BIBLÍON-TECA
- LE FICHES DI CONTENUTO E BIBLIOGRAFICHE “biblíon”
giugno 2000 |
LA SCIENZA
DELLA MENTE. Un dialogo Oriente-Occidente
IL DALAI LAMA - H. BENSON - R THURMAN - H. GARDNER -
D. GOLEMAN
173 pg, illustrato
In cosa consiste la sottile relazione tra la mente e
il corpo? Su questo tema cosa possono apprendere gli odierni scienziati dai
maestri del pensiero buddhista?
È possibile, combinando la conoscenza orientale con quella occidentale,
ottenere una nuova comprensione della natura della mente, delle potenzialità di
crescita dell'essere umano e delle possibilità di salute mentale e fisica?
Questo libro esplora questi e altri temi, documentando nel contempo l'inizio di
uno storico dialogo tra la scienza moderna e il Buddhismo. Basato su di un
simposio nel quale il Dalai Lama e altri studiosi di filosofia indotibetana (Thurman,
Goleman) hanno incontrato preminenti autorità nel campo della medicina, della
psichiatria, della psicologia e psicobiologia. della neurobiologia e
dell'educazione, il testo offre importanti nuove rivelazioni sulle funzioni
della percezione, dell'attività cognitiva e sulla relazione mente/corpo.
Lo storico Amold Toynbee predisse che uno degli
eventi più significativi del ventesimo secolo sarebbe state l'avvento in
occidente del Buddhismo, che Albert Einstein ha definito 'filosofia universale'.
Un incontro di culture che potrà produrre frutti di grande valore e una
possibile preziosa alternativa alla crisi della civiltà moderna, che si
manifesta nel consumismo dissennato, nell'inquinamento e nell'ingiustizia nella
ripartizione dei beni e delle risorse.
La psicologia moderna ha una visione storica molto
limitata, perchè ritiene che il movimento psicologico abbia avuto inizio in
Europa e in America nell'ultimo secolo. Di certo, la maggior parte di psicologi
e psichiatri risponderebbe che non esiste nessuna psicologia completamente
sviluppata al di fuori dell'ambito del moderno pensiero occidentale. Tuttavia,
è chiaro che ne esiste una, e che ha qualcosa di valido da offrire alle
psicologie occidentali.
La
psicologia buddhista offre a quella moderna l'opportunità di un dialogo genuino
con un sistema di pensiero che si è evoluto al di fuori dei vari sistemi
concettuali elaborati nella psicologia contemporanea.
Si tratta di un sistema di pensiero pienamente
realizzato che dà la possibilità di sviluppare una visione complementare su
varie questioni fondamentali: la natura della mente, i limiti delle potenzialità
di crescita dell'essere umano, le possibilità di salute mentale, i mezzi e
metodi per operare il cambiamento e la trasformazione della psiche.
I risultati della ricerca compiuta dagli scienziati
di Harvard, che è solo agli inizi, anche se i primi esperimenti sulla
meditazione risalgono a più di dieci anni fa, hanno dimostrato gli straordinari
effetti della pratica dei meditatori tibetani.
Daniel Goleman, psicologo e giornalista del New York
Times partecipante al simposio, dopo aver esaminato le trasformazioni
psico-fisiche dei meditatori tibetani, provocate dalla pratica meditativa
conosciuta come 'calore interiore', (in tibetano: Tum-mo) ha affermato:
'Esaminando cos'altro vi possa essere di valido, per la vita moderna, in questo
campo, potremo scoprire che vi sono ulteriori fenomeni, in cielo e in terra, di
cui neppure sospettiamo l'esistenza nella nostra odierna psicologia'.
INDICE
Messaggio
di Sua Santità il Dalai Lama
Prefazione
del Dr. Herbert Benson
Introduzione
Una prospettiva occidentale, Daniel Goleman
Una prospettiva tibetana, Robert F. A. Thurman
Parte
prima: buddhismo, neuroscienza e le scienze mediche
Il concetto buddhista di mente, il Dalai Lama
Un dialogo: il Dalai Lama, David M. Bear, Herbert
Benson, Steven W. Mattysse, David D. Potter, Joseph J. Schilkraut, Carl E.
Schwartz
Le interazioni mente/corpo e gli studi tibetani,
Herbert Benson
Parte
seconda: buddhismo, psicologia e le scienze cognitive
La psicologia tibetana: raffinato software per il
cervello umano, Robert F. A. Thurman
La conoscenza: una prospetiva occidentale, Howard E.
