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PROVE
SPERIMENTALI DI COLTIVAZIONE BIOLOGICA DEL TABACCO KENTUCKY IN ALTA VAL
TIBERINA-TOSCANA
BIENNIO
1999-2000
Programma
pilota per la riduzione d'impiego dei prodotti chimici in agricoltura e lo
sviluppo di produzioni Biologiche certificate – anni 1999/2001
Progetto finanziato nell’ambito del
LEADER II - GAL Appennino Aretino, Intervento 20 - “Valle Ecologica”
Responsabile
della ricerca:
Dr.
Giuseppe Altieri
Collaboratori:
Dr.
Alberto Bono
Dr.
Gabriele Zippilli
P.A.
Carlo Antonelli (monitoraggio)
Dr.ssa
Antonella Gasparetti (elaborazione dati)
1.
Introduzione e obiettivi della ricerca
Le pratiche convenzionali della tabacchicoltura, come delle altre coltivazioni intensive, basate su elevati impieghi di pesticidi, diserbanti e concimi chimici, rappresentano un rischio per la salute di operatori del settore e residenti nelle zone di coltivazione, oltre ad essere dispendiose dal punto di vista economico-energetico e depauperanti del bene più prezioso per gli agricoltori: la fertilità del terreno agrario.
I
costi diretti e indiretti dell’impiego di prodotti di sintesi in agricoltura
sono stati stimati, da oltre un ventennio, dal Prof. David Pimentel della
Cornell University (Ithaca, USA). Inoltre, ogni anno, si perdono globalmente per
fenomeni di erosione circa 10 milioni di ettari di terreno fertile, con costi di
25-30 US $/Ha all’anno (Pimentel et al. “Atti del 3° Corso
Internazionale di Agroecologia - Perugia 12-21 giugno 2000”).
Per
il tabacco Kentucky nell’area della Valtiberina Toscana, zona
tradizionalmente vocata alla produzione di “fascia da sigaro” di elevata
qualità, i rischi da residui chimici riguardano soprattutto i coltivatori,
nelle fasi di raccolta e lavorazione, in particolare laddove si ricorre
normalmente ad un elevato carico di pesticidi (fino a 6-8 interventi in una
stagione produttiva). La “cura tradizionale con il fuoco” comporta, inoltre,
contatto continuo con il prodotto e rischi di esposizione ai fumi contaminati.
A
ciò si aggiunge la necessità di rispetto dei limiti di tolleranza dei residui
nella fase di commercializzazione del prodotto finale.
Tali
problemi sono sempre più sentiti dai diretti interessati nelle zone di
produzione, dai consumatori e dagli Enti Pubblici, mai come oggi orientati verso
la qualità dei sistemi di produzione agricola, nel rispetto dell’ambiente.
D’altro
canto per la Regione Toscana, come per altre Regioni Italiane (Umbria, Campania,
Veneto, Lazio, Puglia), il tabacco rappresenta una fonte di reddito e
occupazione notevole e come tale va salvaguardata e valorizzata, coniugando gli
aspetti economici con quelli
ambientali, in linea con gli obbiettivi di sviluppo ecocompatibile della
Politica Europea.
Produrre
tabacco rispettando la salute e l’ambiente è oggi possibile e proponibile,
attraverso tecniche di coltivazione
biologica o integrata avanzata.
Va
detto innanzitutto che, in agricoltura biologica, ogni problema (concimazioni,
difesa fitosanitaria, ecc.) deve essere affrontato con una visione globale
“agroecologica” del sistema in cui si opera, dal momento che il singolo
intervento si può ripercuotere sulle altre problematiche della coltura.
Ad
esempio, nella tabacchicoltura intensiva, l'impiego diffuso di insetticidi di
contatto, a largo spettro d'azione e di lunga persistenza (piretroidi,
geodisinfestanti, etc.) contro insetti “chiave”, quali la pulce (Epithrix
hirtipennis)
o le larve di Nottue, provoca riduzioni notevoli di insetti utili, con
conseguente sviluppo incontrollato delle popolazioni di altri insetti dannosi
(in particolare gli Afidi). Si rendono così necessari altri interventi
specifici, molto costosi e di scarsa efficacia, a causa dell'alto ritmo
riproduttivo di tali insetti, con fenomeni evidenti di resistenze ai prodotti
chimici. Inoltre, l'elevata capacità di diffusione delle forme alate e la
tendenza da parte degli afidi a colonizzare la nuova vegetazione apicale delle
piante (laddove si concentra la linfa di cui si nutrono) sono tutti elementi che
favoriscono ulteriormente tali fitofagi dannosi, unitamente al fatto che gli
organismi utili, molto mobili, vengono più facilmente in contatto con i residui
dei prodotti chimici presenti sulle foglie basali delle piante precedentemente
trattate, subendone le nefaste conseguenze.
Questo
esempio per dedurre che non si può prescindere, in una corretta difesa
fitosanitaria, dalla salvaguardia ed incremento degli insetti utili che
controllano le popolazioni di fitofagi dannosi, in modo efficace e duraturo
durante la stagione produttiva.
Il
Programma
pilota biennale
sperimentale, finanziato dalla
Comunità Montana Valtiberina Toscana nell’ambito del G.A.L. Appennino
Aretino (Leader II intervento 20), ha avuto inizio nel maggio ’99,
coinvolgendo quattro aziende (Centri Pilota) ubicate nel territorio del
Comune di Anghiari (AR):
Az.
Cimbolini Giovanni, Az. Poggini Francesco, Az. Helix di Giorni Edoardo e Az.
Mencaroni Maurizio.
Obiettivo
della sperimentazione è stato quello di verificare la possibilità di produrre
tabacco Kentucky in quantità e qualità sufficienti, attraverso tecniche
biologiche o integrate di tipo avanzato, valutando nel contempo le potenzialità
di valorizzazione di un prodotto biologico certificato, con una quantificazione
economica.
In
ognuna delle aziende pilota, sono state ricavate parcelle sperimentali della
superficie di un ettaro.
Tre
aziende hanno applicato tecniche di coltivazione biologica certificata
(ai sensi del Reg. CEE 2092/91), escludendo completamente l’uso di sostanze
chimiche di sintesi nella difesa, nella fertilizzazione dei terreni e nella
gestione delle erbe infestanti, la quarta (Az. Mencaroni) ha seguito i metodi di
Produzione Integrata Avanzata, con priorità assoluta ai mezzi di difesa
e coltivazione biologici e con possibilità di interventi chimici nell’ultima
fase di coltivazione, quando più elevati sono i rischi di compromissione del
prodotto da fascia, per i danni da insetti (pulce e afidi).
Due
delle aziende pilota (Az. Cimbolini e Az. Helix) hanno inoltre applicato le
tecniche biologiche su una superficie maggiore di quella sperimentale (Tab. 1),
per motivi organizzativi e allo scopo di ottenere una quantità di tabacco kentucky
biologico che potesse giustificare una produzione commerciale sperimentale
certificata, per una possibile valorizzazione delle produzioni ottenute, a
livello di Azienda Agricola e sul mercato finale al consumo.
Nella
scelta delle aziende si è tenuto conto della loro rappresentatività
territoriale, operando con produttori di lunga esperienza.
Tabella
1
AZIENDA
PILOTA
|
SUPERFICIE
OGGETTO DI SPERIMENTAZIONE |
SUPERF.
BIOLOGICA CERTIFICATA (ai sensi del Reg. CEE 2092/91) |
Cimbolini
Giovanni – Anghiari (AR)
|
1 ha
|
1,7
ha
|
Helix
di Giorni Edoardo– Anghiari (AR)
|
1
ha
|
3,6
Ha (anno 1999)
1,5
ha (anno 2000) |
Mencaroni
Maurizio– Anghiari (AR)
|
1 ha
|
|
Poggini
Francesco – Anghiari (AR)
|
1 ha
|
1
ha
|
2.
TECNICHE SPERIMENTATE E RISULTATI
2a.
Controllo biologico degli Afidi (Myzus
persicae) per mezzo di organismi utili
Gli
afidi sono dei fitofagi pericolosi, per la coltura del tabacco, sia per i danni
diretti (sottrazione di linfa e produzione di melata, con conseguente sviluppo
di fumaggini) che indiretti (in quanto vettori di potenziali virosi). Sul
tabacco kentucky si aggiungono i rischi di danni secondari provocati da
uccelli che, attratti sulle piante dalle popolazioni di afidi di cui si nutrono,
possono compromettere l’integrità delle foglie destinate alla fascia.
Il
protocollo applicato per la difesa, nella necessità di massima limitazione
delle popolazioni di afidi, ha previsto l’introduzione di insetti utili
sulle coltivazioni, secondo la strategia di “inoculazione
multipla preventiva”, frutto di
un’esperienza diretta di 15 anni nel settore della lotta biologica, di cui 7
anni nella tabacchicoltura (su Bright e altre varietà non da fascia).
