FARE SCUOLA E ... “biblíon” giugno-dicembre 2001 |
di
VALERIA MANNO
PERCHE’
UN PROGETTO FONDATO SULL’EDUCAZIONE?
- perché l’educazione vuol dire molto di più che istruzione, informazione, semplice apprendimento: significa soprattutto risvegliare quel fantastico potenziale creativo che distingue la condizione umana.
-
perché l’educazione è la chiave d’accesso alla cittadinanza effettiva,
mediante la partecipazione democratica. “ Partecipo, quindi
esisto come cittadino” sarebbe il motto cartesiano della democrazia
moderna.
-
perché l’educazione è anche la chiave dello sviluppo; non c’è sviluppo
endogeno senza risorse umane; non c’è progresso né equità senza cittadini
qualificati.
-perché
grazie all’educazione si migliorano le condizioni di vita, si può frenare
l’emigrazione, ed evitare il radicalismo e la violenza, i quali hanno nella
miseria e nell’esclusione il loro terreno più fertile.
CITTADINI
DEL MONDO ATTENZIONE!
Per millenni sei stato in balia della legge del più forte, che possiamo chiamare l’era della spada! Oggi, sei ad un bivio di grande importanza: sembrava che ti avviassi verso rapporti di diritto e non più di forza fra i popoli, sembrava che potesse finire l’era della spada ed iniziare l’era della bilancia, ma invece in questi ultimi decenni, si sta affermando la sostituzione alla legge del più forte. Che all’era della spada segua l’era della bilancia, che al trionfo della forza segua il trionfo della giustizia a cui sopravvenga il trionfo dell’amore, trionfo necessario per una nuova cittadinanza. Diceva E. Morin “ Si è veramente cittadini quando ci si sente solidali e responsabili. Solidarietà e responsabilità non possono arrivare né da pie esortazioni né da discorsi civici, ma da un sentimento profondo di affiliazione, sentimento matri- patriottico che dovrebbe essere coltivato in modo concentrico in ogni singolo Stato, in Europa, sulla terra.
Ogni autentico processo educativo deve molto del proprio senso alla capacità di snidare la soggettività dell’altro, dell’interlocutore, di costringerlo ad esporsi, a mettersi in gioco. Ma ciò è possibile se non quando e perché siamo noi stessi capaci di esporci originalmente sull’orizzonte di quella soggettività: come se le figure che la popolano potessero ad ogni momento dissolversi per quel che di troppo “familiare e rassicurante” c’è nel loro progetto affinché sia possibile coglierle nel punto in cui nascono.
OBIETTIVI
-
Superare pregiudizi, chiusure, formule stereotipate, diffidenze nei confronti
del diverso.
-
Sviluppare attitudini comunicative e relazionali capaci di guidare i soggetti
nella gestione di difficoltà e conflitti.
-
Avvertire la necessità di affiancare il lavoro più strettamente riferito
all’ambito educativo con una più ampia azione di informazione e di riforma a
livello sociale e politico, estendendo in tal modo l’attenzione dei processi
educativi ai livelli istituzionali.
-
Assicurare un ambiente armonico, uno spazio accogliente dove sia possibile la
vita per tutti e a ciascuno.
-Promuovere
un’educazione non tanto alla tolleranza, principio positivo, ma impregnato
da un’asimmetria nei confronti dell’altro, dove l’accettazione si colora
di sopportazione quanto al rispetto dove l’accettazione dell’altro è su un
piano di “pariteticità”.
-
Educarsi ad educare ad un pensiero che non
si irrigidisca mai, ad un pensiero in continuo movimento.
-Far sì che contenuti, principi, modelli educativi innervino le più ampie dinamiche sociali.
Creare
un sistema educativo iscritto in una politica d’insieme coerente, dove
l’economico, il giuridico, il politico, il sociale mirano allo stesso
obiettivo: l’uguaglianza delle opportunità per tutti gli individui.
