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Segue un elenco di punti/spunti utili come traccia di discussione e/o come base di partenza per un eventuale programma di governo del Comune.

  

1.          Area Borca

2.          Ospedale Civile

3.          Metropolitana di superficie

4.          Inceneritore

Da “Il Quindicinale” n. 575 - 13/01/2003

Inceneritore/1a

La "guerra dell'inceneritore" è al centro della politica vittoriese.

In tempi non sospetti un consigliere della Lega esprime la disponibilità ad ospitare l'inceneritore nella zona industriale di S. Giacomo, elencando una serie di vantaggi derivanti dalla realizzazione di tale progetto.

Attualmente, il Sindaco, pressato sulla questione, sostiene che non ci sono disegni né in Regione né in Provincia per collocare a Vittorio Veneto l'inceneritore, sarebbe incompatibile con la zona, però aggiunge che se ne può parlare, discuterne senza pregiudizi.

Infine alcuni sindaci delle zone limitrofe, allarmati, chiedono delucidazioni in merito.

Mi pare ci siano sufficienti indizi non dico per allarmarsi ma quanto meno per tenere alta l'attenzione.

Se e vero, come afferma il Sindaco, che il problema del termovalorizzatore non esiste, che è pura invenzione strumentale allora, nulla questio, possiamo tranquillizzarci.

Ma si sa, la politica ha i cromosomi del camaleonte: quello che viene detto oggi, domani verrà puntualmente smentito.

Se (sottolineo il condizionale), invece, le voci sono fondate, vale a dire esiste una effettiva volontà politica di realizzare l'inceneritore nel Vittoriose mi pongo alcune questioni:

a) espressioni quali "bella zona, aria pulita," verrebbero ancora usate da coloro che visitano Vittorio Veneto o diverrebbero puro ricordo? La promozione di Vittorio Veneto dal punto di vista turistico non verrebbe definitivamente affossata, in tal modo?

b) Nonostante le rassicurazioni, siamo davvero sicuri che la salute dei nostri figli sarà tutelata dai veleni che inevitabilmente l'impianto sprigionerà? E che dire delle centinaia di camion con i rifiuti che intaseranno le nostre strade?

c) Perché mai i cittadini vittoriesi dovrebbero accettare quello che, a spada tratta, stanno rifiutando i cittadini di Montebelluna?

Cordiali saluti

Paolo Russo 

Da “Il Quindicinale” n. 575 – 13/01/2003

 

Inceneritore/2a

In Italia ogni anno si producono 108 milioni di tonnellate di rifiuti di cui 30 di origine urbana, l' 80% va a finire in discarica, il 7% viene incenerita e solo il 13% viene riciclata (fonte Greenpeace). Con questo quadro della situazione ricorrere ad un inceneritore è quanto di più errato possiamo fare. Oltre al fatto che una scelta del genere rappresenta un disincentivo alla riduzione della produzione di rifiuti ed alla raccolta differenziata c'è il grosso problema dell'inquinamento che produrrebbe la loro combustione. I termodistruttori sono impianti di smaltimento che bruciano rifiuti allo scopo di ottenere una riduzione di peso e di volume.  In realtà la fisica insegna che la materia non può essere ne creata ne distrutta, durante la combustione semplicemente si modifica.

Le sostanze inquinanti emesse nell' aria da un impianto di incenerimento sono:

Policlorodibenzodiossine (Diossina); Policloro-dibenzofurani (Furani); Ceneri contenenti mercurio, cadmio, rame, manganese, nichel, zinco, cromo, ferro; Idrocarburi policiclici aromatici; Fosforo; Ossidi di zolfo; Cloro; Ossidi di azoto; Acido Solfidrico; Ossido di carbonio; Ceneri contenenti argento, antimonio, arsenico, stagno, idrocarburi policiclici aromatici. -ecc.....

A tutto questo va aggiunta la produzione di CO2: incenerire 1 kg di rifiuti comporta l'uso di 7 kg di aria e 1 kg acqua, nonché la produzione di 3 kg di CO2 determinante per l'incremento dell' effetto serra.

Un inceneritore inoltre riduce ma non elimina la quantità di rifiuti: ogni tonnellata di RSU incenerita infatti produce 300 kg di scorie, 30 kg di ceneri e 10 - 80 kg di prodotti usati per la depurazione . Tutto questo ha un peso e un volume molto inferiore rispetto ai RSU, ma ha un potere inquinante molto più alto e quindi va smaltito in discariche speciali le quali, oltre ad essere più costose, garantiscono la conservazione e la non pericolosità dei rifiuti solamente per 20 anni a fronte di una durata centenaria degli inquinanti.

Max De Nardi -  Associazione Senza Frontiere

Da “Il Quindicinale” n. 585 - 04/06/2003

 

L'inceneritore sì fa, non dirlo a nessuno  

Tutti d'accordo sul fare l’inceneritore e forse anche sul dove. Ma nessuno lo ammette.

L'inceneritore nella Marca si farà, forse anche tra Vittorio Veneto e Conegliano, ma nessuno, nelle istituzioni, vuole ammetterlo. Per lo meno, è quanto emerso dalle indiscrezioni a margine del convegno sul tema, organizzato dal Comune di Conegliano, il 12 maggio scorso. E se la preoccupazione degli amministratori è quella di non destare allarme sociale, quella della gente è comprendere gli effettivi rischi per la propria salute.

II problema dell'incenerimento dei rifiuti, che tanto ha scaldato gli animi degli ambientalisti in questi ultimi mesi, è stato affrontato dunque anche “istituzionalmente”. Dai diversi interventi è emersa, con chiarezza, la convergenza tra mondo politico-amministrativo e mondo produttivo. Insomma, non ci sono dubbi: la soluzione individuata è quella, a breve o a lungo termine, di costruire un impianto di incenerimento che bruci, recuperandole in termini energetici, le 200 mila tonnellate di rifiuto secco non riciclabile prodotte annualmente in provincia di Belluno e Treviso. Quale Comune ospiterà l'impianto non si sa o, più verosimilmente, ancora non si vuol dire per evitare che anche qui da noi sorgano e si moltiplichino come funghi gli agguerriti comitati popolari anti-inceneritore. Uno, in verità, è gia attivo da qualche tempo: si tratta del C.I.D.U.A. - Comitato Intercomunale Difesa, salute, Uomo e Ambiente "Terre del Piave", che la sera del convegno ha distribuito ai partecipanti un foglietto controinformativo, in cui si legge: «La zona industriale di San Giacomo - Scomigo è stata individuata come uno dei (pochi) siti idonei in Sinistra Piave». Il sindaco Floriano Zambon ha messo le mani avanti, ripetendo che Conegliano non è tra i candidati perché nel territorio comunale «non c'è spazio». Toto Comune a parte, le argomentazioni dei relatori si sono concentrate intorno ai soliti nodi fondamentali.  

