Galileo Galilei, il Nuovo Medioevo e i MRA

La revisione del giudizio su Galileo Galilei da parte della Chiesa Cattolica ha suscitato in genere reazioni positive e approvazione o al più commenti sarcastici. Tra i tanti commenti uno in particolare è uscito fuori dal "coro" paventando un "secondo medioevo" [1] . Considerare i motivi esplicitati o impliciti di questo timore può essere utile a quanti si occupano di MRA. Nel Medioevo c'era già una varietà di "scienze" ma su tutte regnava la teologia che era considerata una specie di "principio unificatore". ( La teologia si occupava della Verità per antonomasia e non poteva essere contraddetta da alcuna altra scienza). Si riteneva che la teologia (religione) e le scienze naturali non potessero essere in contraddizione perché in qualche modo omogenee tra loro. La Bibbia era rivelazione di Dio e quindi Verità completa, 'integrale', sotto qualsiasi aspetto la si guardasse. «Gli occhiali che costituivano e sorreggevano la lettura tipologica della Bibbia sorreggevano dunque, e venivano a loro volta sorretti, da un enorme patrimonio di idee, di concetti, di esperienze, tutte separate eppure tutte interdipendenti tra loro e unite nel formare un disegno coerente».[2]

Benché già si fosse studiata la possibilità di uno scontro tra esperienza sensibile e Scrittura (o meglio, tra esperienza sensibile e interpretazione delle Scritture), fino a Galilei questa non era stata così chiaramente posta. Da Galilei in poi vi è stato un susseguirsi di situazioni conflittuali che hanno visto il ruolo ( il campo di applicazione, la capacità unificatrice e omogeneizzatrice) della religione ridursi sempre più. Comunque la particolare struttura umana richiede un principio unificatore e non sono mancate le reazioni "integraliste" nel campo religioso ( e in quello scientifico); reazioni che hanno avuto a volte come risultato un acuirsi ed intorbidirsi dello scontro.

Purtroppo non si vede ancora la soluzione a questa dualità, e curiosamente proprio dal discorso, pronunciato per l'occasione, del Papa questa difficoltà emerge con una certa chiarezza. L'Osservatore Romano (estrapolando una frase del discorso papale) titolava «Appartiene al passato il doloroso malinteso sulla presunta opposizione costitutiva tra scienza e fede» [3] ed il discorso, per molti versi apprezzabile, offriva una serie di passaggi interessanti con la considerazione che «spesso, al di là di due visioni parziali e contrastanti, esiste una visione più larga che entrambe le include e le supera», ma poi ammetteva che: «Esistono due campi del sapere, quello che ha la sua fonte nella Rivelazione e quello che la ragione può scoprire con le sole sue forze... i due settori non sono del tutto estranei l'uno all'altro, ma hanno punti di incontro» .

Ci sembra ancora lontano il tempo, se mai verrà, in cui «una visione più ampia» includa questi due emisferi del sapere umano. Opportunamente occorre porsi il problema non solo della consistenza e del ruolo della religione, ma anche di quello della scienza: «Che ne è della religione dopo moderni 'maestri del sospetto'? Ma, anche, che ne è della scienza dopo Heisenberg, Gödel, Popper» [4]. In effetti è vero che certi studi esegetici, storici, filologici hanno cercato come di smembrare le Scritture quasi a volerne esaurire la vitalità, il mistero, la forza propulsiva. Di più sono intervenuti con tesi che tendono a minare la base stessa della credibilità delle Scritture: la loro storicità, la loro aderenza ai fatti realmente accaduti; c'è il tentativo di trasformare i racconti biblici, e particolarmente quello più difficile della resurrezione del Cristo, in un teologumeno, una iperbole teologica, una trasposizione ideale, in parole estreme in un falso storico. La reazione a questo atteggiamento, reazione forte e a tratti violenta, è stato il fondamentalismo [5] di frange delle chiese più tradizionalmente legate ad esegesi letterali delle Scritture e il sorgere di alcuni MRA che si presentano come «religioni del Libro».