L’inoculazione
degli ausiliari è stata attuata partendo
dalla fase di semenzaio e di pre-trapianto, ottenendo una riproduzione precoce
degli stessi, a spese dei primi individui di afidi presenti sul tabacco e sulla
vegetazione spontanea limitrofa ai campi sperimentali. Questa tecnica permette
di arrivare al trapianto con una certa presenza aziendale di organismi utili in
grado di avviare tempestivamente il controllo degli afidi, a partire dalle forme
alate migranti, anche di quelle specie che, pur non essendo ospiti del tabacco,
possono casualmente diffondere virosi da colture limitrofe (es. PVY da patata) o
da piante spontanee infette, attraverso le cosiddette “punture da assaggio”.
La strategia preventiva consente, inoltre, una riduzione dei costi, poichè le
successive introduzioni di organismi utili, previste durante la fase di
accrescimento della coltura in pieno campo, possono essere effettuate con dosi
ridotte.
Le specie di insetti utili impiegate sul tabacco, nel corso dei due anni di attività, sono:
-
i parassitoidi Aphidius colemani e Aphidius
ervi, efficaci a basse densità
di afidi (grazie all’elevatissima capacità di ricerca degli ospiti) e
utilizzabili a livello preventivo (semenzai, bordi campo, vegetazione spontanea)
e nelle prime fasi di post-trapianto, grazie anche alla capacità di svilupparsi
su diverse specie di afidi presenti nell’agroecosistema; i parassitoidi
vengono distribuiti sulle piante allo stadio di adulti o all’interno di
“mummie” di afidi parassitizzati, dispersi in una leggera segatura. Lo
farfallamento degli adulti avviene progressivamente nel giro di una settimana e,
dopo l’accoppiamento, le femmine vanno alla ricerca degli afidi da
parassitizzare, con grande capacità di spostamento. Il ciclo dei parassitoidi
si compie in circa 3 settimane e a distanza di 15 giorni dal lancio si possono
ritrovare sulla coltura i primi afidi parassitizzati (mummie di colore dorato da
cui fuoriusciranno gli adulti). L’attività di questi insetti utili si riduce
con temperature superiori ai 30° C;
-
il dittero predatore Aphidoletes
aphidimyza, che trova maggior
impiego nella fase successiva al trapianto, con temperature minime di almeno 14
°C, ed è molto efficace sui focolai d’infestazione di afidi partenogenetici.
I predatori vengono distribuiti alla base delle piante, in zone d’ombra
(possibilmente dopo l’irrigazione), sotto forma di pupe disperse in
vermiculite, che consente di mantenerle in ambiente umido. Dopo
l’accoppiamento, le femmine ricercano le colonie di afidi, in prossimità
delle quali depongono le uova da cui sgusceranno larve di colore arancione,
attive predatrici dei fitofagi. Le larve paralizzano gli afidi e se ne nutrono;
l’afide predato da A. aphidimyza
assume una colorazione scura e svuotata;
-
il Miride predatore polifago Macrolophus caliginosus,
in grado di riprodursi, anche in mancanza di afidi, su prede alternative (es.
aleurodidi); esso è impiegabile in pre e post-trapianto. L’insetto depone le
uova nel tessuto delle piante e le neanidi possono sopravvivere anche succhiando
un po’ di linfa. Gli adulti, molto mobili, sono in grado di predare anche
forme alate di afidi. La distribuzione avviene allo stadio di neanidi, ninfe e
adulti, lanciati sulle foglie delle piante di tabacco. M.
caliginosus riesce ad
effettuare più generazioni sul tabacco, durante la stagione estiva e a
svernare, incrementando la sua popolazione nel tempo. Il tabacco viene
addirittura usato come coltivazione d’allevamento dalla biofabbrica
produttrice dell’insetto utile (Ditta Koppert).
In
un ottica di sviluppo aziendale/comprensoriale della Lotta Biologica, si ritiene
inoltre opportuno citare alcuni accorgimenti generali atti ad incrementare la
presenza di organismi utili naturali sulle coltivazioni:
- evitare trattamenti insetticidi su cereali vernini e foraggere (medicai), laddove afidi e altri insetti dannosi non raggiungono soglie di dannosità. Su tali colture infatti si sviluppano le prime generazioni di diverse specie di insetti utili (parassitoidi, coccinellidi, sirfidi, etc) i quali, se non disturbati da trattamenti chimici (e tra questi vanno annoverati anche i diserbanti, che possono essere sostituiti efficacemente, impiegando strigliatori meccanici), riescono a diffondersi e moltiplicarsi sul territorio, svolgendo un ruolo fondamentale nel controllo degli afidi sul tabacco e sulle altre colture estive, industriali ed orto-frutticole;
-
aumentare la biodiversità aziendale, ripristinando le rotazioni
colturali e salvaguardando siepi di opportuna composizione e fittezza ed altre
aree vegetazionali indisturbate, eventualmente inoculandole con organismi utili,
laddove si intenda trapiantare il tabacco;
-
evitare l’uso di disseccanti (Roundup e similari) sui bordi campo, dove
è possibile invece “allevare” insetti utili sulla flora presente.
Inoltre,
dal momento che i virus più pericolosi per il tabacco provengono dalla patata
sarebbe opportuno avviare presto il controllo delle popolazioni di afidi
su questa coltura attraverso inoculi di insetti utili o altri interventi
specifici.
L'impiego di insetti utili consente un controllo duraturo degli afidi durante tutta la stagione vegetativa della coltura, una volta che le popolazioni dei predatori e parassitoidi hanno preso il sopravvento su quelle degli insetti dannosi, instaurando un equilibrio al di sotto delle soglie di danno economico.
Occorre riflettere sul fatto che gli insetti utili rappresentano l'unico sistema di difesa in grado di “autoriprodursi”, prolungando nel tempo i loro benefici e diffondendoli alle aziende vicine (nessun insetticida è capace di ciò!) Al contrario gli interventi chimici comportano rischi di nuove infestazioni, spesso nelle fasi di massimo rischio di danni sulle foglie di tabacco Kentucky (pre-cimatura), una volta esaurita la persistenza dei principi attivi.
È ormai noto a livello scientifico, che la lotta agli afidi con trattamenti chimici preventivi (purtroppo molto comuni, vedi ad esempio l’uso di “Imidacloprid”- Confidor nei semenzai e in post-trapianto) è controproducente in quanto seleziona ceppi resistenti che, grazie alla partenogenesi, riescono a reinfestare in breve tempo le coltivazioni. Gli organismi utili svolgono, perciò, un importante ruolo anche nel controllare le popolazioni di afidi resistenti ai prodotti chimici, che vengono indifferentemente predati o parassitizzati.
Nel protocollo sperimentale era previsto, in caso di andamento stagionale particolarmente favorevole agli afidi, l’integrazione del controllo biologico con prodotti insetticidi di origine naturale, al fine di ridurre i costi relativi alle quantità di insetti utili da impiegare.
Il monitoraggio dei livelli d’infestazione è stato eseguito settimanalmente, su un campione rappresentativo di piante equidistanti, scelte a caso lungo le diagonali degli appezzamenti. Per ogni pianta sono stati rilevati i dati sulla presenza di afidi e insetti utili, suddividendo i valori in tre gruppi: germogli, foglie apicali e foglie basali.
Nelle elaborazioni grafiche riferite all’anno ’99 sono stati riportati, per ogni azienda, i valori medi rilevati nelle diverse zone delle piante (grafici 1,2,3,4) e il livello medio complessivo delle popolazioni di afidi e di organismi utili rilevati sulle foglie (grafici 5,6,7,8). In quelle riferite ai campionamenti del 2000, oltre ai valori medi di afidi per foglia basale, apicale e germoglio, è stata operata una suddivisione ulteriore dei dati per classi d’infestazione, al fine di evidenziare l’entità dei focolai di fitofagi a maggior rischio di danni (grafici 9a, 9b,10a, 10b,11a,11b,12).
Per entrambi gli anni, inoltre, sono stati calcolati i cosiddetti indici di efficienza del Controllo Biologico (Tab.3), ovvero i “rapporti preda/predatore” tra afidi e insetti utili (Aphidoletes, Macrolophus, Sirfidi, Coccinelle) e le “% di parassitizzazione”.
Risultati
Nel
biennio di prove, in tutte le aziende pilota, la tecnica di inoculazione
multipla preventiva di insetti utili ha consentito un buon controllo delle
popolazioni di afidi, rendendo superfluo qualsiasi ricorso a trattamenti
integrativi con bioinsetticidi naturali.
Dalle
rappresentazioni grafiche si evince che, nell’anno ’99 l’entità delle
infestazioni è stata minore, rispetto all’anno successivo, su tutte le
aziende biologiche, mentre nell’Azienda Mencaroni (Produzione Integrata) si è
avuto andamento contrario, imputabile al fatto che nel 2000 le piantine di
tabacco in semenzaio erano state sottoposte a trattamento chimico con
imidaclopirid (Confidor), con riduzione precoce degli afidi, seguita dal lancio
di insetti utili.
Su
tutte le aziende, nel ’99, si è provveduto ad una introduzione di
insetti utili più frazionata rispetto al 2000 (3 lanci nelle Aziende Giorni
e Mencaroni rispetto ai 2 dell’anno successivo, 4 nell’Az. Poggini rispetto
ai 2 del 2000 e 5 nell’Azienda Cimbolini contro i 3 del 2000), anche se le dosi
totali di insetti utili introdotti ad ettaro risultano praticamente equivalenti
nei due anni di sperimentazione.
