Tutto quello che i Testimoni di Geova dovrebbero sapere su Risurrezione ed Anima



    In un'epoca di crisi profonda, qual è la nostra,  di crisi spirituale e culturale, sociale ed interpersonale, appare quotidianamente evidente il tentativo di uomini, che vivono in un panorama privo dell'orizzonte dell'assoluto,  di esorcizzare in mille modi la morte. Da qui i frenetici e variegati tentativi di eliminare la paura della morte.
    Per contro, la speranza cristiana della risurrezione è esplicitamente confermata da passi biblici come Giovanni 5,28-29 ed Atti 24,15. Anche in relazione all'interpretazione di questi versetti, il Geovismo ha fornito un'ampia gamma di approcci, talvolta contrastanti tra loro, che riteniamo utile sottoporre alla riflessione dei lettori a ulteriore conferma della mutevolezza esegetica dei Testimoni di Geova.

Identità dei risuscitati

  Inizialmente C. T. Russell aveva affermato: "la Bibbia dichiara una risurrezione per tutti!" (1). Più esplicitamente, commentando Isaia 65,20, egli aveva scritto(2): "Tutti debbono dunque avere una prova di cent'anni, e se non si ostinano a non voler progredire, la loro prova continuerà durante tutto il giorno di Cristo [il Millennio] fino a che, alla sua chiusura sia raggiunto il punto culminante. La conclusione del futuro giudizio chiaramente si vede nella parabola delle 'pecore e dei capretti' (Mt. XXV, 31-46) ... alla chiusura [del Millennio] le due classi verranno completamente separate. ... Coloro che si mostreranno indegni della vita morranno di nuovo, - la morte seconda, - per la quale non vi sarà più redenzione e conseguentemente risurrezione".
    Pertanto, secondo Russell, il gergo biblico "giorno del giudizio" "significa più che rendere semplicemente un verdetto. Esso racchiude l'idea d'una prova e nel tempo stesso di una decisione fondata su quella prova" (3).
    J. F. Rutherford si adeguò a questa interpretazione asserendo (4): "Non solo quei che vivono in sulla terra avranno l'opportunità della vita, quando comincierà la ristorazione, ma ancora tutti i morti saranno risvegliati e riportati indietro in ordine regolare, e parimenti ricevere un'opportunità per la vita (Giovanni 5:28,29)". Altrove (5), commentando Gv 5,29, lo stesso Rutherford scriveva: " 'Quei che hanno fatto male' qui s'intende l'intera razza umana all'infuori della chiesa. ... (Fatti 24:15)". Molto più precisamente, secondo Rutherford, "coloro che diventano veri Cristiani e perseverano fedelmente e lealmente nella loro devozione a Dio, hanno la sua approvazione e sono considerati come 'buoni' " in Gv 5,29: si trattava dei Testimoni d'allora i quali avevano, tutti indistintamente, la prospettiva di una ricompensa celeste. Inoltre, Rutherford includeva tra i "buoni" anche i fedeli uomini dell'antichità menzionati in Ebrei cap. 11 con una limitazione però: questi ultimi erano "buoni di serie B", perché avrebbero avuto una risurrezione terrestre prima di tutto il genere umano "affin di poter essere presenti sulla terra quali rappresentanti visibili del Signore". E chi erano i "cattivi" di Gv 5,29, secondo Rutherford? "Tutti i figli d'Adamo" (6) ! Anche Adamo ed Eva avrebbero beneficiato della risurrezione (7).
    A un certo punto, però, Rutherford ritenne di dover rettificare queste "verità" e propose la seguente nuova veduta (8): "Non saranno tutti i morti risvegliati nella risurrezione? ... Le Scritture non sostengono tale conclusione. Appare che non vi sia alcuna ragione o prova Scritturale che Iddio risusciterebbe quelli che sono intenzionalmente empi". Chi erano questi "empi"? Rutherford li elencava: Giuda, gli scribi ed i farisei "e gli altri critici del tempo presente ed altri religionisti i quali oggidì ... non vogliono e non riceveranno 'l'offerta della fede' ".
    Rutherford corresse la veduta di Russell, che egli stesso aveva condiviso per anni, anche sul significato del "giorno del giudizio" e della "parabola delle pecore e dei capri". Mentre per Russell il "giorno del giudizio" equivaleva al futuro Millennio (al termine del quale il Signore avrebbe separato le persone simili a pecore da quelle simili a capri), secondo Rutherford "sin dal 1918 noi ci troviamo nel giorno del giudizio, quando il Signore è sul trono del giudizio, dividendo i popoli, separando le 'pecore' dai 'capri' ... i detti 'capri' non ritorneranno in vita nella risurrezione dei morti" (9). Spinto da questo impeto innovativo, Rutherford formulò anche un'interpretazione "ad hoc" di Atti 24,15: " 'Gl'ingiusti' qui menzionati non si riferiscono certamente agli empi della terra, ma piuttosto a coloro che non ebbero mai un'opportunità di essere giustificati per fede ed ubbidienza" (10).

