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LINEE GUIDA AGROECOLOGICHE PER LA REVISIONE DELLE MISURE AGROAMBIENTALI NEL PIANO DI SVILUPPO RURALE 2000-2006 DELLA REGIONE UMBRIA (REG. UE 1257/99)

Dr. Giuseppe Altieri (Agroecologo)-Ottobre 2000

 

Priorità dell'Agricoltura Biologica nel Piano di Sviluppo Rurale e nel Reg. 2078/92

I programmi agroambientali dell'Unione Europea all'interno dell’Agenda 2000 individuano decisamente il duplice dell'agricoltura, quale produttrice di alimenti e materie prime, nonché settore chiave per la tutela ambientale e della salute  dei produttori e dei consumatori. Ne conseguono obiettivi chiari ed inequivocabili di incentivo prioritario all’Agricoltura Biologica Certificata e, secondariamente, alla Produzione Integrata a minimo input chimico.

Non è possibile  pertanto erogare contributi sostanzialmente equivalenti alle aziende che riducono teoricamente l’impiego di prodotti chimici (con controlli impossibili, dal momento che non c’è ancora una legge sulla "Ricetta di prescrizione" per l'acquisto dei pesticidi, né un obbligo di fatturazione dei prodotti chimici in agricoltura) e alle aziende Biologiche, che sopportano costi di certificazione e gestione superiori, attuando il massimo beneficio ambientale con esclusione assoluta di prodotti chimici inquinanti e tossici per la salute umana,  di alimenti transgenici, ecc. 

L'esperienza fallimentare del  precedente Regolamento CEE 2078/92 conferma il rischio di contrazione dell'agricoltura biologica ai territori marginali, dove tra l'altro si è sempre fatto un uso limitatissimo della chimica, per lasciare l'agricoltura intensiva praticamente nelle stesse condizioni. Dalle statistiche risulta addirittura un incremento continuo del fatturato nazionale di pesticidi in Italia (1998), a fronte di drastiche riduzioni ottenute da altri paesi Europei (oltre il 50% in Olanda e nei paesi Scandinavi). In Umbria risulta un incremento delle vendite di concimi azotati chimici e della presenza di nitrati e diserbanti nelle acque. La causa va ricercata nei disciplinari di Produzione integrata e di riduzione delle concimazioni,  troppo permissivi.

La semplice riduzione dei concimi e fitofarmaci (lotta guidata) rispetto ai codici di riferimento della  “buona pratica agricola”, estremamente permissivi sull’impiego di concimi e fitofarmaci, garantisce il mantenimento di standards produttivi medi delle coltivazioni e pertanto non giustifica un premio.

Nelle tabelle giustificative dei premi in Umbria non si tiene conto di quanto suddetto ne tantomeno, dai calcoli risultanti, viene commisurata una giusta proporzione tra i contributi previsti per la cosiddetta “produzione integrata” e quelli per l’agricoltura biologica.

E’ necessario ridurre i contributi alla produzione integrata, e aumentarli all’agricoltura  biologica, premiando gli agricoltori migliori e quelli che "sostituiscono" la chimica con la lotta biologica (impiego di insetti utili e bioinsetticidi), come realizzato ad es. su circa 800 Ha di Tabacchicoltura intensiva negli ultimi anni in Umbria.

Per “Produzione Integrata“ si intende  “priorità  assoluta all’impiego della lotta biologica e altri mezzi ecologici”. Vanno adeguati pertanto i Disciplinari, con possibilità d’uso della chimica solo con deroga autorizzata e obbligo di assistenza tecnica, garante del  controllo sulle riduzioni effettive dei pesticidi.

I disciplinari redatti dalle regioni sono quanto meno anacronistici, non tenendo conto di oltre 20 anni di risultati della ricerca e sperimentazione applicata sui metodi alternativi di difesa (lotta biologica) e di gestione delle infestanti (es. macchine strigliatrici avanzate),  oggi disponibili sul mercato.

Per la stesura dei disciplinari le direttive europee prevedono il coinvolgimento di tutte le competenze  presenti sul territorio, con esperienze significative nella lotta biologica e nell’agricoltura biologica e non una consultazione di esperti solo parziale. In Umbria ciò non è avvenuto.