Alcuni MRA, infatti, vantano per la loro versione della Bibbia particolari caratteristiche capaci di renderlo identico a quello originale, per esempio nel corrispondere «quasi parola per parola ai testi ebraico e greco» o asserendo che «la fedeltà della traduzione è anche dimostrata dal fatto che è letterale» o sottolineando che «per di più l'esattezza letterale richiede che l'ordine delle parole della maggior parte della versione inglese sia eguale a quello ebraico o greco, preservando così l'enfasi degli scritti originali», «la traduzione letterale consente di trasmettere accuratamente il sapore, il colore e il ritmo degli scritti originali» [6] ; queste asserzioni tendono a far recuperare al lettore odierno più sprovveduto la sensazione di non dover fare i conti con una molteplicità, spesso disarmonica, di fatti, di studi, di conoscenze e di ipotesi, ma di poter penetrare facilmente il senso degli Scritti, di avere davanti a se un libro, omogeneo e unitario potendo saltare in un balzo duemila anni di storia e di trasformazioni culturali e afferrare con una occhiata mille anni di vicissitudini di vita e di pensiero di un popolo; di guardare a faccia a faccia Dio stesso.

Vien da pensare: «ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria»! Ma questo secolo è anche, e, forse ancor più, il secolo che ha visto il sorgere di una grande opera di smitizzazione nei confronti della 'conoscenza' in generale e più in particolare della 'conoscenza scientifica' fino a porre in dubbio la sua stessa base, la sua dimostrabilità, la sua assolutezza. A questa opera di smitizzazione hanno contribuito il "principio di indeterminazione", di Heisenberg [7], il "principio di falsificazione" di Popper [8], e il "teorema della incompletezza" di Gödel [9].

Di fronte a questa duplice crisi, che è poi la crisi della conoscenza "globale", e dell'intellettualismo, l'uomo tende a chiudersi, ad adottare un sistema di conoscenza tolemaico. Nella vita di tutti i giorni non serve affatto sapere che la terra giri intorno al sole, è sufficiente osservare che il sole sorge ed illumina, tramonta e porta la notte, come non serve sapere che la terra è rotonda, per andare da Roma a Milano, il calcolo del percorso lineare è sufficiente ecc. In ambito religioso i MRA soddisfano fortemente questo bisogno di sapere omogeneo, semplice, facilmente trasmissibile, non problematico. Ciascun MRA si pone al centro dell'universo e pone al centro del sapere la propria ideologia, interpretando ogni cosa alla luce di questa. Ogni aspetto del sapere e delle relazioni umane è culturalmente asservito alle necessità del gruppo.[10] Ogni parte della "conoscenza" che contrasti con questa ideologia è rigettata e ritenuta falsa, arrivando all'assurdo di "importare" pezzi di conoscenza da varie discipline, se ritenute funzionali alla propria visione del mondo, ma a rifiutarne le premesse e le conclusioni [11].

Inevitabilmente di tanto in tanto occorrerà fare degli aggiustamenti alle credenze e al comportamento dei membri del gruppo, aggiustamenti necessari in quanto le posizioni originarie su questo o quel problema sono divenute insostenibili alla luce della incalzante conoscenza scientifica o della nuova sensibilità morale [12] In questi casi alcuni si appellano ad una 'nuova rivelazione' , altri cercano di usare argomenti apparentemente più razionali del tipo :«Abbiamo studiato meglio le Scritture e abbiamo scoperto che...». Curiosamente questo secondo ragionamento, mutando ciò che si deve mutare, è proprio il ragionamento scientifico. «La verità scientifica è in continua evoluzione, è un percorso per cui oggi ci sentiamo di affermare che i quark sono i componenti ultimi della materia, ma può darsi benissimo che di quì a dieci anni si scopra che queste particelle elementari sono composte di altre cose ancora e allora sarà quella la verità» [13]

Nell'adepto del MRA mancherà però la consapevolezza della temporaneità della verità del suo gruppo, egli dovrà dimostrare nella sua vita la verità assoluta di quanto insegnatogli con le ovvie e spesso catastrofiche conseguenze [14]. In almeno un caso questa confusione è esplicitata. In un articolo tendente a giustificare i cambiamenti dottrinali, morali e le fallite profezie si dice: «Si potrebbe dire che questi aggiustamenti seguano un principio che spesso è risultato valido nel progresso della verità scientifica...dapprima viene presentato un argomento... col tempo si nota che ha certi difetti o lacune. Allora si tende ad adottare un argomento diametralmente opposto. In seguito si riscontra che nemmeno quella posizione rappresenta l'intera verità, e allora si giunge a una combinazione dei punti validi di entrambe le posizioni. Questo principio si è più volte applicato in relazione all'adempimento di Proverbi 4:18. (In nota si aggiunge) Il suddetto principio è stato così definito tesi,... antitesi...e sintesi.»[15]

