni. Il Corano che oggi
leggiamo è insomma quello stesso Corano rivelato al Nobile Profeta
dell’Islam (S), conservato attraverso le generazioni dei musulmani nel
corso dei secoli. Fra i Libri rivelati solo il Sacro Corano possiede
tale peculiarità e può vantare una derivazione certa. Nessuno dei
Libri Sacri [tramandati fino a noi] può essere fatto risalire in
maniera sicura e diretta al Profeta che ne fondò la religione. La necessità dei miracoli I Profeti furono uomini eminenti e
puri inviati da Dio con la missione di guidare e orientare l’umanità.
Per dimostrare la veridicità delle proprie affermazioni e il carattere
divino della propria missione essi dovettero produrre prove certe e
inconfutabili. L’unica prova che potesse
dimostrare la veridicità delle affermazioni di un Profeta era la
produzione di miracoli. Questo significa che il Profeta doveva produrre
un effetto che l’uomo comune non era in grado di compiere, affinché
si dimostrasse che era stato prescelto da Dio. I Profeti inviati da Dio
produssero numerosi miracoli al di fuori della capacità umana, fra cui
quello del bastone del Nobile Mosé (su di lui la pace di Dio), che destò
lo stupore degli abili maghi del tempo, o la guarigione di malati
congeniti da parte del Nobile Gesù (su di lui la pace di Dio). Il miracolo del Corano Fra tutti i miracoli compiuti dai
Profeti, quello del Corano risalta in maniera particolare. Prima di
entrare nel merito di questa discussione, enunciando i vari aspetti
miracolosi del Libro Sacro, accenneremo a due peculiarità del Corano. 1 – Il carattere scientifico
del Corano Il Corano è un Libro di profondo
contenuto scientifico consono all’opera di guida e orientamento
propria dei Profeti. Infatti la principale missione dei Profeti
consisteva nell’orientamento e nella guida dell’umanità, non nel
resuscitare i morti o donare la vista ai ciechi. Il fine principale dei
Profeti era la vita reale, l’esistenza spirituale, o in altri termini
l’arricchimento della fede e l’innalzamento delle opere fra gli
uomini. Perciò i miracoli rappresentarono semplicemente una premessa ai
più alti compiti dei Profeti. In questo senso il Sacro Corano
rappresenta sia la premessa, in quanto vero miracolo, sia l’effetto
finale, in quanto guida per gli uomini. Il miracolo coranico conquista a
sé i cuori di coloro che conoscono attraverso la via interiore e le
menti dei pensatori, rappresentando la miglior guida per i filosofi e la
più alta forza ispiratrice per i riformatori. Il miracolo coranico può
gettare la sua luce nelle università e nei centri di ricerca. 2- Il carattere eterno del Corano Il Corano è un miracolo eterno di
Dio, che non si può costringere nei limiti dello spazio e del tempo.
Esso risplenderà eternamente in ogni luogo. Gli altri miracoli dei
Profeti di Dio furono limitati al loro tempo e apparirono a poche
persone. Gli altri uomini poterono solo udire il racconto del miracolo e
prestar fede alle parole dei narratori. Il miracolo del Corano, al
contrario, può essere testimoniato in ogni tempo ed è accessibile a
chiunque voglia ricercarlo. Il miracolo del bastone di Mosè (su di lui
la pace) trasformato in serpente o di Gesù (su di lui la pace) che
resuscitò il morto fu una prova solo per il limitato numero di coloro
che poterono assistervi. Oggi non è rimasto alcun segno né del bastone
trasformato in serpente, né del morto resuscitato. Il Sacro Corano,
invece, è un miracolo che risplenderà eternamente. Aspetti miracolosi del Corano Il Corano presenta numerosi aspetti
miracolosi, nella scienza e nella sapienza, nella profezia del futuro,
nel fecondo e prezioso contenuto, nella suggestiva armonia delle forme.