    Francesca Nicastro

 

Da “Il Quindicinale” n. 589 - 30/07/2003

A chi serve I'inceneritore?  

Sull'impianto che dovrebbe sorgere tra Conegliano e Vinorio Veneto la Provincia passa a Unindustria la "patata bollente": “A noi non servirebbe, ma se proprio gli industriali insistono...”.

I nostri volumi di rifiuti da soli non giustificano la costruzione di un inceneritore in provincia di Treviso".

Lo sostiene Leonardo Muraro, vicepresidente della provincia e assessore provinciale all'ambiente: "Ciò non significa che siamo contrari agli impianti di termovalorizzazione, decisamente migliori rispetto alle discariche, ma la produzione pro capite di rifiuto secco non riciclabile è nella Marca molto più bassa che altrove: 350 kg annui, contro i 550 chili della provincia di Venezia e contro la media nazionale di 600 chili a testa".

Insomma, il risultato del 52% di raccolta differenziata a cui nel 2002 è arrivata la provincia di Treviso renderebbe - secondo Muraro - superflua la costruzione di un impianto di termovalorizzazione. "Uno degli obiettivi previsti dal Piano provinciale dei rifiuti - continua l'assessore provinciale - è di arrivare al 60% di differenziata entro il 2010. Noi prevediamo di arrivare al 57% già entro la fine dell'anno in corso. Dunque, stiamo addirittura anticipando gli obiettivi del piano". "Non occorre l'inceneritore per bruciare il cdr* che produciamo - precisa ancora Muraro - II cdr potrebbe infatti essere impiegato come combustibile alternativo al carbone in cementifici e cartiere delle nostre zone. Al momento, lo bruciamo nei termovalorizzatori del Lazio".

A spingere per la realizzazione di un inceneritore nella "Marca gioiosa" pare essere l'associazione degli industriali. Così, almeno, traspare dalle dichiarazioni dell' assessore. I rifiuti speciali prodotti dalle aziende della Marca, del resto, sono esclusi dai conteggi della Provincia. E lo smaltimento degli scarti delle lavorazioni industriali hanno - e avranno sempre di più in futuro, secondo quanto dichiarato in un recente convegno da un rappresentate di Unindustria Treviso - un'incidenza notevole sul costo finale del prodotto.

 

"Se gli industriali hanno questo genere di necessità - afferma, infatti, l'assessore - siamo anche disposti ad aprire un impianto".

Dunque, il nodo della questione pare essere non tanto se un impianto di termovalorizzazione serve oppure no, bensì chi se ne dovrà assumere la "scomoda" responsabilità.

F.N.

* it cdr (combustibile di rifiuto) e costituito da mattonelle compresse prodotte dalla lavorazione del rifiuto secco non riciclabile, con un alto potere calorico.  

 

Da “Il Quindicinale” n. 586 - 18/06/2003  

Inceneritore /1b

In una lettera, indirizzata al presidente del Quartiere di Serravalle, il sindaco di Vittorio Veneto Giancarlo Scottà scrive: "In merito al termovalorizzatore, ricordo che questa amministrazione ha più volte affermato, anche attraverso la stampa di essere favorevole alla sua costruzione...". Poi l'amministrazione ha scoperto che l' essere favorevoli al termovalorizzatore (chiamarlo inceneritore mette troppa paura) non raccoglieva molti consensi e quindi ha cambiato strategia. In più dichiarazioni il Sindaco ha affermato di essere contrario ma che in fondo lui non può farci nulla in quanto la scelta della località dove realizzare I'inceneritore spetta alla Regione e lui di certo non si opporrà.

Tradotto dal politichese all'italiano è un invito esplicito a costruire I'inceneritore suI nostro territorio. Dove volete che lo costruiscano? A Cordignano dove la posizione dell'amministrazione è contraria e inamovibile? A Godega dove il Sindaco dichiara che un impianto di quel tipo è impensabile o a Conegliano dove il Sindaco dice: ci dispiace, non abbiamo più spazio. Lo costruiranno in quel luogo dove l'amministrazione non farà nessuna resistenza. In fondo ad auspicare la costruzione dell'inceneritore a Vittorio Veneto è Ennio Antiga consigliere comunale della Lega Nord.

Quindi quando sulle nostre teste cadrà diossina, piombo, zinco ricordiamoci chi ringraziare.

  Lettera firmata

 

 

 


 

Da “Il Quindicinale” n. 586 - 18/06/2003

Inceneritore /2b

Egregi Signori Sindaci Scottà e Zambon, facciamo riferimento alIe Vs. dichiarazioni apparse su questo periodico nel numero del 7 maggio 2003.

Il Sindaco Zambon, ed in modo indiretto questo emerge anche dalle dichiarazioni del Sindaco Scottà, sostiene la soluzione dell'inceneritore di rifiuti come alternativa valida alle discariche. Tutti coloro che si occupano dell'argomento sanno invece bene che ogni bravo inceneritore ha bisogno della sua brava discarica. L'idea che I'incenerimento faccia sparire ogni cosa è senz'altro puerile e priva di ogni fondamento tecnico e scientifico in quanto - come invece ben noto - in natura niente si crea e niente si distrugge ma tutto si trasforma.

Fatto 100 la massa di rifiuti che un inceneritore può trattare, attraverso l'incenerimento si riesce ad ottenere una riduzione che si aggira attorno al 70% ed avere così un residuo di 30% da avviare in discarica. Si badi bene però che i residui così ottenuti sono di gran lunga più pericolosi ed inquinanti dei rifiuti inizialmente immessi nel processo.

