FARE SCUOLA E ...

“biblíon”                                                                                                                                                              giugno-dicembre  2001

 

Un viaggio alla scoperta dell’altro come risorsa possibile, ma soprattutto come risorsa tangibile!

Progetto di Formazione alla Legalità, a cura di Taormina Rosalia - Docente del corso: Ignazio Licciardi

 

PREMESSA

 

Il progetto, che propongo, intende assicurare ai bambini e alle bambine di scuola elementare un’offerta formativa in grado - attraverso l’arte della narrazione, del dialogo, della riflessione continua - di recuperare “l’altro”, “la diversità” come elementi indispensabile della propria soggettività.

Il dialetto come momento a cui si approda, dopo una prima fase di riflessione sul concetto di norma - regola, quale dimensione fondamentale per garantire la libertà di ogni individuo, diventa da non “lingua” strumento utile, per rilevare, nella comune origine culturale, la differenza come caratteristica esistenziale propria di ogni soggetto. Il dialetto, infatti, nasce dalla commistione, dall’intreccio di varie culture, da cui ha preso forma il nostro essere partecipi ad un determinato orizzonte culturale. Attraverso questo modo di esprimerci si può recuperare la nostra identità culturale, frutto del continuo incontro e scontro, come la storia mette in luce, di popolazioni, culture diverse.

La realtà sociale ci dà continua prova, attraverso i vari episodi di intolleranza, di etnicismi, che si consumano al suo interno, delle difficoltà che gli individui hanno ad accettare lo “straniero”, il “ diverso”, colui che insomma si fa portavoce di un altra dimensione culturale. Ebbene il dialetto e con esso la riscoperta di una realtà urbana quale quella palermitana, frutto dell’incontro di varie razze e culture, può costituire un importante momento di riscoperta dell’altro come elemento costitutivo, arricchente del proprio essere, della propria esistenza.

La fiaba, elemento protagonista del terzo momento, in cui si articola il progetto in questione, vuole, riscoprendo un linguaggio comune e caro all’infanzia - quello della fantasia -, mettere varie e diverse  realtà culturali a confronto. Ciò non tanto per segnare ulteriormente i confini rigidi della separazione, ma per scoprire quanto siano numerose le somiglianze e quanto positive e affascinanti siano le differenze. I bambini e le bambine potranno individuare attraverso l’analisi di fiabe di origine culturale diversa, un comune terreno di crescita, un comune modo di pensare e di percepire il mondo. Non importa allora di che colore è la tua pelle, che lingua parli, in che modo ti relazioni con chi ti è vicino, attraverso la fiaba si riesce a recuperare quella dimensione fantastica che contraddistingue ogni bambino.

Non bisogna dimenticare, poi, che le fiabe come ci insegna G.Rodari, costituiscono uno strumento valido per creare sempre nel bambino una situazione di attesa, utile a mantenere sempre viva l’attenzione e la mente, in quanto riescono a coinvolgerlo nella poliedricità del suo essere in formazione.

Il progetto si caratterizza come fase progettuale e formativa non solo degli alunni e degli insegnanti, ma anche delle famiglie, dell’Ente locale, del volontariato.

Si vuole rifondare e qualificare la presenza istituzionale e pedagogia dell’Ente locale nella propria realtà territoriale. I governi periferici dello stato rappresentano infatti un punto nevralgico nella realizzazione di un sistema formativo integrato.

Si vuole, nei fatti, proporre un uso alternativo e altamente produttivo del Centro Ricreativo e di socializzazione del quartiere, coinvolgendo oltre agli operatori del Centro anche i volontari troppe volte abbandonati a se stessi nella realizzazione di proposte formative.

Si vogliono coinvolgere in prima persona i genitori dei bambini siano essi stranieri e non, a vivere il servizio formativo in modo alternativo, innovativo.

Bisogna essere consapevoli del fatto che i genitori dei bambini cosiddetti stranieri sono molte volte portati a considerare la scuola come un luogo loro lontano estraneo, dove si pone in essere l’omologazione dei propri figli ad un cultura che disconosce le proprie radici culturali.