    Sulla scia di questa "mutazione teologica" La Torre di Guardia del 1°/11/1959, p.661, equiparò i due brani biblici di Gv 5,29 ed Atti 24,15 (11) fornendone questa interpretazione: "La risurrezione di vita è per coloro che fecero il bene, che fecero cose giuste, in armonia con i comandi di Dio (12). ... Che dire dell'altro gruppo menzionato da Gesù, di 'quelli che hanno praticato il male'? Questi non furono malvagi volontariamente; furono piuttosto coloro che non seguirono una condotta di vita giusta in armonia con la Parola di Dio, che non ebbero conoscenza di Geova Dio. ... Questi, risuscitati dai morti, saranno giudicati, non secondo le loro opere d'un tempo, ma secondo le loro opere future, sulla terra sotto il regno di Cristo il Re". Fra questi ultimi, i Testimoni includono il malfattore pentito che morì accanto a Cristo sul Calvario (Luca 23,42-43). Volendo essere più preciso, il Geovismo elenca (13) chi è nella "memoria di Dio" in modo da poter essere risuscitato: "Nessun malvagio volontario né alcuno di quelli che subirono una condanna familiare o della comunità per essersi associati ai malvagi. Questi Dio li dimentica tutti (Es. 32:33; Prov. 10:7; 11:7). Saranno risuscitati dai morti solo coloro che si mantennero integri o che almeno ebbero inclinazione per la giustizia, ma a causa dell'ignoranza non servirono Dio, per cui sono chiamati 'ingiusti' - Atti 24:15". "Le persone dunque che muoiono in questo 'tempo della fine' prima della distruzione di Babilonia la Grande e nella battaglia di Armaghedon ottengono in seguito la risurrezione" (14). L'elenco di coloro che il Geovismo condanna ad una distruzione eterna, senza possibilità di risurrezione, è abbastanza lungo: i Testimoni che apostatano dalla fede geovista, Giuda Iscariota, il clero della Cristianità, Imeneo ed Alessandro (1 Tim 1,18-20), Fileto (2 Tim 2,16-19), "coloro che combatteranno ad Armaghedon contro l'unto Re dei re di Dio", le vittime del Diluvio, Caino, gli scribi ed i farisei contemporanei di Cristo, Adamo ed Eva, i parenti dei Testimoni di Geova che affronteranno Armaghedon senza essersi convertiti al Geovismo, i feti abortiti o i bambini nati morti (15). Nonostante tutte queste precise esclusioni, il Geovismo asserisce che "la maggioranza dell'umanità avrà bisogno della risurrezione"(16) e che ci saranno "miliardi di risuscitati" (17).
    Pertanto, attualmente, i Testimoni di Geova credono che "la Bibbia non insegna la 'risurrezione universale', così come la intende la cristianità, né che TUTTI i morti, inclusi i malvagi, saranno risuscitati o riportati in vita" (18).