D'altra parte Voi stessi, Signori Sindaci, avete partecipato lo scorso mese di ottobre alla visita organizzata da Unindustria all'impianto tedesco di Pirmasens, sul sito internet di questo impianto si può ricavare il rendiconto dell'attività svolta e vedere che - ad esempio - nell'anno 2000 questo impianto ha trattato circa 165.000 tonnellate di rifiuti e che in vari tipi di discarica sono stati avviati circa 58.000 tonnellate di residui di vario genere, alcuni dei quali molto tossici e pericolosi da conferire in discariche speciali. Gli inceneritori, quindi, non sostituiscono le discariche!

Fa piacere sentire che sia il Sindaco Scottà che il Sindaco Zambon - per un motivo o per l'altro - non sono disponibili ad ospitare l'inceneritore nel loro territorio, farebbe senz’altro ancor più piacere sentire da entrambi quali azioni concrete (sia a livello politico sia a livello amministrativo) essi hanno intrapreso per scongiurare questo pericolo. Ad oggi - purtroppo - non abbiamo notizia di alcunché. Entrambi, inoltre, si dimenticano di ricordare che l'individuazione della zona industriale di San Giacomo-Scomigo come possibile sede dell'inceneritore non è il frutto della propaganda dell'opposizione per indebolire la Giunta (in questo caso quella di Vittorio Veneto) ma viceversa il risultato di uno studio tecnico effettuato per conto del CIT nell'ormai lontano 1997.

Da diverso tempo questo Comitato segue la vicenda e da diverso tempo chiediamo un po' di chiarezza e di decenza: in più occasioni abbiamo posto ai politici le seguenti domande:

1.      Quali rifiuti dovrebbe trattare l'inceneritore di cui parlano i Sindaci Scottà e Zambon, tenendo conto del Piano Provinciale dei rifiuti e del già autorizzato ma non realizzato inceneritore di Montebelluna?

2.      Quale capacità produttiva dovrebbe avere questo nuovo inceneritore?

3.      Quale è l'investimento ipotizzato e chi sono i possibili finanziatori dell'operazione?

4.      Per quanti anni durerebbe la concessione?

5.      Quali garanzie verrebbero fornite affinché non si assista al successivo aumento di capacità dell'impianto iniziale con la realizzazione di nuove linee (come già accaduto in modo nefasto nel caso di Brescia)?

6.      Qual’è lo stato dell'iter burocratico per l'autorizzazione di un inceneritore in Sinistra Piave?

Incredibile a dirsi e a credersi, a tutt'oggi nessuno - neppure nell'incontro del 12 maggio organizzato dal Comune di Conegliano con la presenza di Unindustria - si è preso la briga di rispondere ad almeno una delle semplici - quasi banali - domande di cui sopra.

Vorremmo concludere questa lettera chiedendo ai Sindaci Scottà e Zambon un impegno nei confronti dei cittadini: la prossima volta che si prendono la briga di trattare I'argomento dell'inceneritore, escano per favore dalle posizioni già ben note (della serie: non ne possiamo fare a meno, non fa male e va benissimo nel giardino di qualcun altro) e comincino a rispondere alle domande che da tempo abbiamo posto. E soprattutto - considerato che loro Sindaci, interpretando in questo modo correttamente il sentimento dei cittadini che rappresentano, non lo vogliono in zona - ci diano allora qualche notizia sulle attività politiche e sulle azioni amministrative che hanno posto in essere per scongiurare che l'inceneritore venga realizzato nei nostri Comuni.

Comitato Terre del Piave - CIDUA

 


 

 

5.          Elettrodotto

Il nostro Sindaco partecipa al movimento di protesta al quale partecipano da molti Sindaci? (Napol-DS).

Da “Il Quindicinale” n. 582 – 23/04/2003

Sei corsie ad alto rischio di energia elettrica.

Quell'elettrodotto non s'ha da fare.

Sulle nostre teste sorgerà un elettrodotto da 380 mila volt. Un serpentone di tralicci e cavi su piloni alti 60 metri.

Molti sindaci sono sul piede di guerra. Sta sorgendo un comitato antielettrodotto e a giugno si voterà un referendum che potrebbe ostacolare il progetto.

Era solo un'idea?

Adesso è un progetto concreto che (c'è da scommetterci) si attuerà con o senza la nostra approvazione. Altro che salvaguardia ambientale, altro che vocazione al verde, altro che rispetto per la natura. Nei prossimi mesi il Cadore (attraversato da quella che si vorrebbe chiamare "Strada romantica"), i bellissimi paesi della Pedemontana (Sarrnede, Fregona, Cordignano, gaiarine, Orsago, Godega...) saranno oggetto di un nuovo rimboschimento. Centinaia di piloni di acciaio e cemento, alti 60 metri (e distanti tra loro 400 metri) puntelleranno le aree meno urbanizzate della nostra regione. E anche il bosco dei Dogi, il Cansiglio, l'unico polmone verde che ci e rimasto, sarà scarabocchiato da funi, tralicci, cavi. Il nuovo, potentissimo elettrodotto da 380 mila volt, sarà costruito dalla società Gmt con il capitale pubblico (cioè con i soldi delle tasse che abbiamo pagato): Esso trasporterà energia elettrica prodotta da una centrale nucleare austriaca. I cavi che trasporteranno l'energia (e che alzeranno i livelli di elettrosmog di tutta la regione) correranno tra le nostre teste e il cielo. Non saranno interrati perché questa soluzione decuplicherebbe i costi.

 

L'elettrodotto Lienz-Cordignano-Marghera sarà dunque un insulto al paesaggio?

Macche: fosse solo questo! Sarà un attentato alla nostra salute, alla nostra vita. Per fortuna (flebile filo di speranza) qualche vivace reazione il progetto l'ha gia scatenata. Il sindaco di Cordignano Mario Meneghetti ha minacciato di consegnare al prefetto Ie chiavi del municipio. Il sindaco di Fregona, Patrizio Chies, ha promesso di incatenarsi agli alberi del Cansiglio. Pierina dal Cin, la bella e agguerrita sindachessa di Sarmede, ha avvertito: "Non si scherza con la salute dei cittadini. Prima di alzare i livelli di elettrosmog, pensiamoci a fondo".

