LA RISURREZIONE DI CRISTO

La speranza di ogni cristiano si basa sulla risurrezione del Signore Gesù come enfaticamente ricordò l'apostolo Paolo ai corinti:"Inoltre, se Cristo non è stato destato, la vostra fede è inutile" (1 Cor.15,17). Ma quale sorte toccò al corpo fisico di Gesù con la risurrezione? I Testimoni di Geova sostengono:

"Il corpo fisico di Gesù Cristo non si decompose tornando alla polvere ... il suo corpo indubbiamente era stato disintegrato senza decomporsi. ... Fu risuscitato, ma non con il suo corpo carnale, che era stato offerto come sacrificio di riscatto; eppure quel corpo carnale non si decompose, ma fu eliminato da Dio, come un sacrificio consumato sull'altare[1]."

Fin qui il Geovismo. Dall'esame della Scrittura, comunque, si rileva che, quando i discepoli riferirono all'apostolo Tommaso di aver visto il Signore risorto, "Tommaso replicò: Se non vedo il segno dei chiodi nelle sue mani, se non tocco col dito il segno dei chiodi e se non tocco con mano il suo fianco, io non crederò"[2]. Tommaso avrà pensato: "Si, brava gente quegli Apostoli, ma avevano la testa un po' accesa e troppo facilmente s'immaginavano di vedere ciò che piace! Lui, Tommaso, era l'uomo calmo, ponderato, fatto apposta per certi casi: e in casi come quello non bastava affatto vedere - o piuttosto immaginarsi di vedere - bisognava toccare, palpare, infiggere il dito; solo a questo patto egli avrebbe creduto"[3]. Qualche giorno dopo Gesù apparve a Tommaso e lo invitò ad ispezionare "il segno dei chiodi ed il suo fianco", al che Tommaso credette e implorò: "Mio Signore e mio Dio" (Giov.20,28). E' scritturalmente fondato credere, come fanno i Testimoni di Geova, che in questo caso Cristo abbia illuso i suoi discepoli materializzando un corpo carnale simile a quello messo a morte sul Golgota? E' interessante notare che Luca cap.24 ci riferisce dell'errore in cui incorsero i discepoli di Gesù, errore simile a quello in cui incappano gli odierni Testimoni di Geova, infatti al v.37 si dice che "essendo atterriti e spaventati, immaginavano di vedere uno spirito" (TNM). Se, dopo la risurrezione, Cristo si fosse mostrato ai discepoli solo attraverso corpi materializzati, allora egli avrebbe simulato l'autenticità delle ferite inflitte al suo corpo sacrificato; avrebbe quindi mentito dicendo loro: "Guardate le mie mani e i miei piedi! Sono proprio io! Toccatemi e verificate: un fantasma non ha carne e ossa come me". Invece, apparendo ripetute volte e dicendo e facendo cose che permettevano ai discepoli di riconoscere in lui il Gesù che conoscevano, egli rafforzò la loro fede nel fatto che era veramente risorto dai morti (Luca 24,36-39). Di fronte a queste osservazioni i Testimoni di Geova ribadiscono che Cristo fu risuscitato non con un corpo carnale ma con uno spirituale perché, in base a I Cor.15,50, "carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio"(TNM) e, secondo I Pietro 3,18, Cristo fu "messo a morte nella carne, ma essendo reso vivente nello spirito"(TNM):

"Se avesse ripreso il sacrificio della sua "carne e sangue", non avrebbe potuto ereditare il celeste regno di Dio. Alla sua risurrezione egli "divenne spirito vivificante". Per questo in maggior parte del tempo fu invisibile ai suoi fedeli apostoli. Proprio come gli spirituali angeli avevano fatto in precedenza, fu costretto a materializzare un corpo di carne per rendersi visibile di tanto in tanto ai suoi discepoli terreni. Ogni volta materializzava il corpo carnale assunto e scompariva nel reame spirituale. Egli non ha più bisogno di un corpo umano [4]."

