NOTE E DOCUMENTI

“biblíon”                                                                                                                                                            giugno 2000

 

“Busto” di F. P. Gravina -posizionato al centro dell’atrio centrale-

del R. Albergo delle Povere

 
Consiglio di intersezione,  di interclasse e di classe
(a cura di CONCETTA CENTINEO)


Il consiglio di intersezione nella scuola materna, il consiglio di interclasse nelle scuole elementari e il consiglio di classe negli istituti di istruzione secondaria sono rispettivamente composti dai docenti delle sezioni dello stesso plesso nella scuola materna, dai docenti dei gruppi di classi parallele o dello stesso ciclo o dello stesso plesso nella scuola elementare e dai docenti di ogni singola classe nella scuola secondaria.

Fanno parte del consiglio di intersezione, di interclasse e del consiglio di classe anche i docenti di sostegno che sono contitolari delle classi interessate.

Fanno parte, altresì, del consiglio di intersezione, di interclasse o di classe:

nella scuola materna e nella scuola elementare, per ciascuna delle sezioni o delle classi interessate un rappresentante eletto dai genitori degli alunni iscritti;

nella scuola media, quattro rappresentanti eletti dai genitori degli alunni iscritti alla classe;

nella scuola secondaria superiore, due rappresentanti eletti dai genitori degli alunni iscritti alla classe, nonché‚ due rappresentanti degli studenti, eletti dagli studenti della classe;

nei corsi serali per lavoratori studenti, tre rappresentanti degli studenti della classe eletti dagli studenti della classe.

I consigli di intersezione, di interclasse e di classe sono presieduti rispettivamente dal direttore didattico e dal preside oppure da un docente, membro del consiglio, loro delegato; si riuniscono in ore non coincidenti con l'orario delle lezioni, col compito di formulare al collegio dei docenti proposte in ordine all'azione educativa e didattica e ad iniziative di sperimentazione e con quello di agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed alunni.

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Collegio dei docenti

Il collegio dei docenti è composto dal personale docente di ruolo e non di ruolo in servizio nel circolo o nell'istituto, ed è presieduto dal direttore didattico o dal preside. Fanno altresì parte del collegio dei docenti i docenti di sostegno che assumono la contitolarità di classi del circolo o istituto.

Il collegio dei docenti:

ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di adeguare, nell'ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente;

formula proposte al direttore didattico o al preside per la formazione, la composizione delle classi e l'assegnazione ad esse dei docenti, per la formulazione dell'orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati dal consiglio di circolo o d'istituto;

delibera, ai fini della valutazione degli alunni e unitamente per tutte le classi, la suddivisione dell'anno scolastico in due o tre periodi;

valuta periodicamente l'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell'attività scolastica;

provvede all'adozione dei libri di testo, sentiti i consigli di interclasse o di classe e, nei limiti delle disponibilità finanziarie indicate dal consiglio di circolo o di istituto, alla scelta dei sussidi didattici;

adotta o promuove nell'ambito delle proprie competenze iniziative di sperimentazione;

promuove iniziative di aggiornamento dei docenti del circolo o dell'istituto;

elegge i docenti incaricati di collaborare col direttore didattico o col preside; uno degli eletti sostituisce il direttore didattico o preside in caso di assenza o impedimento.

elegge i suoi rappresentanti nel consiglio di circolo o di istituto;

programma ed attua le iniziative per il sostegno degli alunni portatori di handicap;

esamina, allo scopo di individuare i mezzi per ogni possibile recupero, i casi di scarso profitto o di irregolare comportamento degli alunni, su iniziativa dei docenti della rispettiva classe e sentiti gli specialisti che operano in modo continuativo nella scuola con compiti medico, socio-psico-pedagogici e di orientamento;

Nell'adottare le proprie deliberazioni il collegio dei docenti tiene conto delle eventuali proposte e pareri dei consigli di intersezione, di interclasse o di classe.