 

Altre reazioni:

la nascita del primo comitato antielettrodotto. Mercoledì 9 aprile a Fregona si e costituito il comitato entielettrodotto, il cui statuto e appena stato depositato presso il municipio. Vi hanno aderito i sindaci di Fregona, Sarmede, Cordignano, diversi consiglieri comunali e cittadini comuni. Il coordinamento dovrebbe essere fatto da Vittorio Veneto che però non era rappresentata all'incontro che ha visto nascere il comitato.

 

La polemica di Luca De Marco, consigliere provinciale DS:

 "Il progetto per il passaggio nei comuni di Vittorio Veneto, Fregona, Sarmede e Cordignano dell'elettrodotto da 380 KV e l'ennesimo regalo del Governo Berlusconi Bossi Fini ai cittadini trevigiani.

Lo sconsiderato progetto della Legge Obiettivo n. 433 del 2001 di avocare al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica tutti i permessi che erano normalmente richiesti per la realizzazione di grandi opere (dice la Legge: "tutte le autorizzazioni e le concessioni necessarie, comprensive della localizzazione dell'opera, devono essere attribuite al CIPE") esautora gli Enti Locali dalla possibilità di avere qualsiasi possibilità di controllo su opere di grande impatto ambientale, sociale e sanitario. A fronte di questo progetto è necessaria una forte e coesa mobilitazione di tutti gli Enti locali, dalla Provincia ai Comuni alla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane, per opporsi risolutamente ad un progetto portato avanti in maniera silente e senza spiegazioni sulla sua necessità e suI suo impatto suI territorio. Auspichiamo che il fronte di opposizione all'elettrodotto sia quanto più ampio e trasversale possibile."

 

Il referendum contro l' elettrodotto coattivo:

Il nuovo elettrodotto Lienz-Cordignano-Marghera sta mettendo sul piede di guerra amministrazioni locali, sindaci, cittadini. "Eppure - ricorda Vittorio De Savorgnani, ex consigliere Verde, ambientalista, operatore di Veneto Agricoltura in Cansiglio, un modo per fermare la ragnatela di tralicci e fili ad alta tensione c'è. Basta dire sì al referendum previsto per il 15 giugno prossimo".

Secondo l'ex consigliere Verde il prossimo referendum nazionale potrebbe offrire ai cittadini l'opportunità di dire no a una nuova fonte di elettrosmog. "Il nuovo referendum nazionale - puntualizza De Savorgnani - chiederà ai cittadini di esprimere il loro parere sugli elettrodotti. Essi potranno cioè respingere, con il loro voto, la costruzione - nel territorio in cui vivono - di un nuovo elettrodotto. Credo che pochi finora siano a conoscenza di questa possibilità, ma sono altrettanto convinto che i cittadini siano sensibili alle fonti di inquinamento e quindi possano fare del loro meglio per ostacolarle". Vittorio de Savorgnani ricorda che il referendum abrogativo su cui si è chiamati a votare riguarda una legge del 1933. Questa, di fatto, obbligava i proprietari di terreni in cui è previsto il passaggio interrato o aereo di condotte di corrente a dare la propria autorizzazione all'impianto. Il referendum del 15 giugno prossimo potrebbe bloccare questa autorizzazione "coatta".

di Milvana Citter e Emanuela Da Ros

 

6.          Area Fernderl

7.          Scuola di musica

8.          Notturni

9.          Concorso di violino

10.    Victoria Sport

Da “Il Quindicinale” n. 582 – 23/04/2003

Una Victoria di Pirro

Parto travagliato per il sogno di Luigino De Nadai e Piero Marchioni.

Al bordo di via Dalmazia, a Costa di Vittorio Veneto, c'è ancora, con toni alquanto sbiaditi, una gigantografia dell' ipotizzato "Campus Victoria" che avrebbe dovuto portare in città manifestazioni sportive addirittura a livello nazionale. Troneggia imponente poco più in là quella struttura edilizia "che tanto bella pareva" e che a guardarla ora così incompleta lo sembra molto meno. Una storia cominciata alla fine del 1995, inizi del '96, quando nasce in Luigino De Nadai, cronista sportivo scomparso da qualche anno ma rimasto nella memoria di tutti, e nell'amico Piero Marchioni, entrambi appassionati di sport, l'idea di creare un centro che serva per varie attività sportive: basket, volley, pista di pattinaggio e di roller-blade, e per manifestazioni congressuali e magari anche per concerti. Quale luogo ideale se non quel terreno in zona F2, adatta quindi per edilizia sportiva e vicino agli impianti comunali (pista atletica e piscine) "C'erano 30.000 mq - racconta ricordando Piero Marchioni, presidente del Victoria sport - disponibili e ci muoviamo perché il nostro desiderio era di risollevare la città nel settore dello sport. Sono gli anni in cui abbiamo i contatti con Giorgio Buzzago (attuale amministratore di Verde Sport a Treviso) con Pescante (allora presidente del CONI ed ora sottosegretario al Ministero allo sport e cultura), con Petrucci (presidente del CONI), con Aracco (presidente della federazione pattinaggio), gli agganci con la Nike, con Benetton e con un gruppo di imprenditori della zona. Tutto pronto. II progetto dell'architetto Flavio Frassinelli, che comprendeva anche una foresteria con circa una sessantina di appartamenti per l'ospitalità ai fruitori del centro e una parte commerciale per attività sempre finalizzate allo sport, l'ipotesi di spesa (35/36 miliardi di vecchie lire) e ai primi del '98 abbiamo le concessioni edilizie. Purtroppo, però, i finanziamenti non arrivano e la Cerfim, l'impresa di proprietà di Cervellin, comincia con le sue forze. Fino all'anno scorso la costruzione è proseguita speditamente ed ora?" Ora è bloccata e se rimane così rischia di essere "una cattedrale tra i monti" utile solo a ricordare che qualcuno, un tempo, ha cercato di realizzare un sogno e che questo sogno potrebbe finire tra quelli che Vittorio Veneto già conta e che si trovano nel libro, appunto, dei Sogni, dello scrittore Ido Da Ros.