Tipi di risurrezione

  Cosa significa per il Geovismo il fatto che Gesù parlò di una "risurrezione di vita" e di una "risurrezione di giudizio" (Gv 5,29)?
    La Torre di Guardia del 15/6/1965, p.365 e ss., spiegava che Gesù "intese dire che vi sarebbe stata una grande generale risurrezione che include tutti. Egli spiega, tuttavia, che le persone che parteciperanno a questa generale risurrezione avranno risultati diversi. ... In Giovanni 5:29 troviamo l'unico luogo nella Bibbia dove ricorre l'espressione 'risurrezione di vita'. Gesù disse che la ricevono quelli 'che hanno fatto cose buone'. Chi è incluso fra tali operatori di cose buone? La Bibbia risponde: TUTTI i risuscitati che ottengono la vita eterna nel futuro giusto nuovo ordine di cose di Dio sotto il suo Messia, indipendentemente dal fatto che la vita sia la vita immortale nel cielo come coeredi e giudici associati di Gesù Cristo o la vita nella perfezione umana sulla terra ... Poiché nella risurrezione questi 144.000 coeredi ricevono istantaneamente la vita perfetta come creature spirituali in cielo, si deve dimostrare che sono operatori di bene in questa era, nella carne. ... Che dire di coloro che hanno una risurrezione terrena con la speranza della vita perfetta in un paradiso terrestre? ... essi devono mettere la loro vita in armonia coi 'rotoli' simbolici dell'istruzione divina che saranno aperti durante il regno millenario di Cristo. ...
    Chi sono coloro che Gesù, in Giovanni 5:29, chiamò 'quelli che hanno praticato cose vili' e che vengono fuori delle tombe commemorative 'alla risurrezione di giudizio'?"
    Nel rispondere a quest'ultima domanda, a differenza di quanto affermato da Russell e Rutherford, ora il Geovismo asserisce(19): "Il fatto stesso che in Giovanni 5:29 il giudizio è rivolto a 'quelli che hanno praticato cose vili' indica che è un giudizio sfavorevole, un giudizio di condanna. ... Quindi in Giovanni 5:28,29 Gesù indica i due distinti e opposti risultati della risurrezione generale ... indica due classi generali distinte l'una dall'altra mediante il risultato della loro condotta dopo che sono risuscitati". In sintesi, "La risurrezione delle persone, dei giusti e degli ingiusti, non significherà la loro finale salvezza. Offrirà loro soltanto l'opportunità della salvezza eterna" (20). "Questo significa che i risuscitati saranno giudicati in base a quello che faranno durante il Giorno del Giudizio, non a quello che hanno fatto prima di morire. Il Giorno del Giudizio, quindi, non è un giorno letterale di 24 ore ... durerà mille anni" (21).
    E' corretto concludere, in base a questa interpretazione geovista, che il modo in cui viviamo ora abbia poca importanza e che solo ciò che si farà sotto il regno di Dio dopo Armaghedon deciderà realmente l'eterno futuro di ciascuno? E no! Infatti il Geovismo subito precisa (22): "Ci sarete per godere le buone cose che Geova Dio ha in serbo per voi? Questo dipenderà dal sopravvivere a un precedente giorno di giudizio, l'attuale 'giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi'- II Pietro 3:7. ... L'attuale 'giorno di giudizio' precede il millenario Giorno di Giudizio. Nel giudizio in corso le persone vengono divise in 'capri' alla sinistra di Cristo e in 'pecore' alla sua destra". Comunque, chiediamo ai Testimoni di Geova: se i risuscitati dovranno essere giudicati in base alle loro azioni durante il Millennio, perché Gesù adoperò il tempo passato nelle parole riportate in Gv 5,28-29? Infatti egli disse: "Non vi meravigliate di questo, perché l'ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone a una risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili a una risurrezione di giudizio".