Il collegio dei docenti si insedia all'inizio di ciascun anno scolastico e si riunisce ogni qualvolta il direttore didattico o il preside ne ravvisi la necessità oppure quando almeno un terzo dei suoi componenti ne faccia richiesta; comunque, almeno una volta per ogni trimestre o quadrimestre.

Le riunioni del collegio hanno luogo durante l'orario di servizio in ore non coincidenti con l'orario di lezione.

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Consiglio di circolo o di istituto e giunta esecutiva

Il consiglio di circolo o di istituto è costituito da rappresentanti del personale docente, del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, dei genitori degli alunni, il direttore didattico o il preside. Possono essere chiamati a partecipare alle riunioni del consiglio di circolo o di istituto, a titolo consultivo, gli specialisti che operano in modo continuativo nella scuola con compiti medico, psico-pedagogici e di orientamento.

Il consiglio di circolo o di istituto elegge nel suo seno una giunta esecutiva, composta di un docente, di un impiegato amministrativo o tecnico o ausiliario e di due genitori. Della giunta fanno parte di diritto il direttore didattico o il preside, che la presiede ed ha la rappresentanza del circolo o dell'istituto, ed il capo dei servizi di segreteria che svolge anche funzioni di segretario della giunta stessa.

Le riunioni del consiglio hanno luogo in ore non coincidenti con l'orario di lezione.

I consigli di circolo o di istituto e la giunta esecutiva durano in carica per tre anni scolastici. La rappresentanza studentesca viene rinnovata annualmente.

Il consiglio di circolo o di istituto elabora e adotta gli indirizzi generali e determina le forme di autofinanziamento. Esso delibera il bilancio preventivo e il conto consuntivo e dispone in ordine all'impiego dei mezzi finanziari per quanto concerne il funzionamento amministrativo e didattico del circolo o dell'istituto.

Il consiglio di circolo o di istituto ha potere deliberante per quanto concerne l'organizzazione e la programmazione della vita e dell'attività della scuola, nei limiti delle disponibilità di bilancio, nelle seguenti materie:

adozione del regolamento interno del circolo o dell'istituto;

acquisto, rinnovo e conservazione delle attrezzature tecnico-scientifiche e dei sussidi didattici, compresi quelli audio-televisivi e le dotazioni librarie, e acquisto dei materiali di consumo occorrenti per le esercitazioni;

adattamento del calendario scolastico alle specifiche esigenze ambientali;

criteri generali per la programmazione educativa;

criteri per la programmazione e l'attuazione delle attività parascolastiche, interscolastiche, extra-scolastiche con particolare riguardo ai corsi di recupero e di sostegno, alle libere attività complementari, alle visite guidate e ai viaggi di istruzione;

promozione di contatti con altre scuole o istituti al fine di realizzare scambi di informazioni e di esperienze e di intraprendere eventuali iniziative di collaborazione;

partecipazione del circolo o dell'istituto ad attività culturali, sportive e ricreative di particolare interesse educativo;

Il consiglio di circolo o di istituto indica, altresì, i criteri generali relativi alla formazione delle classi, all'assegnazione ad esse dei singoli docenti, all'adattamento dell'orario delle lezioni e delle altre attività scolastiche alle condizioni ambientali e al coordinamento organizzativo dei consigli di intersezione, di interclasse o di classe; esprime parere sull'andamento generale, didattico ed amministrativo, del circolo o dell'istituto, e stabilisce i criteri per l'espletamento dei servizi amministrativi.

Esercita le funzioni in materia di sperimentazione ed aggiornamento e le competenze in materia di uso delle attrezzature e degli edifici scolastici.

Sulle materie devolute alla sua competenza, esso invia annualmente una relazione al provveditore agli studi e al consiglio scolastico provinciale.

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Comitato per la valutazione del servizio dei docenti

Presso ogni circolo didattico o istituto scolastico è istituito il comitato per la valutazione del servizio dei docenti.