Accenneremo di seguito ad alcuni di essi. La sapienza del Corano Il Corano è un vasto e profondo
mare di scienza e sapere. Già ad una prima lettura risulta evidente che
esso non può essere frutto dell’ingegno di un uomo, o di più uomini,
ma che sgorga e discende direttamente dall’inesauribile fonte della
grazia divina. Il Corano rappresenta il complesso dell’ideologia
islamica e della visione del mondo secondo tale religione, espresso al
più alto livello scientifico e culturale. I versetti coranici si
riferiscono a vari argomenti fra cui Dio e i Suoi attributi,
l’universo e l’esistenza, l’uomo e i precetti a lui necessari, il
Giorno del Giudizio e il cammino dell’uomo verso Dio, i Profeti e la
loro fulgida esistenza, l’evoluzione della storia e il destino di
probi e oppressori, le norme e le leggi, la morale e gli insegnamenti. Il Sacro Corano è latore di una
filosofia e di una psicologia, di un diritto e di una sociologia, di una
politica e di una morale. Esso contiene racconti, ma anche storie
sapienziali, parla del culto di Dio, ma anche di affari e commerci. Da un lato il Corano parla
dell’adorazione e della glorificazione di Dio, dall’altro descrive
il volto luminoso di coloro che vegliano la notte per pregare. Recita il
Sacro Corano: ”Strappano i loro corpi dai letti per invocare il loro
Signore, con timore e speranza, e sono generosi di quello che abbiamo
loro concesso.” 2 Dall’altra parla della
filosofia del jihad, della lotta sulla Via di Dio, recitando: “Perché non combattete per la causa di Dio e dei più
deboli tra gli uomini, le donne e i bambini, che dicono: ‘Signore,
facci uscire da questa città di oppressori; concedici da parte Tua
aiuto e protezione?”3 Il Sacro Corano non è un libro
semplice, che si limiti alla trattazione di qualche problema etico. E’
invece un Libro assai vasto, che comprende in sé l’intero dominio
dell’esistenza. E’ uno specchio del Libro della Creazione di Dio,
offerto agli uomini in forma di ordinata compilazione. In esso si celano
una vasta sapienza e conoscenze scientifiche. Ed è su questo principio
che fino ad oggi sono state scritte, in differenti lingue, migliaia di
opere esegetiche relative al Sacro Corano, in ognuna delle quali vengono
analizzate e discusse una o più prospettive. L’esegesi coranica di Molla Sadra
si basa ad esempio su una prospettiva filosofica; l’opera Kasfo’l-asrar
e il tafsir (“opera di esegesi coranica”) di Qoseyri si
basano su un’interpretazione gnostico-mistica; il tafsir di
Fakhr Razi prende in considerazione il punto di vista teologico;
l’opera Ayato’l-ahkam di Moqaddas Ardabili analizza il punto
di vista giuridico-religioso; le opere esegetiche Al-manar e
Fi zelal al-Qur’an prendono in esame una prospettiva
socio-politica; altre, come il Tafsir al-Javaher di Tantavi,
prestano attenzione alle scoperte della scienza moderna, ovvero, come Al-borhan
e Daro’l-mansur, agli aspetti psicologici; altre opere sono
dedicate alle storie coraniche come il Ma’a al-Anbiya’
fi’l-Qur’an; altri commenti esegetici favoriscono invece
maggiormente osservazioni di carattere letterario, come i tafsir
di Tabiyan e Beizavi. Alcuni fra gli esegeti coranici
hanno potuto dedicarsi all’interpretazione di alcuni capitoli. Alcuni tafsir
sono assai estesi e particolareggiati, come quelli di Fakhr Razi e
Kassaf, e possono superare i venticinque volumi complessivi; altri sono
sintetici e meno estesi, come i tafsir di Safi e Sobbar; alcuni tafsir
prendono in considerazione solo una prospettiva, altri si dedicano a
vari aspetti contemporaneamente, come è il caso del Majma’o’l-Bayan
e del Tafsiro’l-Mizan. Le opere di esegesi coranica per la
maggior parte sono state scritte in arabo, ma non mancano esempi di
tafsir scritti in persiano, come quelli di Abo’l-Fotuh Razi, o il tafsir
Gazer e il Tafsir-e Nemune. La varietà di opere esegetiche
scritte fino a oggi e i differenti criteri di valutazione, testimoniano
la vastità della sapienza coranica e la magnificenza del Testo Sacro.