Modalità della ricreazione

    Prescindendo dal destino celeste riservato ai soli 144.000, indaghiamo su come avverrà la risurrezione terrena dei morti nell'ottica geovista: "Che cosa sarà risuscitato? Il corpo? No ... L'anima? No e sì ... No, se per 'anima' si intende qualcosa d'immateriale che non dipende dal corpo e che si suppone sia immortale. Ma sì, se si tiene presente il significato scritturale di anima, cioè il tutto psicosomatico, costituito dal corpo, dalla mente e dal soffio vitale" (23). "Ma qualcosa dell'anima morta sopravvive, se Dio stabilisce che sia così, e questo qualcosa pone la base per la ricreazione. Di che si tratta? E' il ricordo della vita dell'anima morta. ... Quindi è il nostro ricordo presso Dio che conta. ... Dio può consultare il ricordo ch'egli ha di ciascuno ... Dio riprodurrà esattamente il cervello che l'individuo aveva al momento della morte. Ripeterà le sue circonvoluzioni e imprimerà in esse il ricordo della vita passata dell'individuo" (24). Quindi ... ciò che Dio serba nella sua memoria è il modello di vita della creatura. ... E' il ricordo di tutta la vita della creatura, ricordo fatto dei suoi pensieri, delle sue esperienze, della conoscenza accumulata ... ciascuno riavrà la sua identità personale, sebbene con un corpo composto di atomi diversi. ... Nella risurrezione ciascuno, ridestandosi dal sonno della morte, saprà chi è e conserverà tutte le sue memorie. Sarà come se fosse andato a dormire si sia svegliato. Così l'ultimo pensiero o sguardo cosciente si ricollegherà col primo pensiero" (25). "Se qualcuno morisse di collasso cardiaco a 75 anni, perché non potrebbe Dio destarlo con un corpo corrispondente, ma con un cuore che continuasse a pompare?" (26). L'aspetto dei risuscitati "sarà molto simile a quello che avevano prima di morire, per essere riconoscibili a se stessi e ad altri. La persona alta non sarà bassa quando tornerà, né la persona molto vecchia somiglierà ad un'adolescente. Gli uomini saranno uomini e le donne, donne. ... Non torneranno con la malattia che condusse alla loro morte. Ma questo non vuol dire che abbiano corpi perfetti ... piuttosto, usciranno dalle tombe con corpi imperfetti e, man mano che progrediranno spiritualmente, ... i loro corpi si avvicineranno sempre più alla perfezione" (27).

    C'è da chiedersi: che senso ha dire che "gli uomini saranno uomini e le donne, donne", se poi altrove(28) si dichiara che i risuscitati non si sposeranno né genereranno figli?

"Anima": un tema scottante

    Il dogmatismo geovista confonde le idee anche sul significativo tema della natura dell'anima umana. A questo riguardo, il Corpo Direttivo scrive: "Per capire il significato dei termini biblici generalmente tradotti 'anima' è necessario ... lasciare che i termini nelle lingue originali (ebr. néphesh; gr. psykhé) usati nelle Scritture ne spieghino il significato. Questo perché gli aspetti che il termine italiano 'anima' richiama di solito alla mente della maggioranza non sono in armonia col significato dei termini ebraico e greco usati dagli ispirati scrittori biblici. ... La difficoltà sta nel fatto che i significati comunemente attribuiti al termine italiano 'anima' derivano ... dall'antica filosofia greca, in effetti dal pensiero religioso pagano. ... In netto contrasto con l'insegnamento greco della psykhé ('anima') immateriale, intangibile, invisibile e immortale, le Scritture spiegano che sia psykhé che néphesh, quando si riferiscono a creature terrene, significano qualche cosa di materiale, tangibile, visibile e mortale. ... La frequenza con cui ricorrono i termini rende possibile farsi un chiaro concetto del significato che comunicavano alla mente degli ispirati scrittori biblici e che i loro scritti dovrebbero comunicare alla nostra mente" (29).