Invece i genitori dei bambini cosiddetti autoctoni, molte volte, vivono la scuola e così i vari centri formativi dislocati sul territorio, come dei luoghi a cui viene delegato in tutto e per tutto la cura e l’educazione dei propri figli, senza interessarsene, perché troppo impegnati nello svolgimento delle loro attività o perché non hanno la buona volontà o il buon senso di farlo. Si vogliono coinvolgere, in prima persona, i nonni come importante memoria del passato e inesauribile risorsa del presente.

Si intende dare vita ad un sistema formativo integrato, in cui la scuola in stretta sinergia con l’Ente locale, le famiglia, il volontariato, sia in grado di garantire ad ogni bambina e bambino l’uguaglianza delle opportunità ed il diritto alla diversità!

 

FINALITA'

Ente locale

Farsi promotore di politiche sociali per l’infanzia che non siano il prolungamento di una politica assistenziale , ma che trovino un valido riferimento nella Carta dei diritti dell’infanzia approvata dall’ONU nel 1989 e nella nostra Carta Costituzionale.

Rendere operante il diritto alla diversità, con atti volti a fornire pari opportunità formative, all’insegna del principio della discriminazione positiva.

Garantire spazi adeguatamente organizzati, attrezzati, volti a favorire, nei fatti, l’integrazione sociale soprattutto ai più deboli.

Spazi, dunque, che non diventino semplici luoghi di contenimento per l’infanzia, ma che costituiscano delle vere e proprie aule didattiche decentrate, in grado di fare delle diversità non una fonte di diseguaglianza, ma una fonte di arricchimento per tutta la realtà locale!

 

Scuola elementare

·     comprendere il valore positivo della diversità/differenza, quale dimensione esistenziale propria di ciascun individuo.

·     combattere l’intolleranza, l’etnicismo, l’imperialismo culturale, promuovendo la formazione di una coscienza democratica, aperta al dialogo e allo scambio.

·     comprendere la necessità di possedere dei punti di riferimento flessibili, ma regolativi - Carte costituzionali, Carte dei diritti - che consentano una vita organizzata da un punto di vista razionale;

·     individuare le proprie caratteristiche culturali attraverso la registrazione dei comportamenti assunti dagli altri;

·     rendersi conto che una società complessa non può fare a meno dei diversi.

 

OBIETTIVI

Ente locale

  ·       Potenziamento del Centro ricreativo e di socializzazione del quartiere, attraverso l’acquisto del materiale occorrente per lo svolgimento delle varie attività;

·       Mettere a disposizione un sevizio - pullman per gli spostamenti dei bambini durante le visite ai monumenti della città;

·       Fornire alla scuola dei mediatori culturali o degli interpreti.

 

Scuola elementare

·     Essere capaci di notare le differenze in se stessi e nei semplici comportamenti dei soggetti più vicini;

·     far proprio il concetto di regola, di norma non intesa come limitativa della libertà di ogni individuo, bensì come condizione indispensabile, per promuovere una convivenza civile - democratica;

·     promuovere il confronto con realtà, in cui non esistono regole di vita civile;

·     conoscere e comprendere i processi attraverso cui è nata la propria cultura, attraverso lo studio del dialetto inteso come realtà culturale ascritta, frutto dell’interazione di culture diverse;

·     sviluppare la capacità di interagire tra i diversi;

·     promuovere un atteggiamento positivo nei confronti dell’altro da sé, attraverso la conoscenza di tradizioni e di valori dei popoli del mediterraneo, per scoprire quanto siano numerose le somiglianze e affascinanti le differenze. Al riguardo si analizzeranno varie fiabe di paesi diversi, per stimolare curiosità e rispetto verso gli altri;

 

ATTORI DELL’INTERVENTO

Soggetto proponente:

Scuola elementare.

Soggetto attuatore:

Comune

Scuola elementare

Soggetto responsabile:

Scuola elementare

Target

Il progetto è rivolto ai bambini delle quarte e delle quinte classi della scuola elementare.

Alle attività verranno coinvolti gli insegnanti di classe, i volontari e gli operatori del centro ricreativo e di socializzazione del quartiere, i genitori e/o i nonni degli alunni. Nel caso in cui ce ne sarà bisogno si potrà fare ricorso a dei mediatori culturali o a degli interpreti che verranno forniti dal Comune.

