commento all'articolo: Nuove Sostanze

 

modernità crisi e information technology
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caad 2006

 

 

 

“La terza sostanza è quella che concepisce lo spazio "come sistema" e non come un meccanismo che riguarda solo l'interno dell'edificio. Spazio come sistema vuol dire pensare in un insieme strettamente cospirante la relazione dei corpi e tra i corpi in cui si frammentano gli edifici. Non perché questo "piace", ma per permettere allo spazio urbano di essere vivamente partecipe di un rapporto mutevole e continuamente allacciato tra architettura dell'edificio e ambiente. Lo abbiamo detto titolando il primo volume della Rivoluzione Informatica: HyperArchitettura vuol dire interattività.”.

La rivoluzione Informatica ha sciolto il legame che c’era fra comunicazione e luogo: non è necessaria una cabina per telefonare  così come non è necessaria una redazione per pubblicare un articolo; questa “liberalizzazione” dei mezzi di comunicazione è il  prodotto della nascita di un luogo di scambio accessibile/modificabile/utilizzabile da ogni individuo, nel rispetto di semplici regole strutturali e funzionali: il web. Possiamo ipotizzare che questo abbia avuto un effetto nel campo dell’architettura  con lo scardinamento fra luogo e funzione, determinando in un certo senso la liberalizzazione dello spazio, che non presenta più limiti funzionali, formali e fisici. Infatti, l’oggetto di ricerca non è più il singolo edificio, ma il complesso di edifici, è la città, è l’area metropolitana, è il territorio, sono i collegamenti…è per l’appunto il Network, ossia la relazione che si instaura fra i vari emittenti: gli edifici, come essi si legano fra loro, quali effetti determinano in loro prossimità ed in loro lontananza, e gli effetti sulla vita dell’abitante.
Forziamo ancora il parallelismo:
Il web è un mezzo che ognuno può usare come meglio crede, questo concetto di modificare soggettivamente, ha profondamente cambiato il mondo contemporaneo, innestandosi  nell’architettura. La soluzione del problema urbanistico-architettonico non si risolve più determinando aree funzionali, ma progettando SPAZI che a seconda dell’uso che se ne fa diventano LUOGO1, LUOGO2, LUOGO3…
In pratica c’è ormai la tendenza a progettare input, che non si esauriscono nella costruzione di un edificio ma che si espandono al di fuori di limiti fisici, e a dotare l’oggetto di varie ed indefinite possibilità d’uso.
Iperfunzionalità e spazio sistema  sono evidenti in progetti quali  “Basket Bar” e il “WOS 8” dei NL Architects, il “Port Terminal” a Yokohama, “Living Carpet” dei ma0…progetti in cui è la complessità delle funzioni che si svolgono contemporaneamente a determinare il luogo, ed è il loro sigolare uso a determinare la relazione fra le sue differenti parti; sono progetti in cui le funzioni si fondono, lo spazio esterno entra in diretta comunicazione con lo spazio interno in cui c’è un rimando, un dialogo continuo ed inesauribile fra il singolo ed il molteplice.