Il Piano di Sviluppo Rurale rappresenta lo strumento decisivo per l'affermazione dei prodotti Umbri e Nazionali nel mercato della qualità Biologica, unica prospettiva praticabile, nei confronti della globalizzazione operata dalle multinazionali agrochimiche, per rilanciare l'agricoltura mediterranea, basata su qualità, tipicità e sanità,  alla riconquista del mercato nazionale e internazionale.

Oggi è quanto mai necessario promuovere una nuova produttività, recuperando e valorizzando la "Cultura della Qualità" in cui "buono" e "sano" riacquistano insieme l'antico sapore: uno slogan per l'alimentazione del futuro e un’occasione da non perdere.

Il prodotto biologico è l’unico con certificazione di filiera (dal seme alla tavola del consumatore) e garantisce l’assenza di pesticidi, organismi transgenici, ecc

Tutti sappiamo che il mercato non perdona chi arriva tardi, ma soprattutto premia i primi e più lungimiranti, in particolare se hanno dalla loro parte una "vocazionalità" intesa come ambiente climatico e pedologico, patrimonio genetico, "biodiversità", tipicità e tradizione agricola tra le più civili e colte. Mai come oggi la natura è stata dipendente dalla cultura ed è necessario agire con la massima serietà e competenza. Non c’è più tempo da perdere

 

Salvaguardia della Biodiversità, recupero commerciale di varietà locali e  prodotti tradizionali

Attualmente è vietato il libero scambio  di varietà vegetali non iscritte al registro del Ministero dell‘Agricoltura, istituito a tutela delle nuove varietà e degli ibridi delle ditte sementiere.

E' necessario seguire gli esempi di Lazio e Toscana elaborando una legge a tutela della biodiversità e per la libera circolazione dei semi delle varietà tradizionali, iscritte in un apposito registro.

La promozione commerciale di varietà locali e prodotti della tradizione alimentare contribuisce alla riduzione dell'erosione genetica che mette a rischio le generazioni future.

Moderne tecniche biotecnologiche non invasive (mappatura genetica) consentono l'individuazione accelerata delle varietà, e l’eventuale protezione giuridica del germoplasma autoctono.

La salvaguardia dei prodotti tipici non può prescindere dalla tutela della Biodiversità vegetale e animale del territorio e dalla Certificazione Biologica di materie prime e  processi di trasformazione, che si contrapponga alla standardizzazione e sterilizzazione dei cibi indotta dai grandi gruppi Agroalimentari

Conversione degli allevamenti intensivi  e sviluppo dell‘allevamento biologico

Trasformazione degli allevamenti intensivi senza terra di suini, bovini, avicoli in allevamenti su lettiera ed attivazione di sistemi di compostaggio aziendale e comprensoriale per l'utilizzo agricolo di liquami trattati e del letame compostato. Riconversione degli allevamenti verso i sistemi biologici che garantiscono uno spazio adeguato agli animali e la sanità delle carni, con valorizzazione sul mercato del prodotto certificato a vantaggio degli allevatori. In tempi di “carni pazze” tutto ciò rappresenta l’ultima speranza per un settore oramai in ginocchio.

Altri obiettivi programmatici

- Formazione e aggiornamento in agricoltura biologica, per tecnici, agricoltori, funzionari pubblici

- Attività dimostrative di coltivazione biologica delle principali colture regionali. Si ricorda che solo 4, su 24 attività dimostrative previste, sono state attivate nell’ambito del Reg. 2078/92 (Misura H), nonostante altre richieste in tal senso avanzate da aziende e cooperative agricole, che avrebbero dovuto essere di modello per coltivazioni biologiche e per elaborare i “Disciplinari di produzione integrata”. Si configura pertanto una omissione con mancato impiego di risorse finanziarie comunitarie.

- Finanziamento prioritario di strutture associate di conferimento, e trasformazione di prodotti biologici, per la grande e piccola distribuzione.

-  Campagne pubblicitarie e promozione commerciale degli alimenti biologici, a partire dalle mense  scolastiche ed ospedaliere.