    Con un siffatto approccio al tema  della definizione biblica di "anima", i Testimoni di Geova presumono che la Bibbia faccia affermazioni culturali, antropologiche che, letteralmente intese, definirebbero la precisa natura dell'"anima": da Gen 2,7 e 7,22 si ricava che basar ('elementi della terra'), neshamah ('alito') e ruah ('spirito') formano il néphesh ('anima'); i Testimoni precisano che "lo spirito è ciò che anima il corpo ... è evidentemente una forza vitale invisibile, attiva in ogni cellula vivente del corpo umano" (30); inoltre, asseriscono che "la respirazione è di vitale importanza per l'anima. Gli scrittori biblici, pertanto, usano spesso la parola 'anima' come sinonimo di persona che respira. ... Ogni anima era una cosa che respirava" (31).
    Ecco, quindi, un'esemplificazione del modo in cui il Geovismo adopera categorie giudaiche in un contesto cristiano; ma la dipendenza dall'Ebraismo non è totale in quanto i Testimoni trascurano il problema delle fasi evolutive della concezione ebraica di una "vita" dopo la morte. Infatti, riguardo alla condizione dei defunti, la Bibbia registra diversi atteggiamenti propri dell'ambiente del vicino oriente e della tradizione popolare ebraica da tempi immemorabili. A titolo esemplificativo, come opportunamente evidenzia G. Crocetti (32), "la Bibbia dice che con la sepoltura <l'uomo se ne va nella dimora eterna> (Qo 12,5). Quale significato dare alla frase <dimora eterna> o, letteralmente, <casa d'eternità>? Questa espressione, che si ritrova in Egitto, nelle iscrizioni aramee, fenicie e puniche, attesta che il defunto continua ad avere una certa quale vita dopo la morte e che tale vita ultraterrena è legata in certo modo alla tomba. La Bibbia riferisce l'usanza di mettere oggetti nella tomba (cf Ez. 32,27), e, d'altra parte, l'archeologia dell'ambiente biblico ha trovato vasellame vario e altre cose nelle tombe, sia di ebrei che non di ebrei, perché il modo di seppellire era lo stesso. Quindi era convinzione comune che il morto continuasse a vivere e che quegli oggetti nel sepolcro potessero essergli utili".

    E' del tutto corretto insistere sul fatto che ciò che conta non è tanto la conoscenza dell'etimologia della singola parola, quanto la comprensione del valore che la parola aveva per chi la usava; perciò non si deve creare confusione tra metodo teologico e metodo linguistico. Non si deve trascurare di badare alle differenze di valore che esistono tra le varie parole né va sopravvalutato il significato etimologico a discapito dell'evidenza semantica dell'uso effettivo.
    E' proprio questo muovere dalla conclusione teoretica, cioè dalla "sicurezza" di possedere la mentalità ebraica, che induce il Geovismo a cercare caratteristiche linguistiche capaci di precisare e chiarire quella conclusione; in questo processo il Geovismo non si preoccupa di vedere se in Ebraico esistano altre caratteristiche che potrebbero essere interpretate anche in maniera diametralmente opposta a quella prescelta.
Infatti, secondo l'antica concezione ebraica, i morti continuano a "vivere": in realtà essi vegetano più che vivere. Ciò che vive in questo "regno dei morti" è réphaim ('ombra'), non l'uomo vivente ma "l'immagine d'ombra, che nel momento della morte si è staccata dalla persona e continua a rimanere legata al sepolcro, alle ossa" (33). Il mondo sotterraneo degli antichi Ebrei - lo sheol (che probabilmente significa "terra sterile") - era immaginato come uno spazio chiuso, sotto la superficie terrestre: un luogo di silenzio e tenebre, d'inedia e oblio, nel quale gli uomini erano condannati a un'esistenza spettrale (réphaim).
    "Il mondo dei morti (sheol) è raffigurato (in Is. 14,15) come un grande spazio di raccolta sotterraneo, nel quale i trapassati si ergono come ombre e parlano fra loro. ... Il mondo delle ombre non dispone di un potere proprio né di una sua dignità. La sua realtà è una totale impotenza (Is. 14,10). ... Come può essere definito nel Vecchio Testamento lo stato dei trapassati? Forse la strada per una più precisa definizione può essere aperta dal Sal. 88. Colui che pronuncia questo lamento si trova immerso in una situazione limite (v.4).  Egli si sente ormai 'abbandonato fra i morti' (v.6) ... Il Sal. 88,11-13 non fa che esplicitare attraverso domande retoriche, quali siano le conseguenze della separazione del trapassato da Jahvé ... Colui che Così si lamenta sa bene che la risposta è un no amaro. Nel mondo dei trapassati l'opera di Jahvé, la sua lode e il suo annuncio non trovano più alcuno spazio. ... Morte significa mancanza di rapporto (soprattutto con Dio)" (34).

