FARE SCUOLA E ...

“biblíon”                                                                                                                                                              giugno-dicembre  2001

 

 IL PROGETTO

<<***“L’ora di buco? “La religione?!”***>>

di

ADRIANA RICHICHI-ALESSANDRO VIGGIANO

 

 

Premessa

La famiglia con la scelta può indirizzare l’avvenire e il divenire del figlio. Questa possibilità di scelta può condurre a una stratificazione socio scolastica.

Poniamo:

·        La classificazione della famiglia dirige a una classificazione della scuola scelta.

·        Sul principio dell’omologazione dei saperi educativi si fondano alcune direttrici eco-politiche. Noteremo che a strati sociali più elevati corrisponderanno scuole di rango più elevate; a strati sociali inferiori e/o di massa, corrisponderanno luoghi omologabili di rango inferiore, per cui la nascita intrinseca di complessità sociali di categoria, di massa e ghettizzazioni; l’equilibrio, inteso come accostamento alla diversità, sarà tentativo del progetto in via di stesura.

  A)     la società cui sono rivolte le attenzioni dei “potenti” contiene nel suo complesso gli stessi soggetti cui “attenziona” la scuola; soggetti (“i potenti” e la scuola) che rispettivamente producono omogeneizzazione da un lato ed eterogenizzazione dall’altro.

B)      L’innalzamento del grado cognitivo di ciascun soggetto scolastico (partecipante alla vita pubblica) secondo i consigli rivisitati della teoria di Pascal, da E. Morin, << che non si può conoscere il tutto senza conoscere particolarmente le parti>> o più sinteticamente ”una sintesi delle parti conduttrice ad una sommatoria delle stesse che non sono il tutto” comporta l’adeguato riconoscimento, da parte della scuola, delle diversità tra utenti e fornitori dell’istruzione che in sé costituiscono un “complexus” (ecosistema, interelazionalità e democrazia).

C)     Osservazione – comprensione che “il sapere umano è sempre incompiuto” e quindi in continua espansione. In questo le discipline guarderanno “ al sapere di sé”, al fine di aprire le menti verso la ricerca.

Avvicinandoci all’idea di insieme, in termini matematici, ci si rende conto come sia necessaria una suddivisione in: “insiemi omogenei, eterogenei e complessi”.

L’idea di insieme in fisica proposto da Newton rafforza ancor di più quest’esigenza tant’è che il nostro complesso universo è in equilibrio proprio a causa della sua complessità. Complessità di energie e di forze che perfettamente in equilibrio fra loro rendono possibile il miracolo della vita. In quell’insieme complesso laddove si tende a non suddividere e dividere le parti, si nota l’esistenza di un equilibrio razionale.

L’idea di insieme in senso umanista conduce l’uomo alla democrazia. Potremmo affermare che nasce la democrazia non appena l’uomo avverte l’utilità della complessità.

Descrizione del problema

<<*** Non c’è tempo da perdere! A scuola si va per apprendere. L’ora di buco? “La religione?!”***>>

Da numerose indagini condotte personalmente, attraverso interviste a bambini e bambine, nonché da reminiscenze del vissuto proprie degli scriventi e di altri coetanei o neodiplomati è emerso (dati non documentabili  in questo luogo) che in molte scuole statali di primo e secondo grado, l’ora di religione rappresenta una lezione dai vari volti educativi tranne quello cui la stessa dovrebbe “attenzionare”.

Alcuni esempi esplicativi torneranno utili per il lettore nel farsi un’idea più adeguata al fine di valutare o no l’idea di legalità in questo contesto preso in esame: per alcuni bambini la lezione (nell’ora di religione) corrisponde alla celebrazione della “Messa” e dell’Eucarestia (Scuola privata). Per altri, momento di riposo, di svago o comunque, di ricreazione. Per altri ancora lettura e commento dell’Antico e Nuovo Testamento.