"Carne e sangue" Con quest'espressione (in greco sarx kai hàima) nel Nuovo Testamento si indica l'uomo: "Il sangue, elemento essenziale del corpo umano, unito al concetto di carne nell'espressione 'carne e sangue', sta a indicare l'assoggettamento dell'uomo al peccato e alla morte. Nel NT quest'espressione indica sempre l'impotenza e la caducità dell'uomo: egli è in balia della morte ... Così com'è, nella sua naturalità, l'uomo non può avere parte alla gloria di Dio (1 Cor 15,50); in altre parole l'uomo deve cessare la sua vecchia esistenza, e Dio deve inaugurare una nuova creazione se il suo regno deve venire"[5]. "L'impotenza dell'uomo in preda al peccato implica una dolorosa limitazione anche nelle sue capacità conoscitive. Per questo la vera conoscenza di Dio può avvenire soltanto se egli si rivela" [6]: "non te[lo] hanno rivelato la carne e il sangue (sarx kai hàima), ma il Padre mio che è nei cieli" (Matteo 16,17; TNM); in quest'ultimo verso "carne e sangue (=l'uomo) vengono contrapposti a Dio" [7] ed è ovvio che in quella circostanza Gesù stava parlando non di carne e sangue letterali, ma dell'uomo nella sua naturalità, "con forze umane" (TILC). Un altro caso, in cui l'espressione "carne e sangue" è chiaramente figurativa, ricorre in Ef. 6,12 dove sottintende ancora una volta il significato di uomo nella sua naturalità. Anche quando Paolo afferma di non essersi consultato con "carne e sangue" prima di ricevere l'incarico di annunciare il vangelo (Gal.1,16), vuol dire che non si è consultato con "nessun uomo" (La Bibbia di Gerusalemme [BG])8. In definitiva, I Cor. 15,50 sta ad indicare che il "sangue" di Gesù (cioè la forza vitale del suo corpo umano) fu versato per i peccati del mondo; quando Cristo risuscitò, una nuova forza vitale (lo Spirito di Dio) permeava il suo corpo fisico glorificato. Quindi, nessuna geovista "disintegrazione senza decomposizione" del corpo carnale del Redentore trova giustificazione nella Scrittura.