Il comitato è formato, oltre che dal direttore didattico o dal preside, che ne è il presidente, da 2 o 4 docenti quali membri effettivi e da 1 o 2 docenti quali membri supplenti, a seconda che la scuola o istituto abbia sino a 50 oppure più di 50 docenti.

I membri del comitato sono eletti dal collegio dei docenti nel suo seno. La valutazione del servizio ha luogo su richiesta dell'interessato previa relazione del direttore didattico o del preside.

Alla eventuale valutazione del servizio di un membro del comitato provvede il comitato stesso, ai cui lavori, in tal caso, non partecipa l'interessato.

Il comitato dura in carica un anno scolastico.

Il comitato di valutazione del servizio esercita altresì le competenze in materia di anno di formazione del personale docente del circolo o istituto e di riabilitazione del personale docente.

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FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI

  Aggiornare l'insegnamento

La scuola non può ignorare le profonde modificazioni scientifiche, tecnologiche e culturali che segnano l'ingresso del nuovo millennio. Non le basta aggiornarsi; deve ridefinire il proprio tessuto culturale ed epistemologico, aggiornare saperi e metodi d'insegnamento.

Deve elaborare nuove connessioni: aprirsi all'educazione e alla comunicazione interculturale, istruire al rispetto dei diritti umani per costruire una cittadinanza consapevole e pienamente democratica.

 

Un sistema preciso e flessibile

Ogni anno 600.000 insegnanti sono impegnati nell'aggiornamento. Il quadro normativo prevede un sistema rigoroso ma flessibile. Il ministro fissa annualmente criteri e obiettivi dell'aggiornamento, affida ad IRRSAE, Università e Provveditorati precisi compiti formativi, autorizza associazioni professionali e altre agenzie a svolgere piani di formazione. Ma ogni scuola è libera di pianificare i corsi più funzionali alle proprie esigenze e ogni docente è libero di scegliere i programmi più utili al proprio insegnamento. Unico e coerente è il disegno di ampliamento delle conoscenze, personale e sfaccettato è il bagaglio professionale dei singoli insegnanti.

 

Intese e progetti

Il Ministero della Pubblica Istruzione affida ai protocolli d’intesa e ai progetti ministeriali lo sviluppo e l’approfondimento di alcune grandi questioni.


L’aggiornamento dei docenti riceve forti stimoli dall’ elaborazione dei singoli programmi.

 

Formazione iniziale: le novità

La formazione iniziale degli insegnanti è ad un punto di svolta. Una commissione congiunta MPI-MURST (Ministero della pubblica istruzione e Ministero dell’università e della ricerca scientifica) ha predisposto l’iter della riforma.

 Scuole di specializzazione precederanno l’ingresso dei futuri docenti nelle classi della scuola media superiore.

Nuovi corsi di laurea, e la contestuale abolizione degli istituti magistrali, consentono l’entrata in servizio dei maestri nelle scuole elementari e dell’infanzia.

 

I suggerimenti dell'OCSE

Negli ultimi mesi del 1997 l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) passa al setaccio la politica scolastica italiana. Anche il sistema di aggiornamento dei docenti viene esaminato. Ne emergono considerazioni incoraggianti e raccomandazioni per accrescere l'efficacia dell'insegnamento.

 

La prospettiva internazionale

Tutti i paesi dell’Unione Europea guardano con attenzione allo sviluppo professionale degli insegnanti.
L’aggiornamento e la riqualificazione sono al centro dell’interesse dei networks internazionali. La loro attività sostiene e valorizza le competenze e la professionalità dei docenti.