Gardner
I modelli tibetani e occidentali di salute mentale,
Daniel Goleman
Dialogo, Diana L. Eck, Howard E. Gardner, Daniel
Goleman, Robert F. A. Thurman
Conclusione
Guardando al futuro, Daniel Goleman, Robert F. A.
Thurman
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L'ITALIA E LA SUA EVOLUZIONE STORICO-GEOGRAFICA NELL'EUROPA ANTICA.
di
FRANCESCA PAOLA LICCIARDI
PALEOLITICO INFERIORE:
periodo
in cui sono state ritrovate le prime tracce di vita umana nella penisola
italica. PRIME ZONE ABITATE.- Liguria, Valle del Po, Abruzzi, Puglie.
ETÀ
PALEOLITICA (o ETÀ DELLA PIETRA)
o
PLEISTOCENE:
CARATTERI
GENERALI:
-)nomadismo e caccia (stile di vita);
-)caverne o capanne isolate (abitazioni);
-)pietre scheggiate (armi ed utensili);
-)pitture parietali, graffiti, statuette
steatopigiche
(prime forme d'arte).
ETÀ
MESOLITICA:
CARATTERI
GENERALI:
-)trasformazioni atmosferiche e geografiche
postglaciali.
ETÀ NEOLITICA O OLOCENE:
CARATTERI GENERALI:
-)passaggio dal nomadismo al sedentarismo, esigenza
della pastorizia, prime vesti con pelli di animali, primi riti di sepoltura dei
defunti (stile di vita);
-)capanne rotonde raggruppate in villaggi
(abitazioni);
-)vasi d'argilla (arte);
-)pietre levigate (armi ed utensili).
ETA' ENEOLITICA e CUPROLITICA
(o ETÀ DEL RAME E DEL BRONZO):
CARATTERI GENERALI:
-)fine dei 3° millennio a.C. --tra il 2.500 e il 2.000-- (periodo della
scoperta del rame);
-)introduzione dell'agricoltura (stile di vita).
-)poco prima della metà del 2° millennio -fra il
1.800 ed il 1.500- scoperta del bronzo);
-)villaggi su palafitte -nelle valli del Po e
dell'Adige- (abitazioni).
ETÀ
DEL FERRO --poco prima del 1.000--:
Con
la scoperta del ferro, la sua lavorazione ed uso, l,'uomo ha raggiunto uno
sviluppo più rapido ed efficace.
Si giunge da qui alle soglie dell'età propriamente detta storica.
Formazione
delle prime civiltà e discontìnuità di sviluppo culturale, nel tempo, tra le
diverse zone.
Con un generico accenno alla preistoria dell'Italia, essa può apparire
uguale a quella di tutto il mondo. In
realtà, le scoperte non compaiono ovunque e nello stesso momento.
Così, questi perìodi non hanno un valore cronologico assoluto, perché
in zone diverse possiamo trovare, nello stesso periodo di tempo, fasi differenti
di civiltà.
[In Europa, ad esempio, il Paleolitico termina con la
fine dell'ultima glaciazione, quella del Würm, circa 10.000 anni fa: questo
segna un cambiamento
abbastanza netto nella fauna, nella flora, nel clima ed un diverso
orientamento dell'economia di sussistenza, per cui si parla d'ora in poi di
MESOLITICO e, dopo, con la comparsa della produzìone del cibo, di NEOLITICO.
In molte altre aree del mondo, quali l'America e
l'Africa, la situazione, però, è molto diversa. È, pertanto, impossibile definire una simile soluzione di
continuità. Così, si hanno tarde
culture paleolitiche contemporanee agli sviluppi storici dell'Europa e di altre
aree].
Nell'ambiente mutevole della stessa ETÀ PALEOLITICA,
per almeno 2 milioni di anni, si sono andati susseguendo dei periodi distinti
dall'evoluzíone dell'industria litica.
Troviamo,
quindi, il Paleolitico diviso in.
-)Musteriano;
-)Aurignaziano;
-)Salutreano;
-)Maddaleniano.
A causa, inoltre, delle 4 glaciazioni verificatesi
durante l'età paleolitica, per cui la maggior parte dell'Europa era
praticamente invivibile, le prime tracce di vita si sono trovate nell'Europa
meridionale e nella zona sud-occidentale dell'Asia. Tra queste, la radice prima delle forze civilizzate è da
ricercarsi dove l'uomo è riuscito a creare per la prima volta un tipo di civiltà,
e cioè nel vicino Oriente. Più
specificamente, l'habitat originale della civiltà di queste regioni fu
costituito dalle vallate della Mesopotamia e dell'Egitto, i cui fiumi,
attraversando zone deserte, fornivano fonti perenni di acqua.