Isabella Mariotto

 

 

Da “Il Quindicinale” n. 588 – 16/07/2003

La piu grande "bufala" della storia vittoriese

Una presa in giro monumentale.

Anno 1997. La stampa locale e un giornale a distribuzione gratuita, Il Centro, annunciano la grande occasione che cambierà il volto di Vittorio Veneto almeno per quanto riguarda l'impiantistica sportiva e il turismo.

In Comune viene presentato il progetto (Arch. Flavio Frassinelli) per conto di Victoria Sport srl (presidente Pietro Marchioni) per la realizzazione di un centro sportivo "Victoria campus" nei pressi della pista di atletica leggera, a Costa in una zona prevista dal Piano regolatore a impianti sportivi. Si tratta di un progetto fantastico: pattinodromo a curve paraboliche (sviluppo 200 metri), campo di hockey, attrezzature per il free style, tribune per 2000 spettatori, 2 campi da calcetto, due palestre, palestre per la preparazione e la riabilitazione atletica, spogliatoi per una capienza di 300 atleti, alloggi per gli atleti e ospiti del centro, locali per la direzione, e, udite, udite!, sala congressi polivalente di 800 posti.

II progetto si ispira a "la Ghirada-città dello sport" costruita a Treviso dalla famiglia Benetton. Le immagini del progetto vengono diffuse da tutti i giomali.

Il 29 settembre il Consiglio comunale vota la bozza di convenzione che stabilisce compiti e impegni della Victoria sport e del Comune necessaria per il rilascio della licenza edilizia e far procedere la pratica di finanziamento della Comunità Europea (per le tecnologie avanzate) e del credito sportivo del Coni. Anno 1998. La bozza di convenzione è firmata il 3 febbraio 1998. II bilancio di previsione del comune contiene l'esposizione di una spesa di 110 milioni per gli espropri necessari alla realizzazione delle strade di collegamento. E arriva finalmente da parte degli uffici comunali la concessione edilizia subordinata alla presentazione del progetto delle strade. 1999. All'inizio dell'anno la convenzione definitiva. II 5 giugno, in una magnifica giornata di sole, avviene la posa della prima pietra con incorporata una pergamena sottoscritta dal Vescovo, dal presidente della Regione Galan, dal presidente regionale del Coni Norbiato, dal sindaco di Vittorio Veneto Della Libera. Presenti numerose autorità e personalità, sportivi e cittadini.  2000. Nessuna notizia.

2001. Cominciano i primi lavori.

2002. Sorge il primo blocco. II Consiglio di Quartiere di Costa ha dei dubbi e chiede un incontro con l'Amministrazione e con la Victoria Sport per fugare dubbi e perplessità insinuate da voci circolanti in città. I lavori vengono sospesi.

2003. Dopo un lungo silenzio (compresa la mancanza di notizie sulla vicenda che forniva “Il Centro”) si riparla del "Victoria Campus" per una notizia de La Tribuna che attribuisce all'Assessore Ciciliot l'idea dello spostamento del distretto sanitario da Villa Antonia alla cittadella sportiva. La notizia scoppia come una bomba. "E' uno snaturamento del programma votato a suo tempo in Consiglio comunale" dice il Consigliere Napol. "Un progetto sportivo che non si reggeva, aveva le gambe d'argilla, poiché non poteva contare suI contributo pubblico" giustifica la cosa il sindaco Scottà. Ma ora i cittadini si chiedono: chi sono quelli che hanno ideato, progettato e portato avanti il formidabile complesso sportivo? Sono sempre apparsi: Pietro Marchioni, Luigino De Nadai e Flavio Frassinelli. E proprio Luigino De Nadai scriveva su Il Quindicinale (n. 465 - 30 settembre 1997) del suo coinvolgimento nella vicenda. In quella occasione rivelava i nomi di altri che si erano impegnati perché "dobbiamo fare qualcosa per la nostra città": Bruno Da Re, presidente della Sisley Michele, De Conti, segretario generale della società della famiglia Benetton, e poi Bruno Dall'Anese, Ivan Carminati, Piero Gallonetto uno dei pierre più quotati a livello nazionale nel mondo dello sport. Anche Franco Dal Cin. Con loro Luigino si è impegnato a portare avanti l'idea. Questi erano i personaggi che apparivano pubblicamente, tutte facce pulite, vittoriesi che si erano fatti un nome e credevano "che avendo ricevuto dovevano restituire qualche cosa alla loro città". Purtroppo Luigino De Nadai scomparve nel maggio del 1998.

Ma dietro chi c'era, chi c'è? Luigino diceva che l'onere "verrà garantito da una cordata di imprenditori locali". Pubblicamente mai visti. Neanche alla posa della prima pietra si è saputo chi fossero. Oggi sappiamo che l'assessore Ciciliot ha parlato con la società Cerfim. Orbene chiunque sia non è ammissibile che abbia preso in giro la città. E non è ammissibile che oggi l'Amministrazione si dia da fare per ridimensionare, stravolgere il progetto di un grande impianto sportivo in una lucrosa operazione immobiliare. Ci si chiederà "perché ve la prendete tanto?" Perché abbiamo creduto al progetto, abbiamo creduto ai promotori dell'iniziativa, abbiamo sostenuto e fatto pressione attraverso il giornale sulle pubbliche autorità perché si sbrigassero a concedere la licenza edilizia, perché abbiamo anche noi "ingannato" i nostri lettori assicurando che l’impianto sarebbe stato realizzato nonostante qualcuno ci avesse detto di diffidare, perché siamo stati anche noi "ingannati" credendo finalmente di vedere realizzato il centro congressi che da oltre vent'anni continuiamo a richiedere. Se chi sta dietro sarà "salvato", dall'attuale o dalla futura Amministrazione (sembra che per il momento sia stata ritirata la domanda di variazione di destinazione d'uso degli immobili) se sarà modificato il piano regolatore, se sarà rimessa in discussione la convenzione, se sarà approvata una sostanziale variante al progetto, non si potrà che mobilitare l'opinione pubblica, le forze politiche e sociali per impedire la più grande presa in giro collettiva che la storia di Vittorio Veneto e di tutto il vittoriese ricordi.