 

 

L’amministrazione scolastica

La riforma della scuola va vista in uno scenario di cambiamento molto ampio che riguarda tutto il comparto della pubblica amministrazione. Tale scenario si inserisce in una prospettiva culturale in cui si stanno misurando la riforma dello Stato, il federalismo, il ruolo di Regioni ed Enti locali, la modernizzazione della pubblica Amministrazione. I principi di riferimento per tali riforme sono stati tracciati nella legge Bassanini (Legge 15 Marzo 1997, n. 59) che, da una parte, delega il governo a emanare specifici decreti legislativi volti a conferire a regioni ed enti locali alcune funzioni e compiti amministrativi finora di competenza dell’amministrazione centrale, e, dall’altra, introduce l’autonomia didattica e organizzativa degli istituti scolastici. In tal senso, anche l’Amministrazione scolastica deve divenire più efficiente ed incisiva, sia la componente centrale (il Ministero), che quella periferica (le Sovrintendenze scolastiche e i Provveditorati agli Studi).

 

 

Sul sistema dei crediti: quadro di riferimento

 

I crediti didattici vengono introdotti nel sistema universitario italiano con la legge 34 o principio operativo. I crediti sono unità di misura standardizzate dell’esperienza conoscitiva acquisita che possono essere spesi in diversi livelli e ordini di studi. L’adozione del sistema di crediti non è un puro e semplice cambio di etichetta, ma costituisce l’accettazione di un principio estremamente importante che è la riutilizzabilità di tutti gli investimenti formativi innanzitutto nell’ambito del sistema universitario, ma anche, nelle prospettive indicate dal ‘patto per il lavoro’ del settembre 1996, nel quadro della costruzione di un sistema integrato di certificazione delle competenze professionali che riguarda sia l’Università, sia gli altri settori del sistema formativo, sia lo stesso mercato del lavoro".

Si tratta di un’ottica più matura rispetto alla 341, che colloca il sistema dei crediti in una prospettiva di integrazione tra curricula universitari e offerta di formazione professionale, destinata a migliorare il collocamento di più adeguati profili professionali nel mercato del lavoro.

Il punto 3 del 3° capitolo del citato rapporto sintetizza il quadro di riferimento rispetto al quale si colloca lo stesso progetto Campus-Crui, e che deve costituire anche la cornice per ciò che riguarda il Diploma in Sistemi Informativi Territoriali dello IUAV, in quanto l’ applicazione del sistema dei crediti è una delle condizioni fondamentali per la partecipazione del Diploma in Sit IUAV al progetto Campus stesso. Il documento della commissione Martinotti individua una serie di elementi innovativi che caratterizzano il sistema dei crediti:

" - è uno strumento per controllare in modo accurato e confrontabile i carichi didattici e la loro distribuzione sia tra i docenti che tra gli studenti, consentendo di spostare l'ottica dall'insegnamento all'apprendimento;

- sostituisce al concetto della frequenza obbligatoria quello di frequenza finalizzata agli obiettivi dello studente;

- permette una maggiore mobilità degli studenti che possono muoversi con maggiori disponibilità di scelte nei loro percorsi didattici sia tra facoltà diverse dello stesso ateneo, sia tra diversi atenei, sia tra i diversi livelli di corsi di studi (diploma, laurea, corsi di perfezionamento, specializzazioni, ecc.);

- accentua la modalità dei corsi consentendo ai docenti di costruire proposte didattiche che accedono a tipologie composite (lezioni a fronte, insegnamento a distanza, utilizzazione di tecnologie mediatiche) e che meglio si adattano alle esigenze di una popolazione studentesca estremamente differenziata;

- la sua attuazione implica uno sviluppo della collegialità delle decisioni tra i docenti e un confronto sui temi della didattica con il corpo studentesco;

- fa intravedere la possibilità di organizzare percorsi di studi flessibili, innovativi rispetto a quelli consolidati e rispondenti alle esigenze di piccoli gruppi;

- può stabilire raccordi interessanti con enti estranei all'Università, quali strutture formative post secondarie (ad esempio Accademie di Belle Arti, Conservatori Musicali, Musei, Istituti Regionali, ecc.) o enti di ricerca, imprese e amministrazioni pubbliche o enti locali che accendano tirocinii o stages;

- può essere uno strumento utile per stabilire raccordi e scambi tra i percorsi universitari e la rete di formazione post secondaria".