La mistificazione di verità relativa (scientifica), per verità assoluta (religiosa) [16] è tanto maggiore quanto minore è la consapevolezza degli adepti; e ha conseguenze socialmente e psicologicamente tanto più gravi quanto più il MRA tende a richiedere assoluta obbedienza fino ad applicare sanzioni che possono essere paragonate alla morte rituale. L' unitarietà del sapere, forse auspicabile, non può essere conseguita a questo prezzo! A queste caratteristiche medioevali, settarie le chiese maggiori sono in qualche modo vaccinate, ma non completamente! E' qui il pericolo di un nuovo medioevo! Di un nuovo tentativo di asservimento della conoscenza a qualche interesse di parte, al ritenere «di possedere in sé i criteri della verità» [17]. Un interesse 'pastorale' eccessivo porterebbe a risultati che si sono già rivelati disastrosi. «Forse, ai veri o fittizi 'bisogni' religiosi della gente sarebbe serio e cristiano non dare soddisfazione» [18] La religione si trova a ripensare il suo ruolo, liberandosi dalla volontà di potenza, di dominio, di controllo dell'uomo sull'uomo. E la persona religiosa, elettivamente il cristiano, deve ripensare la sua fede, staccandola dalle contingenze,dalle insicurezze delle 'prove', dalla precarietà della conoscenza mondana. Contro i nuovi e i vecchi idoli, le nuove e le vecchie 'sicurezze' la strada da percorrere, per l'uomo, ci sembra ancora quella di essere «proteso» (Filippesi 3,13) in avanti, continuando ad «andare a tentoni»(Atti 17,27), in continua ricerca, «avendo speranza, contro ogni speranza.» (Romani 4,18-19

L' unitarietà del sapere, forse auspicabile, non può essere conseguita con la mistificazione!


N O T E :

1Sergio Quinzio in Il Corriere della Sera 30-10-92

2Paolo Lombardi La Bibbia contesa. Tra umanesimo e razionalismo ed. La Nuova Italia

3Domenica 1 Nov 1992

4Sergio Quinzio art. cit.

5Il termine fondamentalismo nacque in seguito alla pubblicazione di 12 opuscoli I principi fondamentali, una testimonianza alla verità (Chicago,1910-1912). Il fondamentalismo è una tendenza biblico-teologica sviluppatasi in ambito protestante di lingua inglese per reagire contro l'applicazione alla Bibbia del metodo storico-critico e dell'evoluzionismo. La Conferenza Biblica di Niagara (tenuta annualmente dal 1876) organizzata dalle Bible Conferences of Conservative Protestants ne aveva fissato nel 1895 i 5 punti irrinunciabili: l'inerranza biblica, la divinità di Cristo, la nascita verginale, la redenzione sacrificale, la resurrezione e il ritorno fisico di Gesù. L'uso che qui faccio del termine è in senso esteso considerando solo l'atteggiamento ostile alla critica testuale; d'altro canto non si potrebbero considerare fondamentalisti molti MRA che non rientrano neanche nel filone protestante e non accettano tutti i 5 ultimi punti considerati «fondamentali». Vedi The American Peoples Encyclopedia alla voce «Fundamentalism»

6Le citazioni sono tratte da un manuale della C. C. dei Testimoni di Geova Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile ed. it. 1971 pag. 321,322 ed. it. 1991 pag. 326. Non ci occupiamo qui di sapere se questa rivendicazione di letteralità, già contestata da studiosi, sia vera o no, il punto in discussione è l'asserita letteralità come prova di verità, di aderenza al senso originale del testo. Tutti coloro che conoscono almeno una lingua straniera possono valutare la serietà di questa asserzione, ma, ripeto, la questione è sulla speciale caratteristica piuttosto che sul senso della caratteristica in sé

7Il principio riguarda studi di meccanica quantistica per i quali la misura contemporanea di velocità e posizione di particelle subatomiche non si può fare mantenendo per entrambe la massima precisione, in quanto l'osservatore influenza l'oggetto osservato. Perciò si nega la concezione classica del mondo come realmente indipendente dalle azioni dell'osservatore che, in pratica, influenza ciò che osserva così che una conoscenza «oggettiva» del reale risulta impossibile.