Il Corano può essere paragonato ad un mare vasto e profondo, dove si
immergono migliaia di pescatori per raccogliere una manciata di perle o
coralli. Se si trattasse di un piccolo specchio d’acqua, esso non
potrebbe contenere così tanti pescatori! Allo stesso tempo tutti gli esegeti
coranici riconoscono di non avere ancora potuto percorrere quel vasto e
profondo mare nella sua interezza. Essi ne hanno tratto solo pochi sorsi
d’acqua, non potendo offrire che poche spighe di quell’abbondante
messe di grazia divina. Tutte queste menti e tutta questa
scienza si sono applicate su un Libro lasciatosi mille e quattrocento
anni orsono da un uomo illetterato. Non è già questo un miracolo? Lo stile del Corano Il Sacro Corano è a un tempo
scientificamente profondo e semplicemente chiaro. Non è una semplice
biografia come il Vangelo, né complesso come un libro di filosofia. Il
Corano esprime i più alti concetti e la più alta dottrina attraverso
un’esposizione semplice e chiara. Non è ermetico e indecifrabile, ma
è luce pura e buon consiglio. Nelle opere poetiche o filosofiche anche
i concetti più semplici vengono talvolta espressi in maniera ambigua e
oscura. Il Corano, al contrario, laddove è possibile espone la sua alta
scienza in forma piana e chiara. Dai primi versetti della sura Al-Hadid
o da quelli conclusivi della sura Al-Hasr, dove sono descritti
gli attributi di Dio, può trarre profitto un individuo comune, secondo
il suo grado di comprensione, ma anche un dotto di vasto spessore, il
quale si addentrerà nelle profondità del loro significato. Il Sacro Corano è logica ferrea e
prova certa per il filosofo, senso interiore e coscienza per chi conosce
attraverso la via del cuore, epopea e comandamento per il combattente.
Tutti possono trarre giovamento da questa fonte eterna di luce, sia
l’uomo semplice che il dotto filosofo, a condizione che non siano in
malafede. Recita infatti: “esso [il Libro] è una guida per i timorati.”4 Il Sacro Corano è paragonabile alla
natura. Uno scalatore vede l’esterno della montagna, un geologo ne
indaga le viscere; un pastore prova piacere nella visione del cielo
stellato, un astronomo ne penetra le profondità infinite, soprattutto
se la sua osservazione sarà accompagnata dalla lettura del seguente
versetto: “Osserva con il tuo stesso occhio: vedi un qualche
spiraglio? Osserva ancora una volta, il tuo sguardo cadrà stanco e
sopraffatto (per lo stupore del cielo infinito).”5 Un uomo comune, in grado di
comprendere la lingua araba, in tutta semplicità può intendere
l’intensità morale del seguente versetto coranico, che recita: “In verità Dio ha ordinato la giustizia, la
benevolenza e il perdono nei confronti dei parenti. Ha proibito la
dissolutezza, ciò che è riprovevole e il sopruso. Egli vi ammonisce
affinché ve ne ricordiate.”6 Un uomo colto, invece, può ben
comprendere la profondità e la grandezza del seguente versetto, che
recita: “Mostreremo loro i Nostri segni nell’universo e in
loro stessi, affinché sia loro chiaro che Egli è la Verità. Non ti
basta che il tuo Signore sia presente in ogni luogo?” 7
Ognuno, in misura della propria
intelligenza e cultura, può trarre conoscenza dalla limpida fonte
divina del Corano. Può attingere sia a una sapienza pratica, come nel
caso del primo versetto citato, sia a una sapienza teorica, come nel
caso del secondo. La sfida del Corano In molti versetti coranici si