    Ai réphaim lo Zorell attribuisce i seguenti significati: defunti, abitanti degli inferi, mani (lat. manes) - Is. 14,9; 26,14.19; Sal. 88,11; Gb. 26,5; Prov. 2,18; 9,18; 21,16 (35). Riguardo ai versetti citati, i Testimoni di Geova affermano (36): "Alcuni eruditi, facendo derivare il termine da una radice che significa 'sprofondare, rilassare', ritengono che abbia il senso di 'sprofondato, impotente'." Perciò, la parola ebraica réphaim è resa nella Traduzione del Nuovo Mondo "quelli impotenti nella morte"; questa traduzione, adoperata per sostenere l'idea dell'inesistenza totale dopo la morte, crea perplessità perché non si capisce come dei morti incoscienti "continuano a tremare" (Gb. 26,5; TNM) o possano "scendere vivi nello sheol" (Sal. 55,15; Prov. 1,12; TNM).
    In alcuni casi l'uso biblico distingue nettamente lo sheol dalla "comune tomba del genere umano": "Questa distinzione è attestata già nel primo testo in cui s'incontra il termine, cioè Genesi 37,35. Giacobbe riconosce nella veste intrisa di sangue, che gli viene mostrata, la veste prediletto del figlio Giuseppe (Gen. 35,33). Quindi Giacobbe è nella convinzione che Giuseppe non ha avuto una sepoltura. Eppure, poco dopo sconsolato dichiara: <No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nello sheol> (Gen. 37,35). Anche se Giuseppe non è stato sepolto, tuttavia Giacobbe pensa di ricongiungersi a lui nello sheol, cioè "alla casa dove si riunisce ogni vivente" (Gb. 30,23). Mentre alcune delle frasi riguardanti il riunirsi dei defunti con i padri, come abbiamo detto, fanno pensare alla riunione nel sepolcro di famiglia, altre invece suppongono che tale riunione avvenga nello sheol, in quanto luogo comune per tutti i defunti. Vediamo qualche esempio di questo secondo caso. <Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò e fu riunito ai suoi antenati> (Gen. 49,33). Dato che il corpo di Giacobbe fu sepolto in Canaan dopo settanta giorni (Gen. 50,1-14) è spontaneo pensare che il 'riunirsi' agli antenati era avvenuto nello sheol. Lo stesso ragionamento vale per Abramo, che va in pace presso i suoi antenati (Gen. 15,15); ma questi giacevano sepolti in Mesopotamia, mentre lui viene sepolto in Canaan. La stessa cosa vale per Davide, che viene sepolto nella Città di Davide (1 Re 2,10), mentre i suoi antenati risiedevano a Betlemme; così per Omri (1 Re 16,28) e per Manasse (2 Re 21,18)". (37)

