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commento all'articolo: la via dei Simboli

Potendo dare un’interpretazione differente ai “dati” del suo articolo, riassumerei brevemente la mia posizione in questo modo:

il primo dato A  è il Guggenheim di Bilbao e l’ altro è il Museo della Scienza di Piano. Il Museo di Gehry è di sicuro diventato “il simbolo” o uno dei simboli di Bilbao e forse della nazione intera, l’ altro è un edificio simbolo della funzione che si svolge all’interno ed interpretazione figurativa del paesaggio circostante. L’edificio di Renzo Pianzo mi sembra più vicino all’architettura di Saarinen mentre Gehry si può benissimo paragonare alla Sidney Opera House. Da una parte il “simbolismo” nell’architettura, attraverso una comunicazione veloce immediata e figurativa delle funzioni dell’architettura stessa - mi vengono in mente i chioschetti che vendono il “bratwurst” in Germania che attirano l’attenzione con il gigantesco wurstel  in 3d posizionato sul tetto; dall’altra l’architettura rappresentativa e metaforica che diventa monumento. A questo si affiancano due tipi di comunicazione: per il tema A una comunicazione più oggettiva e pubblicitaria (l’edificio di Saarinen a forma di uccello è un un Terminal aereoportuale) per il tema B una comunicazione astratta, probabilmente soggettiva ma tutto sommato tale da rendere il messaggio universale, tanto solenne e rappresentativa  quanto la casa del Fascio di Terragni, il Museo di Libeskind, o il Denkmal per l’olocausto di Eisenman a Berlino.

La differenza che mi interessa studiare fra i due tipi di architettura è l’influenza che esercitano sullo spazio circostante:
“ […]E la gente vive tutto lo spazio pubblico, ci va di giorno e di notte, genitori con bambini, turisti, vecchi operai con il basco e teenager con i pattini. Insomma la sua architettura forma e conforma l'ambiente come la cattedrale gotica che intesseva attività e formava con le sue diverse strutture la piazza principale, quella adiacente del mercato, gli edifici, le zone per le manifestazioni e gli eventi”
probabilmente è ciò che rende il Guggenheim simbolo della città in quanto vissuto, utilzzato dai suoi abitanti; come  Piano con il Beaubourg a Parigi, Gehry ha fatto di uno “spazio” un “luogo” ed è questo a mio avviso il fine ultimo dell’architettura, essere sì un polo, un miglioramento estetico-funzionale-formale di una città ma essere soprattutto utilizzato  e vissuto in maniera soggettiva, “l’individuo” rende un’esercizio di stile e di presunzione in opera  architettonica…aneddoto: a Berlino con grande sorpresa ho scoperto che la Neue Nationale Galerie di Mies van der Rohe non piace, ma con altrettanta sorpresa quando sono andata a visitarla,  lo spazio esterno veniva utilizzato da skaters e da un gruppo di ragazzi per una performance di danza! In questo senso credo Il Guggenheim di Gehry assomigli di più al Beaubourg che al museo-nave di Piano  entrambi comunicano al pubblico nello stesso modo, o per meglio dire si offrono ad interpretazioni soggettive…A dice “usami”,  B dice “guardami”!