Dall’analisi
degli indici di efficienza, si nota che i risultati del controllo biologico sono
stati migliori nel ’99, soprattutto grazie all’elevata parassitizzazione da Aphidius,
realizzatasi nella prima fase della coltivazione, rilevata anche a carico delle
prime forme di afidi alati (fatto molto interessante in quanto riduce le
potenziali trasmissioni di virosi) e alla maggiore presenza dei predatori M.
caliginosus (anche questo attivo sugli afidi alati) e A. aphidimyza,
nonché del forte contributo estivo operato dai Ditteri Sirfidi (che allo stadio
larvale sono attivi predatori di afidi).
In entrambi gli anni di sperimentazione, l’Azienda maggiormente colpita da attacchi di afidi è risultata l’Az. Poggini (probabilmente per un microclima della zona più favorevole), con picchi di 90 individui per foglia nel ‘99 e 145 ind/foglia nel 2000, in cui si è arrivati ad avere fino al 67% di foglie con presenza di afidi, anche se i focolai a rischio di danno sono risultati limitati. In questa azienda nel 2000 c’è stata anche una maggiore incidenza di virosi.
In
tutte le aziende, la presenza di organismi utili introdotti precocemente,
supportati da quelli naturalmente presenti, ha consentito di contenere i picchi
di popolazione di afidi nella fase più delicata di pre-cimatura, evitando danni
significativi sulle colture. A seguito della cimatura dei germogli, laddove si
concentrano maggiormente le popolazioni di afidi, l’infestazione tende a
ridursi naturalmente, soprattutto in presenza di equilibrio con gli insetti
utili.
Il
maggior livello di infestazione da afidi rilevato nel 2000
può essere imputato, oltre a fenomeni stagionali, ai seguenti fattori:
-
maggior
numero di interventi sulle coltivazioni
(fino ad 8), anche precoci, effettuati con insetticidi naturali di origine
vegetale contro E. hirtipennis (pulce), individuato come “fitofago
chiave” per la coltura. Rotenone e Piretro infatti, pur se di breve
persistenza, hanno un effetto “abbattente” sulle popolazioni di insetti
utili presenti al momento del trattamento (così come si verifica una certa
riduzione di afidi, i quali però recuperano più velocemente perché hanno un
tasso riproduttivo più elevato);
-
mantenimento
di basse dosi di introduzioni di ausiliari,
quando per rigor di logica si sarebbe potuto pensare ad un maggior numero di
lanci e in quantità più consistenti, a seguito di trattamenti intensificati
contro la pulce. In realtà si è inteso operare sperimentalmente, ai limiti
delle soglie economiche di danno da afidi per verificare la massima economicità
possibile della Lotta Biologica e l’eventuale sopravvivenza fino al secondo
anno (con insediamento stabile sui campi sperimentali) di insetti utili
introdotti nel primo anno di attività, in particolare del predatore Macrolophus
caliginosus, che è in grado di svernare sulla vegetazione spontanea.
Considerazioni
Dalle
esperienze condotte, possiamo concludere che, in una produzione orientata
all’ottenimento di tabacco da fascia, sottoposta pertanto a numerosi
trattamenti con bioinsetticidi (che pregiudicano in parte la sopravvivenza degli
ausiliari) non conviene ridurre troppo le dosi di lancio di insetti utili
ed anzi è preferibile frazionare le introduzioni (ripetendole a seguito dei
primi trattamenti insetticidi contro E. hirtipennis), vista anche l’economicità
della tecnica sperimentata, il cui costo è variato mediamente dalle
150.000 alle 250.000 lire ad ettaro, a seconda delle condizioni delle
coltivazioni. Dal momento che una difesa di tipo chimico ha un costo medio
diretto per le aziende di 100-150.000 lire ad ettaro per ogni intervento e,
considerando inoltre la maggiore laboriosità oltre ai rischi sanitari per gli
operatori, è possibile prevedere un discreto sviluppo del Controllo Biologico
preventivo degli afidi, con costi economici che potrebbero ulteriormente ridursi
in caso di “Programmi Territoriali di Lotta Biologica”.
Sarebbe
quanto mai opportuna un‘azione (ad es. con i fondi previsti dai Programmi
Agroambientali dell’Unione Europea o dagli aiuti specifici alla
tabacchicoltura), finalizzata alla diffusione inoculativa di organismi utili su
scala comprensoriale, visto la sempre maggiore presenza di popolazioni di afidi
in grado di danneggiare le coltivazioni e i fenomeni di “resistenza” ai
prodotti chimici, sempre più frequenti.
Tali
considerazioni sono supportate dall’esperienza parallela, realizzata
dall’Azienda ABOCA ERBE, laddove, in un terreno da anni coltivato in biologico
e con un tabacco Kentucky in seconda coltura, si è puntato alla “Lotta
Naturale”, ovvero al “riequilibrio autosufficiente” delle popolazioni di
afidi senza introduzioni aggiuntive di ausiliari, rilevando però dei danni
soprattutto indiretti (da uccelli), a causa del mancato controllo, imputabile
anche ai trattamenti effettuati contro la pulce (tra l’altro limitati a soli
due interventi) che hanno ridotto la presenza
ed attività degli insetti utili naturali (relazione presentata da ABOCA
ad Agritab 2000).
Ne consegue che l’applicazione su scala territoriale della Lotta Biologica consentirebbe una riduzione notevole dei costi unitari d’intervento e benefici complessivi di natura sanitaria ed ambientale.
2b.
Pulce del tabacco (Epithrix hirtipennis):
impiego di insetticidi naturali
Nella
coltivazione del tabacco var. Kentucky il controllo di Epitrix
hirtipennis (“insetto chiave”) risulta piuttosto complesso, dal
momento che i danni che la pulce produce (erosioni sulle foglie) sono molto
rilevanti. Il parametro qualitativo preminente, per questo tipo di tabacco, è
infatti l'integrità della foglia, che consente una notevole
valorizzazione del prodotto come “fascia” per la produzione dei sigari.
Va detto che, anche con la difesa chimica convenzionale, è molto difficile ottenere elevate quantità di fascia integra, nonostante vengano comunemente effettuati numerosi interventi (anche 5-6 nel corso della stagione).
La
soglia di tolleranza del fitofago è molto bassa e a ciò si associa
l’elevata mobilità degli adulti, in grado di diffondersi rapidamente sul
territorio.
Nei
confronti di questo insetto esotico (proviene dall’America), segnalato per la
prima volta in Italia nel 1982, non sussistono, nei nostri ambienti, fattori di
controllo naturali (insetti entomofagi e organismi entomopatogeni) in grado di
ridurre le popolazioni, che sono favorite, tra l’altro, dal clima caldo e
asciutto estivo.
Per
la difesa biologica dalla pulce del tabacco è stato sperimentato
prevalentemente un insetticida naturale liquido di origine vegetale a base di
“Rotenone” concentrato
(principio attivo estratto da piante tropicali, in particolare da Derris
elliptica).
Il
bioprodotto, in miscela con olio bianco e
piretro naturale, esplica il proprio effetto insetticida per contatto
(azione “abbattente”) e per ingestione. La breve attività di contatto del
prodotto lo rende compatibile con gli insetti utili impiegati contro gli afidi,
a differenza dei prodotti chimici di lunga persistenza. La miscela con olio
bianco migliora l'azione insetticida di contatto e la persistenza del
prodotto; l’aggiunta di piretro (estratto dai capolini del crisantemo) potenzia l’effetto
abbattente del Rotenone (effetto sinergico).
Nella
miscela insetticida i tre prodotti sono stati utilizzati alle seguenti dosi:
300-350 g di Rotenone + 200-250 g di Piretro + 300 g di Olio bianco per
ettolitro di acqua.
Nel
primo anno di sperimentazioni si è inteso verificare l’effetto
abbattente della miscela di insetticidi biologici, accettando di raggiungere
popolazioni consistenti del fitofago sulle coltivazioni, prima di effettuare i
trattamenti.
Nel
secondo anno, invece, si è puntato al massimo contenimento possibile
dell’insetto dannoso, riducendo la soglia di tolleranza in tutte le aziende,
in particolare nel periodo più critico per l’ottenimento della “fascia da
sigaro” (luglio-agosto).
Va
detto, inoltre, che le 4 aziende sperimentali presentavano un livello di
partenza delle popolazioni di E. hirtipennis molto diverso, il che ha
condizionato il numero di interventi effettuati per il controllo dell’insetto
e i risultati finali.
La
condizione sperimentale è comunque rappresentativa della realtà territoriale,
dal momento che non tutti i coltivatori di Kentucky sono allo stesso modo
“specializzati” nell’ottenimento di elevate percentuali di fascia.
Tra
le aziende pilota quella nella quale è stata rilevata la più alta popolazione
iniziale di E. hirtipennis è l’Az. Cimbolini, poiché il coltivatore,
a causa di intolleranza personale ai prodotti di sintesi, aveva già
notevolmente ridotto l’impiego di tali sostanze da alcuni anni,
ridimensionando gli obiettivi produttivi verso il tabacco “da ripieno”. La
possibilità di utilizzare insetticidi biologici, intensificando il numero di
trattamenti, senza implicazioni negative per la salute, ha indotto anche questo
produttore a puntare all’ottenimento di una certa quantità di fascia.