8Secondo questo principio una teoria scientifica non può essere verificata neppure attraverso esperienze, ma piuttosto essa viene assunta come vera solo fino a quando non se ne dimostra la falsità! Ciò significa che la conoscenza scientifica non è «vera» ma solo «non falsa» fino a prova contraria.

9La "non contraddittorietà" di un sistema non può affermarsi con i mezzi propri di quel sistema, ma solo con i mezzi di un sistema più vasto. Questo inserisce nel sapere umano, di diritto, le "questioni indecidibili" rendendo il sapere non dogmatico. In qualche modo trasforma il sapere umano in un insieme di scatole cinesi delle quali non si vede la fine. L'argomento è trattato in modo ameno in Douglas R. Hofstadter Gödel, Escher, Bach: una eterna ghirlanda brillante ed. Adelphi

10 Non si può fare a meno di pensare alla descrizione di Heidegger dell'esistenza "banale ed inautentica " dell'uomo: "L'Esserci in quanto essere-assieme quotidiano, si muove nella soggezione agli Altri. Gli Altri lo hanno svuotato del suo essere. L'arbitrio degli Altri decide sulle possibilità quotidiane...Non per questo gli Altri sono dei determinati Altri. Al contrario essi sono tra di loro sostituibili" Essere e tempo citato in Storia delle filosofie ed Il Tripode

11Per esempio, un fondamentalista che voglia contrastare il darwinismo potrebbe citare Popper che in "Scienza e Filosofia" lungamente argomenta sulla "non scientificità" dello stesso, ma si guarderà bene dall'usare gli stessi criteri epistemologici al creazionismo!Karl Popper Scienza e Filosofia ed.Einaudi

12Il conservatorismo rende questi gruppi più evidentemente trainati dal mondo. La cosa è quantomai imbarazzante per coloro che considerano la conoscenza scientifica e la morale del mondo frutto del demonio.

13Nicola Cabibbo presidente uscente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, intervista concessa a la Repubblica , 1/11/92

14 Notizia ripresa dal Corriere della Sera del 27/10/92: "SEUL - Migliaia di coreani certi della profezia sulla fine del mondo predicata per domani dalla setta Dami mission, hanno venduto tutti i loro beni, abbandonando le famiglie e lasciato il lavoro; quattro persone si sono suicidate e diverse donne hanno abortito, nella convinzione che fosse superfluo avviare nuove vite, destinate comunque a perire nell'Apocalisse. Il capo della setta, Lee Janq-rim, in carcere per frode fiscale e per essersi appropriato di fondi dei suoi seguaci per l'ammontare di quattro milioni di dollari, ha tuttavia esortato i fedeli a «moderarsi», qualora la profezia non dovesse avverarsi".
 E' interessante un confronto con un'altra notizia apparsa sul MInistero del Regno (foglietto interno dei Testimoni di Geova) del Giugno 1974 :
 «Sì, dal dicembre del 1973 ci sono stati ogni mese nuovi massimi di pionieri  (predicatori del credo geovista a tempo pieno)... Un aumento del 46%! Non si rallegrano i nostri cuori? Si odono notizie di fratelli che vendono le case e i beni e dispongono di trascorrere il resto dei loro giorni in  questo vecchio sistema facendo il servizio di pioniere. Questo è senz'altro un modo eccellente d'impiegare il breve tempo che rimane prima della fine del mondo malvagio»

15La Torre di Guardia, quindicinale della C.C. dei Testimoni di Geova, 1 Giugno 1982 pag 29

16Questo atteggiamento mistificatorio era stato denunciato anche da Marco 7,7 «Essi mi rendono un culto vano, insegnando dottrine che sono precetti umani»

17Miriam Castiglione I Testimoni di Geova: ideologia religiosa e consenso sociale ed.Claudiana 18 Sergio Ribet in Miriam Castiglione, op. cit.

19 Citazioni tratte da La Bibbia di Gerusalemme, ed Dehoniane