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La storiografia americana non smette di stupirci: ad intervalli regolari ci propone studi sulla nostra storia, la storia di quell’ Europa che si sente, si è sempre sentita, intellettualmente superiore, con una attenzione che non possiamo non apprezzare. Quando poi il soggetto dello studio oltre ad essere europeo ed italiano appartiene alla nostra Storia, la storia della minoranza repubblicana, l’ interesse verso quello che è stato scritto è diretto, direi quasi personale.

In realtà, tra un americano e Mazzini i punti di contatto non mancano. Dalla religiosità, sempre presente nel genovese, al richiamo all’ etica, entrambi costanti nei discendenti del Mayflower e dei Padri Pellegrini, fino al richiamo al sociale che tanto ha significato per i liberals d’ oltre oceano. Cosa ha rappresentato infatti il roosveltismo negli anni trenta e la Grande Società nella seconda metà degli anni sessanta se non l’ allargamento del liberalismo effettivo alle fasce più svantaggiate della società?

Un collegamento con l’ altra riva dell’ Oceano, del resto, Mazzini lo ha ricercato più volte, con più intensità proprio nel 1865 quando la vittoria dell’ Unione sancì la definitiva vittoria degli abolizionisti. Ammirava il presidente Lincoln, John Brown, sperava nell’ aiuto pubblico e privato dell’ America per appoggiare il progresso internazionale verso una Repubblica Universale, scrive Sarti.

Naturalmente, il libro non è la storia del rapporto tra Mazzini e l’ America, che anzi si trova solo in qualche rapido accenno. Il libro è, soprattutto, il racconto della vita del genovese a partire dai genitori fino agli sviluppi del mazzinianesimo nel Patto di Fratellanza che avrebbe fondato, nel 1896, il PRI.

Sarti si sofferma sulla storia personale del padre, Giacomo, le sue origini nella borghesia chiavarese, nella Riviera Ligure di levante, fino al suo trasferimento a Genova, ma soprattutto la militanza nel giacobinismo repubblicano della Repubblica Ligure prima e nell’ amministrazione napoleonica poi. Sarà proprio questo l’ humus dove Mazzini si formerà nei primi anni, un humus comune, del resto, a molti militanti democratici nella prima fase risorgimentale.

Ci racconta con dovizia di particolari gli anni dell’ adolescenza, le prime esperienze politiche, l’ adesione alla Carboneria fino ai fatali anni trenta, all’ arresto e all’ espatrio in Francia. E’ comunque la narrazione è un tipico prodotto della storiografia anglosassone, dettagliata e attenta al momento interiore, agli stati d’ animo e alle passioni.

Segue via via la vita del genovese nei suoi spostamenti in esilio, racconta l’ esperienza della scuola per gli emigrati italiani a Londra che proprio qualche mese fa sono stati l' oggetto di un libro recensito su queste colonne, fino agli sviluppi del mazzinianesimo dopo la morte del Maestro.

Ed è proprio a far seguito a quest’ ultimo capitolo che si inserisce la post-fazione di Sauro Mattarelli, che ci riporta ai nostri giorni, al dibattito su liberalismo e repubblicanesimo e alle sue prospettive in Italia.

In conclusione, un libro adatto certamente al lettore comune, che aveva studiato al liceo qualche capitolo sulla Giovane Italia, ma a cui non erano ben chiari i rapporti tra Garibaldi, Mazzini e Cavour, ma anche un libro per gli specialisti, ai quali le analisi degli psicologi sulle lettere di Mazzini giovane aggiungeranno forse qualcosa di nuovo.

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Roland Sarti – Giuseppe Mazzini, La politica come religione civile, Post-fazione di Sauro Mattarelli ,Ed. Laterza, Bari, 2000, pag. 352, lire 38.000