                                          

Sintesi delle proposte per una vertenza di revisione del Piano di Sviluppo Rurale

1. Abolizione della Misura A1.1. del Reg. 2078/92 (riduzione dei concimi azotati) e nel Piano di Sviluppo Rurale

Tale misura si è verificata controproducente dal punto di vista agroambientale, e pertantovanno sospense le domande di rinnovo e  i relativi impegni quinquennali a partire dall’annata agraria 1999-2000. Tali impegni compromettono inoltre la disponibilità finanziaria delle altre misure agroambientali del Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006 per eccesso di domande pregresse, in particolare quelle risalenti al 1999, quando  sono state ampliate ingiustificatamente le aree di applicazione della misura al di là di quelle ad  “Acquiferi Sensibili”.

Contemporaneo inserimento all’interno del Regolamento Attuativo regionale  della possibilità di “Variazione” con passaggio ad altra misura groambientale (Produzione Intergrata, Agricoltura Biologica), così come previsto dal reg.2078/92, dal Reg. UE 1257/99 , 1750/99 e collegati, in caso di beneficio agroambientale crescente. Attualmente la regione Umbria non consente il passaggio dalla riduzione dei concimi all’agricoltura biologica, fatto anomalo in riferimento alle altre regioni , e contrastante con la filosofia delle norme comunitarie,  e con gli interessi dei produttori che intendessero riconvertirsi all’agricoltura biologica.Ne consegue l’abolizione della azione a.1 “Riduzione dell’impiego dei concimi”(Misura 2.1.2, asse prioritario 2, sottoprogr.2.1, azione a) del Piano di sviluppo Rurale 2000-2006, pag.120.

L’Umbria è l’unica regione che continua a mantenere il contributo per la riduzione dei concimi, in maniera non conforme ai Reg. UE, in quanto tali riduzioni non sono ”tecnicamente ed economicamente misurabili”  ( non esiste infatti obbligo di fatturazione per le vendite di concimi azotati di sintesi) e non comportano benefici ambientali,  come attestato dal rapporto ARPA  sulla presenza di nitrati e diserbanti nelle acque che è in continuo aumento nonostante i contributi 2078.

Da riduzioni delle concimazione azotate dell’ordine del 30%  rispetto ai parametri di buona pratica agricola, non derivano inoltre cali significativi delle produzioni,  tali da giustificare un premio agroambientale ( come previsto dalle norme comunitarie). Appare  tecnicamente incredibile, inoltre, la possibilità di usufruire di contributi per la riduzione delle concimazioni azotate chimiche sui prati ed erbai di Leguminose (“azotofissatrici”), laddove le concimazioni azotate risultano inutili e controproducenti, e una rotazione colturale con leguminose dovrebbe essere  semplicemente obbligatoria  nelle misure agroambientali (Produzione integrata).

Nel 1999 gli impegni assunti di riduzione dei concimi, generalizzati alle aree agricole al di fuori degli acquiferi sensibili, hanno  comportato l’esaurimento delle disponibilità finanziarie fino al 2003, da quanto si deduce osservando il piano finanziario del P.S.R. Tali aree d’intervento, tra l’altro, non sono neanche previste all’interno del Piano di Sviluppo Rurale approvato dalla UE e risultano pertanto un’anomalia per un solo anno, con ripercussione finanziaria  quinquennale (ponendo inoltre problemi di equità di contribuzione).

 

2. Apertura dei bandi per i contributi agroambientali  ai nuovi beneficiari entro il 2000 (annata agraria 1999- 2000) dal momento che questi contributi sono gli unici obbligatori per gli Stati Membri (e facoltativi per le aziende), come risulta dal documento “Riforma della PAC: Sviluppo Rurale” della Commissione Europea Dir. Generale Agricoltura, pag.4 e pertanto non possono venire escluse aziende biologiche certificate, aventi diritto come quelle in conversione recente e quelle che intendono sottoscrivere un nuovo impegno quinquennale, avendo esaurito il regime di aiuti previsto dal Reg. 2078/92. L’eventuale mancata apertura dei bandi  Agroambientali anche per il 2000-2001 comporterebbe la possibilità di usufruire di un solo quinquennio di finanziamenti, senza possibilità di ulteriori rinnovi quinquennali negli ultimi  anni del Piano di Sviluppo Rurale che permetterebbero agli agricoltori di usufruire di finanziamenti potenzialmente fino al 2010.

 

3. Priorità di contributi per le aziende biologiche, in virtù del beneficio ambientale e occupazionale superiore alla produzione integrata, con impostazione di una “graduatoria”, così come previsto dalle Norme Comunitarie, che tenga presente inoltre le aree prioritarie.(Acquiferi sensibili, Trasimeno; aree Parco).