-Potenziare
la dimensione della transculturalità per la creazione di un comune progetto cha
vada oltre le culture esistenti.
- Superare ogni segmentazione, confine religioso, fisico, mentale, economico, sociale, espressivo per superare le latenti incomprensioni e le dichiarate malvagità.
-
Favorire il passaggio da una condizione caratterizzata dalla presenza di
diversità, spesso in drammatico contrasto fra loro per un possibile futuro di
dialogo e d’intesa dove le diversità si incontrano e si arricchiscono a
vicenda.
-
Conoscere per progettare, progettare per agire dove il conoscere è finalizzato
a svelare e ad interpretare la realtà che siamo e in cui siamo.
-
Promuovere lo sviluppo di una cultura ad ampio respiro aperta al mondo, capace
di esprimere la propria identità senza chiusure localistiche per formare
cittadini del mondo.
Fondamentale
risulterà sviluppare:
a)
conquista dell’autonomia
b)
libertà di pensiero
c)
educazione all’Europa
a)La
conquista dell’autonomia e necessaria perché sia sviluppata nei soggetti la
capacità di orientarsi e di compiere scelte autonome in contesti relazionali e
normativi diversi. Ciò significa che l’individuo deve rendersi disponibile
all’interazione costruttiva con il diverso da sé e con il nuovo, aprendosi
alla scoperta, all’interiorizzazione e al
rispetto
pratico di valori universalmente condivisibili quali la libertà, il rispetto di
sé e degli altri, la solidarietà, la giustizia e l’impegno ad agire per il
bene comune.
b)La
libertà di pensiero è intesa come rispetto della divergenza personale, come
capacità di cogliere il senso delle proprie azioni nello spazio e nel tempo e
di prendere coscienza della realtà nonché della possibilità di considerarla e
di modificarla sotto diversi punti di vista.
c)L’educazione
all’Europa prospetta la necessità del passaggio da una formazione di
carattere generale in senso culturale ad una più mirata, rivolta ad acquisire
il possesso di conoscenze e di abilità
necessarie per diventare cittadini delle organizzazioni sociali e politiche
comunitarie.
I
destinatari del progetto sono educatori, associazioni,operatori i quali
cercheranno di attuare un progetto edificato non sulla base di un’illusione,
ma come salda costruzione legata ad una forte ispirazione
etica che è probabilmente la soluzione per costruire per un tutti un ambiente
maggiormente vivibile dell’attuale. Il progetto è rivolto “ a tutto
l’uomo e a tutti gli uomini “ perché non ci si acquatti in posizioni
statiche, ma si prenda parte al rapido evolversi della moderna cultura, per
comprendere il mondo e cambiarlo, facendosi autori di una nuova storia e di una
nuova civiltà.
Tentare di tracciare del futuro un’ immagine chiara e precisa è sciocco. Non si potrà mai dipingere il futuro. Esso arriverà attraverso strade che non avevamo sospettato, ci prenderà in qualche modo di sorpresa. E tuttavia, non posso fare a meno di esprimere il sogno di un futuro possibile nato dall’indignazione che hanno suscitato in me la realtà di oggi e la speranza di un avvenire migliore. E la speranza impone un dovere: l’educatore deve sperare e avere fede nell’educazione “malgrè tout”. E fede nell’uomo “malgrè lui”! Lo confortano nella speranza e nella fede gli esiti dell’educazione di uomini che si sono innalzati nei cieli della santità, della virtù, della sapienza, dell’amore, vincendo su se stessi e sulla propria natura e vincendo sulle lusinghe e sulle prevaricazione del mondo.
L’educazione
interculturale più che un progetto potrebbe sembrare un’utopia. Ma
quest’utopia si propone come progetto da realizzare; e non ho paura di
affermare che ciò che mi propongo non è un progetto di speculazione, ma
d’azione, che deve permettere di scegliere, oggi, quello che noi vogliamo che
sia, domani, il nostro avvenire.