FARE SCUOLA E ...

“biblíon”                                                                                                                                                              giugno-dicembre  2001

 
Quale legalità?

 

Annalisa Valenti
 
Sempre più spesso, soprattutto grazie allo sviluppo dei mass media, sono venute ai nostri occhi immagini di emarginazione, degrado, intolleranza, quasi sempre accompagnate da appelli, indignazioni, incitazioni al cambiamento. Tutto questo avviene, secondo me, perchè non tutti siamo considerati uomini alla stessa maniera; esistono gli "u", gli "uo", gli "uom", gli "uomi", gli "uomin", e così via, e il mondo in cui viviamo oggi, è scandito da questa distinzione che ha come unità di misura il denaro, con cui si incoronano i ricchi come re e si riducono i poveri al silenzio e all'impotenza.E' questo, a mio parere, il concetto di legalità presente nella nostra società e che ci ci porta ad osannare chi possiede beni materiali come fosse il padrone incontrastato di tutto e a scartare chi è armato soltanto di cuore e voglia di cambiare (ma nient'altro) .Nella realtà odierna questi poveri sono soprattutto gli immigrati, persone che vanno via dal loro paese per non morire o per cercare di dare ai loro figli un mondo più giusto e degno, ma che invece si ritrovano davanti un muro impossibile da abbattere, fatto di intolleranza, di pregiudizi, di stereotipi, in una parola sola , di razzismo.La cosa peggiore è che siamo talmente assuefatti da esso da non farci più caso, da credere anzi di averlo sconfitto, ma invece  il razzismo  è  così radicato in noi che appena ce ne rendiamo conto ne abbiamo paura. Questo è ciò che è successo a me quando in terza media mi sono accorta di essere razzista. Era un giorno di scuola come tanti altri ed io e i miei compagni parlavamo con la nostra professoressa di musica, poi come se niente fosse lei ci domandò - ragazzi voi siete razzisti? - e immediatamente con aria indignata cominciammo a dire - assolutamente no professoressa - e anche lei ci disse che non si sentiva razzista e ci raccontò che un giorno, parlando con una sua amica, aveva saputo che la figlia di un noto dottore," quella bella e ricca" si era fidanzata con il marocchino che vendeva accendini per strada  e la sua reazione alla notizia era stata un disgustatissimo - nooo!!!!!!!!!!- , subito dopo ci disse, -visto ragazzi questo è il modo in cui io non sono razzista - .In quel momento abbiamo capito e nessuno di noi ha più avuto il coraggio di dire una parola, perchè la reazione della professoressa era stata anche la nostra reazione, quel nooo!!!!!!!!! lo avevamo gridato tutti nel nostro cuore.In quel momento fu come svegliarsi da un bel sonno e piombare nella realtà più cupa, una realtà che ci appariva quasi assurda. Da quel momento in poi, ho sempre notato questi atteggiamenti negli altri e anche in me, perchè anche se ho cercato di correggermi, è rimasta in me una parte di istintività che mi porta a pensare male dei "diversi".Questa istintività è presente in ogni soggetto in questa società, e la si può notare in vari episodi particolari, come quello di Novi Ligure, in cui, inizialmente, quando ancora non si conosceva la vera dinamica dei fatti, erano stati accusati del barbaro omicidio due albanesi e alcuni telegiornali avevano dato voce a tutta una serie di interviste dal tono di accusa e condanna nei confronti di queste persone e dell'immigrazione in genere.
E' questa la realtà degli immigrati in un paese che non è il loro, una realtà di astio e di diffidenza nei loro confronti. La loro,  fin dall'arrivo nel paese ospitante, è una situazione difficilissima:  devono imparare una lingua che nessuno insegna loro, devono trovare un lavoro e si ritrovano a essere sfruttati, accontentandosi degli scarti, devono trovare un posto in cui vivere, ma nessuno affitta le case agli immigrati, e si ritrovano a dormire in quaranta in un piccolo"tugurio" inagibile. Nessuno insomma li risolleva dal degrado in cui, a causa del colore della loro pelle o del loro accento vengono immersi, e molto spesso finiscono con l'accettare "l'aiuto" degli unici che si sono voltati a guardarli: i malavitosi, i delinquenti che li trascinano in un baratro dal quale difficilmente riusciranno ad uscire. Molto spesso diventano il capro espiatorio del disagio e della paura della diversità, o peggio ancora vengono trattati come fantasmi, allontanati con l'indifferenza.
Purtroppo le istituzioni non fanno molto per avviare una risoluzione di questi problemi, pur essendosi attrezzati con leggi e direttive varie,(quali ad esempio la Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo,in virtù della quale, gli stati si assumono determinati obblighi giuridici nei confronti degli individui o l'articolo 3 della Costituzione italiana che così recita: " tutti i cittadini hanno pari dignità sociali e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica economica e sociale del Paese."), non sono in grado di cambiare la realtà perchè il mondo reale, quello di tutti i giorni, considera le leggi appartenenti a una dimensione superiore. Per tale motivo, oggi più che mai, è necessario un intervento sul campo, nella vita di tutti i giorni che coinvolga le persone di ogni ceto, età ed estrazione sociale. Proprio questo mira a realizzare il progetto che io ho realizzato e che deve essere attuato come un intervento a tappeto ( perchè solo una forte presa di posizione può coscentizzare le persone ). Esso deve essere organizzato seguendo più fasi:
  1. LA FASE INFORMATIVA
  2. LA FASE PREVENTIVA
  3. LA FASE ISTITUZIONALE
 