Anche per le popolazioni di E. hirtipennis il monitoraggio dei livelli d’infestazione è stato eseguito settimanalmente, sullo stesso campione di piante controllato per gli afidi. Per ogni pianta sono state campionate a caso una foglia apicale ed una foglia basale.
Nelle
elaborazioni grafiche sono stati riportati, per ogni azienda e per ogni
appezzamento, i valori medi rilevati nelle diverse zone delle piante e la media
generale di popolazione della pulce, espressa in adulti per foglia.
Risultati:
anno 1999
-
Az. Cimbolini
Presso
questa azienda, come già detto, il livello di partenza di E. hirtipennis
è risultato molto elevato. Pertanto, subito dopo il trapianto del tabacco, si
è provveduto ad un primo trattamento (in data 6 giugno) con la miscela
insetticida biologica (rotenone + piretro + olio bianco) al fine di
ridurre gli adulti di prima generazione. In seguito, durante il mese di giugno,
si è registrato un aumento progressivo della popolazione della pulce (vedi grafico
13), con un picco medio di 3 adulti/foglia (6 adulti/foglia basale),
contenuta con due trattamenti (il 24/6 e il 3/7) in cui si è potuto notare il
forte potere abbattente degli insetticidi biologici, coniugato però alla scarsa
persistenza di azione. Nel mese di luglio si è cercato di mantenere la presenza
di pulce al di sotto della soglia media di riferimento (0,5 adulti/foglia) e
sono stati effettuati altri due interventi (il 13/7 e il 27/7). A questo punto
si è deciso di sperimentare in questa azienda l’efficacia di un
prodotto insetticida vegetale in polvere bagnabile, costituito da segatura
micronizzata di Ryania speciosa, arbusto tropicale. Il prodotto,
molto efficace per ingestione contro le larve di lepidotteri, non ha dato nessun
risultato contro E. hirtipennis, come si nota dai dati del campionamento
del 10 agosto, a distanza di 3 giorni dal trattamento. Nello stesso giorno è
stato effettuato, pertanto, un intervento con Rotenone e Piretro che ha invece
ridotto notevolmente la presenza dell’insetto dannoso. A questo punto,
risultando ormai compromessa la produzione da fascia, si è optato per una
sospensione dei trattamenti che in totale sono stati effettuati in numero
di 7 (di cui 6 con la miscela insetticida sperimentale).
-
Az. Poggini
In
questa azienda il primo intervento, con la stessa miscela insetticida, (in data
6 giugno) era rivolto principalmente contro le Nottue, che al momento del
trapianto avevano causato danni alle piantine, ma ha sicuramente contribuito
anche all’abbattimento della popolazione iniziale di E. hirtipennis. Successivamente
si è assistito ad un incremento progressivo dell’insetto dannoso con un picco
medio di 1 adulto/foglia (2 adulti/foglia basale) nella prima settimana di
luglio (grafico 14).
A
questo punto si è attuata una strategia di intensificazione degli interventi
insetticidi a base di Rotenone, Piretro e Olio. Dalla metà di luglio alla fine
di agosto sono stati effettuati 6 trattamenti a cadenza pressoché settimanale.
Nonostante ciò, dal momento che la presenza di pulce era sempre elevata, a
causa dei continui sfarfallamenti di adulti dal sottosuolo (dovuti anche al
mancato controllo nella prima parte della stagione), non si è riusciti a
mantenere l’insetto al di sotto della soglia di danno nella fase critica,
anche se la popolazione è stata notevolmente contenuta, confermando l’effetto
abbattente dei prodotti utilizzati. Nonostante la notevole mortalità rilevata
in seguito ai trattamenti, le erosioni da pulce hanno comunque compromesso
l’ottenimento della fascia. Come già ricordato, però, nel primo anno di
prove, si era optato per soglie di tolleranza più elevate, al fine di
verificare l’efficacia insetticida dei prodotti testati.
-
Az. Giorni
In
questa azienda, il livello di partenza della popolazione di E. hirtipennis
era più basso ed è stato ulteriormente contenuto da 2 interventi effettuati
nel mese di giugno in post-trapianto (grafico 15), contro i Lepidotteri
Nottuidi, che avevano fortemente infestato l’appezzamento sperimentale e
contro i quali è stata impiegata la stessa miscela insetticida attiva sulla
pulce. A fine giugno si è registrato un picco medio di 0,6 adulti/foglia (circa
1 adulto/foglia basale). Dal momento che il coltivatore attua la raccolta a
pianta intera è stato effettuato solo un terzo intervento il 28 luglio, quando
la popolazione di E. hirtipennis era al di sotto del livello medio di 0,2
adulti/foglia. Fino al campionamento del 4 agosto, la popolazione si è
mantenuta al di sotto della soglia di danno e in quella data le foglie erano
sostanzialmente integre. Purtroppo l’aumento di presenza avutosi nei 15 giorni
successivi (andamento simile a quello dell’Az. Poggini) ha compromesso la
produzione di fascia, anche se il secondo picco di popolazione (registrato il 18
agosto) è stato più contenuto (1,2 adulti/foglia) rispetto all’Az. Poggini e
nonostante non siano stati eseguiti ulteriori trattamenti insetticidi. In questa
prova si è avuta una chiara indicazione del fatto che le soglie d’intervento,
per ottenere un prodotto da fascia, devono essere ridotte ad un livello molto
basso (dell’ordine di 0,2-0,3 adulti/foglia) nel periodo chiave per la
coltivazione (15 luglio-15 agosto).
-
Az. Mencaroni: produzione integrata avanzata
In
questa azienda la strategia di difesa ha previsto una serie di interventi
biologici con Rotenone, Piretro e Olio nella prima fase della coltivazione (fino
al 15 luglio), seguiti da un intervento finale con insetticida chimico sintesi.
Sono stati eseguiti 3 trattamenti biologici e un intervento conclusivo con
piretroidi di sintesi ai primi di agosto (grafico 16), quando però la
popolazione di E. hirtipennis aveva già superato la soglia di danno
economico ed è stata quindi, anche in questo caso, compromessa la produzione di
fascia.
Risultati:
anno 2000
Grazie
all’esperienza del primo anno di prove, nel 2000 si è puntato al massimo
contenimento possibile della popolazione di E.
hirtipennis,
riducendo il valore delle soglie d’intervento (in particolare dal mese di
luglio) ed intensificando i trattamenti, con l’obiettivo di ottenere una certa
percentuale di prodotto da fascia. Contemporaneamente, sono state sperimentate,
in combinazione, altre strategie e tecniche di controllo biologico di questo
insetto chiave per la coltivazione del Tabacco Kentucky.
-
Az. Cimbolini
Data
l’elevata popolazione di E. hirtipennis
rilevata nell’anno ’99, questa azienda è stata scelta per sperimentare
l’impiego di un prodotto a base di semi di Neem, pianta tropicale da cui
si estrae un olio insetticida recentemente registrato in Italia e
tradizionalmente usato in molti Paesi e in Agricoltura Biologica. Il prodotto,
di cui è nota l’azione sugli insetti terricoli (Elateridi, detti anche
ferretti), è stato interrato su metà del campo sperimentale, come un
comune geodisinfestante. In tutto il campo sperimentale poi è stata attuata la
stessa strategia di difesa basata sull’impiego della miscela insetticida, già
sperimentata nel 1999. Ciò al fine di verificare l’effetto del trattamento al
terreno contro le larve della pulce. Ebbene, la parte di campo sperimentale
in cui erano stati interrati semi triturati di Neem è risultata meno infestata
a parità di trattamenti epigei contro gli adulti di E.
hirtipennis. E’
ipotizzabile, pertanto, un azione dei principi attivi contenuti nei semi di Neem
sulle larve ipogee della pulce. In particolare è noto che le Azadiractine
(principi attivi del Neem) agiscono inibendo la muta delle larve e riducono la
prolificità degli adulti, oltre ad avere un azione generale fagodeterrente e
una attività sistemica ascendente nella pianta. In ogni caso il trattamento al
terreno non è stato sufficiente a controllare l’insetto dannoso, anche se ha
contribuito a ridurne la popolazione e i conseguenti danni sulle foglie.
In
totale presso l’Az. Cimbolini sono stati effettuati 8 trattamenti con la
miscela Rotenone, Piretro e Olio, nel tentativo di contenere la popolazione
di pulce al di sotto delle soglie di danno, almeno fino alla raccolta della
corona apicale di foglie del tabacco.
Nell’appezzamento
trattato con Neem (grafico 17a)
la popolazione dell’insetto dannoso ha raggiunto un picco di 0,6 adulti/foglia
i primi di luglio e, successivamente, è stata ridotta entro i valori di 0,2-0,4
ind./foglia, mantenuti fino alla raccolta delle foglie apicali, cioè fino a
tutto agosto. In seguito la popolazione del fitofago si è concentrata sulle
foglie ancora rimaste in campo ed è aumentata in valore assoluto molto di più
nella parcella non trattata con Neem (grafico
17b),
con un picco di circa 4 adulti/foglia (contro gli 1,7 della parcella con Neem).