Ci sembra doveroso notare che la famiglia (il contribuente) affidando alla scuola il compito di educare formando i propri figli nelle varie discipline, quindi anche la Religione, ha il diritto di rivedersi consegnato questo diritto attraverso didattiche volte alla formazione della cultura del figlio (oltre ovviamente all’educazione scolastica propriamente detta). A noi pare, posti gli esempi su esposti, che la scuola, relativamente all’insegnamento della religione, disattendendo alle scelte della famiglia e comunque a quelle dei programmi scolastici, si ponga in una posizione possibilmente “non legale”.

Disattende altresì a un’altra possibilità educativa che, indirettamente, ma con forza, caratterizza la scuola dell’obbligo, ponendola quale modello educativo in grado di far maturare nello studente, attraverso l’insieme di tutte le discipline e tematiche sociali che man mano i suoi insegnamenti affrontano, e cioè di creare attraverso didattiche flessibili ed eterogenee, l’idea multiculturale che, manifestandosi nei bambini in età scolare, potrebbe porre questi ultimi in una dimensione di cittadini del mondo incrementando il sentimento di “ solidarietà e un grado superiore”, nel    riconoscimento del diverso (inteso in ambito interculturale) in raffronto alla propria dimensione e diversità in sé”.

In atto, parlare di “non legalità” in una scuola interculturale può significare pretendere che autoctoni e allogeni che professano un’altra cultura religiosa siano messi nella condizione, a scuola, di non veder riconosciuta nella propria cultura quell’identità che, pretendendo omologarla al “monoculturalismo” ufficiale, la depaupera della sua diversità.

Sarebbe discriminante se un soggetto fosse formato per quello che egli stesso rappresenta per cultura e per ceto sociale più che come dovrebbe essere “educando in attesa di formazione e sviluppo delle capacità”, e perché no, ”della personalità”.

È pure necessario rendere evidente che, in talune circostanze, il docente di religione, non vedendosi riconosciuto un peso disciplinare nel contesto valutativo dei profitti scolastici in seno al consiglio di classe e ponendosi nella posizione di chi comunque alla fine dell’anno scolastico esprime un giudizio di merito puramente formale e non sostanziale, venga a sua volta riconosciuto dagli stessi alunni come figura subordinata all’interno dei programmi Ministeriali. 

Al fine di far emergere “illegalità” in contesti scolastici più ampi e in modo più scientifico, i vari Provveditorati potrebbero, indagando, dando mandato a degli specialisti, se è necessario o meno prodursi in provvedimenti disciplinari per quei docenti che trasformano l’ora d’insegnamento in “hobbies” oppure in “presenza assente”.

Idea di progetto

Per dare un contributo a chi volesse avvicinarsi allo studio delle religioni nel loro originario contesto culturale e non solo dottrinario, (e oltre a quello proposto all’interno della “Geografia” che pure in sé tratta delle religioni in seno alla geografia politica degli Stati) si potrebbero istituire corsi extrascolastici direttamente rivolti a rispondere all’esigenza di chi avverte l’opportunità anche in vista della direzione multietnica e multiculturale alla quale tende la società contemporanea.

I corsi assumendo la caratteristica di essere alternativa interdisciplinare extrascolastica volta all’insegnamento della cultura religiosa nel particolare e della storia delle religioni nel generale, provvederanno, una volta costituiti, a procurare agli allievi gli strumenti per la conoscenza, approfondimento e ricerca delle varie culture religiose in seno alla loro storia e geografia. A tal fine potranno essere impiantati: laboratori informatici multimediali, attività di ricerca sul campo attraverso la rivisitazione di monumenti o tracce storiche presenti nel territorio di residenza, gemellaggi con etnie già presenti e riconosciute nel territorio e didattiche idonee alla conoscenza dei fondamenti e di una critica sintetica attenzionante le trasformazioni delle religioni, che percorrendo i vari periodi storici, giungono ai nostri giorni.