Tempi

Le attività si svolgeranno dal mese di marzo al mese di maggio.

Alla settimana si svolgeranno 2 incontri di 2 ore ciascuno, all’interno del normale svolgimento delle attività scolastiche e 2 incontri che si svolgeranno presso il centro ricreativo e di socializzazione del quartiere.

Nel mese di febbraio la scuola dovrà predisporre e sottoscrivere un protocollo di intesa con il Comune, allo scopo di attuare il progetto. Al contempo si svolgeranno alcuni incontri con gli operatori e i volontari del Centro ricreativo, per concordare un calendario degli incontri e raccordare i vari interventi.  

FASI DEL PROGETTO E MODALITA E STRATEGIE DI INTERVENTO

  1° Momento (a scuola):

·     Proporre la lettura di brevi passi della Carta Costituzionale e della Carta dei diritti   dell’infanzia sottoscritta dall’ONU nel 1989, per fare riflettere sul significato di norma e di regola quale elemento indispensabile, per garantire la libertà di ogni individuo.

·     Dare vita ad un dialogo autentico in cui ogni alunno possa esprimere la sua opinione in merito.

·     Da un discorso generale sul concetto di regola promuovere la ricerca di regole nella realtà scolastica e familiare in cui si vive.

·     Realizzazione di cartelloni ed invenzione di storie che possono essere fatte oggetto di drammatizzazione.

 

1° Momento (incontri pomeridiani):

·     Proiezione di film in cui vengano messe in risalto le condizioni di alcuni soggetti che manifestano la loro condizione di inferiorità rispetto ai cosiddetti “forti”. 

·     Alla proiezione dei video seguiranno dei dibattiti.

·     I genitori o ancor meglio i nonni dei bambini saranno invitati a raccontare le proprie esperienze di vita, da cui sarà facilmente individuabile il grande divario fra le condizioni in cui viveva l’infanzia un tempo e le condizioni di vita che la caratterizzano oggi (un tempo i bambini lavoravano in miniera, oggi invece si parla del loro diritto al gioco, all’istruzione!). Nel caso in cui in classe fossero presenti bambini cosiddetti “stranieri”, risulterà alquanto produttivo partire dai racconti dei loro genitori, per confrontarsi con realtà culturali diverse dalla nostra, per capire che ciò che si ritiene oggi scontato, può essere ancora oggi, in molte altre nazioni, delle mete da raggiungere. I bambini cosiddetti autoctoni verranno così proiettati in un realtà diversa rispetto a quella che vivono ogni giorno attraverso i media. Ciò che è lontano da noi e fatto con facilità oggetto della comune disattenzione, diventa oggetto tangibile di riflessione e di travaglio interiore.

·     I bambini vengono, poi, incitati alla stesura di una loro carta dei diritti, corredata da alcuni disegni.

·     Al termine di ciò si organizza una mostra , in cui verranno appesi alle pareti gli elaborati. A questa mostra parteciperanno tutti i soggetti coinvolti nelle attività: bambini, insegnanti, operatori del centro ricreativo, genitori.

***

In questo momento l’arte del narrare occupa un posto assai importante. Questa, infatti, ha molto a che vedere con l’arte del con - vivere, in quanto la narrazione presuppone attenzione e ascolto e, quindi, la necessità di rallentare e imparare a sospendere l’insorgenza del pregiudizio.

La narrazione, quindi, come metodologia e modalità, per superare pregiudizi, per

creare relazioni positive tra persone appartenenti a culture ed etnie diverse e, per imparare a relazionarsi con gli altri.

 

2° Momento (a scuola):

Proporre lo studio del dialetto - realtà culturale molto vicina ai bambini -, per rilevare, non solo la comune origine culturale di soggetti appartenenti ad una stessa realtà locale, ma anche per cogliere la differenza, la diversità, come suo elemento fondante.

·     Analisi della realtà dialettale ed in particolare modo di alcuni termini, modi dire, analizzandone anche la pronuncia, per fare emergere come questa realtà culturale sia nata dall’unione di culture, di popoli diversi. A ciò provvederà l’insegnante di italiano e di lingua francese e/o di spagnolo. Ci si renderà conto di come certe parole del dialetto palermitano derivino direttamente dalla lingua francese, dallo spagnolo o dall’arabo.