A questo punto è stato effettuato un trattamento biologico conclusivo al fine
di ridurre la popolazione presente di E. hirtipennis,
in un ottica di prosecuzione della coltivazione sperimentale biologica per gli
anni successivi.
I
dati della perizia tecnico-merceologica effettuata sul prodotto nel febbraio
2001 confermano che i danni da pulce sono stati limitati sulle foglie apicali,
mentre risultano diffusi sulle restanti corone fogliari, raccolte
successivamente. Complessivamente l’azienda ha realizzato il 15% di fascia
3 (fascetta), il 60% di ripieno pesante, il 10% di ripieno leggero
(foglie basali) con la linea varietale 171x104, per una resa totale di
circa 25 quintali ad ettaro.
-
Az. Poggini
Presso
questa azienda su una parte dell’appezzamento sperimentale è stato effettuato
un sovescio di leguminose (favino), il quale non ha influito
sull’andamento della popolazione di E.
hirtipennis,
pur favorendo nel complesso lo sviluppo vegetativo della coltivazione. Sulla
stessa parcella è stato, inoltre, sperimentato l’impiego di un nematode
entomopatogeno (Heterorhabditis
megidis)
distribuito ad una dose di
circa 150.000 indivudui/mq (in data 16/6), utilizzando 10 quintali di
acqua su 0,5 ettari di superficie.
Dalle
elaborazioni grafiche (grafici
18a, 18b)
dei dati risulta un andamento analogo delle popolazioni della pulce su entrambe
le porzioni del campo sperimentale e pertanto si deduce che il nematode (che
viene impiegato efficacemente contro le larve di Coleotteri Curculionidi, come
l’oziorrinco) non ha avuto alcun effetto contro le larve ipogee di E.
hirtipennis,
alle dosi impiegate che, va sottolineato, per motivi economici, erano state
ridotte a circa 1/3 di quelle indicate dalla Ditta Produttrice (per un costo ad
ettaro di circa 1 milione di lire e quindi già molto oneroso).
Il
tabacco coltivato nella parcella sottoposta a sovescio di leguminose ha
avuto un elevato standard di sviluppo qualitativo e quantitativo, mentre
nel resto del campo sperimentale si è manifestato uno squilibrio, probabilmente
dovuto a tardiva lavorazione del terreno in condizioni non ottimali con
manifestazione di carenze di azoto, per cui, nell’ultima parte del ciclo
colturale, in quella zona (non più rappresentativa) sono stati sospesi gli
interventi insetticidi (5 in totale i trattamenti effettuati).
Nella
parcella con sovescio invece il numero totale di trattamenti realizzati a base
di Rotenone e Piretro è stato di 7, puntando sempre alla massima protezione
delle foglie apicali.
Nonostante
che i valori medi di popolazione di pulce si siano rivelati simili rispetto
all’Az. Cimbolini, i risultati qualitativi nell’Az. Poggini sono stati
migliori, grazie ad una maggiore tempestività di raccolta (effettuata in 3
interventi) ed alla buona selezione del prodotto.
Infatti
dalla perizia tecnica finale risulta una discreta percentuale di fascia 1,
da foglie apicali (15%),
un 15% di fascia 3 (fascetta), oltre al 45% di ripieno pesante e
il 15% di ripieno leggero, con una resa di 25 quintali/ettaro
della linea Kentucky F1 (171x104), con scarsi danni da parassiti.
-
Az. Giorni
In
questa azienda il campo sperimentale era suddiviso in 3 varietà: Foiano, DF911,
linea K 27 (grafici 19a, 19b).
La raccolta è stata effettuata a pianta intera a partire dal 15/8 per il Foiano
e dal 23/8 per le altre linee, con sfogliamento ad essiccazione conclusa.
L’azienda presentava un livello di popolazione di pulce piuttosto basso e sono
stati sufficienti due interventi, con la miscela insetticida biologica,
ad inizio agosto a distanza di 7 giorni l’uno dall’altro, per mantenere i
livelli di E. hirtipennis
al di sotto del valore medio di 0,5 adulti/foglia.
Dalla
perizia tecnica risulta un 20% di prodotto classificabile
complessivamente tra fascia 1 (prevalentemente DF 911), fascia 2
(prevalentemente Foiano) e fascetta, un 65% di ripieno pesante e
un 10% di ripieno leggero, con resa di circa 16
quintali/ettaro. Probabilmente un ulteriore intervento contro la pulce
avrebbe assicurato risultati eccellenti, in particolare per il prodotto raccolto
per ultimo. Anche in questo caso viene confermata l’importanza della
tempestività nella raccolta, in quanto, un basso livello di popolazione di
pulce è in grado in ogni caso di arrecare danni, se si ritarda la raccolta.
-
Az. Mencaroni: produzione integrata
avanzata
Il
campo sperimentale della linea Foiano è stato condotto con controllo
biologico in tutte le fasi di post-trapianto, mentre nel semenzaio
è stato effettuato un intervento a base di Imidaclopirid (Confidor).
Come si può rilevare dall’elaborazione grafica (grafico
20)
l’effetto di tale trattamento ha praticamente azzerato la presenza della pulce
nel primo mese di coltivazione ma è risultato inutile nella fase più delicata
del ciclo colturale (luglio-agosto). Sono stati necessari infatti altri 5
interventi con la Miscela sperimentale biologica per mantenere il livello
dell’insetto al di sotto della soglia di 0,2 individui/foglia. In questo caso,
pur ottenendo un successo nella difesa fitosanitaria e un prodotto con erosioni
da pulce minime, la produzione di fascia è stata compromessa (come risulta
dalla perizia tecnica) per una raccolta non appropriata eseguita simultaneamente
e non per corona, la quale ha portato a difetti di tessuto e corpo del prodotto,
accentuati dalle caratteristiche della varietà Foiano ibrido coltivata.
Considerazioni
Dalle
sperimentazioni condotte in questi due anni, è possibile trarre alcune utili
indicazioni, nonostante siano necessarie ulteriori ricerche ed affinamento
delle metodologie di controllo di E.
hirtipennis, per ottenere un
“Kentucky biologico” con percentuali di fascia confrontabili alle
produzioni convenzionali ad alto input di insetticidi di sintesi.
-
L’impiego esclusivo di insetticidi di origine vegetale, Rotenone e
Piretro, caratterizzati da forte potere abbattente e breve persistenza,
rende necessari numerosi interventi per mantenere la pulce entro le
soglie di tolleranza per un prodotto da fascia, in particolare nelle aziende con
elevata presenza dell’insetto.
-
Vanno opportunamente valutate le soglie economiche d’intervento, a
partire dalle prime generazioni del fitofago, che, pur non provocando danni
diretti in quella fase del ciclo colturale (giugno), possono portare, se non
contenute, ad un esplosione della popolazione delle generazioni successive nella
fase più critica per la coltivazione (da metà luglio a fine agosto).
-
Assumendo una soglia d’intervento di 0,2-0,3 adulti/foglia (corrispondente ad
1-3 individui a pianta), intensificando i trattamenti insetticidi nella fase
critica (laddove è
necessaria soprattutto adeguata tempestività e sincronizzazione con le fasi di
raccolta) e migliorando le modalità di irrorazione dei prodotti,
nel 2000 si è riusciti ottenere una certa percentuale di “prodotto
biologico da fascia”.
A
titolo indicativo è possibile ipotizzare una soglia di tolleranza modulata,
con valori limite superiori nel mese di giugno (intorno a 0,5 adulti/foglia) e
molto più bassi nella fase critica (0,1-0,2 adulti/foglia).
- Fondamentale è il lavoro di “selezione” durante la raccolta sul campo, dal quale non si può prescindere se si vuole ottenere una valorizzazione qualitativa del prodotto da fascia.
-
Sarebbero inoltre necessarie sperimentazioni ad hoc per la messa a punto
di attrezzature per l’irrorazione di prodotti antiparassitari biologici,
le cui caratteristiche, ovviamente differiscono da quelle dei prodotti chimici.
Ad esempio, il divieto di macchine irroratrici a lunga distanza (atomizzatori),
se è comprensibile nel caso di impiego di prodotti tossici e pericolosi per la
loro deriva, si spiega meno nel caso di aziende biologiche che adoperano
prodotti innocui per l’uomo e l’ambiente e che, con tali attrezzature
possono migliorare notevolmente il controllo della Pulce.
-
Tra l’altro, le formulazioni dei prodotti insetticidi biologici sono in
veloce evoluzione e con buoni margini di miglioramento dell’efficacia.
Tra
i prodotti sperimentati è risultata interessante ed andrebbe ulteriormente
valutata la possibilità d’impiego di prodotti a base di Neem, usati come
geodisinfestanti contro le larve delle pulce.
-
Il costo della difesa con bioinsetticidi (Rotenone, Piretro, olio bianco)
risulta superiore di oltre il doppio, a causa del prezzo dei prodotti e del
maggior numero di trattamenti necessari, rispetto alla difesa chimica
convenzionale che pur richiede un forte carico di interventi (4-6 a seconda
della stagione), se si vuole ottenere un elevata percentuale di fascia per il
sigaro toscano.