Ulteriore elemento significativo è costituito dall’ introduzione del concetto di "capitalizzazione" del processo formativo, che integra "crediti didattici con crediti formativi e/o professionali" andando a costituire una base trasparente su cui innestare contributi in termini di aggiornamento e integrazione. Il libretto formativo personale documenta in tal senso in modo permanente il processo di capitalizzazione, raccordando la formazione preuniversitaria a quella universitaria, post universitaria e/o professionale.

 

I crediti e il progetto Campus

Il progetto Campus ha posto fin dall’avvio una forte enfasi sull’attivazione del sistema dei crediti nei diversi diplomi Campus. Il progetto Campus ’97 (A.A. 97/98) prevede, oltre alla conferma di una serie di requisiti obbligatori già definiti nei primi due progetti Campus, l’attivazione effettiva del sistema dei crediti. Specificamente:

"Il confinamento del carico didattico complessivo a 180 crediti comprensivi di tutte le attività formative (lezioni, esercitazioni, laboratori, stages, seminari, moduli di cultura d’azienda, scienze umane e cultura europea, lingua straniera). Emerge inequivocabilmente dalle valutazioni un carico didattico eccessivo che porta a ritardare la conclusione degli studi ed è comunque negativo anche sul piano dell’interiorizzazione dei contenuti.

L’introduzione dei crediti permette di quantificare il "peso" di ogni segmento formativo (corsi di base e professionalizzanti, stages, seminari, esercitazioni, conoscenze linguistiche, travaux dirigés, e/o monografie finali). È quindi proponibile un’operazione di confinamento del carico complessivo entro limiti coerenti con la durata della formazione assunta, al fine di diminuire i contenuti didattici proposti e aumentare i contenuti didattici assorbiti. È peraltro necessario partire dalla considerazione che le revisioni curriculari sinora apportate, hanno di fatto introdotto rispetto alla situazione preesistente nuovi contenuti. È necessario quindi procedere ad un confinamento sia in termini di contenuti sia di ore di didattica del nucleo centrale tecnico-scientifico".

I 180 crediti totali, 60 per anno, si articolano (con riferimento al diploma tipo in Ingegneria) in 145 crediti di formazione di base e professionalizzante a carattere tecnico-scientifico, e 35 per stage, travaux dirigés, cultura europea.

 

Il sistema dei crediti del Diploma IUAV in Sistemi Informativi Territoriali

Il Diploma IUAV in Sit adotta dal corrente anno accademico il sistema ECTS in una prima fase a carattere sperimentale, per consolidare definitivamente il sistema dei crediti con l’AA ‘98-‘99. Nel corso dell’anno accademico ‘97-’98 entrerà in vigore il sistema qui di seguito presentato, mentre dal febbraio ’98 partirà un’analisi specifica sui carichi di lavoro, sulla base della quale il sistema verrà calibrato e adottato per l’AA successivo. La messa a punto di questo meccanismo consentirà inoltre di affrontare al meglio la seconda fase della gestione dei crediti per gli studenti che si muovono da un’Università all’altra in un’ottica di integrazione anche a livello europeo (ECTS) sulla base di un sistema di convenzioni tra le diverse Università.

Il sistema ECTS in adozione presso il Diploma in Sit con l’AA corrente ‘97-’98, è basato sui seguenti criteri:

• confinamento entro 180 crediti totali (60 annui);

• attribuzione su base omogenea (ogni corso della stessa durata ottiene lo stesso credito), con premio per laboratori e tirocinio tenendo conto dello specifico professionalizzante del Diploma in Sit (vedi tab. 1);

• attribuzione dei crediti per modulo didattico, laboratorio e tirocinio sulla base di un mix qualità/quantità (vedi tab. 2);

• confinamento dei crediti didattici in un intervallo compreso tra 128 e 162, e attribuzione dei restanti sulla base dei requisiti del progetto Campus (vedi tab. 3);

• attribuzione di crediti extra didattici con l’obiettivo di incentivare e valorizzare l’attività extra didattica e/o professionale, sotto condizione di una adeguata documentazione, dei singoli studenti (vedi tab. 4).