afferma che il Libro Sacro è disceso da Dio8 e che gli
uomini non sono in grado di produrne uno simile. Il Corano chiama a
sfida coloro che negano tale evidenza. In alcuni versetti del Sacro Corano
si sfidano gli uomini a produrre dieci capitoli (al sing. sura)
simili a quelli coranici, in altri versetti a produrne anche uno solo.9
Il Corano esprime questi argomenti con assoluta fermezza, invitando gli
uomini a chiamare chiunque in aiuto nella sfida. La certezza del Corano
è tale, che in versetto recita: “Di’: ‘Se anche si
riunissero gli uomini e i dèmoni per produrre qualcosa di simile a
questo Corano, non ci riuscirebbero, quand’anche si aiutassero gli uni
con gli altri.” (10) A questo riguardo si deve
prestare attenzione alle due osservazioni che seguono: 1- Sin dai
tempi antichi coloro che si opponevano all’Islam hanno cercato di
divenire più forti e sconfiggere tale religione. A questo scopo hanno
costantemente scritto opere di propaganda a proprio vantaggio,
producendo allo stesso tempo scritti contro l’Islam; hanno inoltre
condotto infinite lotte e battaglie contro l’Islam e i musulmani, in
vari ambiti, culturale, politico e militare, dalle crociate fino al
neocolonialismo. Oggi, una sola fra le emittenti radiofoniche in mano a
coloro che si oppongono all’Islam trasmette programmi in 37 lingue; il
Vangelo e la Torah sono stati tradotti nelle maggiori lingue vive del
mondo; i predicatori cristiani hanno fondato le loro basi
propagandistiche nei luoghi più remoti del mondo. 2- Nei paesi
arabi vi sono molti letterati e scrittori cristiani di madrelingua
araba, alcuni dei quali specializzati proprio in linguistica e
letteratura araba, fra cui si annoverano anche sacerdoti cristiani. Essi
producono eccellenti liriche e fanno uso di una prosa raffinata. Ciò nonostante, considerando le due
osservazioni appena esposte, nel corso di quattordici secoli, pur
possedendo ogni mezzo possibile, sia scientifico che letterario, e pur
avendo in animo di combattere l’Islam, non sono mai stati in grado di
falsificare una sola sura coranica. Questo dimostra l’incapacità,
al di fuori dell’universo islamico, di produrre qualcosa di simile al
Sacro Corano o anche solo una sura di esso. Questi argomenti sono sufficienti e
convincenti anche per chi non è in possesso di strumenti scientifici e
culturali adeguati, perché rendono manifesto il fatto che nemmeno i
dotti avversi all’Islam si sono avventurati in tale prova di forza,
tentando di produrre anche solo una sura simile a quelle
coraniche per dimostrarne la presunta vanità. Se avessero posseduto
tale capacità, avrebbero accettato la sfida, anche solo per sconfiggere
il proprio nemico e vanificarne le pretese. "Questo è un Libro benedetto che abbiamo fatto
scendere su di te, affinché gli uomini meditino sui suoi versetti e ne
traggano un monito i savi." L'assenza di incongruenze Si tratta di uno degli aspetti che
denotano il carattere miracoloso del Sacro Corano. L'incongruenza può
essere analizzata secondo le due manifestazioni che essa assume. Esiste
infatti una incongruenza che deriva da incoerenza concettuale o di
pensiero, e una incongruenza che deriva invece dall'errore. Ne
spiegheremo ora le caratteristiche. L'incoerenza
del pensiero L'uomo è soggetto a mutamenti e
cambiamenti sia dal punto di vista fisico e corporeo, sia dal punto di