Non
sussistendo problemi per la salute e l’ambiente (data la completa
biodegradabilità delle sostanze impiegate) ed essendo importante una riduzione
generale della popolazione di E.
hirtipennis nelle zone vocate alla produzione di fascia, sarebbe quanto mai
opportuno un intervento pubblico di “disinfestazione biologica”, e il
sostegno all’utilizzo degli insetticidi naturali, in particolare nelle prime
fasi di coltivazione, anche su tabacchi non da fascia e su altre varietà (Bright), in modo da ottenere una riduzione territoriale dell’insetto dannoso.
Ciò
avrebbe positive ripercussioni nella fase critica della coltivazione,
consentendo un più ampio impiego della Difesa Biologica in un contesto di
“Valle Ecologica”.
-
Per quanto concerne una Produzione di
tipo Integrato avanzato è possibile mantenere gli standards produttivi e di
qualità, impiegando i bioinsetticidi nella prima fase del ciclo colturale e
limitando l’impiego dei prodotti chimici di sintesi al periodo più critico
vicino alla raccolta, realizzando riduzioni significative (70-80 %) del carico
di inquinanti sul territorio. I maggiori costi degli interventi biologici
possono essere, in questo caso, coperti dai contributi UE previsti nell’ambito
dei Programmi Agroambientali Regionali.
2c.
Monitoraggio e controllo degli insetti terricoli
Elateridi
(ferretti)
Nella coltivazione convenzionale del tabacco, contro gli Elateridi e gli altri insetti del terreno, viene fatto largo uso di prodotti geodisinfestanti, presidi fitosanitari ad ampio spettro d'azione che rappresentano gran parte degli inputs chimici e che, il più delle volte, risultano inutili per la difesa della coltura e dannosi per gli insetti utili e la vitalità del terreno. Tali trattamenti, tra l’altro, sono effettuati in maniera preventiva senza valutarne la reale necessità per l’azienda.
Secondo
il protocollo biologico, invece, la prima azione, nella gestione delle specie
terricole, è il monitoraggio delle
popolazioni di tali fitofagi,
al fine di rilevarne l'effettiva presenza e stabilire razionalmente gli
interventi da eseguire.
Nelle
aziende pilota, in entrambi gli anni di attività, è stato effettuato il
monitoraggio delle popolazioni larvali di elateridi. Sono stati utilizzati sia
test di carotaggio a profondità di 30-35 cm, nel periodo fine marzo-aprile,
che campionamenti con trappole attrattive costituite da vasetti in
plastica riempiti con vermiculite e semi di mais: dopo essere stati
abbondantemente bagnati i vasetti vengono interrati in modo che la parte
superiore risulti a 5 cm dalla superficie del terreno; la germinazione dei semi
funge da attrattivo per le larve; le trappole sono state collocate sempre
nel periodo fine marzo-aprile.
Nell’anno
’99 è stato effettuato anche il monitoraggio degli adulti, utillizzando
trappole a feromoni, del tipo “bottle trap”, costruite
artigianalmente secondo il prototipo messo a punto dal Dr. Furlan
dell’Istituto di Entomologia dell’Università di Padova, il quale ha fornito
i feromoni delle diverse specie di Elateridi: le trappole, collocate su un
sostegno in legno a circa 50 cm di altezza dal suolo, sono state installate a
partire da fine marzo e le catture controllate dai tecnici settimanalmente.
Data
la scarsità dei voli e la bassa entità della presenza di larve rilevate nel
’99, nell’anno 2000 non è stato reputato necessario il monitoraggio degli
adulti.
A
titolo informativo l’unica specie rilevata nel ’99, classificata dal Dr.
Furlan, è stata Agriotes litigiosus.
Risultati
I
risultati dei campionamenti sopradescritti, uniti ad una valutazione dei fattori
di rischio per le diverse parcelle sperimentali (relazionabili alle
caratteristiche agronomiche dei terreni, agli avvicendamenti, alla piovosità
estiva, all'entità delle popolazioni degli anni precedenti, ecc.) hanno portato
a ritenere non necessari, su tutte e 4 le aziende pilota, in entrambi gli
anni di sperimentazione, interventi insetticidi mirati contro gli
Elateridi.
Lepidotteri
Nottuidi (Nottue)
Altra
categoria di insetti contro cui si fa, comunemente, largo impiego di
geodisinfestanti chimici è quella dei Lepidotteri Nottuidi.
Le
specie di Nottuidi che possono danneggiare la coltura del tabacco sono: Scotia ipsilon e
Scotia segetum.
Le
infestazioni di tali lepidotteri, che allo stadio larvale vivono appena
sotto la superficie del terreno compiendo erosioni a livello del colletto e
provocando il collassamento delle piantine appena trapiantate, sono condizionate
dall’andamento climatico e dalla natura dei terreni (sono preferiti quelli
fresco-umidi) e complicate da voli migratori primaverili di masse di adulti che
si spostano dall’Asia Minore e dall’Africa del Nord verso il nostro Paese,
grazie alle correnti d’aria calda.
Contro
tali insetti, come noto, gli interventi preventivi sono assolutamente inutili,
dal momento che le larve non vengono colpite. Molto spesso, infatti, anche a
seguito di trattamenti geodisinfestanti, si rende necessario l’intervento
successivo al momento del danno e, nella maggior parte dei casi, quando il danno
si è ormai realizzato e gli insetti hanno superato lo stadio di maggior voracità
(larve giovani).
Per
il controllo delle nottue, la tecnica applicata ha previsto il monitoraggio
precoce dei voli degli adulti, mediante trappole a feromoni, controllate
settimanalmente dai tecnici. La presenza delle larve e lo stadio in cui sono in
grado di danneggiare la coltura sono stati inoltre valutati, attraverso campionamenti
e modelli matematici previsionali basati sulle somme termiche espresse in
"gradi giorno", calcolate a partire da catture significative degli
adulti nelle trappole a feromoni.
Tutto
ciò al fine di ricorrere ai trattamenti con bioinsetticidi, solo laddove
effettivamente necessari e prima che le larve più voraci (di IV età) avessero
compiuto danni.
Risultati
Nell’anno
’99 i risultati dei monitoraggi hanno indicato la necessità di
trattamenti contro le nottue nelle Aziende Giorni e Poggini. In particolare
nella Azienda Giorni è stato necessario effettuare due trattamenti a distanza
di una settimana l’uno dall’altro (in data 6/6 e 13/6) a causa della
scalarità di infestazione: dopo il primo intervento a base di Rotenone e
Piretro si era infatti riscontrata ancora un’elevata presenza di larve
giovani ed un aumento delle fallanze dovute all’azione delle nottue, per cui
si è dovuti ricorrere ad un nuovo trattamento in cui alla miscela è stato
aggiunto anche del Neem in polvere.
Nell’Azienda
Poggini invece un solo trattamento a base di Rotenone e Piretro è stato
sufficiente a risolvere la situazione, con danni contenuti.
Nell’anno
2000 invece solo nell’Az. Poggini
e nell’appezzamento su cui non era stata effettuata la pratica del
sovescio di leguminose, si è verificato un attacco di nottue contro cui si è
dovuto intervenire con un trattamento (in data 31/5).
I
trattamenti sono sempre stati eseguiti dopo il tramonto con dosi abbondanti di
irrorazione, per colpire meglio le larve nascoste nel terreno, vicino alle
piantine.
Contro
le nottue è stato sperimentato inoltre l’impiego di un insetto utile,
fornito dalla Ditta Olandese Koppert, il Podisus maculiventris,
predatore polifago di larve di Lepidotteri, con risultati però negativi in
quanto l’insetto non è stato ritrovato in seguito al lancio
Considerazioni
E’
confermata l’inutilità dei trattamenti geodisinfestanti, molto inquinanti, e
la validità del modello previsionale per le infestazioni di Nottue, che
consente di intervenire al momento opportuno, limitando i danni nel caso di
attacchi significativi.
Per
quanto concerne gli Elateridi non sembrano rappresentare un problema serio nella
zona di coltivazione dell’Alta Val Tiberina Toscana.
2d.
Difesa anticrittogamica
La
difesa anticrittogamica ”biologica” si basa su trattamenti
preventivi (in relazione all’andamento stagionale) con prodotti
rameici, zolfo e soprattutto sull’impiego di cultivar
tolleranti ai fitopatogeni, e sulla corretta gestione degli avvicendamenti
colturali.
La
concimazione organica, la corretta lavorazione dei terreni e l’impiego di
sovesci consentono, inoltre, un miglior equilibrio microbico e nutrizionale nel
terreno con riduzione dei ristagni idrici e conseguente miglioramento del quadro
generale fitopatologico della coltivazione biologica rispetto a quella
convenzionale.
Naturalmente
la difesa antiperonosporica biologica necessita di maggiori attenzioni,
dal momento che non si possono usare prodotti “curativi”. Nel 1999 le
condizioni climatiche hanno favorito il patogeno nella prima fase del ciclo
colturale. Sono stati effettuati trattamenti preventivi con prodotti rameici a
partire dal semenzaio e in post- trapianto, seguiti da altri interventi di
copertura alla scadenza dei periodi d’incubazione con risultati soddisfacenti
e sintomi limitatissimi dell’infezione. Nel 2000 sono stati sufficienti
trattamenti preventivi, dal momento che le condizioni climatiche erano avverse
alla diffusione del patogeno.