Il meccanismo attuativo dei crediti prevede la definizione di una serie di coefficienti "qualità" articolati in ragione dell’impegno e dalle capacità espresse dallo studente, differenziato per corsi (moduli), laboratori e tirocinio, l’intendimento è quello di premiare l’impegno e il contenuto professionalizzante. Il coefficiente qualità così definito viene attribuito in ragione delle ore dei corsi, laboratori e tirocinio.

Il totale dei crediti cumulati per corsi, laboratori e tirocinio varia quindi dal minimo di 128 crediti al medio di 150 fino al massimo costituito da 162 crediti. Di fatto il sistema tende a premiare l’impegno costante ad alto livello di qualità, nonché i livelli di professionalizzazione.

Come si nota per conseguire i 180 crediti totali che consentono l’ammissione alla Tesi di Diploma, sono da aggiungere un numero di crediti variabile da 52 a 18. Si noti che ai 180 crediti possono essere sommati altri (0÷10) conseguiti con le Tesi di Diploma.

I crediti "Campus" sono obbligatori in particolare per gli studenti Campus (disoccupati, 26 anni di età max) e non sono corretti da coefficienti, ma solo certificati dai relativi registri. Analogamente per i crediti conseguibili per "altre attività".

I crediti riconosciuti sulla base della tabella 4 possono essere accumulati nell’arco dei tre anni di attività didattica, partecipando ad attività sia di tipo istituzionale che non. Il riconoscimento del credito avviene comunque sulla base di una certificazione (foglio presenze, relazioni scritte, software realizzati, ecc.).

In sintesi il sistema dei crediti adottato sperimentalmente per l’AA ‘97-‘98 dal Diploma in Sit IUAV consente sia di incentivare l’impegno nell’ambito dell’intero processo di formazione, sia l’iniziativa individuale orientata a integrare in forme opportune e diversificate il proprio curriculum, sfruttando le opportunità offerte sia nell’ambito istituzionale del Diploma in Sit sia all’esterno. Allo studente viene offerta una gamma di soluzioni articolate ed elastiche che prevedono limitate integrazioni di crediti base per color o che mantengono un buon livello di rendimento didattico, oppure una più consistente integrazione di crediti nel caso di rendimento inferiore.

 

Il libretto formativo personale

Il libretto formativo è il documento personale che registra e descrive il mix di esperienze universitarie, formative e professionali accumulate dallo studente. Il libretto, che avrà caratteristiche simili a quelle del tradizionale libretto universitario, documenterà le esperienze preuniversitarie, il curriculum maturato nell’ambito del Diploma attraverso i diversi moduli didattici, laboratori, tirocinio, requisiti Campus, attività didattica e formativa integrativa, espressi in crediti, e con una sintesi dei diversi contenuti ed esperienze acquisite attraverso differenti modalità, annotati in modo da rendere trasparenti le caratteristiche e le fasi delle esperienze accumulate sia a livello del "sapere" che del "saper fare".

Il libretto formativo professionale accompagnerà lo studente nella sua permanenza in ambito universitario e rimarrà in possesso allo studente anche una volta diplomato. Consentirà una base più efficace per il trasferimento dei crediti in altro percorso universitario, oltre ad una migliore leggibilità del profilo acquisito dal diplomato o dallo studente durante il corso dei suoi studi (ad esempio: diligente e metodico nello studio, più interessato alle attività ed al lavoro pratico, più curioso ed interessato ad approfondire argomenti e problematiche partecipando a seminari e corsi, più incline a proporre lavori, progetti e ricerche, ecc.) nella prospettiva di una corretta collocazione nel mercato del lavoro.