Dario De Bastiani

 

11.    Teatro Da Ponte

12.    Traforo di S. Augusta

13.    Liberalizzazione autostrada Vittorio V. Sud-Nord

14.    Valorizzazione area fiume Meschio

15.    La Torre del Centro

Da “Il Quindicinale” n. 589 - 30/07/2003

 

Tutti i dettagli del progetto  

Il progetto del comparto 3A redatto dall' architetto Nerino Meneghello prevede che nell'area antistante Piazza Medaglie d'Oro posta tra Via Vittorio Emanuele e Via Cesare Battisti gli immobili abbiano destinazione di carattere residenziale e terziario, e vi trovino inoltre posto uffici pubblici o di interesse pubblico. I numeri del progetto parlano di una superficie del comparto di 6.130 metri quadrati, una torre alta 33 metri, nove piani a destinazione. mista, ovvero sia uffici che abitazioni per offrire appartamenti a circa un centinaio di persone. Per il settore terziario e degli uffici pubblici il progetto prevede in totale 2.500 metri quadrati, mentre per il residenziale si avranno 2.822 metri quadrati, che convertiti in metri cubi raggiungono quota 13.800. Il piano prevede inoltre che vengano ricavati due piani interrati di parcheggio, uno a destinazione pubblica al primo livello con 2.916 metri quadrati e uno ad uso privato al secondo livello di 2.500 metri quadrati. L'accesso ai parcheggi verrà realizzato da Via Battisti. Il verde pubblico a disposizione sarà invece di 460 metri quadrati.                             

S.R.

 

16.    Perifericità culturale di Vittorio

  Da “Il Quindicinale” n. 589 - 30/07/2003  

La cultura non abita più qui

   

Fra le manifestazioni culturali della provincia, quelle vittoriesi hanno uno spazio ridottissimo

Musica e teatro in piazza? Concerti per i giovani? Proposte artistiche alternative? No, niente (o quasi) di tutto questo. Dispiace, ma la cultura non abita più qui. Inutile bussare alle porte della città chiedendo rassegne, manifestazioni, intrattenimenti di spessore. Inutile, persino, sbirciare nella elegante brochure "Cultura-Reteventi" che la Provincia di Treviso ha pubblicato in occasione dell'estate-autunno 2003.

Fra i trentasei comuni della Marca, Vittorio Veneto è uno di quelli più poreti per quanto riguarda le iniziative culturali programmate dal comune. Solo una manifestazione, tra le centinaia proposte nel territorio della provincia, è firmata dal comune vittoriese. E non si tratta certo di una rassegna nuova. II Concorso nazionale biennale di violino (affiancato dalla Rassegna nazionale d'archi) ha infatti oltre 40 anni, quasi mezzo secolo di vita. Per essere precisi, bisogna dire che Vittorio Veneto, nel depliant, è citato anche nella rassegna di cinema all'aperto (con le proiezioni al parco Papadopoli) e nelle manifestazioni storiche (con la sagra di Santa Augusta). I due appuntamenti, però, si devono ad associazioni diverse dal comune: l' Arci e il Comitato festeggiamenti Santa Augusta. Sfogliando il depliant si sente la mancanza dei Notturni, che avrebbero potuto essere (come sono stati in passato) una delle manifestazioni estive più originali e qualificanti per la città, e delle Cave sonore, che - negli anni passati - avevano riempito di musica e ragazzi il quartiere di San Giacomo.

A parte Conegliano, nella Sinistra Piave, i comuni più vivaci sono Pieve di Soligo, Colle Umberto e Sarmede.

Vittorio Veneto è una sorta di fanalino di coda, una realtà minimalista, periferica,  provinciale.

  Edr

 

17.    Vittorio Veneto: Città d’arte?

Da “Il Quindicinale” n. 589 - 30/07/2003

Qualifica di fatto o solo di nome?

Che Vittorio Veneto sia città d'Arte non c'è nessuno che lo metta in dubbio. Basti pensare ai suoi sette musei, alle sue chiese, ai centri storici con palazzi e castelli. E non è una novità. Vittorio Veneto è sempre stata elencata tra le città d' Arte minori d'Italia. Quindi essere stata così "decretata" dalla Provincia non è assolutamente una sorpresa e non aggiunge niente alla sua fama artistica.

E' solamente un titolo "burocratico" limitato ai centri storici di Ceneda e Serravalle ed al centro cittadino, che permette ai negozianti la deroga all'obbligo della chiusura festiva e settimanale dal mese di maggio al mese di settembre e cioè per 184 giorni all' anno in cui gli esercenti possono determinare liberamente gli orari di apertura e di chiusura. Tutto qui! Si è giunti a questa qualifica per il fatto che Vittorio Veneto è in possesso di alcuni indicatori previsti dalla legge regionale. Dei sette musei tre sono comunali, due di Enti ecclesiastici, uno di una Fondazione, e uno privato. Gli orari di apertura sono differenziati. Le chiese, al di fuori dell’orario delle funzioni religiose, sono quasi sempre chiuse e gli eventuali visitatori devono rivolgersi ai parroci per aprire la chiesa. Solo S. Andrea ha organizzato, per quando saranno terminati i lavori di restauro, un turno di parrocchiani che tengano aperto e custodiscano il luogo sacro durante il giorno.

La priorità dell' Amministrazione comunale dovrebbe consistere nel rendere effettiva la "città d'arte" consentendo l'accesso tutti i giorni a tutti i luoghi dove si trovano le opere d'arte, anche con accordi e convenzioni con i titolari delle strutture non pubbliche. Altra priorità è “accompagnare” i visitatori con opuscoli-guida delle varie sale e non solo con il catalogo, dove c’è, che, necessariamente, è costoso. Finora solo al Museo della Battaglia i visitatori possono trovare una guida alle varie stanze. Meglio ancora se fosse predisposta la "audioguida" per visite individuali.

Dario De Bastiani

 

18.    Pro-Vittorio, A.P.T, …

19.    Viabilità

(rotatoria Celante-Forlanini, uscita autostrada Vittorio V. Sud - Circonvallazione)

Da “Il Quindicinale” n. 588 – 16/07/2003

Circonvallazione esterna: servirà ancora?

