l'Imam
Hosseyn e la salvezza della Religione
Bismillah er-Rahman er-Rahim
Durante
una famosa khutba (sermone) pronunciata nel Santo mese di
Ramadan, il Nobile Profeta (S) indicando con la mano la fronte e la
testa dell'Imam Alì (as), disse: "e in questo
mese si presenterà il più disgraziato tra i primi egli
ultimi e insanguinerà questa nobile fronte e questa testa".
L'Imam allora gli chiese "e ciò comporterà la
salvezza della mia religione?". E il Profeta di Allah
rispose "Si".
Dalle tante lezioni che l'Imam Hosseyn (as) ci
impartisce con il suo Martirio nel giorno di Ashurà, c'è quello di
sentirsi responsabili della sorte della nostra religione
difendendola da ogni male e portando avanti intatto il suo vero
messaggio, preservato da ogni deviazione, tanto sul piano dottrinale
e sentimentale, quanto su quello pratico e operativo. Questo senso
di responsabilità può richiederci di sacrificare ogni nostra
risorsa, se non addirittura la vita stessa per la salvezza della
religione. Tali sacrifici sono necessari, ma anche doverosi se si
considera che la religione, nella vita di un uomo, non è una cosa
marginale o secondaria, ma è il suo modo naturale di aprirsi al
concetto dell'universo e delle leggi che ne regolano l'equilibrio
nonché alla comprensione del significato della vita di questo mondo
e dell'aldilà. La religione, infatti, rappresenta i principi, gli
strumenti e le regole comportamentali su cui basare l'equilibrio
fisico e spirituale dell'uomo e il suo rapporto con il Creatore e
con le creature dell'universo.
La nostra responsabilità nei confronti della
religione e della comunità che lo confessa, è un compito
certamente non facile nonché un obiettivo di difficile
raggiungimento, per i tanti sacrifici ed il grosso impegno che
comporta. Per comprendere l'importanza ed il valore di questo
compito, basti pensare che esso ha caratterizzato gran parte del
cammino dei Profeti, gli Inviati di Allah venuti nel mondo per
condurre gli uomini dalle tenebre alla luce, salvando le anime dal
deviare dalla religione di Dio ed indirizzandole sul Retto Sentiero,
il cammino naturale dell'umanità e dell'intera creazione verso il
proprio Creatore.
Questo gravoso compito di salvare la religione, e con
essa la Comunità dei Credenti, è stato perseguitato
coraggiosamente anche dai Santi Imam che, seguendo attentamente gli
insegnamenti del Sacro Corano e del Nobile Profeta (S), hanno
sacrificato la loro vita per la salvezza dell'Islam, la vera e
completa religione di Dio sulla terra.
Quanto all'Imam Hosseyn (as), egli con il suo immenso
amore per Allah, non ha esitato a sacrificare tutto per sostenere e
difendere la Sua causa. Viveva ogni suo momento e in ogni suo
respiro l'amore per Dio al punto tale che non faceva n passo se
prima non lo commisurava con la sua vicinanza alla volontà di Allah
e ai principi della Sua Religione. In un hadith (tradizione),
l'Imam Jafar Sadeq (as) racconta che l'Imam Hosseyn (as) citò
un hadith di suo padre, l'Imam Alì (as) in cui
questi diceva, tra le altre cose: "...e sappiate che è
rovinato colui che rovina la sua religione...". Ovvero,
non è chi ha il corpo malato ad essere rovinato, perchè nell'altra
vita potrebbe averne uno sano e ben fatto, ma è rovinato invece chi
ha una religione debole, fragile, vuota di sostanza, perchè egli
rischia di perdere tutto, questo mondo e l'aldilà. E proseguiva
l'Imam Alì (as): "...ed è povero chi è povero
di religione, perchè non c'è povertà dopo il Paradiso, e non c'è
richezza dopo l'Inferno...".
Quanta gente oggi, per paura della povertà,
abbandona la religione ed i suoi principi in cerca di ricchezza e
denaro che poi trova? ma a cosa servono se poi con tale
ricchezza l'uomo perde la sua identità e la sua personalità?