 

Ancora sui crediti

A mero titolo esemplificativo, si può ipotizzare di prevedere un punteggio max di 100 punti, risultato dei pesi parziali attribuiti a ciascun criterio:

criterio 1. Fino a X punti

criterio 2. Fino a Y punti

criterio 3. ………

nonché alcuni indicatori per criterio, ad esempio il criterio 1 "Finalizzazione del progetto" si potrebbe specificare con i seguenti indicatori:

esistenza, completezza e significatività della documentazione di riferimento a motivazione del reale fabbisogno della figura professionale oggetto di intervento;

grado di pertinenza e rispondenza del progetto ai fabbisogni di professionalità del mercato del lavoro;

collegamento del progetto a progetti o programmi di sviluppo territoriale, con particolare riferimento ai patti territoriali e/o ai contratti d’area:

grado di coinvolgimento degli attori socio-economici;

apertura del corso agli adulti, con relative modalità di accoglienza e svolgimento dei corsi.

Vi sono due dimensioni del credito, quello didattico e quello formativo.

Il credito didattico riguarda le "conoscenze-competenze" acquisite frequentando un insegnamento disciplinare, dove l'apprendere avviene studiando. La carta di credito didattico -se validata- può essere spesa dall'allievo in comparti scolastici e universitari differenti. Per esempio, molte discipline (o loro strutture interne "moduli") potrebbero essere riconosciute con valore di "credito", quindi transitabili e spendibili tra il "canale" della formazione professionale e quello secondario, nonché tra diplomi postsecondari e percorsi di formazione universitaria.

I crediti didattici (disciplinari) possono essere validati per l'intera struttura cognitiva di una materia di insegnamento -oppure- per sue frazioni cognitive interne (per alcune sue identità morfologiche: per i suoi contenuti, linguaggi, ermeneutiche, metodologie della ricerca, dispositivi euristici, etc.).

Il credito formativo, da parte sua, si riferisce alle "abilità-competenze" acquisite a attraverso esperienze pratiche: attività di lavoro e di volontariato, visite all'estero, ricerche su campo, studi personali, esperienze nelle quali campeggia l'apprendere-facendo. La carta di credito formativo -se validata- può essere negoziata (e spesa) tra percorsi formativi differenti. Per esempio, molte esperienze empiriche formalizzate (come stages) accumulate nella formazione professionale potrebbero essere riconosciute con valore di "credito", quindi transitabili e spendibili tra il "canale" della formazione professionale e quello secondario, nonché tra i percorsi professionali post-secondari e i percorsi di istruzione universitaria. Tutto ciò è più complesso che non il credito didattico ma è una frontiera fra le più affascinanti della comprensione e valorizzazione del lavoro.

Il nuovo sistema di FIS dovrà garantire la certificazione dei percorsi e il riconoscimento dei crediti su standard formativi nazionali e omogenei, condiviso dalla scuola, dalla formazione professionale, dall'università e dal sistema delle imprese e delle professioni.

Attraverso un impianto di unità formative modulari capitalizzabili, frutto dell'integrazione dei diversi sistemi formativi concorrenti (scolastico, universitario, professionale, ...), viene introdotto l'uso del libretto formativo individuale che registra il livello di formazione raggiunto e certificato.

Il sistema di crediti deve essere operativo ai seguenti livelli:

a)interno: al fine di abbreviare i percorsi e passare ad altre specializzazioni, certificando anche esperienze lavorative

b)esterno, rispetto al sistema universitario, al fine di garantire la possibilità di riconoscimento totale o parziale delle competenze acquisite con la conseguente possibilità di riduzione dei percorsi a livello di diploma o di laurea. Nel contempo, i crediti formativi conseguiti nelle università saranno oggetto di valutazione ai fini della riduzione del percorso formativo negli altri canali della FIS.

c)esterno, rispetto al mondo del lavoro in vista di un riconoscimento dei crediti formativi anche ai fini di un riconoscimento delle competenze e del potenziale in fase di assunzione, di sviluppo e di valutazione

La funzione di accreditazione spetta a ciascuno dei soggetti cui è affidata l'attuazione delle attività e ciò avviene al termine di ogni modulo. Nel caso di accreditazione di competenze acquisite all'esterno del sistema di FIS, tale funzione È assolta da appositi soggetti specializzati nella valutazione e nel rilascio di certificazioni che convalidino le competenze acquisite in attività formative a carattere formale, non formale e informale.

