Sigismondo Arquer nasce a Cagliari nel 1530. A soli 17 anni si laurea, prima a Pisa in diritto civile ed ecclesiastico, poi a Siena in Teologia. In latino, scrive la breve storia e descrizione della Sardegna in cui denuncia lo strapotere dell'Inquisizione e lo stato d'ignoranza del clero sardo. Nel 1555 riesce a sfuggire ad un tentativo di avvelenamento, ma gli avversari lo fanno arrestare; viene nuovamente del tutto scagionato e reintegrato nell'incarico, mentre si apre un'inchiesta sull'accaduto. Sono gli anni del luteranesimo. L'Inquisizione tortura, processa e manda al rogo, spesso per motivi che poco hanno a che fare con la "purezza della fede". Sigismondo preferisce trasferirsi in Spagna per allontanarsi dall'isola. Ma le indagini procedono in segreto. Alcuni suoi conoscenti lo accusano di non credere alla trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Gesù, durante la messa, e all'utilità dei canti liturgici. Infine è nuovamente arrestato. Durante il lungo processo l'Arquer discute, contrattacca alle accuse. Le sue idee, sostiene, sono di rinnovamento e non quelle di un eretico. Viene in ogni caso condannato e, dopo quasi otto anni di carcere, bruciato vivo nel 1571 a Toledo. |
Testo elaborato dai bambini delle quinte A e B di via Cagliari