La vera ricchezza di un credente è il salvare le sue
azioni da ogni male e peccato, e la vera povertà è il guadagnare
la materia (denaro, posizione sociale, ecc.) e perdere se stesso,
vedendo l'edificio che aveva costruito su fondamenta fragili,
crollare in un attimo come se non fosse mai esistito.
Ecco l'insegnamento che possiamo imparare
dall'Imam Alì (as) quando chiedeva al Santo Profeta (S): "
(il mio sacrificio) comporterà la salvezza della mia religione?".
Questa è la prima priorità di un fedele: 'l'immunità
e la salvezza della religione'.
Questa priorità si è manifestata nella condotta di
tutta la Gente della Casa del Nobile Profeta (S), e di esempi ce ne
sono molti. Tale concetto è stato da loro affermato per mezzo del
loro Martirio e soprattutto grazie al Martirio del "Signore
della Gioventù del Paradiso" (come recita un celebre hadith
del Profeta Muhammad), l'Imam Hosseyn (as).
Disse l'Imam Hosseyn (as): "Se è soltanto
con la spada che potrà essere ripristinata la religione di
Muhammad, allora che le spade mi portino via". L'Imam
Hosseyn (as) ci insegna ancora una volta che se c'è da scegliere
tra l'aver cura della religione e l'aver cura delle proprie
ricchezze e proprietà, bisogna far prevalere la prima sulla
seconda, nel rispetto dei gradi di priorità e di importanza vitale.
In una tradizione si racconta che uno dei compagni
che spesso seguiva le sue riunioni, si assentò per lungo
tempo. Un giorno entrò dall'Imam (as) uno che conosceva bene
il compagno assente. L'Imam non esitò allora a chiedergli:
"Ma che fine ha fatto quello?" Rispose l'uomo: "L'ultima
volta che l'ho visto parlava poco, ma ho potuto capire che versava
in gravi condizioni economiche". L'uomo, con questa
risposta, pensava di aver esaudito l'interessamento dell'Imam verso
il compagno in questione. Invece l'Imam proseguì nella sua
domanda chiedendogli: "E com'è la sua religione?" Rispose
l'uomo: "Come tu desideri, oh Imam". Con ciò
volle dire che quel compagno permaneva sulla Retta Via, non
trascurando i suoi doveri religiosi e difendendo l'Islam secondo la
volontà di Dio. Allora l'Imam esclamò: "Che sia
lodato Allah, il Munifico!"
Con ciò volle dire che non aveva importanza la
sua povertà dal momento che la sua religione era salva, e ciò
perchè è nella salvezza della religione che il fedele trova la sua
vera ricchezza, ricchezza dello spirito e del pensiero che gli
garantiscono la più grande gioia nel mondo.
Infine, in un altro hadith si racconta
che l'Imam Musa al-Kazem (as), rivolto ad un suo seguace, Malek ibn
Ayyam al-Giulainì, disse: "Oh Malek, Allah dà la
(ricchezza della) vita mondana sia a chi ama, sia a chi odia, ma la
sua religione la dà solamente a chi ama". E disse
ancora: "Questa vita mondana Dio la dà al benevolo e al
malvagio, ma la fede non la dà che ai suoi prescelti".
Perciò il credente, quando sentirà che Allah
gli ha donato la religione e la forza per mantenerla e preservarla,
e gli ha dato la coscienza della mente e del cuore, e lo ha aiutato
ad operare in piena coscienza e serenità nella vita, facendolo
camminare sulla Via dell'Islam, proverà sicuramente quella gioia
che è segno dell'amore di Allah nei suoi confronti, segno che si
sta seguendo il Retto Sentiero dei Profeti e dei Messaggeri Divini.
Per lui questa gioia meriterà di essere cercata e curata per bene e
con tanto amore.
Il Credente che prende coscienza che il suo destino
finale è tra le mani di Dio nel Giorno del Giudizio, deve affermare
questa sua coscienza nel praticare la Sua Religione e nutrirla,
vivendola mentalmente, passionalmente ed operativamente.
La religione, infatti, non è una semplice ideologia,
ma rappresenta anche un fine da perseguire, un sentimento da
trasmettere e un modello di vita da praticare, nonché infine, la
vera gioia, per questo mondo e per l'eternità.
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