Per
quanto concerne altre crittogame e batteriosi non si sono rilevati particolari
problemi, in virtù dell’azione fungicida e battericida polivalente dei sali
di rame.
Anche
le virosi sono state limitate, sporadiche e nella norma di tolleranza in tutte
le aziende pilota. Solo nell’Az. Poggini, nell’anno 2000, si è avuta una
percentuale significativa di piante virosate, ma solo nell’appezzamento che
aveva subito un rallentamento di sviluppo per motivi agronomici, che hanno
favorito il manifestarsi dei sintoni.
2e.
Gestione delle infestanti
Per
la gestione ecologica delle infestanti su tabacco sono state applicate tecniche
agronomiche classiche (sovesci, piani
di rotazione), lavorazioni mirate del
terreno in pre-trapianto, integrate con l'utilizzo di macchine
sarchiatrici e
rifinitura manuale.
2f.
Gestione dei terreni e fertilizzazione organica conservativa
I
terreni utilizzati per le coltivazioni convenzionali vengono nella maggioranza
dei casi fertilizzati con concimi esclusivamente di sintesi, senza nessun
apporto di sostanza organica; sempre più spesso, inoltre, viene praticata la
monocoltura ripetuta. Queste pratiche, unite a lavorazioni sempre più profonde,
hanno portato alla perdita di una grossa frazione della sostanza organica (si
calcola che nell'arco di 25 anni siano andati perduti circa 2/3 della S.O., con
enormi problemi per la conseguente erosione dello strato fertile dei
terreni,oltre alla grande dispersione di CO2 nell’atmosfera a causa della
distruzione dell’humus).
Le
funzioni della S.O. umificata
nel terreno sono molteplici e fondamentali:
·
è substrato vitale per gli organismi
del suolo;
·
aumenta la ritenzione idrica del terreno, evitando l'infiltrazione
profonda delle acque e la lisciviazione dei nitrati e riducendo le necessità di
irrigazione;
·
migliora la lavorabilità dei terreni (con risparmio di tempo, materiali,
carburanti) e il suo stato fisico (arieggiamento, riscaldamento) e lo protegge
dall’erosione;
·
agisce sulla disponibilità degli elementi nutritivi con molteplici
meccanismi: ad esempio il fosforo reso poco solubile dalla presenza di calcare e
dal relativo pH alcalino da esso determinato (situazione diffusa nell’area
interessata) è solubilizzato dalla S.O. che ha reazione acida, unitamente
all'attività dei microrganismi da essa esaltata, rendendosi disponibile per le
coltivazioni;
·
migliora la resistenza delle piante ai parassiti e patogeni, anche per
l’azione antagonista esercitata dalla microflora presente e per le positive
simbiosi tra le piante e i microrganismi del terreno.
La
sostanza organica in definitiva è
necessaria nei terreni agricoli che non possono essere considerati come
substrati inerti e sterili, bensì pensati come (eco)sistemi viventi, con degli
equilibri da rispettare, pena la perdita irreversibile di fertilità.
Alla
luce di ciò, nelle aziende sperimentali sono state effettuate le seguenti
azioni:
-
Piani di concimazioni con fertilizzanti
organici.
-
Introduzione di colture da sovescio che svolgono funzione di
protezione del suolo nei periodi in cui è maggiormente soggetto ai fenomeni di
erosione e lisciviazione (inverno), oltre ad apportare biomassa necessaria alla
formazione di sostanza organica umificata ed azoto (fissato dalle Leguminose).
-
Tecniche
di lavorazione conservative,
per ovviare all'eccessiva ossigenazione provocata dalle arature tradizionali e
la conseguente mineralizzazione spinta dell’humus. Lavorazioni opportune
consentono, inoltre, un notevole risparmio di carburanti, con riduzione dei
fenomeni di erosione della porzione superficiale di suolo (la più fertile).
Nell’anno
’99
le concimazioni si sono basate su apporti di circa 30
quintali per ettaro di compost di
cui il 50%
pollina,
il 25%
pellettato al
10 percento di fosforo
e il 25%
pellettato arricchito
in azoto organico
a lenta cessione. Il tutto integrato da 3 quintali per ettaro di Solfato
Magnesiaco di Potassio,
interrato nella fase di pre-trapianto (primi di maggio), ovvero all’inizio
delle sperimentazioni.
Nel
2000
la concimazione è stata migliorata notevolmente (Tab.2), innanzitutto con
l’interramento anticipato del concime organico che, come noto, ha bisogno di
un certo periodo per la “mineralizzazione” degli elementi nutritivi. Inoltre
i concimi a lenta cessione di azoto organico (che si era reso disponibile solo
nell’ultima fase della coltivazione nel ‘99) e quelli ad alto titolo in
fosforo sono stati sostituiti, aumentando le dosi di sostanza organica apportata
a 40
quintali per ettaro di compost
e introducendo un
prodotto al 28% di zolfo,
molto utile nei terreni alcalini, anche per la solubilizzazione degli altri
elementi nutritivi (quali il fosforo), nonché essenziale al metabolismo azotato
della pianta. In casi particolari, nella fase di post-trapianto, è stato anche
consigliato l’apporto di concimi fogliari di natura organica.
Le
concimazioni nel 2000 hanno dato risultati positivi sulla produzione, sia in
termini quantitativi che qualitativi, con l’eccezione dell’Az. Mencaroni,
laddove però, i problemi di qualità non sono imputabili alla concimazione bensì
alla non corretta operazione di raccolta, effettuata contemporaneamente, con
conseguente maturazione non omogenea delle foglie.
Tabella
2
CONCIMAZIONI
ANNO 2000 |
||||
AZIENDA |
POLLINA |
COMPOST
4-10
|
AZOBIOSULFER
5N +28%S |
SOLFATO
K-Mg |
Az.
Cimbolini |
30
q |
|
10
q |
4
q |
Az.
Giorni |
30
q |
|
10
q |
4
q |
Az.
Poggini |
40
q |
|
|
4
q |
Az.
Mencaroni |
20
q |
5
q |
15
q |
4
q |
2g.
Cimatura e controllo dei germogli ascellari
A seguito della cimatura, pratica fondamentale nella coltivazione del
tabacco da sigari, il controllo dei germogli ascellari è stato realizzato con
alcoli grassi e olii ad azione di contatto e biodegradabili, con risultati
soddisfacenti.
3.
Conclusioni
A conclusione dei due anni di sperimentazioni
condotte è possibile affermare i notevoli progressi realizzati nella produzione
di tabacco Kentucky biologico, nonostante siano necessarie ulteriori ricerche,
al fine di verificare i risultati ottenuti e, in particolare, per affinare le
strategie e tecniche di controllo
biologico della pulce del tabacco (E. hirtipennis), con l’obiettivo di
ottenere livelli qualitativi di “fascia da sigaro toscano” confrontabili con
le produzioni convenzionali ad elevato input chimico.
Trattandosi
delle prime ricerche, a livello Europeo, su tale tipologia produttiva,
estremamente delicata e vulnerabile, i risultati sono senza dubbio incoraggianti
e sono stati possibili grazie alla lunga esperienza maturata dallo Studio
AGERNOVA di Perugia (a partire dal 1994) sulle tecniche di produzione e difesa
biologica del tabacco, su altre varietà (Bright, Burley), cui ha
contribuito anche un’iniziativa preliminare realizzata nel 1998 in alcune
aziende produttrici di Kentucky, con il sostegno del Comune di Anghiari.
In
una sintesi per future linee di intervento nella ricerca, divulgazione e
diffusione territoriale di quanto sin qui realizzato, ai fini dello sviluppo di
una “Valle Ecologica”, si ritiene opportuno segnalare, innanzitutto, la
possibilità attuale di notevole riduzione degli input chimici nella produzione
del tabacco Kentucky. In particolare:
-
è
dimostrata l’inutilità
dell’impiego di geodisinfestanti
(quantitativamente molto importanti nell’impatto ambientale della
coltivazione) contro
gli insetti terricoli,
in quanto gli Elateridi (Ferretti) non comportano seri rischi di danno per la
coltura, mentre i Lepidotteri Nottuidi (Nottue) non vengono controllati da
questo tipo di trattamenti, bensì da interventi tempestivi sulle larve di 4°
stadio, al momento del superamento delle soglie economiche. E’ possibile
intervenire, in questo caso, con Bioinsetticidi, con buoni risultati, previo
monitoraggio degli adulti con trappole sessuali e conteggio delle somme termiche
in base a modelli matematici di previsione, supportati dal controllo accurato in
post-trapianto sul campo, in caso di rischi. Ulteriori ricerche scientifiche
sono state ultimamente condotte dall’Università di Padova sul controllo degli
insetti terricoli che si propone di trasferire, in futuro, a livello applicativo
nella Val Tiberina Toscana;
-
è possibile sostituire gli
insetticidi chimici contro gli afidi attraverso l'impiego di insetti utili con
strategia inoculativo – preventiva, a costi tutto sommato ridotti.