Occorre prendere atto che fra 2-3 anni, quando sarà completata l'A28 fino al collegamento con l'A27 a San Vendemiano, tutto il traffico proveniente dal Friuli, che ora esce a Ponte della Muda per proseguire a nord verso Vittorio Veneto, la Vallata ed il Bellunese, troverà più agevole, sicuro e rapido proseguire verso nord sull'A27; per cui su Vittorio Veneto graviterà solo il modesto traffico che fa capo al limitato territorio a monte della Pontebbana od almeno a monte dell'A28. Diventa cosi evidente che non avrà più senso costruire la "grande circonvallazione" di Vittorio che da Anzano si ricollega all'Alemagna oltre Santa Giustina. Come si è letto sui giornali, il costo di questa "colossale" opera dagli iniziali 60 miliardi è lievitato prima a 100 ed in fine a 180 miliardi. Se fosse ipotizzabile che l'Amministrazione, rinunciando alla "grande circonvallazione", potesse ottenere da chi governa che i promessi 180 miliardi siano spesi per realizzare o sistemare altre strade che più interessano Vittorio Veneto, si potrebbero risolvere molti problemi per essa assai più importanti, che si possono cosi elencare secondo priorità:

1) Sistemare in modo efficiente la Via Sotto Rive di accesso al Casello autostradale di Cozzuolo.

2) Completare il IV Tronco della circonvallazione interna passando "sotto" Serravalle con una strada parte in galleria, realizzabile senza toccare una pietra dell'antico Centro, e poi costruire ampi parcheggi a ridosso della collina, per poter "pedonalizzare" il Centro Storico, ripulito dal nerofumo che lo incrosta e riportato con adeguati restauri al suo antico splendore di Campiello veneziano.

3) Realizzare il collegamento della strada San Giacomo-Ponte della Muda con l'asse che attraversa la Zona Industriale e sistemare adeguatamente la Cal de Livera per completare il collegamento con il Casello di Cozzuolo. Cosi da deviare dal nodo di San Giacomo il traffico, spesso di pesanti Tir, che deve accedere all'A27.

4) Realizzare, ovunque occorre, ampi parcheggi per liberare le due strade principali dalle automobili che, sostando in luogo improprio, tolgono spazio ad arterie vitali già prima insuffIcienti al traffico.

5) Rompere verso ovest l'isolamento di Vittorio Veneto, ora chiusa in un "cul de sac" marginale, aprendo un rapido collegamento verso ed oltre il Quartier del Piave mediante una breve galleria che tagli fuori i tormentosi tornanti delle Mire.

6) Sistemare la esistente circonvallazione con adeguati allargamenti per valorizzare la favorevole sua posizione parallela al corso del Meschio, che rende radi gli incroci, per fare di essa un più sicuro e veloce asse di attraversamento di Vittorio Veneto e di penetrazione urbana nella Città stessa.

7) Avviare l'allargamento della strada dei Colli con la concomitante rettifica del suo tracciato per arrivare a realizzare un secondo asse di facile e rapido collegamento con Conegliano. Asse utile anche allo sviluppo turistico dell'amena zona attraversata, e dei suoi Centri abitati, che la bellezza del suo paesaggio collinare fa ritenere ben adatta allo sviluppo di iniziative quali l'agriturismo.

Con "buona parte" del suddetto capitale, se fosse disponibile, si stima che siano realizzabili tutti gli interventi sopra indicati fino al punto 6), mentre con "tutto" il capitale si potrà forse portare a completamento anche quello della strada dei Colli, che al punto 7) si prevede soltanto di avviare.

Ing. Ernesto Armellin

 

20.    Fognature e acquedotti

21.    Stato di salute degli immobili delle scuole

22.    Casa di riposo: taglio di 90 posti letto ad opera della regione

23.    Caserma Gotti – Lager per immigrati clandestini? (Costantini)

24.    Cava in Fadalto: è sempre aperta (Napol-DS)

25.    Ospedale Vecchio

26.    Serravalle – riqualificazione

27.    Forte aumento delle tasse comunali

28.    Poligono (non doveva essere chiuso?)

29.    Le autocisterne non possono percorrere l’autostrada Vittorio Nord – S.Croce perché mancano i colatoi

30.    Viabilità nella parte sud della città

(supermercato/centro commerciale?)

Da “Il Quindicinale” n. 588 – 16/07/2003

Centri commerciali e viabilità

Ceneda contro la proposta di viabilità in via Matteotti esprime perplessità anche sull'apertura del grande centro commerciale in area Fadalti.

Punto pregnante del discorso è stato il traffico già ora pesante su Viale Matteotti che ancor più sarà aggravato con l'apertura del grande Centro Commerciale INTERAL (area ex Fadalti fino retro AGIP). La corsia di approccio proposta dalla Società non è accettabile a nostro avviso poiché verrebbe a limitare il piano stradale attuale a danno sia della pista ciclabile sia del già limitato spazio di parcheggio delle attività commerciali esistenti.

L'unica soluzione veramente costruttiva sarebbe porre mano subito, da parte dell'Amministrazione, alla progettazione ed esecuzione dello stralcio già indicato suI vecchio Piano Regolatore che dal Casello autostradale porta dritto a via Bressana ove poi si biforca per la Zona Industriale e per V.le Matteotti. Soluzione però non scelta dalla nostra Amministrazione.

Poiché l'Amministrazione, pur dopo molte perplessità chiaramente espresse nel Consiglio Comunale del 25 giugno scorso, sia da parte di alcuni dei propri membri, sia da parte delle forze esteme che la sostengono, non ha avuto la capacità di fare una scelta coraggiosa, a chi qui in Sala ha portato la voce di protesta dei cittadini di Viale Matteotti e delle strade limitrofe, in primis il Sig. Pagotto G., il Presidente ha risposto che "non tanto con il Consiglio di Quartiere se la devono prendere, che può fare ben poco, quanto piuttosto con quelle forze politiche come Vittorio Nuova, Forza Italia, Alleanza Nazionale che, pur essendo contrari, alla votazione si sono astenuti anziché dire di no. Astenersi significa convalidare una scelta, dire di no vuol dire non accettarla. Nella vita bisogna essere chiari".