INTERVENTO INFORMATIVO
Prevede tutta una serie di messaggi, slogan, da diffondere attraverso i mass media e da affiggere come cartelloni pubblicitari che hanno lo scopo di:
 
INTERVENTO PREVENTIVO
Questo intervento segue quello di una prima informazione generale e mira ad una più profonda sensibilizzazione sul tema dell'immigrazione ; deve essere attuato attraverso una serie di incontri, riunioni, soprattutto a partire dalle scuole, con:
- proiezione di filmati che ripercorrono l'esperienza migratoria, al fine di avviare la predisposizione dei bambini all'accettazione delle altre culture;
- con dibattiti che hanno lo scopo di fare emergere le cause che hanno provocato la nascita di atteggiamenti razzisti e trovare delle soluzioni per il superamento degli stessi.
 Altri scopi sono quelli di prevenire la nascita e lo sviluppo di altre situazioni di intolleranza e quelli di far comprendere che le enormi differenze che ci dividono non sono poi tanto grandi. A tal fine potranno essere organizzate varie attività, coinvolgendo anche le persone culturalmente diverse; alcune di queste potrebbero essere concerti, attività culinarie che servano a fare conoscere la cultura dei vari paesi.
 
 
 
INTERVENTO ISTITUZIONALE
Coinvolge le istituzioni allo scopo di promuovere tutta una serie di aiuti nei confronti delle persone immigrate, creando delle organizzazioni che abbiano il compito di seguire ed aiutare queste persone fin dal loro arrivo in un paese sconosciuto, non solo garantendo il godimento di diritti, ma fornendo aiuti materiali per consentire loro di vivere una vita dignitosa ed evitare la loro deviazione verso la malavita o altre associazioni a delinquere. Tra gli altri, anche un sostegno psicologico, in modo che possano superare i traumi del distacco dalle proprie origini e quello dell'immigrazione. Penso che sia necessario incrementare, inoltre, aiuti ai paesi sottosviluppati, in modo da creare in essi le condizioni non solo economiche, ma anche politiche e sociali più stabili e dignitose.
 
 
Sono fermamente convinta che il fine principale di questo progetto stia nel suo risvolto umano, ossia, nella rinascita della fratellanza tra i popoli. Queste possono sembrare solo belle parole ma sono molto di più, perchè rappresentano una prospettiva di miglioramento per tutti. La mia è solo una delle innumerevoli strade che possono essere seguite, ma avranno dei risultati positivi solo quando saranno considerate non più come semplice retorica. Attraverso essi si può giungere ad un concetto di legalità diverso da quello attualmente presente, che si basi su rispetto libertà e pari opportunità, una legalità che ognuno di noi possa sentire veramente propria perchè si è contribuito a formarla, quindi, coraggio uniamoci e trasformiamo il mondo, abbiamo gli strumenti e le possibilità, ci manca soltanto l'impegno e la volontà.

Annalisa Valenti

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