    Va precisato che con queste riflessioni non s'intende sminuire un dato biblico oggettivamente valido, ma si vuole sostenere un nostro assunto: il Geovismo è un moderno giudeo - cristianesimo. Infatti, condivido l'opinione che sia l'ipotesi della preesistenza che quella della postesistenza di una sostanza psichica separata, indipendente dal sostrato fisico, non trova corrispondenza nel V.T. né nel N.T., in cui - diversamente dal dualismo platonico - viene sostenuta una concezione unitaria dell'uomo (38). "Per l'Antico Testamento, infatti, non sopravvive un'anima per se stessa, in virtù della sua essenziale spiritualità e divinità" (39). "Anzi, dal punto di vista di una teologia biblica, il problema del rapporto anima-corpo va giudicato in maniera estremamente critica. A ragione il teologo evangelista Paul Althaus ... ribadisce che la fede cristiana, in generale, parla non dell'immortalità dell'anima, ma dell'immortalità, insopprimibilità del rapporto personale con Dio; quest'ultimo però interessa l'uomo nella totalità della sua esistenza psicofisica. Non si tratta dell'anima, ma della persona in quanto unità vivente di un essere spirituale e corporeo, fondata dalla chiamata di Dio ... il termine 'psiche', ora usato di preferenza, non denota un principio vitale sostanziale, diverso dal corpo, ma semplicemente la totalità dei processi emozionali ('psichici'), consci e inconsci, e delle funzioni spirituali (intellettuali)" (40).
    In conclusione, ritengo sia da condivi-dere l'opinione di chi definisce "errore" l'attribuzione al Cristianesimo primitivo della credenza greca nella immortalità dell'anima: esiste una radicale differenza fra l'attesa cristiana della risur-rezione dei morti e la credenza greca nella immortalità della anima (41).
    Realisticamente, occorre quindi, che compiamo l'eccezionale atto di umiltà di accettare i nostri limiti di esseri mortali e la paradossale coabitazione in noi di un'insopprimibile esigenza di eternità, di pregare Dio affinché ci aiuti a farci una ragione di un mistero che, sul piano della vita temporale, non conosce convincenti spiegazioni logiche né vie d'uscita.
 
 