"Vivente nello spirito" I Testimoni di Geova si rifanno a questa espressione di I Pietro 3,18 (TNM) per dedurre che Cristo "fu risuscitato con un corpo spirituale"[9]. Orbene, se la lettura geovista fosse corretta e se l'espressione "nello spirito" significasse "essere una creatura con un corpo spirituale", allora tutti i cristiani di Roma, contemporanei di Paolo, avrebbero dovuto avere un "corpo spirituale"! Perché? Poiché Paolo scrisse loro: "Ma voi non siete nella carne, bensì nello spirito ..."[10.] Allo stesso modo l'apostolo Giovanni avrebbe dovuto rivestire "un corpo spirituale", stando a quanto scrisse in Ap.1,10: "Mi trovai nello spirito nel giorno del Signore ..."[11]. Evidentemente Giovanni non intese mai dire di aver rivestito un corpo spirituale in quella precisa occasione, né Paolo volle far credere che a Roma vi fossero cristiani dotati di corpi spirituali; più semplicemente Paolo voleva dire: "Ma voi non siete in relazione con la carne ma con lo Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi"[12]; o, come rende La Bibbia di Gerusalemme, "voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito". Da queste parole si ricava uno dei presupposti teologici delle comunità missionarie ellenistiche: la concezione dello spirito come sfera celeste opposta a quella terrena, di solito chiamata "carne"[13]. Pertanto, l'argomento geovista appare del tutto infondato. E' certamente vero che Cristo fu reso "vivente nello spirito"; comunque, questo non significa che Gesù "fu risuscitato con un corpo spirituale", piuttosto I Pietro 3,18 intende confermare che lo Spirito di Dio destò Gesù, com'è scritto: "ora, lo spirito di colui che destò Gesù dai morti dimora in voi" (Rom.8,11; TNM). E' chiaro, quindi, che I Pietro 3,18 dice semplicemente che Cristo fu destato dallo Spirito di Dio. Perché non fu riconosciuto? A difesa della tesi delle materializzazioni di corpi diversi, i Testimoni di Geova scrivono: Dopo la risurrezione Gesù apparve in corpi diversi. Maria lo scambiò per il giardiniere. (Giov.20:14,15)... Diverse volte si manifestò e fu riconosciuto non per l'aspetto, ma per le sue parole ed azioni. ... Una volta un miracolo avvenuto secondo le sue istruzioni fece aprire gli occhi ai discepoli che lo riconobbero. (Giov.21:4-7,12) [14]. Esaminiamo dettagliatamente gli episodi riferiti per valutare se questi possano sostenere l'assunto geovista delle materializzazioni del Cristo. Nell'episodio dell'apparizione del Risorto ai due discepoli sulla via per Emmaus, il racconto evangelico riferisce che "Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo" (Luca 24,15-16; BG). Nelle apparizioni narrate da Luca e Giovanni, i discepoli non riconoscono il Signore a prima vista, ma solo dietro una parola o un segno[15]. Questo mancato riconoscimento del Cristo indica che Gesù, dopo la sua risurrezione si trovava in una nuova condizione di vita e che, per riconoscerlo, non bastava più vederlo semplicemente con gli occhi fisici, ma occorreva una particolare illuminazione interiore[16]. Le fugaci notizie delle narrazioni evangeliche informano implicitamente il lettore che Gesù, una volta risorto, è entrato in una nuova condizione di vita, in quella cioè della risurrezione e della gloria. Dopo la conversazione tra i due discepoli ed il Risorto, Luca riferisce: "Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero" (24,31). "I due verbi 'si aprirono i loro occhi' e 'lo riconobbero' hanno un significato religioso; è Cristo risorto che si è manifestato ai due pellegrini e li ha indotti a credere alla verità della sua risurrezione. In virtù di questa intima illuminazione i due commensali conobbero che Gesù era veramente risuscitato"[17]. Per giunta, nel caso dell'apparizione a Maria, Giov.20,15 riferisce chiaramente che il mancato riconoscimento del Risorto dipese da un errore di Maria [18]: "il testo non intende affermare che il Salvatore risorto avesse l'aspetto di un giardiniere, ma che la Maddalena, sapendo di trovarsi in un giardino (cf. 19,41) e scorgendo in quel luogo in un'ora così mattutina (20,1) un uomo, pensa naturalmente che questo sia il giardiniere o, se si preferisce, l'ortolano che si apprestava ad iniziare il proprio lavoro"[19].

Vedi "Potete vivere per sempre... pag 144"

Un'altra circostanza in cui il Signore risorto non fu subito riconosciuto dai discepoli è riportata in Giov.21,4-12. I discepoli di Gesù avevano ripreso il loro antico mestiere di pescatori in attesa degli eventi [20]. Allo spuntare dell'alba, di ritorno da una nottataccia in cui non avevano preso nulla, quando furono a un centinaio di metri dalla riva (21,8), intravidero a terra tra la foschia una figura che non si distingueva bene, sembrava un uomo che li aspettasse: forse era un rivenditore che voleva acquistare il pesce. Giunti a un tiro di voce, l'uomo domandò: "Figlioli21, non avete nulla da mangiare?" (v.4). Dopo una notte di fatiche sprecate, la domanda arrivava come una celia ("Vi è andata bene la pesca?") e perciò non fu gradita. Dalla barca gli fu risposto con un "No!" secco, che non ammetteva replica. Invece la replica venne, l'uomo gridò ancora attraverso la nebbia mattutina: "Gettate la rete dal lato destro della barca e (ne) troverete" (v.6). Chi era quello sconosciuto che dava consigli con tanta sicurezza? parlava a vanvera o per esperienza? Tante volte, pescatori esperti sanno trarre preziose indicazioni da segni minimi dell'acqua, e forse quello sconosciuto aveva visto dalla spiaggia qualche buon segno: ad ogni modo un nuovo tentativo, dopo tanti inutili, costava poco, e fu subito fatto. La rete fu gettata dove lo sconosciuto aveva detto, "e non la potevano più trarre a causa della moltitudine di pesci" (v.6). Questo risultato fece riaffiorare vecchi ricordi nella memoria di quei pescatori (Luca 5,4-11). Dopo un attimo di trepidante dubbio, il "discepolo che Gesù amava disse a Pietro: 'E' il Signore'." (v.7).