Nell’ambito delle misure agroambientali, si propone, in ordine di priorità: Agricoltura biologica in aree prioritarie, Agricoltura biologica, Produzione Integrata (aree prioritarie), Produzione Integrata in altre aree.

E’ necessaria inoltre l’esplicita priorità delle aziende biologiche in tutte le misure di finanziamento previste dal Piano di Sviluppo Rurale.

 

4. Adeguamento dei Piani Finanziari su base annuale, come previsto dal regolamento comunitario, in modo da dare elasticità al budget del Piano di Sviluppo Rurale, così che economie riguardanti alcune misure possano essere trasferite su altre misure, in particolare quelle agroambientali (uniche obbligatorie ai sensi del Reg. 1257/99) su cui è possibile trasferire risorse economiche. E’ in tal senso possibile una discreta elasticità nella pianificazione finanziaria concertata con la Comunità Europea  (nell’ordine del 25 %)

.

5. Possibilità di accedere ai contributi per l’assistenza tecnica da parte delle singole aziende biologiche e integrate, superando i limiti della L.R. 41 e dando facoltà ai produttori di scegliere liberamente il tecnico iscritto all’Albo Professionale degli Agronomi.

L’assistenza tecnica può essere computata come avviene ad es. nel Lazio con una % sul premio agroambientale (5-10%) e inserita nelle schede giustificative dei premi stessi. Nel caso della Produzione Integrata, dal momento che non sussiste obbligo di certificazione, va resa obbligatoria l’assistenza tecnica al fine di garantire il rispetto dei disciplinari di produzione e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei concimi e fitofarmaci (produzione integrata) attraverso un controllo tecnico sulla prescrizione ed esecuzione degli interventi.

 

6. Adeguamento dei contributi per l’Agricoltura Biologica ai massimali previsti dalla UE, e giusta proporzione matematica con i premi per la Produzione Integrata, sulla  base delle schede giustificative allegate al PSR Umbria.

Ad esempio, nella determinazione del premio per la vite in produzione integrata, viene indicato il diradamento dei grappoli del 10% quale voce incidente sulla diminuzione dei ricavi (riduzione di produzione) e sull’incremento dei costi, quando lo stesso obiettivo di riduzione della produzione si può ottenere eliminando la concimazione azotata di sintesi (introducendo il sovescio di leguminose, protettivo tra l’altro verso l’erosione), agendo sulla potatura di produzione e eliminando i trattamenti anticrittogamici con prodotti di sintesi.

Il diradamento dei grappoli in settembre, tra l’altro, va considerato come una distruzione di parte del raccolto pendente, il che contrasta con la filosofia dei programmi agroambientali comunitari che punta a riduzioni di produzione, contemporaneo miglioramento di qualità, nella riduzione degli inputs chimici e del conseguente impatto ambientale. Ma ciò che va sottolineato è che nella pubblicazione dell’ARUSIA e dell’Università di Perugia ( “Il rinnovamento della viticoltura umbra”, pag . 87 ) si riferisce testualmente…”Nei vitigni esaminati un diradamento dei grappoli del 10%, come contemplato dal Reg. 2878/92; eseguito in pre invaiatura, non determina modificazioni sostanziali né sulla quantità di produzione né sulla qualità dell’uva”…..

Ed ancora, per il frumento tenero su cui viene commisurato il premio, nel caso della produzione integrata risulta una perdita di reddito di £ 417.000/ha coperta dal premio (215 euro/ha), mentre per l’agricoltura biologica risulta una perdita di reddito di 920.000 £/ha  e un premio inferiore (400 euro/ha), quando è possibile aggiungere in questo caso alla perdita di reddito un Premio aggiuntivo fino al 20%, per i benefici ambientali, così da raggiungere il massimale previsto dalla UE di 600 Euro/ha.

Sul Melone, con il quale viene commisurato il premio per le colture Orticole, non c’è proporzione tra i premi e le perdite di reddito:  Agricoltura Biologica: Perdita di reddito £ 2.500.000 / ha e premio di  540 Euro /ha; Produzione integrata:  perdita di reddito £ 943.000 /ha e premio di  500 Euro / ha !