Di là l'impulso a creare strutture civili più valide si irradiò verso
l'India, la Cina ed in tutto il bacino del Mediterraneo.
1 vari popoli, dunque, si sono evoluti in base alle
zone più o meno favorevoli al loro insediamento; e tale evoluzione, nella
preistoria, non può che significare creazione di prime forme di civiltà.
Il loro primo apparire ed il loro primo sviluppo stanno in alcune
caratteristiche, che distinguono le loro "culture" da quelle delle ere
più antiche:
-)la presenza di Stati organizzati con confini
definiti ed istituzioni politiche;
-)la distinzione in classi sociali;
-)la specializzazione economica;
-)il consapevole sviluppo delle arti e delle
attitudini intellettuali.
Ouest'ultima
caratteristica comprende vari elementi come lo sviluppo dell'architettura monumentale (che si
sostituisce alle primitive capanne), della scultura, della scrittura (per tenere
i conti e commemorare le imprese e la elaborazione delle idee religiose sulla
natura degli dei).
Le varie popolazioni, che, poi, con il tempo,
divennero civili lo diventarono per imitazione dei primi popoli. già più
progrediti. Ecco, dunque, perché,
quando si inizia a parlare di Evo Antico ci si riferisce anzitutto alle prime
forme di civiltà dei popoli dell'Antico Mediterraneo.
Dal VII al III millennio a.C., le aree primitive, in
cui, originariamente, si erano formati i vari popoli erano le regioni limitrofe
poste intorno al Golfo Persico ed al Mare Arabico (Persia, Arabia, India).
Qui, già, nel III millennio (tra il 3.000 ed il 2.000) si conosceva il
rame ed il bronzo e prima del 1.000 a.C. si usava il ferro.
[Ne
deriva, perciò, che anche i limiti tra la preistoria e la storia si spostano
molto nel tempo, a seconda della capacità di ciascun popolo di più antica
civiltà a saper usare, più o meno rapidamente, la scrittura, che permetteva di
lasciare testimonianze della propria esistenza passata].
Alle origini dello sviluppo culturale
"storico" di tali Paesi stanno due grandi movimenti etnici, cioè due
grandi migrazioni di popoli, le quali, al termine dell'età neolitica, hanno
conferito a questa zona geografica quella fisionomia etnica che fu propria di
tutto l'Evo Antico.
Questi
popoli migratori si dividono, in base alle lingue parlate, nei gruppi degli:
a)lndoeuropei,
b)Semiti;
c)Camiti.
Tale distinzione è indicata nella Bibbia in base alla discendenza dei Figli di Noè (Cam, Sem e Jafet -da cui Giapeti, detti, oggi, Indoeuropei o Arii:
CAMITI:
-)Libi;
-)Egizi;
-)Numidi;
-)Mauri.
SEMITI:
-)Ebrei;
-)Arabi;
-)Fenici;
-)Assiri.
INDOEUROPEI:
-)Armeni;
-)Frigi;
-)Greci;
-)Traci;
-)Illiri;
-)Celti;
-)Slavi;
-)Sciti;
-)Germani;
-)Italici.
Oltre a questi popoli sopra elencati, altre
popolazioni di ceppi diversi abitavano la penisola Iberica (gli Iberi) e buona
parte dell'Europa nord-orientale (i Finni).
Già dalla prima ondata migratoria dei tre gruppi di
popoli, il bacino del Mediterraneo era abitato da stirpi umane, la cui omogeneità
di caratteri fisici ci ha permesso -oggi- di raggruppare tali genti nel nome
generico di razze mediterranee. La
loro originaria cultura, pertanto si fuse con quella degli Arii in Europa, dei
Camiti sulle coste dell'Africa e dei Semiti sulle coste arabiche
Ai popoli costituenti le razze Mediterranee
appartengono gli stessi lberi prima citati, i Sardi, i Corsi. i Liguri e gli
Elimi. Oltre a questi, l'unico
popolo che riuscì a creare una civiltà che si impose sulle altre,, lasciando
eredità di elementi preziosi che contribuirono allo sviluppo di altre genti, fu
quello dei Cretesi
(continua)