Achille Aveta


N O T E

1) L'Aurora del Millennio, vol.1, Pinerolo 1904, p.176.Ritorna al testo
2 Ivi, pp. 158-159,174; parentesi mie. Ritorna al testo
3 Ivi, p. 152. Ritorna al testo
4 Milioni or Viventi non Morranno Mai, Brooklyn 1920, p.100.Ritorna al testo
5 L'Arpa di Dio, Brooklyn 1921, p.347.Ritorna al testo
6 Cfr. Riconciliazione, Brooklyn 1928, pp.292-300.Ritorna al testo
7 Ivi, p. 311.Ritorna al testo
8 Salvezza, Brooklyn 1939, pp.331, 333. Ritorna al testo
9 Ivi, pp. 333-334. Ritorna al testo
10 Ivi, p. 345.Ritorna al testo
11 In seguito il Geovismo ha rinunciato a questa equiparazione:"Si vede dunque che le due classi menzionate [in Gv 5,28-29] non sono identiche a quelle menzionate in Atti 24:15, che sono giusti o ingiusti quando vengono fuori dal mare o dall'Ades" (La Torre di Guardia del 1°/9/1965, p.533). "Non si devono confondere quelli destati a una 'risurrezione di vita' o a una 'risurrezione di giudizio' con i 'giusti' e gli 'ingiusti' menzionati da Paolo  in Atti 24:15, dove Paolo parla della condizione delle persone al momento in cui vengono risuscitate, a seconda della condotta che avevano prima di morire. I 'giusti' dovranno continuare il loro giusto modo di vivere ubbidendo alle cose scritte nei 'rotoli'. Altrimenti la loro risurrezione potrebbe rivelarsi una 'risurrezione di giudizio'. Viceversa, la risurrezione di qualsiasi persona 'ingiusta' che si penta, accetti il sacrificio di riscatto di Cristo e ubbidisca alle cose scritte nei 'rotoli', potrà rivelarsi una 'risurrezione di vita' " (La Torre di Guardia del 1°/10/1982, p.25). Ritorna al testo
12 Tra costoro i Testimoni includono Giovanni il Battista (cfr. La Torre di Guardia del 1°/11/1962, p.664).Ritorna al testo
13 La Torre di Guardia del 15/11/1959, p.702.Ritorna al testo
14 La Torre di Guardia del 15/8/1965, p.501. La Torre di Guardia del 1°/8/1991, p.6, attesta:"Chi sarà risuscitato nel Giorno del Giudizio? L'apostolo Paolo disse:'Ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti'.(Atti 24:15,CEI) Saranno quindi risuscitati i fedeli servitori di Dio, i 'giusti'. Ma saranno risuscitati anche innumerevoli altri individui, gli 'ingiusti'." Chi sono questi "ingiusti"? "le grandi masse di persone morte nel corso della storia, in particolare coloro che vissero in 'tempi di ignoranza'. (Atti 17:30) Questi, a motivo del luogo in cui nacquero o dell'epoca in cui vissero, non ebbero l'opportunità di conoscere la volontà di Geova e di ubbidire ad essa. Inoltre, possono esserci alcuni che in effetti udirono il messaggio della salvezza, ma che non l'accettarono pienamente a quel tempo o che morirono prima di aver fatto progresso fino alla dedicazione e al battesimo" (Rivelazione:il suo grandioso culmine è vicino, p.297).Ritorna al testo
15 Cfr. La Torre di Guardia del 15/8/1965, pp.493-502; del 1°/9/1965, p.518 ss.; del 1°/10/1982, p.26 ss.; del 15/9/1969, p.575.Ritorna al testo
16 La Torre di Guardia del 1°/10/1982, p.20.Ritorna al testo
17 La Torre di Guardia del 15/12/1983, p.23.Ritorna al testo
18 La Torre di Guardia del 1°/10/1982, p.26.Ritorna al testo
19 Ivi, pp.372-373.Ritorna al testo
20 La Torre di Guardia del 1/9/1965, p.531.Ritorna al testo
21 Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, Roma 1982, pp.175-176.Ritorna al testo
22 Ivi, p.183.Ritorna al testo
23 La Torre di Guardia del 15/11/1959, p.702.Ritorna al testo
24 La Torre di Guardia del 15/5/1963, pp.306-307.Ritorna al testo
25 La Torre di Guardia del 1/11/1959, p.663.Ritorna al testo
26 La Torre di Guardia del 15/2/1979, p.31.Ritorna al testo
27 La Torre di Guardia del 15/7/1975, p.442.Ritorna al testo
28 La Torre di Guardia del 15/7/1960, p.447.Ritorna al testo
29 Ausiliario per capire la Bibbia, sub voce "anima", pp.68-69 (corsivo mio).Ritorna al testo
30 E' questa vita tutto quello che c'è?, Wiesbaden 1975, p.49; cfr. La Torre di Guardia del 15/6/1981, p.31.Ritorna al testo
31 Svegliatevi! dell'8/3/1987, p.27.Ritorna al testo
32 "Il destino dell'uomo nella Bibbia", in Il destino dell'Uomo, Leumann 1991, a cura del G.R.I.S.Ritorna al testo
33 H. Kung, Vita Eterna?, Milano 1983, p.111.Ritorna al testo
34 H. W. Wolff, Antropologia  dell'Antico Testamento, Brescia 1975, pp.136,140-141 (parentesi mie).Ritorna al testo
35 F. Zorell, Lexicon Hebraicum et Aramaicum V.T., Roma 1968, p.784.Ritorna al testo
36 Aid to Bible understanding, p.1391.Ritorna al testo
37 G. Crocetti, art. cit., p.21.Ritorna al testo
38 Cfr. H. Kung, Vita Eterna?, pp.87-88. "L'immortalità, qualora si trovi nella Bibbia, è un'idea minoritaria, extrasemitica, deuterocanonica, tardiva. Molti autori non sono convinti che l'idea dell'immortalità si trovi nella Bibbia ... l'apologista Taziano non accettava l'immortalità dell'anima" (A. Contri, "L'escatologia nella ricerca teologica e nel Magistero del post-Concilio" in Il Destino dell'Uomo, op. cit., p.61.Ritorna al testo
39 Ivi, p.117.Ritorna al testo
40 Ivi, p. 145.Ritorna al testo
41 Cfr. O. Cullmann, Immortalità dell'anima o risurrezione dei morti?, Brescia 1986.Ritorna al testo