“[...] Il primo riguarda il nesso fondamentale tra le interconnessioni dinamiche tipiche del mondo dell'informatica, la nozione di modello nell'accezione scientifica e il significato profondo di interattività che porta la mutabilità fisica dell'architettura al variare sia delle situazioni esterne ma anche dei desideri degli utenti. Questa concatenazione porta ad una ricerca estetica rivolta ad un'architettura come creatice di metafore aperte, riprogrammabili, riconfigurabili. ”.
Fornire ad un luogo degli elementi che lo connotino attraverso cui il territorio si identifichi e si sveli a a noi, sembra non interessare più la ricerca archiettonica. Essa è invece tutta volta a riprodurre schemi di relazione, diagrammi nati con l ' era informatica, cercando di ricalcarne la loro soggettività, l'immediatezza, la mobilità e la loro sostanziale trasformabilità. Il territorio progettato come un'interfaccia che tutti possono utilizzare secondo il proprio gradimento, viene auspicabilmente trasformato nell' attimo in cui il soggetto con il suo intervento lo rende proprio; nello stesso attimo esso diventa "altro" mosso e modificato dalle necessità di un secondo soggetto. Se in un tempo t0 possono coesistere molti modi di essere e di interpretare un unico territorio, se a t0 non corrisponda più S0, se in realtà lo spazio è misurabile solo in termini di molteplicità e variabilità in T0, non stiamo forse nel momento del salto? L'essere umano abituato per sua natura a delimitare territori a nominarli a renderli identificabili ed assoluti, per il bisogno innato di "costruire" certezze e ed inconfutabili punti di riferimento, in questo momento sta incominciando in maniera anche incosciente a superare la sua tridimensionalità . L'illimitatezza degli spazi determina una loro non misurabilità o comunque una sorta di "spaesamento", pensiamo semplicemente al mondo di Internet : è forse possibile concepirne i suoi limiti?ovviamente no essendo uno spazio virtuale in continuo mutamento. Cerchiamo di progettare e di vivere luoghi i cui limiti fisici siano infiniti proprio come quelli virtuali; ecco il salto dunque costruire senza materia o per lo meno una materia che possa diventare qualcos'altro che possa scomparire ed apparire, che possa essere utilizzata in tanti modi e che fondamentalmente non sia "finita".
-- Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani man mano che cadendo passa da un piano all' altro il tizio per farsi coraggio si ripete "fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene" . Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio. -
annotazioni a proposito di vermi piatti
commento all'articolo: Tempo prima dimensione dello spazio
-fin qui tutto bene-
Ho partecipato circa due settimane fa ad un' esplorazione della città guidata dal gruppo Formazero, all' interno del convegno Hospitality . Le istruzioni erano semplici: i partecipanti dopo essersi incontrati a Largo Argentina sono stati divisi in gruppi di due o tre persone, il gruppo doveva seguire una persona a caso la prima che capitava, uno avrebbe dovuto scattare foto davanti a sé durante il percorso ma senza guardare nell'obiettivo, il secondo doveva tenere il tempo, la foto andava scattata ogni 30 secondi, il terzo, aveva il compito di disegnare la mappa. Essendo capitata in un gruppo di due io avevo il compito di tenere il tempo e di diseganre la mappa, durante il percorso ho capito cosa significava misurare lo spazio con il tempo! La persona che abbiamo seguito ha preso Via del Corso per arrivare a piazza del Popolo conoscendo già la zona man mano mi sono resa conto che ogni 30 secondi, sapevo esattamente dove mi trovavo senza assolutamente guardarmi intorno; man mano che camminavo con lo sguardo fisso sul countdown del cellulare mi accorgevo di idenfificare in quei trenta secondi la strada che avevo fatto e cosa avevo "incontrato" proprio come un verme piatto!