vista psichico e del pensiero. Con il passare degli anni ed il
progredire degli studi e dell'esperienza, l'uomo concepisce nuove idee e
nuovi propositi che spesso si differenziano rispetto alle sue idee
precedenti. Possiamo constatare tali evoluzioni e mutamenti nei grandi
scienziati e teologi della nostra cultura. L'eminente teologo mu'tazilita Vasel
Ibn 'Ata, attraverso un processo di evoluzione del pensiero, si allontanò
dalla dottrina del suo maestro dando vita alla scuola mu'tazilita. Allo
stesso modo, Abu-l-Hasan Ash'ari si allontanò dalla dottrina
mu'tazilita dando vita alla scuola Ash'arita. Fu una evoluzione del
pensiero a far si che il grande pensatore Al-Ghazali lasciasse
l'insegnamento nella scuola Nezamiye di Baghdad per ritirarsi in
isolamento. Una evoluzione interiore in senso mistico fece sì che il
principe Ibrahim Adham rinunciasse al proprio rango ritirandosi a vita
monastica. Constatiamo invece che nel corso dei
ventitre anni in cui il Profeta di Dio (S) predicò agli uomini i
versetti coranici, non si verificò alcuna metamorfosi. I versetti che
il Nobile Profeta recitò negli ultimi anni della sua predicazione sono
perfettamente coerenti, dal punto di vista del contenuto, con i versetti
che aveva predicato nei primi tempi della sua missione; e il pensiero
che il Profeta aveva predicato all'inizio della sua missione si mantenne
coerente fino alla fine dei suoi giorni. Il Corano e il Profeta di Dio
(S) offrirono un piano e una dottrina che si inserivano nel quadro di
una strategia ordinata e dotata di precise finalità, che abbracciava i
più svariati ambiti e realizzò il proprio obiettivo. Le idee del
Profeta di Dio (S) e il contenuto del Sacro Corano avevano mantenuto la
loro coerenza e uniformità rispetto ai primi giorni della missione
profetica. Tale carattere di immutabilità dimostra che i versetti
coranici discesero da Dio, Eterno e Immutabile, e non sono frutto del
pensiero mutevole dell'uomo. Il Sacro Corano fa riferimento a
tale verità laddove recita: "Non meditano sul Corano? Se provenisse da altri
che da Dio vi avrebbero trovato molte contraddizioni." (11) Allameh Tabataba'i, dopo aver citato
il versetto coranico che recita: "Per il cielo che restituisce (sotto forma di
pioggia ciò che assorbe) e per la terra che si fende, in verità questa
è Parola che discerne (il Vero dal Falso) e non è parola futile."
(12) scrive: "In verità, Dio
Altissimo ha giurato sul cielo e sulla terra mutevoli per dimostrare la
verità coranica che è basata su una verità costante e immutabile;
questa è per certi versi l'interpretazione del senso coranico". L'incongruenza
frutto dell'errore La dimenticanza e l'errore sono
caratteristiche naturali dell'uomo, tanto che si dice "errare è
umano". Questo è tanto più vero per gli illetterati, i quali
non possono annotare il proprio pensiero. Prestate attenzione a questo
fatto: nel corso dei ventitre anni della sua missione, fra i quaranta e
i sessantatre anni di età, il Nobile Profeta (S) recitò agli uomini
migliaia di versetti coranici, in ogni condizione, nei periodi di sosta
o di viaggio, in tempo di pace o di guerra. Tali versetti riguardano i
più svariati argomenti: parlano di dottrina e di fede, contengono
storie e racconti, discutono le più complesse questioni sul libero
arbitrio e sulla predestinazione, offrono precetti categorici e chiari.