Incoerenze

Qualora la teoria geovista delle materializzazioni fosse attendibile, ne deriverebbe che ogni circostanza in cui Cristo non sia stato immediatamente riconosciuto dai suoi discepoli, costituirebbe una prova della materializzazione di diversi corpi da parte del Messia. Ma che dire dell'episodio narrato in Matteo 14,26? [22] Per coerenza, i Testimoni di Geova dovrebbero ritenere che anche in questa circostanza Cristo avesse materializzato un corpo diverso da quello col quale era noto ai suoi discepoli. Pretendere, quindi, (come fanno i Testimoni) che il mancato riconoscimento immediato del Risorto da parte dei discepoli sia una prova della materializzazione di differenti corpi umani, comporterebbe l'obbligo di ammettere che anche prima della morte di Gesù, il Messia avrebbe materializzato corpi diversi (Matteo 14,26). Una tale conclusione sarebbe, a dir poco, illogica! Inoltre, se i Testimoni di Geova non ammettono che il corpo di Cristo sia stato risuscitato, allora ci dovrebbero dire quale parte di Gesù fu destata dalla morte! Non può trattarsi dell'"anima" di Gesù, perché il Geovismo ne esclude l'esistenza separata dal corpo. Resta lo "spirito"; ma secondo i Testimoni, lo spirito è una forza vitale impersonale, non intelligente, comune ad uomini e a bestie [23]; per giunta, secondo il Geovismo, lo spirito "non produce intelligenza separatamente dal corpo fisico" [24] . Allora chi o che cosa è il Cristo risorto secondo il Geovismo? I Testimoni affermano che, se Cristo fosse risorto col suo corpo fisico glorificato, in tal modo avrebbe reso vano il prezzo di riscatto per i peccati (cioè il suo corpo sacrificato) [25]. Se tale tesi fosse vera, il fatto stesso che Cristo è risuscitato, renderebbe nulla la morte dell'uomo Gesù; non disse infatti il Messia: "Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo"? (Giov.10,17-18) Parlando del proprio corpo fisico, che gli Ebrei "abbatterono" sul Golgota, Gesù promise di "rialzarlo" in tre giorni (Giov.2,19-23): credono i Testimoni di Geova che Cristo non abbia mantenuto tale promessa? I Testimoni riconoscono che Atti 2,25-27 contiene una profezia relativa alla risurrezione di Cristo; che dire quindi dell'espressione "la mia carne riposerà nella speranza" (v.26)? Quale speranza ravvivava Gesù riguardo alla sua morte? quella di essere "disintegrato senza decomporsi", come sostiene il Geovismo? E' assurdo. Il contesto rivela chiaramente che la "carne" (=il corpo) di Cristo riposava nella speranza della risurrezione: "poiché non lascerai la mia anima nell'Ades, né permetterai che il tuo leale veda la corruzione" (v.27; TNM). Si notino, inoltre, le parole di Romani 8,11: "Se, ora, lo spirito di colui che destò Gesù dai morti dimora in voi, colui che destò Cristo Gesù dai morti renderà viventi anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo spirito che risiede in voi" (TNM). L'uso del termine "anche" presuppone che Cristo sia risuscitato col suo corpo fisico glorificato e che egli sia in attesa del giorno in cui "trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose" (Fil.3,21; BG) [26]. Non va, infine, trascurata la testimonianza di Col.2,9: "E' in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (BG); il significato della "pienezza" è precisato dall'avverbio "corporalmente" (gr. somatikos): una possibile interpretazione di questa connessione è che, al tempo in cui Paolo scriveva (circa 25 anni dopo la risurrezione di Gesù), si annunciava che la "pienezza della divinità" risiedeva - in una forma fisica, corporea - nel Cristo glorificato nei cieli. In conclusione, la fede cristiana si sostanzia in un esplicito assunto: "se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rom.10,9; BG). Nulla di più esplicito: se fu il corpo di Cristo ad essere riposto nel sepolcro, allora è stato il suo corpo glorificato ad essere destato dalla morte!