Un programma di diffusione
territoriale inoculativa degli insetti utili potrebbe consentire riduzione
dei costi aziendali e prevenzione complessiva del problema degli Afidi e delle
virosi collegate. E’ prevista la verifica futura dell’interazione tra il
sistema di controllo di E. hrtipennis e l’attività degli insetti utili
contro gli afidi e la sperimentazione di tecniche di salvaguardia degli
organismi ausiliari, basate sulla biodiversità e su metodi innovativi di
allevamento aziendale su “bunker plant”;
-
il controllo della pulce (Epithrix
hirtipennis) risulta molto difficoltoso laddove si punta ad ottenere un
prodotto da fascia, mentre è soddisfacente nel caso di tabacchi da ripieno
pesante, in quanto l'insetto non compromette la produzione dal punto di vista
quantitativo. Sono necessari ulteriori studi al fine di perfezionare l’impiego
delle miscele di bioinsetticidi e individuare altre strategie adeguate a ridurre
la popolazione del fitofago nei momenti cruciali (metà luglio – fine agosto)
per aumentare la qualità del prodotto finale. Con le tecniche biologiche
applicate nel 2000 è stato possibile ottenere una certa percentuale
di fascia. Nella prospettiva di valorizzazione di un tabacco atto a
realizzare un “sigaro biologico certificato” è necessario operare
una accurata selezione del prodotto di qualità (foglie integre) a partire dalla
raccolta. E’ possibile in ogni caso migliorare la tecnica di difesa biologica
contro l’Epithrix, riducendo le
soglie economiche di intervento e migliorando la tempestività dei
trattamenti insetticidi biologici che, come noto, hanno una persistenza d'azione
ridotta (4-8 gg.), in particolare a ridosso della raccolta. Contro questo
“insetto chiave” per la coltivazione del Kentucky, al fine di
ottenere una riduzione generale della popolazione nelle zone vocate alla
produzione di fascia, sarebbe quanto mai auspicabile un intervento pubblico
di “disinfestazione biologica” e/o il sostegno all’impiego di prodotti
naturali (più costosi di quelli chimici), anche attraverso la costituzione di
un Consorzio Difesa ad hoc e con il supporto di un’assistenza tecnica
specialistica. Ciò avrebbe notevoli ripercussioni positive per la salute e
l’ambiente, in un contesto di Sviluppo Agroecologico Territoriale,
oltre a consentire risultati tecnici migliori;
-
la concimazione organica,
soprattutto se integrata da sovesci di leguminose, può garantire un livello
quantitativo e qualitativo adeguato nella produzione di tabacco Kentucky,
anche per impieghi da fascia, migliorando nel contempo la fertilità complessiva
dei terreni, la lavorabilità degli stessi e proteggendoli dai fenomeni di
erosione. Ulteriori studi sono previsti riguardo le colture più indicate per i
sovesci e le tecniche biologiche di concimazione e lavorazione dei terreni;
-
la difesa anticrittogamica
biologica può essere impostata con strategia preventiva attraverso prodotti di
copertura a base di Rame, con risultati soddisfacenti, che vanno, in ogni caso,
sottoposti a verifiche pluriennali e nei casi di annate particolarmente avverse;
-
nella prospettiva di riduzione complessiva dell’impatto ambientale
della coltivazione di tabacco Kentucky
è ipotizzabile, già nell’immediato, la diffusione di una strategia di “
Produzione Integrata avanzata “ basata su tecniche biologiche nella prima
fase di coltivazione (bioinsetticidi ed organismi utili), integrate da 1-2
interventi chimici nel periodo chiave (2° metà Luglio – Agosto). Tale
strategia consentirebbe di ridurre
del 70 – 80 % l’impiego di pesticidi chimici di sintesi;
-
è necessaria, in ogni caso, un’assistenza tecnica
costante, se si vuole evitare la logica dei trattamenti chimici preventivi,
spesso controproducenti e di elevato impatto ambientale, e nello stesso tempo
riuscire ad intervenire prima del superamento della soglia di danno da parte
delle avversità;
-
in un’ottica di “ Produzione Integrata “ è possibile sostituire
la concimazione chimica con quella organica e con i sovesci, limitando
l’azoto di sintesi (nitrati) a piccole quantità complementari (date al
momento della sarchiatura), con notevole beneficio
per l’inquinamento delle falde acquifere.
-
sussistono interessanti
prospettive di valorizzazione commerciale del tabacco Kentucky biologico (da ripieno e da fascia), sia per la
produzione di sigari biologici, che di miscele, tali da compensare l’aumento
dei costi di produzione e le riduzioni percentuali del prodotto di qualità,
attualmente premiato nel mercato convenzionale. A tal fine è necessaria una
campagna di promozione commerciale
del prodotto biologico, impostata sulla riduzione dei danni per la salute,
grazie all’assenza dei residui chimici.
Nell’attuale
situazione di crisi della tabacchicoltura è necessario elaborare al più presto
strategie che puntino alla qualità e alla riconversione agroecologica
delle produzioni.
Occorrono
sforzi nella ricerca che combinino le esperienze sin qui condotte con i
referenti istituzionali (Ministeri, Regioni), coinvolgendo le associazioni dei
produttori, che, nell’ambito degli aiuti specifici, possono promuovere,
sviluppare e incentivare l’applicazione dei mezzi tecnici di produzione e
di difesa biologica e la necessaria assistenza tecnica.
Nell’ambito
dei Programmi Agroambientali Regionali (Reg. 2078/92, Piani di Sviluppo
Rurale 2000-2006), sarebbe quanto mai opportuno evitare la tentazione dei
contributi “a pioggia”, per orientarsi invece su una corretta “modulazione
dei premi”, adeguando ai massimali previsti dall’Unione Europea i
contributi per le Produzioni Biologiche Certificate (con possibilità di
sostegni addizionali regionali attraverso i Programmi Territoriali). Ciò al
fine di premiare, anziché penalizzare, i tabacchicoltori che si sforzano di
produrre rispettando l’ambiente. Con tale filosofia è possibile prevedere
anche un adeguamento, in senso restrittivo, dei disciplinari di Produzione
Integrata per l’ottenimento dei contributi per la riduzione dei fitofarmaci,
escludendo la possibilità d’impiego dei prodotti chimici di sintesi, laddove
esistono valide alternative biologiche, più costose e tali da giustificare
pertanto un premio, anche per i conseguenti benefici ambientali. Nella
tabacchicoltura sono diversi, infatti, i produttori che da anni applicano le
Tecniche di Lotta Biologica su vasta scala.
L’Olanda
ha recentemente introdotto quello che viene definito “Principio
di Sostituzione” o “Comparative Assessment,” togliendo dal
commercio numerosi principi attivi reputati inutili o sostituibili con tecniche
biologiche o più ecologiche. E mentre nel Nord Europa le riduzioni d’impiego
dei fitofarmaci hanno superato il 50% negli ultimi 10 anni, in Italia i
fatturati complessivi delle vendite di pesticidi continuano inesorabilmente ad
aumentare.
Infine
è necessario sottolineare l’aspetto chiave e fondamentale della promozione
e valorizzazione sul mercato di un tabacco Kentucky Biologico certificato,
con i possibili benefici per i produttori, i trasformatori e tutta la filiera
fino ai consumatori, soprattutto se si tiene conto dell’enorme valore aggiunto
dalla produzione agricola al mercato finale.
Le
prime esperienze commerciali di tabacco Bright
Biologico sono risultate incoraggianti e convenienti, ed esistono nicchie di
mercato in espansione.
L’ipotesi
di una “certificazione biologica legata alla tipicità” per un prodotto
tradizionale, come il Sigaro Toscano, potrebbe portare ad una grande
valorizzazione di immagine e di contenuto, individuati nella “qualità
ecologica” in grado di coniugare le esigenze economiche e sanitarie
nell’ambiente di lavoro con la riduzione dei rischi da fumo (assenza di
residui chimici) e la produzione nel rispetto dell’ambiente. Su tali argomenti
i consumatori e l’opinione pubblica sono sempre più sensibili, come sta a
dimostrare il boom dell’agroalimentare biologico e dei prodotti tipici, quale
risposta della tradizione Europea alla standardizzazione e al peggioramento
qualitativo degli alimenti (spesso geneticamente manipolati) offerti dal mercato
“globalizzato”, sempre più concentrato nelle mani di pochi gruppi
multinazionali, in grado di condizionare negativamente la libera concorrenza. La
politica comunitaria è fortemente orientata in tal senso, da oltre un
quinquennio, ed esistono enormi potenzialità di valorizzazione per la
Tabacchicoltura di qualità, considerando tra l’altro il forte sostegno
dell’Unione Europea al settore e le recenti modulazioni dei premi in senso
qualitativo.
Nel
ringraziare la Comunità Montana Valtiberina Toscana e tutti coloro che hanno
contribuito alla realizzazione delle sperimentazioni, l’autore auspica la più
ampia diffusione dei risultati, attraverso pubblicazioni scientifiche e
divulgative (con un opuscolo di “Linee guida per una Tabacchicoltura
Biologica” e la produzione di un audiovisivo) e la prosecuzione della proficua
collaborazione negli anni futuri, per lo sviluppo agroecologico della Valle.
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