Talvolta un episodio storico viene esposto in differenti occasioni,
secondo diverse prospettive, senza che si verifichi la benché minima
incongruenza. Il Nobile Profeta (S), dopo che i versetti gli erano stati
rivelati, li recitava ai suoi compagni e seguaci, fra cui alcuni scribi
che li annotavano. Nelle prediche e nei sermoni che teneva
successivamente in tempo di sosta o di viaggio, recitava nuovamente tali
versetti, senza che nemmeno in un caso si sia verificato un errore, una
incongruenza o una contraddizione. L'assenza di incongruenze fra
migliaia di versetti e argomenti nel corso di ventitré anni di
predicazione di un uomo illetterato, è motivata dal fatto che tali
versetti erano stati rivelati da Dio, che è immutabile e immune da
errore. Dio preservò dall'errore anche il Suo Profeta. Recita il Sacro
Corano: "Non muovere la tua lingua per affrettare la
recitazione (del Sacro Corano): invero spetta a Noi la sua raccolta e la
sua recitazione. Quando lo recitiamo ascolta attento, perché a Noi
spetta la recitazione". E' stato tramandato che il Nobile
Profeta (S) mostrava apprensione per la memorizzazione del Corano. Dio
gli disse di non preoccuparsi, ché a Lui spettava di custodire intatto
il Corano. Gli aspetti letterari del Corano Uno degli aspetti miracolosi del
Corano è proprio la bellezza ed efficacia letteraria dei suoi versetti.
Esso è universalmente riconosciuto come un testo arabo elevato e
facondo. Faremo precedere la discussione di questo aspetto da alcune
osservazioni introduttive. (13) All'epoca della jahiliyya,
gli arabi, pur arretrati scientificamente e lontani dalla civiltà,
avevano raggiunto alte vette retoriche e poetiche. La loro poesia, dal
punto di vista del contenuto, era forse vuota e priva di valore, ma dal
punto di vista dell'allitterazione e della rima, delle similitudini e
delle metafore, era costruita su simmetrie armoniose. Era immorale e
indegna nei contenuti, ma affascinante e incantevole nelle forme. Il Sacro Corano, nel corso della
storia, si è distinto come testo di grande bellezza letteraria. Dai
tempi della rivelazione ai nostri giorni, letterati ed oratori si sono
dedicati allo studio delle raffinatezze letterarie del Sacro Corano. Dio Altissimo, nel Sacro Corano, ha
espresso i più alti concetti attraverso le più belle forme estetiche,
allo stesso modo in cui in natura ha disposto i migliori elementi nelle
più belle forme, ponendo le vitamine all'interno di frutti belli e
gustosi e creando le migliori essenze per i più bei fiori. Il Sacro Corano non è poesia né
prosa. Possiede le migliori prerogative di entrambe, senza averne i
difetti. Non è poesia, perché la creazione poetica si accompagna in
primo luogo all'iperbole e all'esagerazione, i secondo luogo alla
fantasia. L'iperbole è una forma di
esagerazione verbale e quindi di menzogna. Il Corano, invece, non
contiene esagerazioni; ogni suo passo coincide appieno con la verità e
la realtà. Esso esprime ogni concetto nella sua esatta misura, senza
nulla aggiungere né sottrarre. Il mondo della fantasia, poi, non
corrisponde mai al mondo reale. Nel mondo fantastico i 'manti' si
trasformano in 'monti' e la leggenda si sostituisce alla verità; nel
mondo fantastico si narra della fenice e del mitico monte Qaf. Il
Corano, invece, è specchio delle realtà dell'Universo creato e
raffigurazione delle verità dell'esistenza. Gli insegnamenti coranici
non sono mescolati alla superstizione, e la storia, nel Corano, non è
mescolata al mito. Ogni cosa nel Libro corrisponde alla verità e alla
realtà. Il Sacro Corano, dopo aver
raccontato l'edificante e bella storia di Giuseppe, recita: "Nelle loro storie c'è una lezione per coloro
che hanno intelletto. Questo Corano non è certo un discorso inventato,
ma è la conferma delle verità passate, spiegazione dettagliata di ogni
cosa, guida e misericordia per coloro che credono".