Achille Aveta



N O T E

1 Ausiliario per capire la Bibbia, Roma 1981-1986, pp.275, 1236; corsivo mio. In questo gli odierni Testimoni sono concordi col loro ideologo fondatore, C.T.Russell (cf. The Time Is at Hand, vol.2 degli Studi sulle Scritture, p.129). Russell scrisse pure che "dopo la risurrezione ... per istruire i discepoli, Gesù appariva sotto umane spoglie ed i differenti corpi carnali Egli li creava e dissolveva secondo l'occasione" (Il tempo è vicino, Vol.2 degli Studi sulle Scritture, ed. Dawn Bible Students Association, Napoli 1955, p.87).

2 Giov.20,25; La Bibbia. Parola del Signore. Traduzione interconfessionale in lingua corrente (TILC).

3 G.Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Milano 1941, p.764.

4 Cose nelle quali è impossibile che Dio menta, Brooklyn 1965, pp.331-332; corsivo mio.

5 Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, Bologna 1976, pp.1639-ss (da ora in poi abbreviato in DCB).

6 DCB, p.1639.

7 DCB, p.209.

8 DCB, p.207.

9 Ragioniamo facendo uso delle Scritture, Roma 1985, p.312.

10 Rom.8,9; traduzione dall'inglese di The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures, Brooklyn 1969, si tratta del testo critico neotestamentario accettato dai Testimoni di Geova.

11 Ibidem.

12 Rom.8,9; La Bibbia, nuovissima versione dai testi originali, ed.Paoline 1991; cfr. Ef.6,18; Gal.5,25; 1 Pietro 4,6.

13 DCB, pp.1791-1792.

14 Ausiliario ..., cit., p.275.

15 Vedere Luca 24,30 s.35.37.39-43; Giov.20, 14.16.20; 21,4.6-7; cfr. Matteo 28,17.

16 A questo riguardo BG, in una nota a Luca 24,16, afferma:"Pur restando identico a se stesso, il corpo del Resuscitato si trova in un nuovo stato che modifica la sua forma esterna (Mc 16,12) e la libera dalle condizioni sensibili di questo mondo (Gv 20,19)".

17 Vangelo secondo Luca, trad. di B.Prete, Milano 1961, nota a Luca 24,31, p.565.

18 Infatti la TNM dice che Maria "immaginava" che il Risorto fosse l'ortolano.

19 Vangelo secondo Giovanni, trad. di B.Prete, Milano 1965, nota a Giov.20,15.

20 Cfr. G. Ricciotti, cit., pp.766-767.

21 "Figlioli" è un termine familiare con il quale ci si rivolgeva amichevolmente a gente comune; noi avremmo detto:"Buona gente".

22 "I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero:'E' un fantasma' e si misero a gridare dalla paura" (BG).

23 Cfr E' questa vita tutto quello che c'è?, 1975, pp.48 ss.

24 "Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente", Brooklyn 1974, p.436.

25 Lo stesso Russell aveva scritto: "E quando egli fu risuscitato dai morti dal potere del Padre, non lo fu nel piano della esistenza umana, poiché questa fu sacrificata per il nostro riscatto. Se dunque questo prezzo di riscatto precedentemente pagato fosse stato richiesto ed ottenuto in restituzione da Gesù, noi saremo ancora sotto condanna di morte e senza speranza alcuna di salvezza" (Il tempo è vicino, cit., p.86).

26 Va rilevato che i Testimoni applicano le parole di Fil.3,21 come riferite alla glorificata Chiesa di Cristo. L'insostenibilità di questa interpretazione è dimostrata dal fatto che l'Apostolo parla del "nostro misero corpo", mentre la Chiesa è sempre chiamata nella Bibbia "corpo di Cristo"; non si fa mai riferimento alla Chiesa come al "corpo dei santi", né le si attribuisce alcuna "miseria". Pertanto la trasfigurazione, per conformarsi al "corpo glorioso" di Cristo, riguarda i corpi fisici dei cristiani (cfr. Rom.8,23).