Dopo lo stop di qualche settimana fa, approvato
il disegno di legge delega preparato dalla Moratti


Dal Consiglio dei ministri
ok alla riforma della scuola

Berlusconi: "C'era qualche remora, ma ce l'abbiamo fatta"


ROMA - Via libera al disegno di legge delega del governo sulla riforma della scuola. L'ok al provvedimento, composto da sei articoli, è stato dato oggi dal Consiglio dei ministri: adesso, da qui ai prossimi mesi, l'esecutivo dovrà trasformare queste norme di carattere generale in decreti legislativi. Che, ovviamente, saranno sottoposti alla ratifica parlamentare.

Il provvedimento ripristina di fatto (rispetto al progetto dei governi dell'Ulivo) la distinzione tra elementari e medie, che diventano scuola primaria di 5 anni, e scuola secondaria di primo grado (tre anni). La primaria è divisa, a sua volta, in tre parti: un primo anno, seguito da due bienni. La secondaria in due parti: un biennio più un anno singolo. L'obbligo scolastico è innalzato a 12 anni complessivi. Ciascuna famiglia può scegliere, facoltativamente, di far cominciare le elementari a 5 anni (purché il bambino compia i 6 anni entro il 28 febbraio del primo anno di scuola), e la materne a prima di 3 (purché il compimento del terzo anno arrivi entro il 28 febbraio). Il liceo dura 5 anni: restano classico, scientifico, artistico, vengono creati i licei economico, tecnologico, musicale, delle scienze umane. In alternativa, ci sono gli istituti professionali.

Il testo è stato presentato dal ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, e approvato senza modifiche. Anche se, rispetto a quello di cui discusse il Consiglio dello scorso 11 gennaio (e che non passò per le obiezioni di alcuni componenti del governo), un cambiamento importante c'è: sparisce il biennio di raccordo tra elementari e medie, che non non aveva convinto, tra gli altri, il vicepremier Gianfranco Fini. Non accolta invece la critica di Ccd e Cdu sull'inizio delle elementari a 5 anni: su questo Moratti l'ha spuntata. Quanto a Umberto Bossi, che chiedeva un maggior federalismo nell'impianto, strappa la devolution su un punto specifico: la formazione professionale dei docenti, che viene affidata alle Regioni.

"Un'operazione strategica, una riforma organica di tutta la scuola": così Silvio Berlusconi ha commentato il progetto, al termine della riunione di Palazzo Chigi. Insomma, per il premier, quella voluta da Moratti è un'iniziativa "importanti", che "dopo quella di Gentile, si attendeva da molti anni". E sui contrasti interni: "C'erano remore, ma il risultato finale è stato soddisfacente".

("la repubblica" 1 febbraio 2002)

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