Sulla base degli standard fissati a livello nazionale, devono essere individuate delle articolazioni di percorso formativo cui viene riconosciuta una convalida che apre possibilità di rientro nei sistemi.

Per ottenere la prima certificazione È necessario conseguire crediti corrispondenti a due semestri in modo da poter accedere al riconoscimento dell'Unione Europea, secondo la direttiva 92/51/CEE

 

La valutazione

Essa dovrà costituire un vero sistema di governo, ossia un sistema di pianificazione e valutazione, in cui sia strutturalmente prevista e intenzionalmente progettata la relazione a due vie tra momento della pianificazione (sia didattica che organizzativa) nella quale vengono determinati gli obiettivi da perseguire, e il momento della valutazione nella quale viene verificato l'effettivo conseguimento degli obiettivi definiti dalla pianificazione (o si verificano i motivi di mancato conseguimento degli obiettivi medesimi) e si forniscono gli input per un nuovo ciclo decisionale.

Il sistema di pianificazione e valutazione deve essere pluridimensionale.

L'introduzione di un sistema di pianificazione e valutazione basato su simili princìpi dovrà essere introdotto, quando non lo sia già:

-a livello di singola struttura (Università, Istituto, Centro di Formazione etc) per rendere effettivamente praticabile l'autogoverno prefigurato dall'autonomia

-a livello regionale, per assistere il policy making di cui le Regioni si assumono la responsabilità

-a livello nazionale per garantire l'allineamento degli standard dell'offerta didattico-educativa a livello del sistema-Paese, per assicurare la compatibilità delle scelte operate, per verificare gli indirizzi

 

Crediti formativi universitari

1. Al credito formativo universitario, di seguito denominato credito, corrispondono 25 ore di lavoro per studente; con decreto ministeriale si possono motivatamente determinare variazioni in aumento o in diminuzione delle predette ore per singole classi, entro il limite del 20 per cento.

2. La quantità media di lavoro di apprendimento svolto in un anno da uno studente impegnato a tempo pieno negli studi universitari è convenzionalmente fissata in 60 crediti.

3. I decreti ministeriali determinano, altresì, per ciascuna classe di corsi di studio la frazione dell’impegno orario complessivo che deve essere riservata allo studio personale o ad altre attività formative di tipo individuale. Tale frazione non può comunque essere inferiore a metà, salvo nel caso in cui siano previste attività formative ad elevato contenuto sperimentale o pratico.

4. I crediti corrispondenti a ciascuna attività formativa sono acquisiti dallo studente con il superamento dell’ esame o di altra forma di verifica del profitto, fermo restando che la valutazione del profitto è effettuata con le modalità di cui all’articolo 11, comma 7, lettera d).

5. Il riconoscimento totale o parziale dei crediti acquisiti da uno studente ai fini della prosecuzione degli studi in altro corso della stessa università ovvero nello stesso o altro corso di altra università, compete alla struttura didattica che accoglie lo studente, con procedure e criteri predeterminati stabiliti nel regolamento didattico di ateneo.

6. I regolamenti didattici di ateneo possono prevedere forme di verifica periodica dei crediti acquisiti, al fine di valutarne la non obsolescenza dei contenuti conoscitivi, e il numero minimo di crediti da acquisire da parte dello studente in tempi determinati, diversificato per studenti impegnati a tempo pieno negli studi universitari o contestualmente impegnati in attività lavorative.

7. Le università possono riconoscere come crediti formativi universitari, secondo criteri predeterminati, le conoscenze e abilità professionali certificate ai sensi della normativa vigente in materia, nonché altre conoscenze e abilità maturate in attività formative di livello post-secondario alla cui progettazione e realizzazione l'università abbia concorso.

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