EDITORIALE
“biblíon” giugno-
dicembre 2001 |
11 Settembre 2001
“11 Settembre 2001: un attacco terroristico –e
quindi animato soltanto dalla pura follia, nonché dall’assenza totale
di una qualsivoglia forma di eticità o di razionalità- sembra voler
sconfiggere la dimensione progettuale dell’uomo, per costringerla all’unica
–ma deleteria, perché totalmente irrazionale- reazione possibile, quella
della g u e r r a, tristemente dettata dalla istintualità e dalle emozioni più
false, perché non corroborate dalle capacità di anticipazione, di previsione,
di immaginazione costitutive dell’essere dell’uomo.
Ogni logica della vendetta serve soltanto ad
accrescere il numero delle vittime innocenti: a quelle –enormemente e
spaventosamente numerose!- di New York, infatti, nel rispetto di una sì tale
logica, andrebbero a sommarsene altre, effetto di una guerra altrettanto folle!
Noi non crediamo ad un concetto di “guerra
giusta”! Non esistono, per noi, guerre giuste!
Esse sono -tutte e sempre- espressione di
politiche sbagliate e manifestazione di decisioni non adeguatamente
ponderate.
Vanno, piuttosto, scovati e giustamente condannati
gli autori del feroce atto terroristico; ma i popoli –anche
quelli che, per lo più inconsapevolmente, accolgono nei loro stessi territori
nazionali sì tali figure, figlie dei fondamentalismi più sfrenati e
“barbari”- non devono subire alcun tipo di punizione, né di
oppressione, né di soffocamento del loro diritto ad esistere; i loro Governi,
piuttosto vanno affrontati con forza e determinazione politica, per analizzare e
discutere le ragioni delle loro scelte sul percorso culturale -particolarmente
efferato- intrapreso.
Non è concepibile che un evento –pur altamente e
pericolasamente drammatico e caratterizzato dalla tragicità più sorda, nel suo
essere spaventosamente acuta- conduca ad uno scontro fra Civiltà, fondato sul
falso problema di un Occidente che scopre in un altro da sé il
proprio Nemico da distruggere: non dimentichiamo che il nostro osannato
Occidente è stato capace di produrre non soltanto immane progresso civile,
artistico e culturale, ma anche morte, genocidi e distruzioni apocalittiche!
Non è augurabile, allora, rischiare di annullare la sete
di conoscenza che deve, invece, caratterizzarci nel continuare a conoscere l’altro
-nel senso di riconoscerlo e di rispettarlo-, per consentire a tutti noi
–attori del dialogo ricercato e voluto- la scoperta sempre più
perfezionata della nostra stessa identità.
Noi bandiamo ogni vuoto disumano di desiderio
di conoscenza e di indagine e di analisi dei problemi e, in definitiva, ogni
possibilità di razzismo.
Non possiamo rinunciare alla scelta culturale della complessità
del nostro tempo sempre più interculturale: le culture, per noi, sono
costitutive di quella dimensione che privilegia il sé e l’altro da
sé. Le culture sono tutte vivificanti. Guai ad ucciderne una, una
soltanto: continueremmo a perdere le occasioni della rifondazione
dell’essere uomo onnilaterale e caratterizzato, pur esso, dalla complessità
dinamica, plurale e “colorata”.
Vogliamo, allora, affermare: lotta senza quartiere
–ma con le potentissime armi della politica del dialogo- non contro le
espressioni di una ricca e colta Civiltà come quella Islamica, ma contro la
follia dell’uomo che non riesce “a spezzare il tetto della propria casa”,
né riesce a guardare, di conseguenza, al di là delle soluzioni più istintive
non filtrate né dall’etica né dalla razionalità.
Il nostro Mediterraneo, tra l’altro, è la
giustificazione della nostra scelta culturale: come non tener conto, infatti, di
secoli di cultura islamica che hanno determinato, nel bene e nel male, il nostro
esistere mediterraneo, nell’oggi? Come non riconoscere
l’elevata valenza formativa di una politica fondata sull’interscambio
culturale, poltico e religioso tra i popoli?
Nel ribadire, allora, che, per noi,
-)ogni azione terroristica debba essere considerata,
sempre, elemento di per sé reazionario ed altamente pericoloso
-)e che noi crediamo fermamente nella democrazia e
nella libertà di tutti i popoli,
auspichiamo –checché ne pensino, per esempio, i superficiali interpreti del messaggio della Oriana Fallaci (certamente, legittimo non nella sua ideologicità, ma nel suo essere proposta di dialogo e di approfondimento culturale nella differenza)-che la/le nostra/e civiltà non subiscano mai un prevedibile ed inarrestabile processo di imbarbarimento delle coscienze degli uomini giusti e ragionevoli di qualsivoglia appartenenza culturale, politica e religiosa”.
Ottobre 2001
Ignazio
Licciardi
P.S.
Molti gli studenti universitari che hanno elaborato riflessioni sui tragici fatti accaduti a fine estate negli USA. Ne riportiamo alcune nella Sezione "La voce degli Studenti".