(14) Il Corano non è nemmeno mera prosa,
poiché ha un ritmo, una musicalità ed un ordine particolari, che
penetrano fino al profondo dei cuori, affascinandoli. Il Corano, pur non
esprimendosi nell'arido linguaggio filosofico, racchiude in sé la più
alta filosofia; pur non esprimendosi in un linguaggio meramente
giuridico, possiede in sé la fermezza della legge; e mentre esprime i
più alti concetti della conoscenza, medita sulla creazione, laddove
recita: "In verità, nella creazione dei cieli e della
terra e nell'alternarsi del giorno e della notte, ci sono certamente
segni per coloro che hanno intelletto, che in piedi, seduti o coricati
su un fianco, ricordano Dio e meditano sulla creazione dei cieli e della
terra dicendo: - Signore, non hai creato tutto questo invano. Gloria a
Te! Preservaci dal castigo del fuoco!" (15) Mentre prescrive la migliore legge
sociale, ovvero la legge del contrappasso, ne spiega anche il senso, la
morale. Recita infatti: "Nel contrappasso c'è una possibilità di vita,
per voi che avete intelletto. Forse diverrete timorati".
(16) Mentre espone la legge con fermezza
e risolutezza, consiglia un comportamento morale, raccomandando la
clemenza e la misericordia. Recita: "Colui che sarà perdonato da suo fratello dovrà
comportarsi in maniera bene accetta e fare il bene nei suoi
confronti".
(17) Nessuno scritto in prosa ha la
stessa armonia del Corano, una armonia spirituale. Nessuna voce ha il
fascino della voce spirituale del Corano, che risuona in mille riverberi
da quattordici secoli, dal tempo in cui l'Imam Sajjad (su di lui la
pace), con voce davidica salmodiava il Corano, fino ai salmodiatori
coranici odierni che si distinguono a livello internazionale. Il fascino e la bellezza del Corano
toccano la profondità del cuore e spingono lo spirito ad elevarsi,
suscitando il pianto. Un ladro che vaga di notte, udendo il versetto che
recita: "Non è forse giunto per i credenti il momento in
cui rendere umili i loro cuori nel ricordo di Dio e della verità che è
stata rivelata?" (18) espia il suo peccato scegliendo, in
luogo del furto in case innocenti, la via della preghiera del mattino e
della sottomissione al cospetto di Dio. Il Libro Sacro esprime e spiega i più
alti concetti nella forma più breve e più bella. Basta riflettere su
queste quattro parole: "Il Re, Santo, Eccelso e Saggio".
(19) dove il Sacro Corano, al termine
'Re' - che riferisce a Dio Re del creato - fa seguire tre attributi. Il
possesso di tali attributi è imprescindibile, pur nell'ambito dei
limiti intrinseci, per ogni sovrano. Mancando uno di essi, non solo la
figura del sovrano è priva di beneficio, ma diviene addirittura
controproducente e pericolosa. Di seguito, una breve definizione dei tre
attributi in questione: 1) -
Santo: significa puro, privo di ogni male o abiezione, difetto o lacuna; 2) -
Eccelso: significa onnipotente ed invincibile; 3) -
Saggio: significa onnisciente. Ci dedicheremo ora ad una analisi
dei tre attributi. Un sovrano che non sia esente
dall'oppressione, dall'abuso, dall'immoralità e dalle passioni, per
quanto possa essere saggio e potente, è pericoloso, perché usa il suo
potere e la sua saggezza in funzione del vizio e della passione,
sacrificando il suo paese a velleità personali. Se questo stesso sovrano è saggio e
moralmente integro, ma non possiede capacità e potere sufficienti, da
una parte gli affari del suo paese ristagneranno, dall'altra i nemici
avranno su di lui il sopravvento. Il terzo caso è quello del sovrano
che possiede potere ed integrità, ma non saggezza. In questo caso il