Non potendo gli scriventi identificarsi nel ruolo di chi è specializzato nella stesura di “marketing e budget” in ambiti sociali e della pubblica amministrazione, quindi nella logistica di merito, si manifesta l’esigenza di chiamare a contribuire, almeno nella fase strutturale e progettuale, quei professionisti in grado di far emergere, indagando, l’esigenza dell’istituzione di un corso presentato come da idea; assunta o riconosciuta tale esigenza, la realizzazione e/o la ricerca di strutture atte ad ospitare bambini/ragazzi di fascia di età compresa tra i 11 e i 18 anni, adeguando la struttura al rispetto delle normative in materia di sicurezza e attenta a fornire tutti gli strumenti necessari allo svolgimento dei corsi in perfetta autonomia didattica.

A questa fase propedeutica e di investimento economico, andrebbe affiancata la selezione di un personale docente che, nei vari compiti, dovrà ricondursi alle figure di: teologo, pedagogista e educatore, geografo e storico dell’arte e della tradizione popolare nonché un esperto in comunicazioni multimediali e un esperto in lingua araba (possibilmente madrelingua) e inglese; personale per la segreteria, esperti informatici.

Sarebbe interessante l’intervento dell’Assessorato ai BB.CC. del territorio sponsorizzante le iniziative di ricerca nel territorio in ambito dei vari itinerari turistici monumentali, coordinando un servizio pullman (intra e extraurbano) rivolto a tutti i bambini/ragazzi venendo in contro alle esigenze delle famiglie.

Poniamo (immaginando) di riuscire a ritrovare interessate famiglie al progetto suggerito e di avere la disponibilità di laboratori attrezzati con biblioteca, computer, struttura logistica audiovisiva e un personale docente attrezzato a mettere in funzione una struttura organizzata funzionale, i corsi volgeranno al seguente programma didattico:

Saranno previsti due corsi suddivisi per fascia di età, la prima dagli 11 ai 14 anni, la seconda dai 14 sino ai 18 anni.

Alla fine del secondo corso sarà sostenuto un esame finale per il conseguimento del relativo diploma.

I corsi sarebbero così articolati:

    Primo corso,

di durata di un minimo di cento a un massimo di centottanta ore escluse le escursioni e visite guidate nei vari itinerari programmati.

Sarà rivolta l’attenzione a fornire un’idea di insieme attraverso un percorso per tappe utilizzando mappe, planisferi, che diano l’esatta collocazione territoriale delle prime forme di civiltà preistoriche e i loro miti.

Sviluppo di quadri generali e di orientamento delle prime civiltà riconosciute quali originanti delle civiltà complesse.

      Secondo corso,

di pari durata, volgerà al riepilogo delle più grandi religioni mondiali, la loro evoluzione nell’ambito moderno sino al contemporaneo radicamento nei vari territori e ambienti locali.

Ai corsi sarà riconosciuta un’importanza ai fini curriculari attraverso il rilascio di un “ diploma di storia delle religioni “ utilizzabile come credito formativo.

Al di là della importanza socio-culturale che il corso intende fornire per dare la possibilità di meglio relazionare in ambienti multietnici parrebbe interessante verificare se i soggetti diplomati avessero possibilità di accesso nell’ambito delle varie diocesi in qualità di coadiutori nell’ambito del catechismo per la Chiesa Cattolica e comunque nei vari ambiti sociali diversi.

Il progetto, così realizzato, è finalizzato alla formazione culturale di soggetti che, al termine del percorso formativo, consapevoli della propria identità culturale e religiosa possano predisporsi all’incontro – scontro – confronto con il “diverso” così da permettere la comunicazione attraverso uno scambio che non sia omologante poiché la realizzazione della propria tipicità non può mai essere disgiunta dal rispetto verso gli altri, tanto in quello che ci lega quanto in ciò che ci diversifica.

                                                                                   Adriana Richichi

                                                                                    Alessandro Viggiano

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