Si allega la tabella dei premi proposti in fase di concertazione tra la Regione Umbria e le Associazioni Ambientaliste, all’interno della quale è stato inserito il criterio della  “Modulazione del premio agroambientale per la Produzione integarata”,  con una base minima per la riduzione sensibile dei fitofarmaci e dei concimi di sintesi ( che non dovrebbe comportare aumenti di costi e/o perdite di reddito significative, ma solo un beneficio ambientale) e una maggiorazione del premio del 10% ( tra le 50.000 e le 100.000 £/ha a seconda delle colture), per ogni intervento fitosanitario  biologico ( ai sensi del reg 2092/91 e modifiche), registrato con documento fiscale (Fattura di acquisto) comprovante, fino a un massimo del 50 % del premio. Ciò stimolerebbe, l’applicazione di tecniche di difesa ecocompatibili, in genere più costose (ad es. nella Tabacchicoltura e nella orticoltura),  e l’eventuale  passaggio graduale a tecniche biologiche, con realizzazione dei benefici attesi sulle riduzioni di fitofarmaci, rispettando la facoltatività di applicazione dei produttori agricoli .E’ possibile ipotizzare diversi disciplinari di Produzione Integrata, progressivamente più restittivi , a premio crescente.

Si rammenta che con l’applicazione del reg. 2078 /92, come risulta dall’annuario Agrofarma 1999, in Italia i fatturati di fitofarmaci sono continuati ad aumentare e le riduzioni di quantità hanno in realtà interessato solo lo Zolfo, un anticrittogamico ecologico, che notoriamente si usa a dosi di impiego elevate (35-40 kg /ha) sostituito da prodotti antioidici di sintesi, i cui principi attivi hanno dosi bassissime di impiego ad Ha e la cui efficacia tra l’altro risulta inferiore allo zolfo stesso.

Nella stessa filosofia si inserisce la maggiorazione del premio agroambientale  prevista nel PSR (20%),  in caso di avvicendamenti con sovesci. L’impiego di sovesci e cover crops invernali, in caso di precessione alla coltura da rinnovo, rappresenta uno strumento in grado di prevenire erosione dei terreni e dilavamento dell’azoto nitrico nel periodo di piovosità e ridotta attività fotosintetica, con conseguente riduzione dell’inquinamento delle falde e recupero agronomico dell’azoto, fattore chiave della produttività agricola.

 

7. In osservanza al principio di precauzione, inserire una clausola che escluda la possibilità di accedere ad aiuti previsti  dal P.S.R. per qualsiasi azione sperimentale, di produzione o di commercializzazione nelle quali sia implicato l’uso di prodotti od organismi transgenici.

 

8. Nella misura  2.1.3(t), asse priorit. 2, sottoprogr.2.1, azione b),tipologia di intervento 4miglioramento e salvaguardia di sistemi idrografici di particolare interesse naturalistico e ambientale “, pag 143, inserire la precisazione che per  riconversione colturale a fini ambientali si intende  “tecniche di coltivazione biologica “, in quanto l’Arusia , beneficiaria della tipologia di azione, può in tali arre di interesse europeo, quale il Trasimeno, come previsto coprire il 100 % delle spese ammissibili, il che consente di ipotizzare l’avvio di una fase di riconversione ecologica all’agricoltura biologica dell’area trasimeno , con indubbi benefici per i produttori agricoli e i tecnici impegnati a garanzia del sostegno completo per le popolazioni residenti  e per il turismo..

A tal proposito si allega la “Risposta  dell’ufficio legislativo del Ministero per le Politiche Comunitarie alla Lettera della Commissione Europea n. D630944 del 07.06.00”  riguardante il Lago Trasimeno, che si conclude con “l’ipotesi di modulare il sostegno comunitario alle coltivazioni effettuate nel comprensorio del Lago Trasimeno così da favorire quelle meno idrovore ed inquinanti, che gode il sostegno delle associazioni ambientaliste umbre, non risulta aver trovato ancora accoglienza dalla Regione Umbria, né dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali”.

Appare pertinente la proposta delle associazioni ambientaliste umbre, esplicitata in fase di concertazione, secondo cui vanno esclusi aiuti per l’irrigazione a pioggia, nonchè per gli invasi collinari e gli impianti irrigui nelle zone umide, favorendo nel contempo gli impianti irrigui a goccia, con contributi ad hoc.