sovrano non sa come agire, e l'integrità e la purezza si mutano in
ingenuità e stoltezza, lasciando spazio agli abusi degli ingiusti e
degli indegni, i quali sfrutteranno il suo potere per fini impropri ed
illeciti. Se ne conclude che il possesso di
tutti e tre gli attributi indicati nel Sacro Corano dopo il sostantivo
'Re', in arabo 'al-Malik' , è per un sovrano imprescindibile. Quale dotto discorso è più chiaro
e diretto di questo, per un politico saggio? Il carattere miracoloso è insito
nella natura del Corano, così come è insito nella natura di tutte le
cose create da Dio. Pensate ad un frutto gustoso: gli scienziati sono in
grado di analizzare le caratteristiche di ogni sua singola vitamina o
elemento nutritivo, ma non possono creare di per sé nulla di simile, e
in particolare la vita insita in esso, quella vita che consente al seme
di divenire albero fruttifero. Allo stesso modo lettere e parole
sono a disposizione di letterati, oratori e studiosi, i quali non sono
mai stati, e non sono, però in grado di produrre una sola sura
simile a quelle coraniche. La sfida del Corano sulla perfezione
formale Il Corano sfida l'umanità a
riprodurre il miracolo della bellezza espressiva e formale del testo
sacro, reputandola incapace di questo. Dice Dio Altissimo: "Sappiamo bene che essi dicono: 'C'è un qualche
uomo che lo istruisce. Ma colui a cui pensano è straniero, mentre
questa è lingua araba pura". (20) Gli infedeli sostenevano, mentendo,
che il Corano non è parola di Dio, ma di uno straniero, la cui lingua
madre non era l'arabo, che istruiva il Profeta. Il Corano, rispondendo a tale
calunnia fa esplicito riferimento alla perfezione della lingua araba
usata per la Sua compilazione e all’alto contenuto scientifico delle Sure
che non potevano pertanto che derivare da Allah. Molte opere di esegesi coranica si
sono dedicate in maniera sistematica e puntuale agli aspetti letterari
del Corano, altre vi hanno fatto solo cenno. A parte le opere
esegetiche, letterati e scrittori di prim'ordine hanno dedicato interi
saggi al tema della raffinatezza formale e stilistica del Corano. Ne
sono un esempio l'opera Dala'il al-I'jaz di Shaykh 'Abd-ul-Qader
Jorjani e l'opera I'jaz al-Qur'an di Rafe'i. Dott. Mohammad Hadi
Abdekhoda'i Note 1- Il Sacro
Corano, XXXVIII, 29. 2- Il Sacro
Corano, XXXII, 16. 3- Il Sacro
Corano, IV, 75. 4- Il Sacro
Corano, II, 2. 5- Il Sacro
Corano, LXVII, 3-4. 6- Il Sacro
Corano, XVI, 90. 7- Il Sacro
Corano, XLI, 53. 8- Il Sacro
Corano, XI, 13. 9- Il Sacro
Corano, II, 23 e X, 38. 10- Il Sacro Corano, XVII, 88. 11) Il Sacro Corano, IV, 82. 12) Il Sacro Corano, LXXXVI, 11-14. 13) Il Sacro Corano ha arricchito e
conservato la lingua araba. Per secoli è stato, e tuttora è, un
elemento di continuità per la cultura e per la scienza. Gli
intellettuali di oggi possono così leggere e comprendere perfettamente
testi redatti in arabo mille anni fa. Questo fenomeno ha avuto un
riflesso anche nella lingua persiana, dove hanno trovato alta dignità
concetti e termini coranici. E' sufficiente paragonare la lingua araba
ad una lingua europea derivata dal latino per comprendere come
effettivamente il Sacro Corano ha preservato la lingua araba da
trasformazioni radicali e complessive e come ha arricchito le lettere e
la cultura araba e persiana. 14) Il Sacro Corano, XII, 111. 15) Il Sacro Corano, III, 190-191. 16) Il Sacro Corano, II, 179. 17) Il Sacro Corano, II, 178. 18) Il Sacro Corano, LVII, 16. 19) Il Sacro Corano, LVII, 1. 20) Il Sacro Corano, XVI, 103.
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