Inoltre una così grande unità commerciale, accanto alla futura nuova COOP di via Cansiglio, più o meno di pari superficie, 3.000 mq, all’attuale CADORO, ai BILLA, ad altre minori già esistenti e al futuro Centro Commerciale del Menarè, ex Scuola Agraria, veramente disorienta. Sembra impossibile che Vittorio Veneto e il suo bacino possano soddisfare tante esigenze. Il tutto sarà certamente a scapito dei piccoli negozi. "Come si troverà- ha detto il Consigliere Bastanzetti- la popolazione di Vittorio Veneto sempre più anziana, quando chiuderanno le piccole botteghe sotto casa"?

Non si capisce inoltre perché non si è preferita la zona di Longhere, ex Discoteca, dove un Centro Commerciale avrebbe potuto avere più senso.

Noi cittadini siamo attanagliati dal problema del traffico, non possiamo consentire che i rimedi vengano presi in modo temporaneo, pesante, e che non siano risolutivi. Qui occorre una visione lungimirante del problema e una Amministrazione determinata e coraggiosa. Non si può andar avanti a rattoppi.

Per il Consiglio di Quartiere - Marilena Perin

Da “Il Quindicinale” n. 588 – 16/07/2003

Nuovi centri commerciali

Sorgeranno nei pressi di Via Matteotti. Ma in Comune tanti storcono il naso.

E’ stato approvato in consiglio comunale l'atto di indirizzo per l'individuazione della zona dove realizzare due nuovi centri commerciali in Via Matteotti [che sarebbero riuniti in un'unica struttura, n.d.r.], la strada che collega il centro città a San Giacomo.

I rappresentanti di Vittorio Nuova Giorgio Della Giustina e Fabio Garoffolo si sono astenuti e di parere contrario alla costruzione dei centri è anche l'assessore all'urbanistica di Vittorio Nuova Luigi Citro che sostiene che "il traffico in quella via è già elevato e i nuovi centri lo aumenterebbero ancora di più gravando sul quartiere di San Giacomo" .

L'atto di indirizzo votato dal consiglio verrà poi recepito dalla variante sulle zone commerciali per poi essere approvato dalla Regione. Il progetto prevede che nell'area dietro la Fadalti, in Via Matteotti nei pressi del distributore Agip sorgano due centri di proprietà della ditta Interal S.r.l. per un'estensione di 1500 metri quadrati l'uno a destinazione alimentare e l'altro commerciale. In consiglio i rappresentanti della Lega Nord, sostenitori del progetto, hanno spiegato che il problema del traffico potrebbe venire ridimensionato con la realizzazione in Via Matteotti di una terza corsia per permettere l'entrata e l'uscita dal centro commerciale. Ma contrario a questo nuovo centro è anche il quartiere di San Giacomo che prevede un aumento dei flussi di traffico. "Invece di costruire la terza corsia - afferma il presidente di quartiere Giovanni Bassetto - sarebbe auspicabile realizzare una strada che già da tempo era stata prevista, ovvero che partendo all'altezza del distributore di benzina, passi vicino al campo sportivo per arrivare in Via Cal de Livera all'altezza di Via Piemonte. Credo però che il centro commerciale verrà costruito ed i problemi viari rimarranno tali". Contrari al progetto anche gli esponenti di Forza Italia di Vittorio Veneto. "In Via Matteotti ci sono molti accessi carrai privati - afferma il segretario azzurro vittoriese Alessandro Spina- e in questa via riguardo il traffico siamo gia ai limiti di guardia. Per questo motivo chiediamo al Comune di dare immediato avvio alla progettazione e quindi esecuzione alla viabilità di progetto del Prg, per bypassare ad ovest il centro di San Giacomo, che in questo modo verrà sgravato in maniera sostanziale".

S.R.

 

31.    Rapporti tra il Sindaco / Giunta e la nostra associazione

32.    Cesana Malanotti

Volantino dei DS:

Le mani sulla Casa di Riposo

 

I VITTORIESI DEVONO SAPERE

 

Nelle scorse settimane il prof. Ciciliot, Assessore ai Servizi Sociali e fino a luglio Presidente della Casa di Riposo Cesana Malanotti, è stato assunto come Direttore della stessa Casa di Riposo, per incarico diretto senza concorso.

  L'unico titolo presentato per ricoprire questo ruolo è stata la Presidenza del Cesana, ricoperta per quattro anni su nomina del Sindaco Scottà.

Per permettere la sua assunzione, il Consiglio di Amministrazione ha appositamente modificato il regolamento interno, che richiedeva per tale incarico una laurea specifica, che il prof. Ciciliot non possiede.

  II compenso come Direttore e di gran lunga superiore a quello percepito come Presidente.

  Finora nella storia di Vittorio Veneto nessun ente pubblico aveva mai approvato una modifica della normativa tale da favorire direttamente una sola persona.

QUALCHE INTERROGATIVO

II Consiglio di Amministrazione della Casa di Riposo ha fatto l'interesse pubblico, quando ha deciso di escludere dalla selezione a Direttore tutte Ie persone competenti e con titoli professionali specifici che ci sono a Vittorio Veneto?

Quale fiducia ripone nei vittoriesi il Sindaco Scotta, visto che continua a nominare negli Enti Pubblici persone non residenti a Vittorio Veneto, come il sig. Venturino di Oderzo, nuovo Presidente del Cesana al posta di Ciciliot?

  Come mai il prof. Ciciliot di Fregona riesce a piegare i partiti di maggioranza di Vittorio Veneto (Lega Nord e Vittorio Nuova) ai propri interessi personali?

 

VITTORIESI,

QUESTI AMMINISTRATORI USANO IL POTERE PER FARE I LORO

INTERESSI ANZICHE’ QUELLI DEI CITTADINI:

MANDIAMOLI A CASA!

 

L'ULIVO di Vittorio Veneto

 

(Comunisti Italiani, Democratici di Sinistra, Italia dei Va/mi, Margherita, Socialisti Democratici Italiani)

 
agoravittorioveneto@libero.it ultimo aggiornamento: 06/03/2004