 

9. Inserimento di rappresentanti nel tavolo di concertazione sulle “norme attuative del PSR 2000-2006 Regione Umbria e del Reg 2078/92”, e di esperti di comprovato curriculuum, nominati dalla Federazione Umbra dei Dottori Agronomi, all’interno delle commissioni preposte all’elaborazione ed aggiornamento dei “Disciplinari di Produzione Integrata”,

Per l’elaborazione dei disciplinari di Produzione Integrata dovrà essere  rispettato il criterio del “Comparative Assesment”, ovvero confrontando tecniche di difesa basate su prodotti chimici di sintesi, con tecniche alternative tecnicamente ed economicamente disponibili sul mercato (in genere più costose e, pertanto, giustificanti il premio agroambientale)   e di minor impatto ambientale, inserendo il concetto di priorità di intervento con mezzi biologici (Difesa fitosanitaria), agronomici ,meccanici (diserbo), ecc , secondo quanto previsto dalla definizione OILB sulla Produzione Integrata. Ciò in osservanza del “ Principio di Precauzione del trattato dell’Unione Europea” , nonché delle norme europee e nazionali sulle registrazioni ed uso di fitofarmaci di sintesi (Dir. Ue 414 , legge 194 nazionale), che prevedono la revisione dei fitofarmaci pericolosi per la salute e la revoca di quelli di accertata dannosità nei confronti dell’uomo, della entomofauna utile,ecc., soprattutto in presenza di alternative tecniche.In Olanda e Danimarca tali norme sono state ampliamente applicate, mentre l’Italia si trova al momento in procedura di Infrazione sulle norme riguardanti l’impiego dei pesticidi in agricoltura.

 

 

TABELLA F.2   IMPORTI UNITARI DEGLI AIUTI PER AZIONE E PER ZONA

AZIONI   AIUTI (Euro/Ha) Maggiorazioni (Euro/ha)
  Premio zone XX Premio zone X  
A/2 -introduzione o mantenimento dei metodi di agricoltura integrata      

 -ortive
-colture di cui al reg.1251/99
-altre colture annuali
-oliveti
-vigneti e frutteti    

 

 

350
250
350
350
450

   

 

a-b-h
a-b-h  
a-b-h
a-b-h
a-b-h

A/3 - Introduzione o mantenimento dei metodi dell'agricoltura biologica

 -ortive
-colture di cui al reg.1251/99
-altre colture annuali
-oliveti
-vigneti e frutteti   
- prati di leguminose
 

 

540
500
400
800
900
400

   

a-c-d
a-c-d
a-c-d
a-c-d
a-c-d
a-c-d

A/4 - Conver. Dei seminativi.i in prati e recupero o manten. dei pascoli esistenti

Conversione
Recupero/mantenimento

 

 

300
150

 

 

225
113

 

 

a
a

A/5 - Avvicendamenti colturali

- girasole
-leguminose e foraggere

 

120
300

   

a
a

B/1-Costruzione, Ricostruzione, conservazione di elementi naturali  e paesaggistici

Ricostruzione e costruz. ex novo
Conservazione

 

 

250
150

 

 

188
113

 
B/2 - Cura dei terreni agricoli abbandonati 300 225  
B/3 - cost. e/o conser. Di aree di riprod. E di aliment. Della fauna selvatica 250   e-f
C/1 - Allevamento specie animali in estinzione  150    
C/2 - Salvaguardia delle specie vegetali a rischio di erosione genetica

Fruttiferi
Olivi

 

 

 

450
200

 

   

 

g
g

 

a: Azioni collettive (10%)

b: Uso esclusivo di concimi azotati organici (10%)

c: Aziende in conversione (10%)

d: Aziende aderenti al Reg. CE 1804/99 (10%)

e: Aziende che congelano semi o embrioni (100 EURO)

f: Aziende che allevano il bestiame secondo il Reg. CE 1804/99 (100 EURO)

g: Aziende che realizzano nuovi impianti  (50%)

h: 10%, per ogni intervento fitosanitario in cui si sostituisce l'impiego di insetticidi e      anticrittogamici di sintesi con tecniche di difesa biologica di cui al reg.CEE n° 2092/91,fino a un massimo del  50%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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    Aggiornato il: giugno 24, 2003.
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