·     Lettura di alcuni brani in dialetto tratti dalle opere di Pitrè o di altri autori che hanno scritto in dialetto.

·     Fare luce sulle diverse dominazioni che hanno fatto in passato hanno contraddistinto la storia della Sicilia. Al contempo si daranno informazioni sui luoghi di provenienza delle varie dominazioni. Di ciò si occuperanno l’insegnante di storia e di geografia.

***

I bambini cominceranno così a capire come “il diverso” sia una caratteristica che contraddistingue il proprio essere persona calato in un determinato orizzonte culturale.

 

2° Momento (incontri pomeridiani):

·     Organizzare delle visite guidate ai musei, a dei monumenti( il palazzo della Zisa, la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti...), ai quartieri di Palermo, per individuarne le varie tracce lasciate dalle varie culture che, per tanti anni, vi hanno abitato, e che l’anno resa così bella.

·     Proiezione, al centro ricreativo, di filmati sulle città arabe, spagnole... sui lor quartieri, per coglierne analogie con una realtà - quella palermitana - che ha fatto dell’unione, dell’incontro/scontro di varie culture la sua ricchezza.

·     Realizzazione di un piccolo laboratorio di cucina multietnico, in cui i bambini insieme ai genitori verranno invitati a cucinare dei piatti tipici del loro paese. Se in classe non vi fossero presenti dei bambini appartenenti ad altre culture si potranno comunque realizzare piatti regionali, per porli a confronto con i piatti di altri paesi.

 

3° Momento (a scuola)

Lettura e analisi di quattro tipi di fiabe:

·     Fiaba italiana: per recuperare: immagini, valori, insomma le radici culturali di un popolo, frutto dell’incontro di varie culture diverse;

·     Fiaba araba: ricerca di affinità e differenze con la corrispondente europea; conoscenza dei riti della cultura araba;

·     Fiaba albanese: gli scherzi giocati alle streghe come elementi di suggestione per apprezzare gli intrecci tra fiabe albanesi e quelle popolari del Sud Italia;

·     Fiaba zingara: dalle figure dell’immaginario zingaro agli aspetti rituali che accompagnano i diversi momenti della vita del popolo nomade

 

3° Momento (attività pomeridiana):

  ·     Elaborazione di alcuni disegni;

·     Costruzione di alcune maschere di cartapesta;

·     Rappresentazione teatrale di quattro racconti imperniati sulle varie identità di un personaggio della tradizione popolare dell’area mediterranea.

 

Indicazioni particolari:

Gli incontri saranno integrati dalla testimonianza diretta di mediatori culturali, che possono essere forniti dal Comune, dai volontari o che possono essere direttamente i genitori o i nonni degli stessi bambini.

 

MODALITA DI VERIFICA

La verifica e la valutazione accompagneranno ogni momento in cui si articola il progetto.

Verranno predisposte delle schede che saranno compilate dagli insegnante, dai genitori dei bambini, dagli operatori e volontari del Centro ricreativo del quartiere. Per rilevare le risposte che ci provengono dai bambini gli insegnati e gli operatori/volontari del Centro potranno fare uso di un utile strumento di rilevazione del modo in cui i bambini vivono le esperienze di cui li facciamo protagonisti: la Scatola magica.

Questo è un utile strumento per far venire fuori anche le posizioni dei bambini più timidi, introversi e, per accertare, tramite la rilevazione dei punti di vista dei bambini, che le nostre azioni siano in linea o non, con gli obbiettivi che ci proponiamo di raggiungere.

La scatola magica, infatti raccoglierà giornalmente, in forma del tutto privata le impressioni, i sentimenti i disappunti dei bambini.

Le verifiche saranno periodiche.

Le domande che puntualmente saranno oggetto di riflessione da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’opera di verifica e valutazione saranno:

n   Le attività proposte risultano coinvolgenti per i bambini?

n   Le risorse messe a disposizione sono sufficenti?

n   Gli orari in cui si sono svolte le attività pomeridiane sono risultati per tutti accessibili?

n   I genitori hanno mostrato interesse e partecipazione alle attività proposte?

ROSALIA TAORMINA

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